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Autore: Syryus90    21/07/2013    5 recensioni
dopo un incidente per salvare un bambino, Jack comincia a ricordare pezzi della propria nuova vita che aveva dimenticato.
Grazie ad un dente cadutogli nell'incidente e a Dentolina, accederà ai ricordi perduti.
Cosa avrà ricordato?
chi avrà ricordato?
cosa centrano un drago e un ragazzo vichingo?
se volete scoprirlo non vi resta che leggere ;)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jack Frost, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles Of Winter Spirit '
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Hiccup era li, accasciato nella neve; aveva appena visto l’immagine di Jack, fatta di cristalli neve, dissolversi dinanzi a lui poco prima che lo abbracciasse.
Aveva il cuore in mille pezzi, il dolore nel suo petto sembrava dilagare senza fermarsi.
Il vuoto lo avvolgeva mentre ripensava ai bei momenti passati assieme allo spirito del gelo.
Il loro primo incontro, il loro primo bacio, il secondo e il terzo, i loro abbracci, il sorriso bianco neve di Jack e i suoi profondi occhi di ghiaccio che lo penetravano a ogni sguardo; era sparito tutto quanto, ora c’era un cratere al posto del caldo sentimento che lo avvolgeva quando era con lui.
Hiccup si strinse le ginocchia al petto e chinò la testa tra di esse, come per nascondersi dal dolore e dalla verità, era ancora troppo presto per accettare la scomparsa definitiva dalla sua vita di Jack.
Il sole del mattino colpì il capo chino del vichingo che ancora non si dava pace, il giorno era ormai giunto e il tempo poteva solo che scorrere in avanti, non sarebbe mai più tornato in dietro.
 
Dalla cima della conca, la figura di una ragazza vichinga e bionda vegliava sul povero Hiccup, era rimasta li tutta la notte per lui.
Astrid si sentiva in parte colpevole dell’accaduto : se lei non avesse attaccato Jack e Calien in quel modo assurdo, i due ora sarebbero li accanto a loro a difendere il villaggio dall’attacco nemico e starebbero già brindando alla vittoria di Berk.
In cuor suo Astrid, sapeva che anche Hiccup la pensava così, per questo motivo era rimasta, li, in disparte.
A farle compagnia, poco più in la nel bosco, vi erano Tempestosa e il povero Sdentato, anch’egli col cuore infranto e addolorato dalla perdita della compagna.
Sapeva da tempo che Calien non era una dragonessa, ma la sua presenza lo faceva sentire meno solo in un qualche modo.
Astrid si sentiva impotente, i due eroi di Berk erano a terra e nessuno, se non il tempo, poteva aiutarli.
La vichinga si avvicinò a Sdentato e gli accarezzò il muso, dando le spalle alla conca del lago dove vi era Hiccup, lasciando così il tempo al destino di agire indisturbato.
 
Un ombra imponente arrivo dietro a Hiccup senza che lui se ne accorgesse.
La figura lo bloccò e gli tappo la bocca con un bavaglio, lo avvolse in una catena e lo gettò sulla groppa di un drago .
Hiccup, quando si riprese dagli scossoni, si guardò attorno un po’ frastornato e lo vide; dinanzi a lui, rabbioso e pronto a distruggere suo padre e il villaggio, c’era Alvin L’infido.
Alvin: non so quale spirito del grande Odino vi protegga – disse tirandogli in su il viso per i capelli – ma ti giuro che oggi Io distruggerò l’isola di Berk e tutti i suoi abitanti – concluse rilasciando con rabbia la testa del vichingo.
Hiccup non poteva crederci, il sacrificio di Jack non era servito a niente, il nemico era ancora li, pronto a minacciare il villaggio.
Il vichingo cominciò a dimenarsi, voleva andare ad avvisare il villaggio, avrebbe voluto fare qualcosa, si guardò anche attorno nel pensare ad una soluzione.
Fu allora che la notò, sul bordo della conca con il cuore in gola, vi era Astrid.
Lei aveva visto tutta la scena e poteva andare ad avvisare il villaggio dell’imminente attacco.
