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Autore: Akilendra    23/07/2013    4 recensioni
Gli Hunger Games sono giochi senza un vincitore, ventitrè ragazzi perdono la vita, l'ultimo che rimane perde sè stesso in quell'arena, non c'è nulla da vincere, solo da perdere. Nell'arena si è soli, soli col proprio destino, Jenna però non è sola...
Cosa sei disposto a fare per non perdere te stesso? E se fossi costretto a rinunciare alla tua vita prima ancora di entrare nell'arena?
Gli Hunger Games saranno solo l'inizio...
(dal Capitolo 1):
"Un solo rumore e so che lei è qui...l'altra faccia della medaglia, il mio pezzo mancante, la mia immagine riflessa allo specchio, una copia così perfetta che forse potrebbe ingannare anche me, se non fosse che io sono la copia originale dalla quale è stata creata. Dopotutto sono uscita per prima dalla pancia di nostra madre, quindi io sono l'originale e lei la copia."
(dal Capitolo 29):
"'Che fai Jenna?'
Mi libero della menzogna.
'Che fai Jenna?'
Abbraccio la verità.
'Che fai Jenna?'
Mostro l'altra faccia della medaglia."
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Angoletto dell'autrice in cerca di comprensione: 
OK, dire che sono in ritardo è un eufemismo... purtroppo ho avuto non pochi problemi con la connessione nel posto dov'ero in vacanza. 
Mi dispiace tanto, ho ritardato anche nel rispondere alle vostre recensioni, scusatemi! *si flagella* 
Detto ciò, sono finalmente riuscita a rispondere alle recensioni e a pubblicare, c'è da dire che anche in questo capitolo in alcuni pezzi mi sono attenuta al libro, trovo che in questa parte della storia sia giusto. 
E niente, per qualsiasi cosa, io sono sempre qui, critiche, complimenti, lapidate, pomodori, sempre qui. :D
Spero che il capitolo vi piaccia e che il mio ritardo non vi abbia fatto passare la voglia di seguire la mia storia!
Scusate ancora e buona lettura!






Sono senza fiato quando le porte scorrevoli dell’ascensore si aprono e mi lasciano al settimo piano, esco lentamente e continuo a fissare il marchingegno che scende per andare a trasportare qualcun altro.
Non so capacitarmi di cosa sia successo su quel palco pochi minuti fa, sono sicura che niente in questo momento potrebbe scuotermi dal pesante torpore che ho addosso… poi le porte si aprono di nuovo e una Johanna completamente nuda esce dall’ascensore sghignazzando. Le porte si richiudono e dal vetro riesco a vedere Katniss con un espressione cinerea che sale con Peeta verso il dodicesimo piano.
Giro la testa per guardare Johanna, non faccio in tempo neanche a domandarmi cosa sia successo che qualcuno mi prende per un braccio e mi trascina con sé.
 
Finnick si passa con fare nervoso una mano sul viso, io mi raggomitolo su me stessa per cercare di recuperare un po’ di prezioso calore, qui sulla terrazza fa molto freddo.
Alza lo sguardo un attimo, giusto il tempo di vedere quanto tremo, si leva la giacca e me la poggia sulle spalle, poi  le sue mani tornano a coprirgli il viso.
Vorrei chiedergli cos’ha, perché mi ha fatto venire qui sulla terrazza  a morire dal freddo, ma purtroppo so cos’ha , è quello che ho anch’io e so che sono qui per dargli conforto.
 
Cinna. Ecco cos’ha. Quell’uomo questa sera ha firmato il patto della sua morte, grande gesto il suo, purtroppo sappiamo tutti che gli costerà la vita.
Cosa gli è saltato in mente? Sfidare così la capitale, un affronto del genere è difficile da dimenticare.
Quello che a Capitol City considereranno un cambio d’abito ad effetto, nei distretti verrà vissuto in tutt’altro modo. La ghiandaia imitatrice non è più solo una spilla, il portafortuna di Katniss ha finito col simboleggiare molto di più, ora è simbolo di speranza, ora è simbolo di ribellione.
 
