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Autore: JennySand    22/07/2013    6 recensioni
"Sakura scese dalla sedia e prima di uscire esclamò: “Cosa?”
“Scommetto diecimila Yen che entro un mese riesco a portarti a letto” rispose Sasuke.
Che cosa idiota e maledettamente infantile, pensò lei. “Ah, davvero?”. Lui annuì. “Bene, vedremo” e scese dall'autobus.
Lui rimase seduto nello stesso posto. Poi sorrise. Infondo, lui non aveva mai perso una scommessa."
Una long 50% idiota e 100% romantica. ♥
[SasuSaku]
[Sakura metallara ♥]
jennysand.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 5
Backseat serenade


Come il tempo poteva passare da un sole accecante ad un diluvio che non finiva più non era semplice da capire. E trovarsi sotto la pioggia, su una panchina in un parco vuoto e desolato non era la cosa migliore.
Sakura si alzò di scatto e di corsa si andò a riparare sotto la tendina di un negozio. Con la mente ritornò a ciò che era successo prima e riuscì a ricordare soltanto lei tra le braccia di Sasuke. A proposito, dov'è finito quel bastardo? si chiese, adirata. Tirò fuori il cellulare e guardò l'ora. Era mezzogiorno passato. Si piegò in ginocchio, si coprì la testa con le mani e rimase così per un momento. Poi, velocemente, si alzò in piedi e lanciò un urlo. Un urlo “della Madonna” se si può dire, tanto che il proprietario del negozio uscì fuori spaventato.

«Cosa succede, ragazzina?» gridò l'uomo avvicinandosi. Ma lei non rispose. Con le mani sulle orecchie rimase a fissarsi le scarpe e a respirare affannosamente. Poi alzò gli occhi e li posò su quelli del proprietario, blu come il mare. Capelli biondi, viso perfetto, camicia bianca e pantaloni neri. Sopra la tasca della camicia c'era la targhetta con scritto: 'Minato Namikaze' e con accanto una sua foto.
«Ragazzina, stai bene?». Minato sventolava la mano davanti agli occhi di Sakura che, a quanto pareva, non si muovevano nemmeno un poco.

«Papà, che succede?». Un ragazzo alto e biondo, molto simile al padre, sbucò fuori dal negozio. «Chi è questa ragazza?»

«Non me lo chiedere. L'ho sentita urlare qua fuori ed è rimasta incantata.»
Il ragazzo si fece avanti e si avvicinò a lei in modo quasi pericoloso, ma Sakura non accennò a muoversi.

«Cucù» le fece il biondo «c'è nessuno in casa?»

«Mi ha lasciata da sola» sussurrò Sakura.

«Come?» chiese il ragazzo avvicinandosi ancora.

«Mi ha lasciata da sola. Mi ha lasciata da sola. Mi ha lasciata da sola» non faceva altro che ripetere a bassa voce.

«Chi? Chi ti ha lasciata da sola?»

Abbassò lo sguardo e strinse forte i pugni. «Quel...» singhiozzò. «Quel brutto bastardo, ecco chi! Mi ha lasciata da sola, in un parco vuoto, desolato, su una panchina sporca, arrugginita e magari la casa di un barbone. Chi poteva sapere cosa mi sarebbe capitato? CHI? Un qualunque maniaco depravato pedofilo serial killer mi avrebbe potuta prendere e rinchiudere in uno scantinato buio e freddo! Avrebbe potuto fare di tutto con me!» gridò tutto d'un fiato per poi scoppiare a piangere. «Oddio, quella testa di cazzo è proprio una testa di cazzo!»

Intanto Minato e il ragazzo rimasero a guardare la scena inermi, mentre Sakura si sfogava. All'uomo scivolò una lacrima, che si asciugò subito.

«Hei,» disse tirando su col naso «non essere triste, non ti merita. Meriti... di più» e singhiozzò ancora. Un uomo di forse trenta o quarant'anni che piangeva era per una cosa del genere era quasi esilarante, tanto che il ragazzo scoppiò a ridere.

«Naruto, cosa ridi! Sono cose serie queste!» esclamò l'uomo, mentre l'altro continuava a ridere.

«Serie? Serie un corno, dai, ti prego smettila che io non la finisco più di ridere!»