Hiccup la guardò sperando che nessun’altro l’avesse notata, lui si trovava su un drago in fondo alla fila di schiere nemiche, quindi nessuno poteva vedere i suoi gesti; dopo aver controllato nuovamente che nessuno lo vedesse, si girò verso di lei e gli fece cenno con la testa di andare via per avvisare gli altri, ma lei scosse la testa impugnando la propria ascia; era pronta a intervenire per salvarlo.
Hiccup allora scosse velocemente la testa e le indicò nuovamente di andare al villaggio, sperando che lei capisse cosa volevano dire i suoi gesti.
Lei strinse le mani intorno all’ascia, aveva capito perfettamente cosa voleva dirle lui, però non voleva abbandonarlo,non poteva; Sdentato allora, da dietro di lei la prese e la lanciò su tempestosa.
I due draghi ruggirono e comunicarono tra di loro velocemente, dopo di che Tempestosa prese il volo e si diresse verso Berk con in sella Astrid che digrignava i denti per la sua incapacità.
Sdentato, una volta che non vide più all’orizzonte Tempestosa si girò verso la conca, Caricò un dei suoi colpi e si gettò addosso ai draghi nemici, pronto a liberare il suo migliore amico.
Hiccup: Sdentato, no – pensò nel vederlo attaccare da solo i numerosi nemici.
Alvin: la tua furia buia deve avere qualche rotella fuori posto per attaccarci da solo – disse ridacchiando mentre i suoi seguaci fronteggiavano in massa il povero Drago nero – ormai la mia vittoria è dietro l’angolo, non appena il tuo drago sarà sconfitto, andremo al villaggio e costringeremo tuo padre alla resa – disse scoppiando in una maligna e spregevole risata.
Hiccup era furibondo, avrebbe voluto colpire con tutta la sua forza quel verme che si trovava davanti, però non poteva, le catene che lo avvolgevano, mano a mano che si dimenava per la rabbia, lo stringevano più forte e lo ferivano.
Alvin: ti piace il trucco inventato dal nostro mastro fabbro? – disse picchiettando sulle catene – questa è una chiusura particolare che, più ti muovi più ti stringe – disse soddisfatto – se non stai attento ti stringerà al punto di ucciderti – gli disse fissandolo dritto negli occhi, come per sfidarlo.
Hiccup si sentì sconfitto, abbassò il capo e non poté far altro che assistere impotente alla sconfitta di sdentato, che venne bloccato in modo da non fargli più muovere nemmeno un muscolo.
I rinnegati lasciarono li al lago i drago nero e partirono alla volta del villaggio, pronti a distruggerlo definitivamente.
Sdentato guardò i nemici volare via con il proprio amico e non poté far altro che dimenarsi come un matto e ruggire il suo dolore.
 
Intanto a Berk, gli abitanti stavano vivendo tranquillamente la loro giornata, i bambini correvano avanti e in dietro con i loro draghi e gli adulti erano pigramente tornati alle loro mansioni giornaliere, nessuno di loro poteva immaginare che da li a poco sarebbero stati attaccati nuovamente dai loro nemici giurati e nessuno di loro, tranne i cavalieri di Berk, sapeva della scomparsa di Jack, lo spirito che aveva giurato di proteggere il villaggio.
Il bagliore che nella notte aveva avvolto il villaggio, era stato interpretato come un segno del Grande Odino per l’arrivo di una tempesta di neve, nessuno immaginava fosse la conseguenza di una battaglia, nemmeno il capo villaggio lo immaginava.
 
Stoik era vicino alla propria casa seduto su una panca, era in attesa che il suo amico tornado, il suo drago, tornasse dal viaggio con il proprio branco di tamburi furenti; ormai erano mesi che era via e lui lo attendeva, come sempre, sotto il telo accanto alla casa, che lui stesso aveva messo per riparare il proprio drago dalle intemperie.
L’immenso stava scrutando il cielo, mangiando una succulenta coscia di pollo e sorseggiando un bel boccale di birra vichinga, quando vide arrivare qualcosa all’orizzonte.
Uno stormo di draghi di diversi colori si stava avvicinando al villaggio.