Abbraccio Finnick e lui poggia la sua testa sulla mia spalla. Non sapevo fossero amici lui e Cinna, evidentemente però lo erano.
Cerco le parole giuste per un momento del genere, ma non ci sono parole giuste, non ci sono parole e basta, così rimango zitta e lascio che sia il silenzio a parlare per me.
Rimaniamo abbracciati per minuti interi, forse per ore, non saprei dirlo, poi lui si stacca, quel tanto che basta per guardare nei miei occhi – Grazie – sussurra a mezza voce.
Scuoto lievemente la testa, non c’è nulla di cui debba ringraziarmi, quante volte è stato lui a farlo per me? Quante volte ha asciugato le mie lacrime? Tante, più di quante riuscirei a contarne, per una volta ho voluto essere io quello che lui è sempre stato per me.
 
All’improvviso mi rendo conto che questa potrebbe essere l’ultima sera che lo vedo, domattina un hovercraft lo porterà lontano da me e chissà quando lo rivedrò, chissà se lo rivedrò.
‘Certo che lo rivedrai, Jenna, c’è un piano, non ricordi?’
Già, ma il pensiero di avere un piano non può consolarmi.
 
-Finnick – sussurro nel buio, stretta nel suo abbraccio – Promettimi che tornerai – le mie parole escono dalle mie labbra come un lamento. Sento il suo respiro caldo sfiorarmi il collo. Sospira.
-Promettimelo! – dico con la voce più alta e decisa – Ti prego, promettimelo – ripeto ancora, di nuovo implorante. Lui tace. Poi parla ed è come se mi avesse dato un pugno nello stomaco –Ti prometto che farò di tutto per farti riavere tua sorella, ti prometto che lotterò perché Panem ritrovi la speranza che ha perso da 75 anni e ti prometto che qualunque cosa succeda io… - non fa in tempo a completare la sua frase, sciolgo il nostro abbraccio e lo interrompo – Non succederà proprio niente. Ascoltami bene, Finnick Odair, tu andrai in quella dannata arena, troverai il modo di non farti uccidere, farai scattare il piano e poi tornerai a prendermi, capito bene? – dico risoluta puntandogli un dito contro.  Lui per un attimo rimane senza parole, poi sorride –Ti voglio bene, amica mia – dice dolcemente, poi si volta.
-Finnick – lo chiamo quando ormai ha già aperto la porta della terrazza, lo raggiungo di corsa, come se avessi paura che potesse scappare – Questo è tuo – dico tirando fuori dalla tasca il pezzetto di corda che mi regalò tempo fa, glielo metto nel palmo e stringo forte la sua mano tra le mie.
I suoi occhi sono fissi nei miei, ora non sorride, non fa niente,  il suo viso è pulito, non più contaminato da qualsiasi espressione che deve fare per le telecamere, dal trucco per farlo apparire più sexy di quanto già sia; ora il viso che ho davanti agli occhi è pulito, limpido, niente trucco, niente espressioni forzate, questo è solo Finnick, il mio amico Finnick.
Nella mia testa mi sforzo di scattare una foto di questo momento, di costruire così il mio ricordo di lui, in attesa di poterlo rivedere.
 
