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Autore: Arsid    23/07/2013    3 recensioni
Questa è la mia prima storia, spero che vi piaccia ^^
Trama: É il secondo anno allo studio per Violetta, e arriva un nuovo compagno, Diego, che cercherà di separarla da Leon.
Anche per Angie e German le cose saranno più complicate dopo l'arrivo di Esmeralda.
La storia è narrata in prima persona da più personaggi
Dal capitolo 1:
Violetta invece era felice di andare a scuola e incontrare i suoi amici e Leon, a cui si era profondamente legata. I due si erano riavvicinati qualche giorno prima, quando lui l'aveva invitata a prendere un gelato. Non avevo mai visto Violetta tanto euforica in vita mia. La mia nipotina si stava nuovamente innamorando, e questa volta solo di Leon, dato che l'altro pretendente, Tomas, era tornato in Spagna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, German, Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Violetta

Angie giaceva immobile per terra, vicino ai resti di quello che, una volta, era un bellissimo bicchiere. Olga aveva provveduto a raccogliere i pezzi più grossi, in modo che Angie non si tagliasse. Mio padre la prese in braccio e la portò in camera sua, sotto lo sguardo geloso di Esmeralda.

L'ufficializzazione del fidanzamento era stato un duro colpo. Possibile che, anche se non ci aveva creduto, non gli fosse sorto nessun dubbio quando gli avevamo detto di averla vista insieme a Jade e Matias? Evidentemente no. Credeva più a una gatta morta che a me, che ero sua figlia. La cosa, oltre a essere ingiusta, mi faceva soffrire. Diceva sempre che per lui ero la cosa più importante, la sua piccolina da proteggere, ma alla fine per lui la mia parola non contava nulla.

Salii anche io le scale, per andare in camera di Angie e vedere come stava.

Dopo qualche minuto aprì gli occhi.

«Zia!»esclamai felice.

«Angie!»gridò Olga«Angie, che bello, si è svegliata!»

Zia Angie si massaggiò lentamente la testa e sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di alzarsi, ma non ce la fece. Si ributtò sul letto, stanca.

«Cos'è successo?»mormorò con un filo di voce.

«Sei svenuta e noi ti abbiamo portato in camera tua. Ti senti meglio adesso?»

Lei annuì.«Mi gira un po' la testa, ma passerà...»

Ancora quella voce flebile. E lei era pallida come un lenzuolo, con gli occhi che faticavano a restare aperti. Probabilmente le girava moltissimo la testa, perché non riusciva a fissare un punto ben definito della stanza.

«Hai bisogno di qualcosa? Acqua? Cibo? Più luce, meno luce, più aria? Hai caldo hai freddo?»iniziò a chiedere Olga, preoccupata per la salute di Angie.

«Olga, forse ha semplicemente bisogno di riposare»

Olga non era troppo convinta e uscì rapidamente dalla stanza, scendendo le scale in direzione della cucina. Poco dopo tornò con un bicchiere d'acqua e un vassoio con un po' di cibo.

Era incorreggibile.

Angie le sorrise, e finalmente ognuno andò a dormire nella propria stanza.

 

 

La mattina dopo Angie si sentiva meglio, e mi accompagnò a scuola malgrado le proteste di Olga. Ero preoccupata: Francesca non mi aveva ancora risposto, e temevo che stesse davvero malissimo. Se fosse stato così non so che cosa avrei fatto a quel Marco e, soprattutto, a Ludmilla. Non poteva giocare con la vita delle persone mettendole tanto in pericolo. Un'allergia è una cosa grave e lei lo sapeva benissimo. Volevo farle una bella sfuriata, ma non ne ebbi il tempo, perché mi venne incontro Leon.

«Ciao!»mi disse sorridendo, con quel sorriso che ti faceva restare a bocca aperta mentre lo fissavi. Certi sorrisi dovrebbero essere immortalati.

«Ciao! Ho letto il tuo messaggio ieri sera, era così dolce!»

Lui sorrise. Di nuovo. Avrei retto tutti quei meravigliosi sorrisi o sarei crollata da un momento all'altro?

«Che ne dici di uscire insieme oggi pomeriggio?»mi chiese.

«Si, certo! Papà ha una riunione e non dovrebbero esserci altri problemi»

«Al parco alle cinque?»Non disse che parco, non ce n'era bisogno. Ormai per noi esisteva un solo parco, il nostro parco, con la nostra panchina e il nostro albero. Quel posto non era un luogo qualsiasi, era il nostro posto, dove ogni cosa ci avrebbe ricordato quel meraviglioso momento passato insieme.

