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Autore: Waterproof    23/07/2013    22 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lanciai per l’ennesima volta la pallina gialla da tennis contro il muro, vedendola poi tornare verso di me con un rimbalzo. Ripetei l’azione ancora, ed ancora, fino a quando non mi decisi ad aprire l’armadio per tirarne fuori una felpa leggerla con cappuccio, grigia, una canotta nera aderente e un paio di shorts. Lasciai tutto sul letto per poi fare una doccia veloce.

Quando uscii, mentre mi tamponavo i capelli gocciolanti, sentii il telefono vibrare, e velocemente misi in vivavoce, sentendo chiaramente la voce di Elena dall’altra parte.

Ansava, parecchio, il che mi spinse a pensare due cose:

 

  • Si stava dando da fare?
  •  

     

  • Stava facendo jogging?
  •  

     

    Nessuna delle due cose, dato che improvvisamente sentii un tonfo tremendo che mi spaventò non poco.

    << Che diamine…? >>

    Non ebbi il tempo di finire la frase che la sentii ridere animatamente.

    << Dio, Liam, sei più impedito di… No, non c’è un termine di paragone che non offenda chi viene messo a confronto con te. >>

    << Ah-ah, divertente. La prossima volta te lo alzi da sola quel maledetto divano >> borbottò l’altro, facendomi trattenere a stento un risolino mentre, in silenzio, ascoltavo una delle loro quotidiane discussioni.

    Elena non aveva voluto parlare molto della loro situazione, così mi ero limitata ad analizzarla da sola: a quanto pareva erano tornati amici.

     

    A quanto pareva.

     

    Perché sotto sotto sapevo bene che entrambi stessero ancora pensando cosa fare. Il problema era che a breve saremmo partiti tutti per il college, non c’era tempo per riflettere.

    Iniziai a pettinare la chioma umida di fronte allo specchio, rendendomi conto di quanto fossero cresciuti i capelli. Avrei dovuto sforbiciare un po’.

    << Ah, Dio mio… >> la sentii sospirare. << Abbey, sei ancora lì? >>

    << Sì, dimmi. >>

    Lasciai scivolare l’asciugamano e indossai l’intimo, una di quelle cose assurde che mi aveva rifilato Elena in valigia il giorno del viaggio, dato che tutto quello che avevo era in lavanderia. Ero rimasta praticamente senza nulla, e quando avevo visto il sacchetto ancora sigillato di Victoria’s Secret mi era venuta l’idea di indossarne il contenuto… In fondo, nessuno lo avrebbe visto, a parte me. Infilai solo i pantaloncini per potermi asciugare i capelli senza rischiare di morire dal caldo, e mentre tenevo il phon acceso e tentavo di parlare con Elena, sentii qualcuno bussare alla porta.

    Dato che il suono era giunto lontano, pensavo di essermi sbagliata, così continuai imperterrita e tentare di domare quei capelli che proprio non volevano saperne di stare a posto.

    Quasi non imprecai quando con uno strattone sciolsi un piccolo nodo, perforandomi la testa.

    << Dannate punte! >> gridacchiai, lasciando cadere la spazzola a terra.

    Ancora una volta, sentii qualcuno battere sulla superficie di legno.

    << AVANTI! >>

    Lo dissi senza però analizzare la situazione.

    Ero a petto scoperto! Mentre sentivo chiaramente la maniglia abbassarsi e io cercavo un modo per ritardare la cosa, cercando con gli occhi la felpa, quasi non inciampai sulle converse lasciate a lato del letto.

    Ma dove diamine l’avevo messa?!

    Quando la trovai, era già troppo tardi.

    Stupida, idiota! Ma un po’ di cervello no, eh?!

    Mi voltai verso l’uscita, notando un paio d’occhi indagatori che stavano reprimendo il desiderio di ridere.

    << Liam, la prossima volta il divano te lo faccio cadere in testa! >> urlai, lanciandogli la felpa contro.

    << Io, fossi in te, la metterei… >>

    << Mi hai già vista così, che senso avr… >>

    Le parole mi morirono in gola quando notai qualcuno fermo sul parapetto della scala.

    << E’ un acquisto di Elena? >> chiese noncurante Liam, mentre Harry mi inceneriva con lo sguardo.

    << E tu come lo sai? >> chiesi, cercando di non pensare agli occhi verdi che mi stavano letteralmente facendo una radiografia.

    Quella cosa mi fece stranamente piacere, e inoltre notai che quando Liam lasciava cadere lo sguardo sul balconcino, Harry si muoveva leggermente.

    Era per caso geloso?