La mattina dopo non c’è neanche bisogno di svegliarsi, come potrei se non mi sono mai addormentata?
Ho passato tutta la notte a riflettere sulle interviste, sul gesto di coraggio e ribellione che hanno messo in pratica prendendosi per mano. Su quello che ognuno di loro ha mostrato, ha detto.
Cashmere e le sue lacrime, Gloss con la sua riconoscenza, Finnick e la sua poesia d’amore che ha fatto svenire dalla gioia centinaia di capitoline, Johanna e la sua irriverenza, Blight con la sua dolcezza, Seeder e la sua frecciatina a Snow, Chaff che appoggia la sua compagna di distretto, Katniss e il suo vestito da sposa/ghiandaia imitatrice , Peeta e la sua confessione shock… già, me ne ero quasi dimenticata… il bambino!
È così assurdo, impossibile… ero sicura che loro due, ecco…insomma, che non si amassero davvero, o meglio lui la ama, ma lei…la sua era solo una recita per gli sponsor, che poi è diventata una recita per tutta Panem.
Conosco bene lo sguardo di chi mente, io stessa fingo tutti i giorni di essere qualcun altro.
Nell’arena, durante l’intervista da vincitori, nel tour della vittoria, Katniss mentiva, ne sono certa.
Ma ora? Mente ancora? Non lo so più.  Ora tanti sguardi, tanti piccoli dettagli tra di loro mi sembrano rivelare che qualcosa è cambiato e poi c’è Peeta, che sgancia una vera e propria bomba ad orologeria e tutta Capitol City sta impazzendo per disinnescarla. Nessuno vuole che muoiano gli sfortunati amanti del Distretto 12, nessuno vuole che muoia il loro bambino.
 
Mi vesto in fretta mentre cerco di scovare tra i miei ricordi qualsiasi piccolo dettaglio che possa rivelarmi che quella del bambino è solo un’altra strategia. Una parte di me del resto, ne è sicura, ma l’altra, quella romantica e melodrammatica che di tanto in tanto si fa sentire, si chiede se non sia tutto vero e basta anche il solo più piccolo dubbio a farmi entrare nel pallone.
 
Una mano calda si poggia sulla mia spalla, sussulto per la sorpresa, mi giro ed incontro i suoi occhi azzurri 
-Smettila di tormentarti – mi dice Sam, è un consiglio, ma sembra più un ordine.
Gli passo uno dei completi che ha nel mio armadio, mentre lo indossa mi sistemo i capelli in una treccia laterale, fa il giro della mia nuca e ricade morbida sotto il seno. Non mi sono mai fatta una treccia in tutta la vita, questa è il mio omaggio a Katniss Everdeen.
 
Quando arriviamo in salone Johanna e Blight sono già là.
Prima che possa anche solo pensarci mi butto tra le braccia di Jo, Sam abbraccia con affetto Blight.
Adesso ho paura, lo so che abbiamo un piano, ma non riesco a smettere di pensare che Jo sarà lì in quell’arena, insieme a Finnick e Blight, insieme a Peeta che infondo con il suo animo buono e la sua gamba artificiale è innocuo, insieme a Katniss, che nonostante tutto è la nostra ultima speranza.
Come faccio a stare tranquilla? E se qualcosa andasse storto? E se il piano scattasse troppo tardi? E se invece non scattasse affatto? Loro saranno lì, io sarò qui, lontana ed inutile.
‘Non è vero che sei inutile, tu puoi fare molto da qui e lo sai!’
Lo so, ma per la prima volta nella mia vita vorrei essere stata estratta per questi Hunger Games per stare vicino a loro, per proteggerli.
‘Ma tu sei stata estratta! Soltanto che qualcuno ha ritenuto che la tua vita fosse più importante della sua’
Già, Johanna e il suo senso di inferiorità.
 
Il tempo stringe ed io non vorrei mai sciogliere quest’abbraccio, ma è tardi, devono andare, faccio appena in tempo a bisbigliarle qualche parola nell’orecchio  - Sii forte,amica mia –dico senza saperne bene il perché, poi Johanna in modo composto spezza l’abbraccio ed insieme a Blight si avvia a grandi passi verso l’uscita.
Quando mi giro verso Sam, lo trovo con gli occhi lucidi, Blight è stato il suo mentore, ogni vincitore ha un rapporto speciale col proprio mentore, per Sam è stato come un secondo padre.
Lo abbraccio – Torneranno indietro, entrambi –  sussurro a bassa voce al suo orecchio.
Appena l’hovercraft si alza dalla terrazza, vengo invasa da un senso di vuoto, rimango immobile, anche quando il bestione di metallo sparisce nel cielo limpido, non riesco a muovermi.
È Sam a scuotermi, mi fa un sorriso tirato, mi prende per mano ed insieme raggiungiamo la sala dedicata ai mentori del distretto 7.  Fisso con sguardo truce il maxi-schermo che occupa un’intera parete della stanza, come se fosse colpa sua se dovrò guardare i miei amici nell’arena come fosse uno spettacolo televisivo.
‘Ma è uno spettacolo televisivo, Jenna.’
 
