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Autore: Uni    22/07/2013    5 recensioni
[RedMoon — a Luca, dato che gli piace così tanto]
Gli umani si differenziano dalle macchine per la dote nel provare emozioni. Ma quando una macchina inizia a provarle, anzi, a riscoprirle e a capirne l'importanza nel loro significato più puro ed esplicito, chi tra i due generi è il più inanimato?
— Spesso i nostri sentimenti vengono ridotti a mere parole, quindi, vorresti scoprire l'importanza dei miei?
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Polvere d'ossa.
Si muore tutte le sere, si rinasce tutte le mattine: è così. Tra le due cose c'è il mondo dei sogni.
Henri Cartier-Bresson
 
«Per tutelare il mio onore, la prego di accettare.» e lei ancora sconvolta, emise un piccolo verso di approvazione.
Il mio reattore si surriscaldò. "scanner: nessuna anomalia" .
Fine, che era ancora incredula, scostò violentemente la mia mano sentendo un rumore proveniente da un'altra stanza. Così, dicendomi che avrei potuto utilizzare quella stanza a mio piacimento, uscì e la sua figura scomparve dietro la porta. Dunque mi sedetti sul letto e non appena sfiorai il fianco con la mano, ricevetti una debole scarica. Alzai la maglia e trovai qualche cavo scoperto. 
Forse è questa la causa delle sensazioni anomale, pensai. Eseguii uno scanner: "Scansione dei dati. Somiglianza tra le due anomalie: 30%". Nulla da fare.
Fine rientrò sorridente come prima, sbirciando la situazione dalla porta. Eccomi, disse. «Hai bisogno di qualcosa? Hai fame?» dissi del cavo scoperto e subito lei, controllando il cavo, urlò un nome: Pin!
Mi fece sdraiare sul letto, e tastando l'area del fianco interessata, trovò l'altra metà del cavo, rimasta sotto la pelle. Proprio allora, dalla porta comparve un uomo, sui venti-tre anni, fisico asciutto. La cosa che mi colpì maggiormente del suo aspetto, fu - però - l'incredibile somiglianza con Rein. 
«E questo chi sarebbe?» protestò Pin. «Era uno degli scagnozzi di Bright, Rein l’ha aiutato a scappare.» Pin spalancò per un attimo gli occhi, fissandomi in modo incomprensibile: «Lei come sta? — urlò strattonandomi — Bright le ha fatto male?», negai con la testa. Pin trasse un sospiro di sollievo. «Io sono Pinapsus McCoy, per tutti, Pin; e a Maggio sposerò questa donna - eheh. » lanciò un'occhiata scherzosa a Fine «E tu sei?» mi rivolse. Risposi di chiamarmi Shade, mentre un'altra sensazione terribile e nauseabonda s'impossessava di me. Fine spiegò a Pin ciò che mi affliggeva e in poco tempo, lui aggiustò il cavo lamentandosi del fatto che Fine non sapesse aggiustare dei semplici cavi sporgenti, nonostante la sua incredibile conoscenza in biomeccanica.
Quei due insieme causavano una terribile sensazione al reattore. "Scanner: nessuna anomalia". Strano.
Mentre Pin aggiustava il cavo, prelevai un campione del suo DNA e confrontandolo con quello di Miss Rein, confutai la mia tesi: Pin e Miss Rein erano fratelli.
Non appena finito quel lavoro di manutenzione, Pin annunciò che sarebbe dovuto tornare a lavoro e stampando un dolce bacio sulle labbra della Master, Fine, le dimostrò tutto l'amore e il rispetto, misto alla gratitudine, che provava per lei. Questo gesto ebbe su di me un'azione malefica. Le mie mani iniziarono a tremare, e le visioni sul mio corpo mentre attaccava al collo Pin si facevano sempre più frequenti. Cosa mi sta accadendo?
Poco prima di uscire, Pin mi salutò con un cenno dicendo «Benvenuto in famiglia, Shade.» tacqui e Fine lo notò decisi di tenerle oscure queste sensazioni che pulsavano dentro di me, non appena me lo chiese. Stranita, annunciò di voler andare a fare una doccia e che avrebbe preferito che la aspettassi al piano di sotto. Non appena lì, mi sedetti sul divano, ma i minuti passarono e passarono, ma la Master non arrivò neanche dopo una buona mezz'ora: decisi di controllare. Il bagno doveva essere l'ultima porta a sinistra vicino le scale. 
Il bagno era vuoto. Controllai che fosse per lo meno uscita dalla mia nuova stanza, e invece lei era lì: distesa per terra, scossa da convulsioni - epilessia. Il mio reattore sembrò smettere di funzionare.
Mi gettai verso di lei, tentando disperatamente di capire cosa fare, lei indicò con un dito il bagno di fronte: l'armadietto dei medicinali! Lo aprii frettolosamente e cercai il farmaco per gli attacchi epilettici: trovato. Nel modo di prenderlo feci cadere alcune confezioni nel lavandino. Aprii il barattolo e le feci assumere cinque pillole di quel farmaco. 
Dopo poco, le convulsioni cessarono e finalmente tornai a respirare. La presi in braccio e la poggiai sul letto: tremava ancora. La guardai e riguardai a lungo, nel tentativo di capire, fino a che lei non confessò «Vedi, Shade, fin da piccola ho sofferto di una grave malattia: attacchi epilettici - come hai ben visto. Pin non ne è a conoscenza, giacché chi lavora per noi, in questa casa, hanno sempre mantenuto il segreto — prese un attimo fiato — tu potresti fare altrettanto?» ero contrario a ciò che stava dicendo, ma i suoi occhi non mi avrebbero perdonato se l'avessi tradita: annuii lievemente e l'abbracciai d'impulso - oramai queste sensazioni stavano diventando abitudini, stando a contatto con Fine.
Voglio proteggerti, le sussurrai dentro il mio cuore, voglio farlo con tutto me stesso. 
E con Fine assopita tra le mie braccia, ecco che il sonno s'impossessava anche del mio corpo - il che è strano per una macchina, addormentarsi e con lo stupore dell’inaspettato: sognai.
Sognai qualcosa che avevo rimosso dalla mia scheda madre.