«Ci vediamo alle cinque»gli dissi andandomene. Quel giorno avevamo orari scolastici diversi, e non ci saremmo visti per tutta la mattina.

 

«Maledizione, rispondi!»strillai. Erano le 15.00 e Francesca non rispondeva al telefono. Per la sesta volta sentii il cellulare che mi diceva “Siamo spiacenti, il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile. É pregata di richiamare più tardi. Grazie”. Secondo me quella voce ci trovava gusto a prendermi in giro. Presi dall'armadio la mia borsa e un giubbettino, uscendo da casa mia e assaporando l'aria frizzante di ottobre. La casa di Francesca era molto vicina al Resto Band, non molto distante dal quartiere in cui abitavo. Suonai al citofono e non rispose nessuno. Provai di nuovo, magari non ci avevano fatto caso. Niente, nessuna risposta.

“Strano”pensai incamminandomi verso il Resto band. Appena arrivata ordinai un'aranciata, per non essere scortese, e poi mi avvicinai a Luca.

«Ehi, ciao! Sono un po' preoccupata: Francesca non risponde al telefono e a casa non credo che ci sia nessuno»

Lui cambiò espressione, e il suo sorriso scomparve.«Non si sente molto bene da quando è andata a cena con quel tale... Marco. Comunque dovrebbe essere a casa, non credo abbia la forza di alzarsi dal letto»

«Che cos'ha esattamente?»

«Mal di testa, capogiri e un forte senso di nausea. Non penso che tornerà allo Studio prima di una settimana»

La povera Francesca stava peggio di quanto avessi potuto immaginare, e tutto per colpa di Ludmilla. E di Marco, non dimentichiamo Marco.

 

Tornai a casa appena in tempo per prepararmi. L'orario dell'appuntamento con Leon si avvicinava e volevo essere perfetta. Feci una doccia e indossai un vestito rosa. No, così non andava, c'era qualcosa che mancava. Aprii un cassetto e estrassi dal portagioie un paio di orecchini, gli stessi che avevo indossato quando ci eravamo baciati per la prima volta. Ora era tutto perfetto. Presi una penna e pensai di lasciare un bigliettino, nel caso si accorgessero che non ci fossi.

“Ma chi vuoi che ci faccia caso?”mi dissi, posando la penna e non scrivendo nulla. In fondo avevo diciassette anni, e non due. Sapevo badare a me stessa. Uscii di casa diretta verso il parco, sorridendo come mai prima d'ora.

 

German

 

Nel mio ufficio squillò il telefono proprio mentre stavo per uscire, alle 16.45, per andare a un'importante riunione d'affari. Risposi seccato.

«Pronto?»

«Salve, sono la segretaria del signor Torres. Volevo avvisarla che c'è stato un contrattempo e che quindi la riunione di oggi è rimandata alla settimana prossima»

Ci mancava solo questa.

«Va bene, grazie. Arrivederci»

«Arrivederci»

La segretaria riattaccò e io uscii dal mio ufficio.

Salii le scale, diretto in camera di Violetta. Avevo pensato che avrebbe potuto suonarmi qualcosa al pianoforte, era da molto che non la ascoltavo e la cosa mi dispiaceva. Sentirla suonare, come faceva un tempo Maria, mi dava una tristezza e allo stesso tempo una gioia immensa. Era come se Violetta fosse parte di Maria. Bussai alla sua porta, ricordandomi tutte le volte che si era infuriata perché non l'avevo fatto. Nessuna risposta. Entrai e vidi che la stanza era vuota. Allora provai a controllare in salotto, in cucina, in giardino. Nulla, non c'era traccia di Violetta. Poi ci arrivai: “Ma certo German, la mansarda!”.

Arrivai in quella stanza, piena di ricordi di Maria. Mi faceva male rivederli, rivedere i suoi abiti, i manifesti dei suoi concerti, il suo specchio.

Violetta non c'era. Scesi velocemente le scale, arrivando in cucina. «Olga, ha visto Violetta?»

Olga scosse la testa. «No, mi dispiace, non l'ho vista»

Roberto era fuori per lavoro dalle 11.00, e di certo lui non sapeva dov'era. «Esmeralda, hai visto Violetta?»

«No, credo che sia uscita»

«Uscita? Senza permesso? E dov'è andata?»

«Non ne ho idea...»

Estrassi dalla tasca dei miei pantaloni il cellulare e provai a chiamarla. Nulla. «Devo chiamare la polizia!»esclamai, ma Esmeralda mi fermò. «Non credi di essere troppo precipitoso? Magari è solo uscita con Angie...»