Non so dire quanto tempo aspetto immobile fissando lo schermo buio, non so quantificare l’ansia crescente che mi divora da dentro, poi all’improvviso la parete si illumina e un secondo dopo le facce sorridenti di Claudius Templesmith e Caesar Flickerman appaiono nelle loro vesti e capigliature sgargianti.
 
I loro discorsi futili mi scivolano addosso senza entrare nelle mie orecchie. Guardo il volto di quel Caesar proiettato sullo schermo e lo confronto con quello che tempo fa mi aiutò, non so riconoscerlo.
 
Dopo una ventina di minuti in cui le loro facce sembravano fatte di cera, con sopra dipinti sorrisi di porcellana, le loro espressioni cambiano di botto.
-Dalla regia mi dicono che i tributi sono pronti nelle cabine di lancio, manca poco! – annuncia Cludius con quell’odioso accento capitolino, si direbbe che sia eccitato, il verme.
- Eccoli! – tuona Caesar e all’improvviso cambia lo scenario, non più lo studio da cui i due presentatori commentano i giochi, ora quella che tutta Panem sta guardando è l’arena.
 
Acqua. Tanta acqua blu. Sole dalla luce bianca. Cielo rosa. E ancora acqua. Moltissma acqua.
 
-Signore e signori, che i Settantacinquesimi Hunger Games abbiano inizio! – tuona la voce di Claudius.
 
Da questo momento rimane un minuto prima del suono del gong.
I miei occhi corrono a scovare ognuno dei miei amici sulle piastrelle di metallo.
Il primo che riesco ad intercettare è Finnick, dà un’occhiata in giro, poi sul suo volto appare un sorriso sghembo, non posso che essere felice per il mio amico, quest’arena sembra fatta apposta per lui.
Poi raggiungo con gli occhi Blight, lui non si guarda intorno, fissa la Cornucopia con una determinazione che non gli avevo mai visto nello sguardo. Dopo qualche secondo riesco a vedere Jo, si guarda intorno con aria spaesata, se non la conoscessi bene, direi quasi che sia spaventata, fissa la sua piastrella di metallo cercando di occupare meno spazio possibile, poi guarda con fare ansioso la strisciolina di terra che la collega alla Cornucopia. Le telecamere passano di sfuggita sul volto di Peeta e troppo impegnata a pensare a cos’abbia Johanna, mi perdo il momento. Poi inquadrano Katniss, sporge una mano dalla sua piattaforma e tocca l’acqua con un dito che poi si porta alla bocca, dalla sua espressione direi che l’acqua è salata.
Poi tutto succede in un secondo: il gong, qualcuno si tuffa e nuota, qualcuno si tuffa e rimane impalato cercando di rimanere a galla, qualcun altro non si muove affatto dalla sua piastrella.
 