" «Unità TZ34, in fase di rifinitura. Procedura d’istallazione dei programmi. Rifinitura e pulitura del disco. Unità TZ34 è rinata, fase di rinascita: completata!»
Ed ecco il mondo: massa informe di pianure colline e montagne.
Ecco i suoi occhi, quelli della donna che ho sempre chiamato “madre”, quegli occhi che tanto mi amano. «Attendo di ricevere ordini!» dissi fedele.
«Oh, che creatura meravigliosa: è così pura e fedele. Vedi, Shade, sei nato per soddisfare i miei ordini e il tuo primo incarico sarà di uccidere mia sorella: Altezza. Fai in modo che non soffra, è pur sempre mia sorella. Purtroppo, ha messo il naso in affar più grandi di lei e ciò potrebbe nuocere alla mia salute: non vuoi che io stia male, no?» la sua voce sadica e maligna, a soli dieci secondi dalla nascita, mi chiedeva di uccidere l’ultima persona cara che gli era rimasta: lui era un mostro, ma io dovevo obbedire.
E così la uccisi come mi era stato detto: velocemente e indolore. Ecco com’era avvenuta la rinascita, ma - se era una rinascita - significa che non era la prima volta, no? Esatto.”

Capitolo - rieditato (sì, per l'ennesima volta) - dedicato a Silvia che recensisce e sclera sempre.
Non ho scusanti, ma sto cambiando la grafica in tutte le storie: chiedo venia. Appena finirò di cambiare la grafica, mi cimenterò nella stesura del nuovo capitolo!
Pazientate!
   
 
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