Sakura si ristabilì, si asciugò le lacrime con la mano e si soffiò il naso con un fazzoletto tirato fuori dalla tasca dei pantaloni. Poi cominciò a fissare Naruto. Praticamente identico al padre: occhi blu, capelli biondi, soltanto le cicatrici sulle guance lo distinguevano. E anche lo sguardo da furbetto non era da meno.

«Tu sei uguale a lui» disse Sakura indicandolo. «Hai la sua stessa faccia furba e il suo stesso sorriso malizioso». Poi abbassò la mano e continuò a fissarlo.

«Chi sarebbe lui? Un modello delle pubblicità Dolce & Gabbana scommetto» scherzò e sorrise.

«Purtroppo no». Sakura sorrise un pochino, per ricambiare quel bellissimo sorriso.

«Ti ha spezzato il cuore?» chiese lui.

«Diciamo di sì, anche se il mio cuore non gliel'ho mai dato» rispose.

«Allora perché piangi? Guarda che bella che sei, chissà quanti ragazzi ti vengono dietro! E scommetto che almeno uno di loro è quello che fa per te» esclamò sorridendo.
A Sakura parve di vedere un'aura abbagliante intorno al corpo di Naruto e di sentire gli angeli cantare e suonare l'arpa. Il respiro le divenne affannoso, il cuore cominciò a battere e gli occhi si illuminarono. Ma poi scosse la testa e riprese a respirare normalmente.

«Già» disse sorridendo, «hai ragione. Perché sprecare la giornata per una persona come lui? Ci sono tanti altri pesci nel mare».

«Magari uno di questi pesci potrei essere io». Si passò la mano tra i capelli e si leccò le labbra. Possibile che tutti i ragazzi che lei incontrava avessero in mente la stessa e identica cosa? Rabbrividì.

«Ehm... forse sì, forse no. Meglio no va» disse allontanandosi piano piano. «Signor Minato grazie, anche se non so per cosa. Io vado, okay? Okay, ciao». Si mise a camminare velocemente facendosi un isolato e mezzo, quando sentì una mano sfiorarle la spalla. Si girò e vide Naruto davanti a lei, sorridente.

«Senti, mi chiedevo, ti va di andare a mangiare insieme? Mio padre chiude il negozio per la pausa pranzo. Lui torna a casa e io non ho molta voglia di seguirlo. Ti va?» Si grattò la nuca e guardò in basso, segno di imbarazzo.
Ma che sono 'sti ragazzi che si imbarazzano per qualsiasi cosa!, pensò Sakura sbuffando.

«Va bene dai, accetto. Però andiamo ad un fast food, che è meglio».
Contento, Naruto la prese per mano senza lasciarla, nonostante i ripetuti 'Hei, cosa fai? Lasciami scemo' della ragazza.

Camminarono mano nella mano per un bel pezzo. Sakura non faceva altro che pensare a Sasuke. Perché l'aveva lasciata lì, addormentata? Magari era successo qualcosa di grave ed era dovuto scappare. No, non era possibile, l'avrebbe svegliata di sicuro per avvertirla. Allora perché? Imbarazzo? Rabbia? Troppa gioia? Non riusciva a contenere l'eccitazione? Decise che lo avrebbe cercato dappertutto pur di chiedergli il perché, ma dopo essersi tolta di mezzo questo biondino.
Arrivati al fast food entrarono, ancora mano nella mano, e si sedettero ad un tavolo un po' isolato, lontano dagli altri. Chissà come mai, penso lei, stufa.

«Io vado a ordinare, va bene?». Sakura annuì, prima di rendersi conto che non gli aveva rifertito cosa voleva, ma la voglia di chiamarlo o rincorrerlo era così poca che stette zitta ad aspettare guardando fuori dalla finestra.
C'era un ragazzo moro seduto su una panchina di fronte all'edificio. Jeans lunghi, maglietta grigia, felpa nera e cuffie alle orecchie. Le ricordava troppo Sasuke e guardò da un'altra parte. Una giovane mamma teneva per mano i suoi due bambini, uno maschio e uno femmina. Il primo era anch'egli moro e vestito di scuro e le ricordava troppo Sasuke.
Un albero ai lati della strada le ricordava Sasuke perché la corteccia era marrone come il suo braccialetto. Una macchina nera le ricordava Sasuke perché era dello stesso colore dei suoi occhi. Ma com'è che tutto, ma proprio tutto, le ricordava quel gran pezzo di bastardo? Si diede uno schiaffo. Negli ultimi tempi si dava soltanto schiaffi.
Naruto tornò con due vassoi. Quello che posò davanti a lei conteneva un hamburger, delle patatine regolari e una bibita, probabilmente Tè dal profumo di pesca. Mentre il suo conteneva due Cheeseburger, un Chicken burger semplice e uno col bacon, delle patatine grandi, delle cipolle fritte e una bibita da un litro e mezzo di Coca Cola. E il bello era il fatto che avesse gli addominali che si intravedevano dalla maglietta bianca.