Uno di loro, un drago ceruleo, volò verso di lui velocemente, ruggendo imponente verso il cielo, Stoik riconobbe subito il ruggito di tornado de esultò per il ritorno dell’amico.
Stoik: Tornado, ben tornato amico mio – disse sfregandogli il muso – cominciavo a essere in pena– gli disse tirandogli una lieve pacca sulla schiena.
Si vedeva che Tornado era felice di vedere Stoik, non riusciva a stare fermo e continuava a saltellare felicemente nella neve bianca.
Il drago ceruleo stava per far salire Stoik sulla sua groppa per andare a volare insieme, quando dal cielo piombò giù Astrid con tempestosa, il viso era atterrito.
Stoik: per la barba di Thor, Astrid, Come mai tutta questa fretta? – chiese cercando di calmare la ragazza che annaspava per l’agitazione.
Astrid: siamo nei guai – urlò dopo essersi ripresa, attirando l’attenzione dei cavalieri di Berk – Alvin e i suoi uomini sono qui – disse con tono agitato a Stoik.
Stoik: dove sono? – chiese allarmato.
Astrid: sono nel bosco a nord – disse chinandosi a terra.
Gambe di pesce: Ma come è possibile? – chiese nel panico – Jack a dato la propria vita questa notte per scacciarli – si lascio sfuggire per poi tapparsi la bocca.
I Cavalieri di Berk lo guardarono furenti, dare quella notizia era un compito che sarebbe toccato a Hiccup, avevano deciso di aspettare tutti insieme.
Moccicoso: Bel lavoro gambe – disse ironico – già che ci sei perché non dici al capo che lui e Hiccup stavano assieme? – gli urlò contro.
I gemelli: Moccicoso – urlarono all’unisono.
Astrid guardava Stoik per capire la reazione che avrebbe avuto a quella notizia ma l’unica cosa che vide sul suo volto, era la tristezza.
Astrid: Capo – disse con tutta la delicatezza possibile – voi lo sapevate, non è così? – disse abbassando la testa.
Stoik: si io lo sapevo e avevo dato loro la mia benedizione – disse sospirando – ora non è il momento per queste discussioni, Astrid dove è Hiccup? Dove è mio figlio? – gli chiese con una mano sulla spalla.
Astrid: L’anno preso loro, Alvin ha rapito Hiccup – disse nel panico.
Tutti i cavalieri rimasero sconvolti dalla notizia, Stoik divenne invece furente e chiamò Scaracchio e tutto il consiglio a gran voce, dicendo loro di propagare l’allarme generale; il nemico era alle porte e tutti gli anziani e i bambini andavano portati al sicuro, mentre gli altri si dovevano preparare sui propri draghi alla battaglia imminente.
Astrid corse dietro a Stoik, perché ancora non aveva detto lui la cosa più importante, il nemico aveva anch’egli i draghi.
Stoik stava organizzando le difese alla sala del consiglio, dando gli ordini per la difesa del villaggio, Astri tentava in continuazione di attirare la sua attenzione, ma non ci riusciva; ogni volta lui le diceva “ non ora” oppure “ non è il momento, così lei non poté far altro che salire su di un tavolo e urlare il nome del capo a squarcia gola.
Quando lo fece l’intera sala si girò verso di lei.
Stoik: in nome di Odino Astrid, stiamo organizzando le difese del villaggio – tuonò a gran voce – cosa c’è di così importante? – chiese con le mani sui fianchi.
Astrid: le solite difese non basteranno, sono più forti rispetto alle altre volte – disse lei ancora in piedi sul tavolo.
Stoik: ma le nostre difese sono migliorate, ora abbiamo i draghi, non ci sconfiggeranno e libereremo Hiccup – disse con voce sicura.
Astrid: ma ora anche loro anno i Draghi – urlo a gran voce.
Il vociare nella stanza cessò, tutti erano rimasti sconvolti da quella notizia; se i loro più grandi nemici erano riusciti ad addestrare i draghi, avevano poco di cui stare tranquilli.
Le armi erano alla pari, ma il nemico aveva un enorme vantaggio su di loro, avevano il figlio del capo; questo avrebbe impedito loro di muovere un solo muscolo.