Katniss arriva abbasanza velocemente alla Cornucopia, recupera un arco dorato, si gira di scatto, ora guarda Finnick con una freccia incoccata, anche lui guarda lei con il tridente in una mano e la rete nell’altra.
Scambiano qualche parola che nella confusione non riesco a sentire, poi Finnick abbassa il tridente e sorride dicendole qualcosa e nel farlo alza il braccio libero. C’è un bracciale d’oro che copre il suo polso, ieri sera non ce lo aveva, dev’essere un segnale, perché Katniss sembra convincersi e abbassa l’arco.
Quando Finnick grida –Giù – riesco a sentirlo anch’io, poi Katniss si abbassa, lui fa volare il suo tridente che impala il vincitore del Distretto 5, quello ubriaco che vomitò sul pavimento dell’area di addestramento. Finnick recupera il suo tridente, dice qualcosa a Katniss, poi si dispongono uno dalla parte opposta dell’altro per difendere meglio la Cornucopia.
Non posso non accorgermi di quanto sia cambiato il comportamento di Katniss, ora non fugge più, ora si comporta come un favorito.
Enobaria e Gloss stanno toccando terra in questo momento, a quattro raggi di distanza. O sono dei pessimi nuotatori o pensavano che nell’acqua ci potessero essere altre insidie, il che non è affatto escluso. A volte non serve pensare troppo. Ma adesso che sono lì sulla sabbia, arriveranno alla Cornucopia in pochi secondi.
Katniss e Finnick non hanno intenzione di affrontarli, non ora, passano in rassegna gli oggetti che contiene la Cornucopia, purtroppo solo armi, Kaniss tira una freccia verso Enobaria, che si è avvicinata un po’ troppo, ma lei se lo aspetta e si tuffa in acqua prima che possa colpirla. Gloss non è altrettanto agile e gli pianta una freccia nel polpaccio mentre si getta tra le onde.
Poi Katniss raggiunge Finnick, si scambiano due parole e lei tira subito una freccia nella direzione di Brutus, ma lui la para con la cintura che si è slacciato e usa come scudo. Quando la freccia buca la cintura, un liquido viola gli schizza in faccia. Mentre Katniss ricarica l’arco, Brutus si getta a terra, rotola per i pochi centimetri che lo separano dall’acqua e si immerge.
Quest’ultimo scontro ha dato ad Enobaria e Gloss il tempo di raggiungere la Cornucopia. Brutus è a distanza di tiro ed anche Cashmere è vicina, devono essersi messi d’accordo in precendenza quei quattro. 
Per un attimo penso che Katniss e Finnick stiano per affrontarli, poi vedo Katniss allontanarsi dalla Cornucopia, arriva fino alla riva, comincia a sfilarsi i coltelli dalla cintura e l’arco di spalla, vuole tuffarsi. Ma perche? Guardo più in là, Peeta è ancora bloccato sulla sua piastra di metallo. Ecco perché.
Finnick le appoggia una mano sulla spalla – Lo prendo io – dice. Devono essersi avvicinati di più a qualche telecamera, perché riesco a sentire le loro parole.
-Ce la faccio – insiste Katniss, evidentemente ancora non si fida del tutto.
Ma Finnick ha già gettato a terra le sue armi – è meglio che non ti stanchi troppo nelle tue condizioni – dice mentre allunga una mano e le sfiora la pancia.
Ah, giusto, lei teoricamente sarebbe incinta.
-Coprimi le spalle – dice Finnick e poi scompare con un tuffo da manuale.
Katniss solleva l’arco per tenere alla larga qualsiasi aggressore in arrivo dalla Cornucopia, ma nessuno sembra intenzionato a dargli la caccia. Come immaginavo, Gloss, Cashmere, Enobaria e Brutus si sono uniti, hanno già formato il loro branco e stanno raccogliendo le armi.
Una veloce panoramica sul resto dell’arena mostra la maggior pate dei tributi ancora intrappolati sulle piastre. Però c’è qualcuno in piedi sul raggio alla sinistra di Katniss. È Mags, la mentore di Finnick. Ma non si sta dirigendo verso la Cornucopia, né sta cercando di scappare. Si tuffa in acqua e inizia a nuotare verso Katniss, la testa grigia che si muove da una parte all’altra sopra le onde. Beh, è vecchia, ma credo che dopo ottant’anni nel Distretto 4 sappia restare a galla.
Finnick ha raggiunto Peeta e lo sta portando indietro, un braccio attorno al suo petto, mentre con l’altro fende l’acqua con colpi sicuri. Peeta si lascia trascinare senza opporre resistenza. Non so cosa abbia fatto o detto Finnick per convincerlo a mettere la propria vita nelle sue mani... forse gli ha mostrato il braccialetto.
Oppure può essergli bastato vedere che Katniss li stava aspettando.
Quando raggiungono la sabbia Katniss aiuta Peeta a salire sulla terra ferma. Lui la saluta e le dà un bacio
– Abbiamo degli alleati – dice – Si, proprio come voleva Haymitch – risponde Katniss  - A proposito: abbiamo fatto degli accordi con qualcun altro? – chiede Peeta – Solo con Mags, credo – dice Katniss indicando la vecchia che si sta avvicinando piano.  – Beh, non posso lasciare indietro Mags – dice Finnick – è una delle poche persone cui piaccio davvero -  continua.
Oh Finnick, amico mio, anche a me tu piaci davvero.
-Non ho problemi con Mags – risponde Katniss – Soprattutto adesso che vedo l’arena. I suoi ami da pesca probabilmente sono la migliore possibilità che abbiamo per procurarci del cibo – continua.
- Katniss la voleva dal primo giorno – dice Peeta – Katniss è decisamente saggia – ribatte Finnick.
Il mio amico allunga una mano verso la vecchietta e la solleva dall’acqua come se non avesse peso, poi se la piazza sulle spalle e tutti insieme corrono via dalla Cornucopia verso la giungla che si erge non molto lontano.
 