    Honey non mi infastidiva, mancava poco ci fossimo visti nudi, ma decisi di giocare quella carta a mio favore. Se proprio Harry voleva godersi lo spettacolo…

    << Lei ha un cassetto pieno, ricordi? >>

    << Mmh.. Sì. Capita che andiamo a comprarne insieme, per il mio compleanno mi ha regalato un paio di completini. E poi questo. Carino, eh? >>

    Il tono da finta battona non mi stava per niente bene mentre sollevavo leggermente le bretelle e le lasciavo cadere di nuovo sulla pelle, con un piccolo schiocco.

    Il mio sguardo era fermo su Harry, che si era appena morso il labbro inferiore, sollevando il capo senza staccare gli occhi dal mio seno.

    Normalmente mi sarei sentita una poco di buono, ma in quel momento stavo solo cercando di sedurre il ragazzo che am…

     

    Che mi piace.

     

    << Vado in bagno >> borbottò in risposta Liam, ma non vi pensai più di tanto. Lentamente mi voltai, ma così lentamente che mi sentii una specie di stand rotante. Avrei dovuto sentirmi ridicola, e invece mi sentivo suadente.

    Harry mi aveva reso più donna, questo glielo concedevo, e anche più sicura del mio corpo dato che lo aveva apprezzato. Era stato un passo avanti inimmaginabile per me e per le mie insicurezze.

    Prima che potessi infilare la maglietta, sentii una piccola folata di vento alle mie spalle che mi fece rabbrividire, ma non riuscii a voltarmi perché la sua mano era aperta sul mio ventre e spingeva la mia schiena contro il suo addome.

    Le mie natiche sfiorarono accidentalmente il rigonfiamento nei pantaloni, e soddisfatta sorrisi sorniona. Sapevo che mi stavo contraddicendo, ma non avevo intenzione di andarci a letto. Doveva solo capire che con me non si scherzava, che potevo essere provocante anche da sola e giocare con lui così come lui faceva con me, anche se non era propriamente nei miei piani divertirmi in quel modo così masochista.

    << Stai giocando sporco… >> sussurrò al mio orecchio, con voce roca.

    Quel tono così eccitato mi fece quasi perdere la cognizione della realtà, ma mi imposi di restare salda e decisa.

    << Chi dice che io stia giocando? >>

    Lo sentii mentre faceva scorrere la sua mano lungo la mia pancia, fino ad arrivare ad un centimetro dal seno. Udii i nostri respiri farsi irregolari, e il mio si strozzò del tutto quando il suo palmo si chiuse sulla coppa sinistra. Poteva avvertire chiaramente il mio cuore fare i salti di gioia per quel contatto, ma la mia mente non era partita per Lemonland. Anzi. Per la prima volta potei vantarmi di essere rimasta lucida.

     

    Cioè, diciamo lucida. Se non la smette daremo a Liam un motivo per fare sogni erotici per un bel po’.

     

    << Mi stai facendo impazzire >> rantolò, fiondandosi poi sul mio collo.

    Ecco, quella fu la fine, o quello che più propriamente definisco più vicino ad un’apocalisse.

    Fu istintivo per me chinare il capo sulla sua spalla, per poi allungare un braccio per stringergli i capelli.

    Anche quelli mi erano mancati quasi quanto l’aria in quei giorni.

    Si staccò un istante, permettendomi di voltarmi tra le sue braccia e avventarmi sulle sue labbra. Il mio corpo non ne poteva più di quella tortura, di quelle mani che leste erano arrivate a sollevarmi prima di scaraventarmi sul letto seguita dal corpo di Harry, ma in un momento di lucidità che non credevo di poter riacquistare dopo essermi contraddetta un secondo dopo aver pensato di essere ancora coi piedi a terra – Liam aveva appena tirato lo sciacquone, non per altro – mi staccai da lui.

    Infilai velocemente la canotta, scuotendo poi i capelli per ravvivarli e mi misi a sedere sul letto, per infilare le converse.

    << Andiamo? >>

    Il mio amico non sospettava nulla, e lentamente, seguito da noi, si avviò giù per le scale.

    Io cercavo accuratamente di evitare lo sguardo di Harry, e non si poteva certo dire che lui tentasse di avvicinarsi.

    Ma cosa volevo fare? Mi aspettavo davvero che lui mi chiedesse di riprovarci? Ero una povera illusa, ed ero ricaduta nella sua ragnatela senza farmi pregare.

    Dovevo andarmene da quella città, lontano, o sarei impazzita a furia di star dietro ai suoi cambi d’umore così repentini.

    Non potevo parlare con lui, non quando non riuscivamo a giungere ad un accordo, insieme. Era chiaro che volesse solo il mio corpo, e io iniziavo a sentire qualcosa di più forte di una semplice attrazione mentale.

