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Autore: silvians    23/07/2013    2 recensioni
Solo un gruppo di ragazzi, in una semplice cittadina inglese, Bristol.
Solo una vita crudele, rude, da prendere per come si presenta, con una sigaretta in mano ed un sorriso finto in volto.
Solo sogni chiusi in fondo ad un cassetto, paure da dare il tormento, alcool e droga sono il pane quotidiano, liti e problemi a far compagnia.
Solo emozioni, adolescenti, amori, passioni, bugie.
Ma se c'è una cosa che non manca è il divertimento, quello sfrenato, l'adrenalina.
«Oh baby, baby, it's a wild world. It's hard to get by just upon a smile.»
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.

- Che cazzo stai facendo?!

La sua voce rotta aveva appena perforato il timpano di Ed e questo non lo faceva del tutto impazzire di gioia, soprattutto per la situazione in cui si trovava.
Avvinghiato al seno di Fannie, così preso da non ricordarsi più di Chloe, la sua ragazza, quella che in qualche secondo lo avrebbe mangiato vivo, ridotto all'osso e poi sarebbe andata via soddisfatta senza alcun rimorso se non con un grande, enorme, buco proprio lì in mezzo al petto che non avrebbe mai saputo colmare.
Ogni volta che qualcuno la lasciava sentiva quella ferita bruciare, come se si stesse infiammando con un accendino, di quelli con qualche donna nuda in una posizione sexy stampata sopra.
Adesso bruciavano solo i suoi occhi. Non voleva piangere, non poteva, non davanti a quei due.
Eppure non vedeva che un ragazzo strafatto, probabilmente ubriaco e privo di qualsiasi cognizione di causa, troppo perso nell'idea di una folle scopata con la sua migliore amica per rendersi conto del casino che aveva appena combinato per via della sua indole di ragionare con il pene più che con il cervello, se ne avesse davvero mai avuto uno.
I suoi occhi, persi nel vuoto, ora si chiudevano, ora si aprivano. E le sue pupille, così dilatate per via della droga, non le erano mai sembrate così nere in contrasto con le sue enormi e verdi iridi che l'avevano tanto fatta sbarellare per lui.
E Fannie, l'amica di infanzia, quella con cui aveva limonato la prima volta solo per provare, per capire come si facesse, quella con cui aveva provato la prima sigaretta e poi la prima canna ed infine il primo ragazzo.
Non Ed, ovvio, per lei era stato uno dei tanti. Per Chloe forse no, anzi sicuramente non lo era.
Ma sapeva che un giorno sarebbe successo, solo non credeva sarebbe stato così presto o così doloroso.
In realtà credeva che lui fosse solo l'ennesima cotta e lei l'ennesima stronza, ma adesso che sentiva di nuovo lo stomaco aggrovigliarsi riusciva a sentire che non era così. Era qualcosa di più e questo le faceva ricordare quando aveva deciso che niente l'avrebbe più scalfita, niente più amore, amicizia, dolore. Solo fumo, alcool e pasticche.
Poi era caduta nella trappola del 'una botta e via', che di lì a poco era diventato 'proviamoci' fino a diventare un 'ti amo'. 
Ma anche questa volta aveva decisamente sbagliato ragazzo a cui dichiararsi e soprattutto aveva sbagliato l'amica a cui presentarlo.
Cosa si aspettava? Che Fannie con le sue grandi tette e le sue forme perfette ed i suoi occhi cerulei non ci avesse provato con lui?
Forse glielo aveva presentato per questo, per spassarsela in tre un giorno. 
Che vomito che le saliva ora, o forse era un tremendo nodo in gola ciò che non le permetteva di parlare.
Intanto gli occhi erano ancora fissi su di lei, adirata e piangente come mai l'avevano vista. 
Si avvicinò e, senza pensarci troppo, diede un pugno con tutta la forza che aveva in corpo sul viso che fino al giorno prima aveva accarezzato sussurrando parole dolci.

- Stronzo.