Cancellai il numero della polizia e riposi il cellulare nella tasca. «Hai ragione, grazie»

Per l'ennesima volta salii le scale. Non ne potevo più. Bussai alla porta della stanza di Angie.

«Avanti»rispose mentre io entravo. «C'è qualche problema?»mi chiese continuando a mettere a posto alcuni libri su uno scaffale.

«Si... Tu sai dov'è Violetta?»

«No, non ne ho idea»

«Allora è scappata!»esclamai nervosissimo, prendendo di nuovo il mio cellulare. Possibile che Violetta uscisse di casa e noi nemmeno ce ne accorgessimo?

«Ma che stai facendo? Chiami la polizia?»mi chiese lei, guardando il numero che avevo digitato e strappandomi il telefono dalle mani.

«Ridammelo!»

Angie cancellò dal display il numero della polizia e poi mi diede il cellulare. «Tieni! Ma non credi che prima di chiamare la polizia dovremmo provare a cercarla noi? E poi, German, ha diciassette anni!»

«Appunto! Ha diciassette anni, non può fare quello che vuole!»sbottai, uscendo dalla stanza.

«Dove stai andando?»mi chiese lei.

«A cercare Violetta. Posso fare almeno questo?»in fondo ero io il padre, lei era solamente la zia. Io sceglievo come educare mia figlia, non mi serviva il suo aiuto.

Lei sbuffò. «Vengo anch'io»

 

Angie

 

Cocciuto e retrogrado.

Solo così avrei potuto descrivere German, l'unico padre al mondo che non lasciava a sua figlia la libertà di uscire da sola a diciassette anni. Diciassette. Sospettavo che Violetta fosse a un appuntamento con Leon, ma non ne ero certa. Di sicuro se lui li avesse trovati insieme, quel pomeriggio, sarebbe successo il finimondo. Ecco perché mi ero offerta di accompagnarlo: se avessi visto vicino a noi Leon e Violetta insieme avrei inventato una scusa per allontanarci da loro, e salvare la pelle.

Presi una giacca dal mio armadio e uscii di casa con German.

«Prendiamo la macchina?»chiesi.

«No, non penso che sia andata molto lontano, andiamo a piedi»

Un'ora dopo vagavamo senza meta come due idioti.

«Non penso che sia andata molto lontano, andiamo a piedi!»gli feci il verso.

Lui mi guardò male. «Sei tu che ti sei offerta di venire!»

«Se l'avessi saputo mi sarei cambiata le scarpe!»ribattei. Ormai quegli stivaletti con i tacchi mi stavano massacrando i piedi. Entrammo al Resto Band, era la nostra ultima speranza. Eravamo andate a casa di tutti i compagni di classe di Violetta, e ovunque ci avevano risposto che lei non c'era. German era a pezzi. Ci sedemmo ad un tavolo e si avvicinò a noi Luca.

«Ciao! Cosa vi porto?»ci chiese.

«Per me un frullato di fragole»risposi.

«Lo stesso»

Luca tornò verso il bancone con le nostre ordinazioni.

«Dove pensi che sia Violetta?»chiese.

Io feci spallucce. «Per quanto ne sappiamo ora potrebbe anche essere a casa»

Provò a chiamarla di nuovo, e questa volta lei rispose.

«Violetta, dove sei?!»strillò lui. Tutti i clienti del locale si girarono verso di noi, fissandoci. Io abbozzai un sorriso. Ma non sapeva parlare più piano?

Poi mi sussurrò:«É a casa» Tornò a parlare con il telefono. «E dove sei stata?»

Violetta gli rispose, ma non sentii nulla. Eravamo troppo distanti. «Ah, da Francesca»

In quel momento arrivò vicino a noi Luca con i frullati.

«Veramente Violetta non era a casa di Francesca»

German sgranò gli occhi e io lo fulminai con lo sguardo.

Eravamo fritte.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: Da quanto non aggiornavo? Un bel po'.... D: Scusate l'attesa.
In questo capitolo si scopre finalmente cos'ha Francesca, e Leon e Violetta hanno il loro appuntamento (che sarà descritto nel prossimo capitolo) all'oscuro di German. E poi, ma che caspita Luca, sai stare zitto? No. So che i baristi sono chiacchieroni, ma addirittura rovinarmi la Leonetta no. Tu non puoi Luca, no u.u
Ho adorato la parte dei sorrisi di Leon, che Violetta non regge *-* agdydbduj dolcezza assoluta. German scoprirà sua figlia? Come reagirà Violetta per difendere l'amica? E, soprattutto, come sarà stato l'appuntamento di Leon e Violetta? Lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Questo capitolo è dedicato a
Ary_6400, che mi lascia splendide recensioni. Grazie :3

  
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