    Inutile negarlo, probabilmente me ne stavo.. Innamorando? Era quello che si sentiva?

    No, perché faceva davvero male.

     

    Arrivare a casa di Liam non fu difficile, e ci impiegammo sì e no dieci minuti a piedi. Elena aveva già dato il via alla festa, dato che sembrava tutto pieno e non appena mi voltai per assicurarmi che nessuno si stesse lamentando del chiasso inaudito, notai che Harry era scomparso. Mi guardai intorno, ma non riuscii a trovarlo, quindi mi rassegnai e raggiunsi la mia amica.

    Notai che erano arrivati anche Louis, Zayn, Niall e c’era anche Louise! Le corsi incontro e l’abbracciai, stringendola forte. Erano solo tre giorni che non ci vedevamo, ma mi era parsa un’eternità.

    << Come va in Irlanda? >> chiesi, mettendomi accanto a lei in un angolino recondito della casa.

    << Ah, come sempre. Tra un po’ partirò per il college, quindi mi godo le vacanze coi miei. A te? >>

    << Bene >> mi limitai a dire, abbozzando un sorriso.

    << Prendiamo da bere? >> annuii, accompagnandola al grande tavolo pieno di super alcolici.

    Anne avrebbe dovuto intrattenere i Payne per molto tempo, per come si prospettavano le cose, a quel punto.

    Trangugiai tutto d’un fiato il tris di vodka, che, a stomaco vuoto, mi provocò un lieve bruciore alla gola. Ma era buono.

    << Abbey! >> mi chiamò qualcuno, e quando mi resi conto che era stato Louis indossai un sorriso enorme. Quel ragazzo portava allegria, non c’era che dire.

    << Ciao, Louis! >>

    Chiacchierammo per un buon quarto d’ora, fino a quando non sentì il suo cellulare vibrare e fu quindi costretto ad allontanarsi dal casino per capire.

    Avrei potuto raggiungere Zayn, ma lo vedevo abbastanza occupato, sicché mi avviai sul lato opposto della casa.

    << Permesso, per- >> scostai bruscamente un ragazzo poco più alto di me, ma la sua posizione restò ferma, tanto che quasi non mi ritrovai con il sedere a terra per lo scontro.

    << Scusa! >> Alzai lo sguardo verso la voce, incontrando un paio d’occhi color ghiaccio, più ridenti del suo volto.

    Niall.

    Un sorriso enorme si allargò sul suo volto, contagiandomi quasi subito.

    << Come stai? >> chiesi, gridando.

    << Abbastanza bene, si nota la differenza con Londra… >>

    << Immagino! >> esclamò, avvolgendo un braccio intorno alle mie spalle per poi condurmi lontano da lì.

    Lo fissai contorta, mentre lui si guardava intorno circospetto. Ma che gli prendeva? Mi scansai dal suo abbraccio e lo guardai, confusa, prima che lui con un cenno chiedesse a Louis di avvicinarsi.

    << Che succede, ragazzi? >> domandai, presa dall’ansia. I due si fissarono, per poi tornare con lo sguardo su di me. Incrociai le braccia al petto e inarcai un sopracciglio, attendendo spiegazioni che non accennavano ad arrivare, così diedi loro le spalle e mi avviai verso l’uscita sul retro, che dava su un ampio giardino. Chiusi la porta alle mie spalle e mi misi a sedere su un muricciolo di fronte alla piscina, prima di infilare le cuffie dell’iPod per dedicarmi all’ascolto di musica decente.

    Come sempre accadeva, fui trasportata nel mondo dei pensieri. Mi ero lasciata nuovamente andare con Harry, ma era stato più forte di me. Il suo corpo chiamava il mio, le sue labbra mi attraevano troppo e stare tra le sue braccia mi faceva sentire, stranamente, accettata e al sicuro.

    Come avrei fatto a rinunciare a tutto quello?

    Sospirai, afflitta, per poi guardarmi intorno alla ricerca di luoghi più appartati per starmene un po’ sola in compagnia della mia musica. Quando sollevai gli occhi dalle mie ginocchia, ciò che vidi mi scosse quasi più dell’incontro con i miei genitori nella stanza d’ospedale, quel famoso giorno.

    Deglutii rumorosamente per trattenere le lacrime quando la vidi avvicinarsi a lui e poggiare le labbra rosse sulle sue, che ne avrebbero portato il segno tutta la serata.