Stoik ora si trovava a dover decidere: il bene del villaggio o il bene del figlio.
I piani di difesa vennero immediatamente cambiati, le strategie aggiornate e le linee schierate più veloce che mai ; quel giorno su Berk, stava arrivando la guerra.
Il silenzio calò tra le linee di difesa.
 
La calma prima della battaglia, tutti la percepivano; era opprimente, inevitabile.
Astrid si avvicinò a Stoik per parlargli prima della battaglia, aveva bisogno di sapere perché aveva dato a Jack e Hiccup la propria benedizione per il loro rapporto, se non lo avesse saputo non si sarebbe mai data pace prima della battaglia.
Astrid: capo, prima della battaglia vorrei chiedervi una cosa – disse in sella a tempestosa – perché aveva dato loro il permesso di rimanere assieme?
Stoik: perché non volevo che finissero come i due che riposano sul promontorio – disse sospirando – invece li ho spinti dritti nelle fauci del loro destino inevitabile – disse scotendo la testa – so cosa è successo ieri – disse guardando Astrid – non pensarci, concentrati sulla battaglia ora.
Astrid conosceva bene le tombe sul promontorio, perché una di esse apparteneva a suo zio,  non aveva mai saputo però il perché i due fossero morti, sapeva solo che tutti avevano paura di loro; ora le era tutto chiaro, questo però non aiutò i suoi sensi di colpa che le dilaniavano lo stomaco, anzi li peggiorarono.
Stoik: Astrid, che tipo di drago ha quel troll di Alvin? – gli chiese dopo aver sentito un piccolo tremore provenire da sotto terra.
Astrid : una – si interruppe sentendo anche lei il rumore – una morte sussurrante – finì urlando per avvisare tutti i presenti.
Il nemico li stava attaccando da sotto terra, tutti si sollevarono in cielo e si prepararono alla battaglia; i terremoti aumentarono a dismisura, mettendo tutti in allerta, nessuno riusciva a capire da quale parte sarebbe sbucato.
Il nemico, sorprendendo tutti i presenti, sbucò fuori dal terreno proprio dietro di loro, mangiandosi in pieno un vichingo e il proprio drago con un sol boccone; tutti rimasero atterriti nel sentire le urla del compagno che veniva triturato nella bocca serrata della bestia che e rilasciava una lieve e rossa nebbiolina dalla bocca.
Alvin: Stoik – disse ridacchiando – io reclamo come mia, la tua isola – disse indicandolo dalla sella della sua morte sussurrante.
Stoik: Scordatelo Alvin – tuonò lui – non lo permetterò mai, non avrai mai l’isola di Berk.
Alvin rimase irritato da quelle parole, digrignò i denti mentre scrutava Stoik.
Alvin: voglio vedere se terrai ancora il tuo atteggiamento superiore dopo aver visto questo – disse con un sogghigno mentre uno dei suoi seguaci gli passava Hiccup.
Stoik: Figlio – urlò con estrema preoccupazione.
Hiccup era immobile, sembrava non respirasse, aprì solo lievemente gli occhi per guardare il villaggio, vide gli sguardi preoccupati dei suoi amici e quello di suo padre; si sentì impotente nel vederli così.
Alvin: Ora che mi dici Stoik? vuoi ancora combattere o mi cedi di tua spontanea volontà l’isola ? – chiese con sguardo furbo, pronto a far cadere Hiccup nel vuoto.
Stoik era con le spalle al muro, tutti si aspettavano che il capo villaggio  mettesse prima il suo popolo, ma sapevano tutti quanto lui tenesse al figlio e anche loro tenevano al giovane che aveva portato la pace su Berk; tutti guardarono l’immenso rimettendo a lui la decisone finale.
Hiccup vedeva l’indecisione di suo padre e non poteva accettare che lui cedesse tutto hai loro nemici solo per salvarlo; cominciò nuovamente a dimenarsi riuscendo a liberare la bocca dalla benda.
