Just Let me hold your hands
- Adorava stringere le sue
mani.
- Piccole conchiglie lavorate
dal mare.
- Incastrate tra le sue
nocche pallide, e fredde, mute ad ogni brivido e carezza.
- Anche le sue mani erano
fredde, ma solo quando si dimenticava di lasciarle andare.
- Il suo collo sapeva di
sole, lo sapeva bene, era diventato il suo posto segreto, dove nascondere il
debole infiammarsi delle sue gote, e dove pregustare l’ebbrezza di regalarle il
ritmo irregolare del suo respiro spezzato.
- Quando la stringeva a sé,
cullandola e asciugandole le lacrime con le sue labbra impazienti, gli sembrava
di stringere un fiore, delicato ma immortale, eterno ma fugace.
- Perché lui sapeva che
dietro la delicatezza di quel viso si nascondeva un fuoco ardente pronto a
immolarsi per lui, legato al vincolo di una fedeltà senza eguali.
- Per questo la amava, come
nessun uomo avrebbe mai amato una donna.
- Perché lui, Loki di Asgard,
non si sentiva uomo. E nemmeno dio.
- Tra le braccia di
Sigyn
diventava solo desiderio. plasmato dalle sue docili mani, che
allentavano ogni traccia di rabbia, cancellavano il sapore amaro del
rimorso e le urla ceche della
solitudine, ombre evanescenti che il calore dei suoi tiepidi baci spazzavano via
come cenere.
- Lei era la sola debolezza
concessa.
- L’unica a cui aveva regalato i sentimenti che pensava di aver
relegato nell’oblio più cupo, sentimenti che da sempre gli erano stati negati
perché mai realmente meritati.
- Ma il suo cuore, se di
cuore si può parlare, agiva più egoisticamente della sua mente, che premeva nel
riportarlo su azioni più razionali e degne di lui.
- E in quei momenti, l’onore
e la vendetta che da sempre agognava con violenza e inganno,
-
svanivano come
fantasmi di un passato lontano,
-
fili invisibili
-
che scivolavano
-
tra le dita di
Sigyn.