Ma le telecamere, non li seguono, si fermano ancora qualche minuto sulla Cornucopia. Solo ora mi rendo davvero conto di cosa è successso. L’acqua intorno alle sottili strisce di terra è completamente rossa e non è finita, qualcuno sta ancora finendo di combattere.  Sono sconvolta.
‘Cosa credevi, Jenna? Che la catena di mani intrecciate di ieri sera avrebbe portato ad una tregua universale? Povera illusa!’
Mi aspettavo quantomeno un po’ più di coscienza, un po’ più di riluttanza nell’uccidere quelli che chiamavano “amici”.
 
Dopo non molto la scena ritorna verso Finnick e gli altri che procedono tra la vegetazione.
Capto subito qualcosa di strano nell’aria, Katniss sale su un albero per vedere la situazione alla Cornucopia, le telecamere inquadrano la sua espressione scura, poi all’improvviso scivola a terra, Finnick alza il suo tridente in una rilassata posizione difensiva. Non c’è più tanto chiasso e riesco a sentire perfettamente le loro parole.
-Cosa succede laggiù, Katniss? Si sono dati la mano? Hanno fatto voto di nonviolenza? Hanno gettato le armi in mare per sfidare Capitol City? – chiede Finnick.
- No – risponde lei.
-No – ripete Finnick – Perché il passato è passato. E nessuno in quest’arena è stato un vincitore per caso – guarda Peeta per un istante – A parte forse Peeta – dice alla fine.
Restano così immobili a soppesarsi, ognuno aspetta che sia l’altro a fare la prima mossa.
Proprio quando inizio ad avere paura di cosa possa succedere Peeta si mette deliberatamente in mezzo a loro e con la scusa, che alla fine non è tanto una scusa, di cercare l’acqua, trova un pretesto per farli muovere, così Katniss rimanda i suoi piani assassini.
Mi chiedo perché sia ancora così sospettosa, ha visto il bracciale al braccio di Finnick, lui ha portato sulle spalle Peeta, cosa le serve ancora? 
‘Ti fideresti se fossi al posto suo?’
Certo, lui è Finnick, il mio amico. Poi penso che per Katniss Finnick non è ancora un amico, deve trovare al più presto un modo per conquistare definitivamente la sua fiducia!
 