Hiccup: non pensate a me – urlò stupendo tutti – difendete il villaggio e tutti gli abitanti, non cedete solo per me – disse col fiato che diminuiva per colpa delle catene – io sono solo uno, attaccate – disse chiudendo gli occhi e stringendo poi i denti per il dolore provocato dalla stretta delle catene.
Stoik strinse i pugni attorno alla presa della sella del suo drago, suo figlio si era pronunciato e tutti avevano sentito la sua volontà, non poteva fare altro.
Stoik: Per Berk – tuonò a gran voce.
Scaracchio: per Berk – andò dietro all’amico.
Mano a mano tutti urlarono la stessa frase e, incitati da essa, si fiondarono sui Rinnegati.
Alvin ringhiò dalla rabbia, lanciò Hiccup al suo seguace e gli ordinò di portarlo lontano, al suo segnale lo avrebbe dovuto pugnalare dinanzi a tutti e gettarlo nelle fauci del suo drago.
Il vichingo aveva udito la propria condanna.
Un piccolo fremito di terrore lo conquistò, il pensiero di venire tritato lo terrorizzava ma almeno il suo villaggio stava combattendo; la sua morte non sarebbe stata vana, aveva sperato però in un semplice volo fino a terra, l’ultima cosa che aveva immaginato era proprio di finire nelle fauci di una morte sussurrante.
 
I due eserciti si scontrarono: draghi che ferivano altri draghi, spade che si scontravano, asce che staccavano arti, mazze che frantumavano ossa; non si era mai vista una battaglia così prima di allora.
I Cavalieri di Berk erano i migliori combattenti coi draghi di tutta l’isola, le loro strategie erano state ben pianificate e provate svariate volte nell’arena dell’accademia; i gemelli cospargevano di gas i nemici grazie Berf  e Belck, Moccicoso li incendiava con le fiamme di zanne curve e Astrid li trafiggeva con gli aculei di Tempestosa che, passando tra le fiamme, si trasformarono in aculei infiammati; gambe di pesce invece prendeva dei sassi enormi con Muscolone, glie li faceva ingoiare per poi spedirli infuocati sui nemici.
Tutti stavano dando il meglio, Anche Stoik con Tornado si davano da fare, i nemici cadevano sotto i colpi dell’immenso e quelli del suo drago ceruleo, il loro obbiettivo finale era liberare Hiccup dopo aver sconfitto Alvin, ma più lo scontro andava avanti più sembrava irraggiungibile, Hiccup era tenuto molto lontano dalla battaglia e Alvin stava andando verso di lui per ucciderlo.
Stoik si liberò dei nemici che aveva davanti e raggiunse più veloce che poté Alvin, ingaggiando con esso uno scontro brutale.
I due draghi avevano entrambi una enorme fila di denti sporgenti che usavano per tentare di addentarsi a vicenda, nessuno dei due riusciva ad avere la meglio sull’altro.
Stoik, quando Tornado riuscì a immobilizzare il drago nemico, tirò fuori una fiasca con dentro uno strano liquido viscido, prese un oggetto di paglia che faceva fumo e lo posizionò davanti a se; il Vichingo sputo sulla paglia il liquido che si incendiò creando un onda di fuoco che investì Alvin in pieno.
Il rinnegato urlò di dolore coprendosi il viso, il suo drago si liberò dal morso di tornado per allontanarsi il più possibile, Alvin spense la sua folta barba che stava bruciando, rilasciando un orrendo odore di strinato; Stoik lo guardò con uno sguardo che sembrava poter uccidere, perché sapeva che quella volta uno dei due doveva morire per mettere fine al conflitto tra le due isole e, ne era sicuro, non sarebbe stato lui.
Il rinnegato, consapevole della situazione, fece un cenno con la mano al suo seguace sopra di loro che non appena lo vide,  prese Hiccup per i capelli e gli piazzo una spada al di sotto della gola, pronto a tagliargliela ad un altro cenno del suo capo.
Stoik: Sei un demonio Alvin – disse con disprezzo nella voce, vedendo il figlio in pericolo.
Alvin: il tuo villaggio potrà aver rinunciato a lui – disse indicando Hiccup – ma tu non potrai mai rinunciare a tuo figlio – disse scoppiando a ridere come un pazzo.