    Margareth Hawkins, la ragazza dai facili costumi conosciuta in tutta Holmes Chapel per le sue "prestazioni", stava felicemente pomiciando con Harry. E io vedevo lui baciarla con la stessa voracità con cui baciava me, e quella cosa mi fece stare seriamente male. Sentii una fitta all’altezza dello stomaco che mi costrinse a trattenere il respiro qualche istante, prima che, sentendo gli occhi pizzicare, decidessi di sollevarmi il cappuccio della felpa sulla testa e allontanarmi velocemente da lì.

    Fui costretta a passare accanto a loro due, per poi spalancare la porta e dirigermi, a passi pesanti, fuori dalla residenza. Sentivo Elena chiamarmi, ma non mi voltai. Volevo solo andarmene di lì.

    Mentre attraversavo il vialetto, un solo pensiero mi martellava in testa: lui non sarebbe mai cambiato. Non per me, non per una che prima detestava. Ero diventata niente, e il fatto che ora fosse lì, con la troia più troia che ci fosse, ne era la chiara dimostrazione.

    << Abbey! >>

    << Zayn, lasciami in pace. Sto tornando a casa >> borbottai, scansandomi quando lui afferrò il mio braccio.

    << Che ha fatto, stavolta? >>

    << Niente, sono io il problema! Il tuo amico non ha fatto niente. >>

    Feci per andarmene di nuovo, ma in un attimo mi ritrovai con il volto premuto contro il suo petto e le sue braccia accoglienti ad avvolgermi. Opposi pochissima resistenza, perché subito dopo mi lasciai andare, in tutti i sensi. Sentii le lacrime bagnarmi le guance e mi preoccupai poco del fatto che stessi macchiando di mascara la maglietta di Zayn che, incurante di tutto e di tutti, mi cullò dolcemente mentre io cercavo di non insultare Harry.

    << Meriti di più, Abbey. Tu non puoi soffrire ancora >> mormorò, contro i miei capelli.

    Chiusi gli occhi e mi beai di quel momento, riflettendo sulle sue parole.

    << E’ automatico, sai? Lui è l’unico per cui io tenga sempre una porta aperta nella mia vita. Il problema è che i cardini stanno cedendo… >>

    << Non permetterlo, va’ avanti. >>

    Lui avrebbe voluto continuare quel cammino con me, lo sapevo. Ma io provavo qualcosa di troppo forte per Harry, non riuscivo a non pensare a un noi che non includesse la sua persona.

    << E’ così semplice a dirsi… >>

    Non finii neanche di dirlo, che sentii chiaramente Zayn allontanarsi di scatto dal mio corpo. Sollevai il capo per capire cosa stesse succedendo, e quello che vidi fu una risposta poco esauriente. C’erano Harry e la tipa che lo stava risucchiando, e Zayn manteneva precariamente l’equilibrio dopo essere stato violentemente spintonato.

    << Che cazzo stai facendo?! >> gridai, soccorrendo il mio amico che se ne stava in piedi, minaccioso. Mi misi dinanzi a lui e allargai le braccia, rispondendo negativamente alle richieste di Zayn di spostarmi.

    << Vattene >> sibilò Harry, stringendo le dita in un pugno.

    << Zayn viene con me, e tu tornatene dentro >> borbottai, afferrando il moro per una mano. Gli occhi verdi dell’altro furono subito sulle nostre dita intrecciate, e lo sbuffo che ne seguì mi fece accapponare la pelle.

    Un momento dopo lo vidi rilassarsi, per poi iniziare a ridere. Era ubriaco marcio, sentivo la puzza di alcol che nulla aveva a che fare con il magnifico odore della sua pelle.

    << Avrei dovuto immaginarlo >> iniziò, intimando alla ragazza di andar via. << Sei solo una puttanella. >>

     

    Sei.

    Solo.

    Una.

    Puttanella.

     

    Avendo libero accesso, le lacrime non esitarono a scorrere nuovamente, rendendomi visibilmente debole agli occhi dell’accusatore.

    << Sai cosa ti dico, Harry? Pensa quello che vuoi, sono stanca. >>

    Un passo dopo l’altro, mi allontanai da lui, da tutti loro e da ogni cosa riguardasse quello che aveva appena detto. Mi aveva ferita, come sempre, e io non avevo più intenzione di permettergli di farlo nuovamente.

     

     

    Capirò se non vorrete più leggere, se ormai vi sarà passato l’interesse per la storia, ma ho avuto i miei buoni motivi per assentarmi così a lungo... Non posso e non voglio parlarne, ma se ora ho ritrovato la forza di scrivere è stato anche grazie alle vostre recensioni. Le ho rilette una ad una, ho riso, m’è venuta la pelle d’oca.. Siete sempre state lì ad aspettarmi, e ne sono stata felice. Lo sono ancora, ma capirò se sarete molto meno partecipi.

     

    Scusatemi ancora.

      
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