Continua la loro marcia, poi d’un tratto Katniss si ferma, sta per dire qualcosa ma non fa in tempo, Peeta in testa al gruppo, continua a camminare e all’improvviso viene sbalzato indietro, come se avesse incontrato un muro, gettando a terra Finnick e Mags.
Per la sorpresa balzo in piedi facendo cadere all’indietro la poltrona su cui ero seduta. Ma cosa diavolo è stato? Le telecamere sono fisse su Peeta.
È lì immobile, Katniss lo scuote, lo chiama, urla il suo nome, gli tira uno schiaffo, ma invano, non si muove.
Poi Finnick la spinge via, si avvicina al corpo di Peeta e gli tappa le narici.
Ma che sta facendo?
Katniss urla ancora più forte e si lancia contro Finnick, lui alza una mano e la colpisce in mezzo al petto sbattendola contro un albero.
Perché fa così?  Lui è mio amico, mi fido di lui, ma non riesco proprio a capire cosa vuole fare.
Finnick si avvicina al naso di Peeta. Katniss ha incoccato una freccia, sta per farla partire.
Oh no, Finnick fai qualcosa!
E Finnick fa qualcosa.
Katniss si blocca, io mi blocco, credo che tutta Panem si blocchi e da qualche parte nelle lussuose case di Capitol City qualche spasimante di Finnick è sicuramente svenuta dallo shock.
Finnick sta baciando Peeta.
Che diavolo sta facendo?
No, non lo sta baciando, gli ha chiuso le narici e gli ha spalancato la bocca, ora sta soffiando aria nei suoi polmoni,il petto di Peeta si alza e si abbassa, tira giù appena la cerniera della parte superiore della tuta, poi preme con entrambe le mani sul suo cuore.
Ecco cosa sta facendo, sta cercando di salvarlo!
Ripete i movimenti in uno schema preciso che solo lui conosce, ma passano i minuti e Peeta non dà segni di vita, proprio quando penso che sia finita, lui emette un lieve colpo di tosse, Finnick si mette a sedere sollevato ed io crollo sulla mia poltrona ribaltata a terra.
 
In un attimo Katniss raggiunge Peeta, lo abbraccia, piange e ride senza un contegno, poi scossa dalle troppe emozioni inizia a singhiozzare senza riuscire a fermarsi. Finnick dà la colpa agli ormoni, per via del bambino, nessuno ci crede. Poi il mio amico li guarda per un attimo, i suoi occhi si spostano da lui a lei, da lei a lui, anch’io li guardo, poi scrolla la testa, come per scrollarsi di dosso un pensiero.
Ma io non riesco a scrollarmelo di dosso il mio pensiero. Continuo a guardarli e i dubbi che appena ieri avevo, si dissolvono.
Quei due si amano. Su di lui non ho alcun dubbio ed ora neanche su di lei, anche se forse deve ancora accorgersene.
 