Non aveva più parole da dedicargli, neanche a quella che aveva da sempre considerato come la sorella che non aveva mai avuto.
Voleva solo voltarsi e trovarsi nella sua camera, da sola, lì dove avrebbe potuto sfogare le sue lacrime, lasciarle scendere come un fiume in piena perchè sapeva bene che appena nessuno l'avrebbe guardata sarebbe successo e sarebbe stato straziante.
Per il momento doveva solo resistere, stringere i denti, voltarsi ed andare via sperando di non rivedere mai più i loro volti.
E forse per 24 ore sarebbe durata, sì, ma poi la compagnia si sarebbe riunita, sarebbero usciti la sera dopo, si sarebbero ubriacati come al solito e lei avrebbe dovuto resistere, avrebbe dovuto tenere duro perchè loro erano gli unici amici, insieme agli altri, che lei avesse mai voluto avere.
Ora non vedeva più gli occhi azzurri di Ed, nè il volto disperato e ipocrita di Fannie che la guardavano atterriti, impauriti della sua reazione, confusi e forse non del tutto pentiti di ciò che era successo anzi forse più dispiaciuti che li avessi scoperti ma non per aver tradito la sua fiducia.
Abbassò la testa, accese una sigaretta e le sue gambe, così dannatamente stanche, cedettero prima ancora che lei potesse rendersene conto e l'asfalto sembrò così freddo e duro al suo sedere che una smorfia di disprezzo si disegnò sul suo volto.
Pochi secondi ed aveva già lasciato il posto ad un pianto isterico, a singhiozzi disperati e ad un paio di mani tremanti tanto da farle cadere la sigaretta.

- Fanculo.

Esclamò quando essa toccò il suolo. Nascose il suo viso tra le ginocchia; aveva freddo ma non sarebbe corso il suo ragazzo a riscaldarla, nè sua madre, nè un amico. 
Era sola, come era sempre stata ed a farle compagnia il vuoto che si portava dentro da sempre, per quanto ricordasse. 
Gelo, sonno, confusione. Quando sarebbe finito tutto ciò? Forse mai.

Intanto, in fondo alla strada, ancora sconvolti Fannie ed Edward realizzavano quel che era appena accaduto. Non che lui avesse mai voluto tradire la sua ragazza, anzi sarebbe stata l'ultima volta che si fossero visti e poi, un giorno, le avrebbe detto la verità e sarebbe stato tutto acqua passata e avrebbe vissuto insieme, felici e per sempre.
Fino al college, ovvio. Da lì avrebbe cominciato una nuova vita. 
Ma forse erano state le enormi labbra di Fannie o i suoi capelli neri a spingerlo a fottersene dei sentimenti e lasciarsi andare. Se gli avessero chiesto chi amasse, la sua risposta sarebbe stata immediata: Chloe. L'amica era solo una botta e via, una vera, insulsa, non come era stata per lui e l'unica ragazza che non avrebbe mai voluto ferire.
Il pugno era stato necessario, anche se doloroso, per fargli capire dell'enorme cazzata che aveva appena fatto. Per questo, appena i suoi occhi, ancora un po' appannati, riuscirono a distinguere le sagome ed i colori si rialzò di scatto con l'unico pensiero di correrle dietro.
Si alzò i pantaloni, mentre richiudeva la camicia correndo lungo il viale, l'unico che probabilmente lei aveva percorso. 
Eppure i suoi occhi non riuscivano a scovarla. Come aveva fatto a perderla? Lei che lo aveva trovato, lo aveva salvato ed aveva dato un senso alla sua vita.
Così come si erano trovati un tempo, sapeva che lo avrebbero fatto anche dopo, anche nei momenti più bui e dolorosi, nella gioia e nel dolore. Loro si sarebbero ritrovati sempre ed i loro occhi sarebbero stati come un rifugio l'uno per l'altra. 
Ecco perchè si sentiva perso ora, senza speranze, come quando ancora Chloe non era diventata tanto importante, come quando ancora credevano di essere solo amici di scopate.
Ma non poteva abbandonarsi all'idea di averla persa, non ora che tutto sembrava andare così fottutamente bene per una volta.