«Buon appetito!» esclamò prima di mandar giù un boccone enorme di Cheese.
Sakura sentì un brontolio nello stomaco, la mattina non aveva mangiato altre che un pezzo di toast bruciato.
«Mangia, forza. Spero che ti piaccia» la incitò Naruto, come se avesse fatto tutto lui. Prese l'hamburger e lo aprì lentamente, mentre osservava Naruto che s'ingozzava come un animale. Poi diede un morso e andò in paradiso.

«Il miglior panino della mia vita» disse mentre si puliva gli angoli della bocca con un fazzoletto. Naruto annuì compiaciuto.

«Allora» intervenne «Cosa fai nella vita?»
Sakura rimase un po' sorpresa dalla domanda e scrollò le spalle.

«La mattina vado a scuola, per il resto del giorno dormo». Naruto rise. «Tu invece? Lavori?»

«No, no. Io studio, vado al linguistico, quarto anno. Lavoro al negozio soltanto perché è di mio padre e guadagnare soldi in questo modo mi piace. Almeno ho un modo per pagarmi i manga senza dover pregare i miei genitori».

«Leggi manga? Che genere?» e a quella domanda Naruto cominciò a raccontare tutta la sua vita. Sakura nemmeno lo ascoltava, non ci riusciva. Parlava così tanto e così velocemente che non poteva seguirlo, inoltre aveva troppi pensieri per la testa, stava esplodendo.
Dopo venti minuti che non la finiva di parlare e cinque minuti dopo che Sakura aveva già finito di mangiare, ella decise di andarsene. Si alzò all'improvvisò e tirò fuori il cellulare. Le tre e un quarto.
«Oh, è tardissimo e ho degli impegni importantissimi, mi dispiace» disse, cercando di sembrare dispiaciuta per davvero.

«Non preoccuparti, vai pure. Ti va se ci scambiamo i numeri di telefono? Così possiamo sentirci»
Sakura annuì riluttante, poi gli dettò il numero e lui fece lo stesso.
«Bene, ci sentiamo Sakura. Chiamami, ok?» e rise.

 

«Certamente» mentì e poi scappò.

Si fece quattro o cinque isolati di corsa, poi si fermò in una panchina in un parco nei pressi di casa sua.
Ma cosa stava facendo. Un ragazzo così carino e gentile l'aveva invitata a mangiare fuori, le aveva pagato il pranzo e aveva fatto di tutto per intrattenerla e lei non lo aveva nemmeno ringraziato. Era scappata. E per colpa di chi? Ovviamente, lui, Sasuke. Sempre lui. Che odio che provava in quel momento.
Un cane grosso e nero le si avvicinò. Gli occhi erano rossi, le rughe gli ricoprivano il muso, il naso era un tartufo e la bava gli colava a litri dalla bocca. Poteva far schifo, a pensarci, ma in realtà era un bellissimo cane. Robusto ma in gran forma, profumato e con un manto nero lucido e brillante. Il padrone era sicuramente una persona che ci teneva davvero a lui. Peccato chi fosse il padrone.
Pantaloni neri con le tasche all'altezza delle ginocchia e sotto la cintura, t-shirt color fango e felpa nera, un po' più grossa della normale taglia, e braccialetto marrone al polso destro.


 

Woow, reeeeecooord! Ho pubblicato il capitolo cinque in così poco tempo awaw Sono quasi fiera di me.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente, sono contenta di sapere che c'è ancora chi segue la storia dall'inizio e la apprezza ancora =^w^= Grazie anche a chi l'ha messa tra i seguiti, mi ha fatto davvero molto piacere
!

Cosa succederà tra Naruto e Sakura? E tra Sakura e Sasuke, invece? E chi è il “misterioso” ragazzo che Sakura ha incontrato? Tutto nei prossimi capitoli ~ (`∇´)

Recensite in tanti e ditemi cosa pensate di questo nuovo capitolo!

A presto,
Jen.


(Il titolo è un'altra canzone degli All Time Low)

  
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