Poi l’inquadratura cambia all’improvviso. Ora sullo schermo ci sono Johanna, Blight e i due vincitori del Distretto 3, mi pare si chiamassero Wiress e Beete.
Per un attimo mi chiedo cosa ci facciano quei due insieme a Johanna e Blight, poi mi dico che se Jo ha accettato di stare con loro, allora qualcosa valgono.
Procedono non molto veloci, dopo una prima occhiata mi accorgo che l’uomo, Beete è ferito e rallenta il gruppo, Johanna di tanto in tanto si ferma per sbraitargli contro in tono più comprensivo che può che deve tenere duro.
Tutt’un tratto il cielo viene squarciato dai lampi, tutti esultano, io e Sam tiriamo un sospiro di sollievo, sta per piovere, finalmente acqua, anche Finnick e gli altri saranno felici.
Poi succede qualcosa di molto strano.
Comincia a piovere sì, ma non è acqua quella che scende dal cielo, rossa e appiccicosa quella pioggia in pochi secondi ricopre tutto quello che c’è.
-Sangue – grida Johanna, poco prima che scivoli sul terreno rosso e la bocca le si riempia impedendole di parlare.  Procedono a tentoni, gli occhi coperti di rosso gli impediscono di vedere dove stanno andando.
Poi all’improvviso Blight viene sbalzato all’indietro.
Che diavolo è stato?
‘Oh Jenna, purtroppo sai bene cos’è stato’
Oh no.
Proprio quello che è successo a Peeta, soltanto che stavolta non c’è Finnick.
Blight è lì a terra, immobile, nessuno accorre in suo aiuto e come potrebbero? Non riescono a vedere niente. Calde lacrime iniziano ad uscirmi dagli occhi. Mi alzo in piedi. Urlo contro lo schermo. Ma niente, il sangue che ricopre i loro occhi impedisce agli altri di vedere Blight a terra.
Alla fine Johanna ci inciampa sopra, gli mette le mani in faccia, lo riconosce. Dalla sua bocca escono mugolii strozzati, questa pioggia sanguigna le ha anche levato la possibilità di urlare, le lacrime non riescono ad uscirle dagli occhi, le grida trovano la bocca intasata di sangue.
Ma i miei occhi e quelli di Sam possono ancora piangere, le nostre bocche si possono spalancare per urlare il nostro dolore e lo facciamo, anche per Jo.
 
Non è possibile. Non può essere. Non può essere morto, non in questo modo.
La pioggia sanguigna cessa di venire giù, il corpo rosso di Blight è ancora là immobile e noi non abbiamo la forza di staccare gli occhi dallo schermo, non abbiamo la forza di accettare che non respiri più, che sia morto.
Per fortuna Johanna è molto più forte di noi, con dentro le lacrime mai versate e le urla mai uscite, raccoglie ciò che rimane della sua squadra e cerca di andare avanti. È stanca, si capisce, in più deve trascinare Beete e Wiress non l’aiuta di certo, penso sia impazzita per lo shock, cammina in tondo continuando a ripetere “Tic, tac” come se quelle due parole potessero cambiarle la vita.
-Smettila! Zitta, basta, stai zitta! – sbotta ad un certo punto Jo lasciando cadere a terra il corpo inerme di Beete, Wiress sembra calmarsi un attimo, poi ricomincia la sua filastrocca saltellando da tutte le parti.
Non so dove Johanna, nelle sue condizioni, trovi la forza di ignorarla, comunque lo fa, riprende in spalla Beete e ricomincia la sua marcia disperata.
Ho paura per Jo, ho paura che non ce la faccia, che non regga la stanchezza, che ad un certo punto si accasci per terra e non ritrovi l’energia per alzarsi ed in quel caso chi potrebbe aiutarla? Se qualcuno li attaccasse in questo momento, chi potrebbe salvarla? Nessuno, è sola, completamente sola. Beete è ferito e Wiress è impazzita, Jo, la mia amica, è sola.
Ma lei è più forte del previsto, lei non molla,  continua a camminare ed anche se ogni passo le costa una fatica enorme, anche se ad ogni passo è sempre più lenta, lei non molla.
Ad un certo punto però la fatica è troppa, Beete crolla sulla spiaggia, Johanna sbatte un pugno per terra frustrata, Wiress continua a girare in tondo ripetendo sempre le stesse parole, Jo in un attacco di rabbia si volta e la atterra con uno spintone, non ce la fa, non ce la fa più.
Oh no, no Jo, non ora, non ancora!
 
All’improvviso si sente una voce in lontananza e una figura esce dalle fronde – Johanna! – chiama, il volto di Jo si illumina – Finnick! – risponde lei urlando. Dopo poco escono anche gli altri dalla giungla e raggiungono il terzetto sulla spiaggia.
 
Salto in piedi dalla gioia e abbraccio forte Sam. Ce l’ha fatta, li ha trovati, ora Jo non è più sola!

 
  
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