Hiccup sapeva che Alvin aveva ragione, finche lui rimaneva un loro ostaggio, suo padre non sarebbe riuscito a combattere e con il tempo avrebbe sicuramente perso.
Alvin ricominciò ad attaccare Stoik e il suo seguace tolse la spada dalla gola di Hiccup rilasciando i suoi capelli; il vichingo cominciò a pensare nuovamente come liberarsi dalle catene, si guardava attorno dalla sella nemica alla quale era ancorato, cercava qualsiasi cosa, anche un piccolo difetto nella fattura della sella stessa.
Cercò, cercò ma la ricerca sembrava vana.
Stoik stava subendo molti colpi e tornado cominciava a essere piuttosto malconcio, Hiccup doveva sbrigasi; trovò il meccanismo di stretta della catena e il gancio alla quale era ancorato, in essi vide una grande apertura dalla quale sarebbe riuscito a staccarsi roteandoci sopra.
Hiccup: se lo faccio.. cadrò nel vuoto legato ad una catena – pensò guardando sotto di se dove vi erano solo il bosco e le rocce – morirò sicuramente, ma almeno … loro non dovranno più trattenersi – si disse pensando hai propri amici e al padre ch erano in difficoltà.
Il vichingo chiuse gli occhi, sentiva il battito regolare delle ali del drago nemico, i rumori degli attacchi dei draghi, il vento sulla propria pelle, tutto attorno sembrava rallentato; perfino il suo battito lo era.
Hiccup si roteò facendo si che la catena si sfilasse dall’uncino alla quale era ancorata.
Le catene che lo avvolgevano si allentarono a al punto da liberarlo con la sua grande sorpresa.
Mentre stava per  cadere pensò di poter ribaltare la situazione; tentò di appendersi ad esse per saltare sul drago e sorprendere il nemico, ma non ci riuscì; la sua mano sfiorò la catena e lui precipitò nel vuoto.
I suoi amici e il padre videro la scena rimanendo sbigottiti dal suo gesto; tutti tentarono di liberarsi dei nemici per andare a prenderlo al volo, Stoik più di tutti; ma nessuno di loro ci riuscì e Hiccup continuò la propria discesa verso la morte.
Hiccup: sto per morire, mi sembra quasi assurdo – pensò guardandosi attorno – solo ieri eravamo l’uno accanto all’altro, felici – pensò guardando il cielo ricoperto dalle nubi di fumo nero della battaglia – tra poco invece sarò morto anche io, era davvero destino che finisse così? – si chiese sul procinto di piangere – anche ora, il tuo dolce sorriso è l’unica cosa che mi viene in mente – disse rilasciando le lacrime – sto arrivando Jack – urlò chiudendo gli occhi.
La discesa continuò.
Il vichingo, in lontananza, senti un tintinnio di campanelle seguito dal rumore di un vortice; quando il forte rumore cessò, di nuovo il rumore di tante campanelle si sentì nel vento, ma questa volta esse si avvicinarono a lui.
Hiccup pensò si trattasse dell’entrata del Valhalla e chiuse gli occhi, li riapri solo quando si sentì avvolto e sostenuto dal gelo dell’inverno; qualcuno lo aveva preso in braccio interrompendo la sua caduta, portandolo su di una slitta volante.
Hiccup scosse la testa, la alzò e guardò il proprio salvatore; non riuscì a credere hai propri occhi, dinanzi a lui vi era un ragazzo dai capelli bianchi, gli occhi di ghiaccio, un sorriso bianco neve e la pelle albina.


cosa succederà ora?
come proseguirà lo scontro ora che Hiccup è salvo?
cosa sarà successo a Jack nel futuro?

Se volete scoprirlo leggete il rpossimo capitolo ;)
cap 12: Padre Tempo E Il Flusso Temporale.

se vi piace la storia vi prego, recensite, aspetto con ansia i vostri commenti e le vostre opinioni :)
ps: le immagini di fine capitolo sono mie personali realizzazioni ;) spero vi piacciano, le aggiungerò appena posso :)
  
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