E mentre il suo sguardo cercava in ogni angolo alla ricerca della spenta chioma bionda della sua ragazza, un'altra figura si era di nuovo persa. O forse non si era mai realmente ritrovata.
Tutti credevano che fosse una stronza, una di quelle senza cuore, non una di quelle stupide, per carità, anzi era intelligente, di quelle che avrebbero fatto paura. Non per i suoi voti a scuola, ovvio, quelli erano bassi come del resto lo erano quelli di tutti i suoi amici. Lei aveva quell'intelligenza 'vivace', la malizia e la furbizia, un perfetto binomio per una poco di buono come lei.
Tutti la invidiavano, appunto non solo per il suo fisico. Si era fatta strada a spintoni, a furia di veleno e di cattiverie, ma ci era riuscita. 
Forse anche con qualche servizio di bocca o di mano o di qualsiasi altra cosa il suo bel fisico si fosse potuto permettere o i suoi occhi avessero potuto stuzzicare.
D'altronde nessuno, in quella stupida cittadina priva di alcuna eccellenza, avrebbe potuto fare successo se non con una buona dose di troiaggine. E lei ne aveva fatto buon uso, delle sue capacità nelle materie 'orali'. 
Tutte volevano esserle amiche, solo per stare all'ombra del suo riflettore perchè altrimenti sarebbero state liceali qualunque. Ma con Chloe era stato diverso, si erano trovate da subito, si erano scelte. E, anche se non sembrava, questa volta che l'aveva combinata così grossa, anche lei ci stava soffrendo, sentiva di aver sbagliato e di molto ed avrebbe fatto di tutto per rimediare. Quel dolore, lì, vicino una poppa, quella sinistra. Sapeva bene che era il suo cuore a soffrire e non il reggiseno che aveva messo male per la fretta, perchè qualche lezione di anatomia la ricordava ancora. 

- Cristo.

Imprecò con il suo solito tono arrabbiato. Solo lei poteva serbare tanta rabbia verso il mondo, verso le persone, nonostante tutto ciò che aveva, sebbene tutti la invidiassero.
Chloe lo sapeva perchè, lei sapeva tutto di lei.
Ma adesso Fannie non poteva che rimanere lì, svuotata di ogni passione, sentimento, emozione, brivido. Perfino i baci di prima adesso sembravano svaniti e privi di senso; la sua testa, persa, confusa. Cosa avrebbe fatto ora?
Vedeva Ed lontano qualche centinaio di metri, seduto sul ciglio a fumare, con lo sguardo fisso nel muro al di là della strada, forse anche lui perso.
Si voltò verso la direzione opposta, cominciò a camminare; le scarpe tra le mani, come sempre quando sgattaiolava via colpevole di lussuria, i vestiti ancora in disordine così come i suoi capelli, così come il suo animo.
Che idiota era stata a tradire l'unica persona a cui avesse mai donato il suo cuore, a cui avesse mai svelato ciò che aveva da dare. Forse la amava, più di ogni altra persona al mondo, forse perchè era l'unica persona che aveva in realtà. 

Bastava davvero del sesso a mandare a puttane un'amicizia, un amore? Anni di cazzate, di bevute, di risate e poi un solo stupido atto di sesso riusciva a dividerli così? Loro che avevano camminato fianco a fianco, insieme agli altri, per tutto quel tempo adesso si dirigevano, smarriti, in tre direzioni diverse, poli opposti della stessa ferita. 
Ma era solo una notte, il sole del giorno dopo avrebbe portato di nuovo la solita merda, adesso così rassicurante e paradossalmente meravigliosa, nella loro vita. Forse. 


NOTA DELL'AUTORE:
Bene, scrivo da troppo tempo ormai e le idee mi si affollano così tanto in testa che ho deciso di condividerle con qualcun altro, qualcuno che possa apprezzare e comprendere la mia passione per la lettura e la scrittura.
Quindi, semplicemente, ho deciso di far vivere i miei personaggi e le mie storie. Spero vorrete andare avanti e conoscerle/i tutte/i.
Ah, si. Il titolo, Burning Desire, deriva dalla canzone di una cantante molto importante per me: Lana Del Rey, che Credo che calzi a pennello alle storie che narrerò. 
Ogni capitolo avrà il nome di una canzone che esprimerà il 'succo' della storia narrata in esso. Avevo pensato a fare come nella serie ed intitolarli con i nomi dei personaggi, visto che il concetto è lo stesso: episodi pertinenti ad essi. Ma alla fine, data la mia passione per la musica, sono andata per questa strada. Spero vi piaccia l'idea, quindi enjoy it. 

  
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