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Autore: xhisjuliet_    24/07/2013    7 recensioni
due amici, una ragazza, una scommessa.
«Scommettiamo?» propose Jack.
Matt annuì, stringendogli la mano. «Farò innamorare qualunque ragazza di me e la trasformerò in reginetta del ballo. Ti ricrederai»
Jack rise. «A patto che sia io a scegliere la ragazza»
«Ci sto!»
Matthew Miller e Cheryl Brooks.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non vogliamo parole al vento. Vogliamo mani che ci tengono
e braccia che ci stringono.




«Merda!» sbottai.
Ero arrivata a scuola più in ritardo del solito e di fatto i cancelli erano chiusi.
Sentii qualcuno alle mie spalle ridere. «Fatto tardi Brooks?»
Mi voltai facendo una smorfia. «Ah-ah-ah – imitai una risata – Non sei simpatico,Matt»
Lui rise. «è stato divertente vederti correre per tutta la strada ed imprecare quando hai visto i cancelli chiusi»
Scoppiai a ridere, dandogli una spinta amichevole.
«Ma che ci fai tu qui? Non dovresti essere dentro?» chiesi.
Lui fece spallucce. «Invece sono qui»
«Hai fatto tardi?» chiesi curiosa.
Lui scosse la testa, sorridendomi. «Ti stavo aspettando e dato che non eri arrivata ho deciso di mettermi lì – indicò la panchina – se salti tu scuola, posso farlo anch’io»
Risi. «Sei un’idiota»
Lui annuì. «Lo so – ammise – Dai vieni, andiamo a fare colazione»
Prese la mia mano, intrecciandola alla sua.
Combaciavano perfettamente.
«Cosa prendi?» chiese.
Mi sedetti al tavolino del bar, seguita da lui. «Un cornetto alla marmellata»
Lui annuì, allontanandosi verso il bancone.
«Aspetta qui, altrimenti perdiamo il posto» disse.
Annuii.
Poco dopo arrivò con un vassoio: due cornetti, due caffè e dei tovaglioli.
«Grazie, quanto ti devo?» chiesi.
Lui scoppiò a ridere. «Nulla Cher, offro io»
«Come sempre» borbottai tra me e me.
Addentai il cornetto alla marmellata, buono come lo fa il Milkshake, non lo fa nessuno.
«Perché mi fissi?» chiesi.
Lui rise, poi abbassò lo sguardo. «Non ho mai visto una ragazza mangiare così velocemente un cornetto»
«Ehi – lo ripresi – è buono, scusa se me lo godo»
Lui scoppiò a ridere. «Sei anche sporca!»
Si alzò, venendomi incontro. Prese un fazzoletto strofinandolo sulla mia guancia.
I nostri visi erano vicinissimi, come se i nostri respiri si confondessero.
In quel momento avrei potuto giurare di avere il viso rosso.
«Ecco fatto piccola Cher»
Roteai gli occhi al cielo, allontanandolo.
«Andiamo via?» chiesi.
Lui annuì, posando la tazza di caffè sul tavolo. «Dove andiamo?»
«Non so te ma io torno a casa a dormire»
«Cosa? – chiese – mi sono svegliato ed ora a casa non ci torno»
«Ma io si» risposi.
Lui roteò gli occhi al cielo, poi mi prese per il braccio, trascinandomi via in auto.
«Guarda che posso denunciarti per rapimento» sbottai quando entrò in auto.
Lui rise. «Va bene, aspetto una denuncia allora»
«Dai sono seria Matt – dissi – preferisco tornare a casa»
Lui mi guardò, inarcando le sopracciglia. «Hai paura di passare del tempo con me,Brooks?»
Risi. «Si certo Matt» gesticolai nervosa.
«Quando gesticoli è perché sei nervosa» disse.
«Non lo sono»
«Lo sei invece»
«No che non lo sono»
«Smettila»
«Smettila tu»
Mi voltai dal lato opposto, osservando fuori dal finestrino.
«Andiamo al mare?» chiese.
Lo guardai seria, poi mi voltai di nuovo verso il finestrino.
«Dai ti prego» continuò lui.
Roteai gli occhi al cielo, standomene zitta.
«Non credo tu abbia di meglio da fare, dai che ti costa? Ci divertiremo» insistette.
Mi voltai verso di lui, sbuffando. «Va bene, accompagnami a casa, prendo il costume»
Lui annuì soddisfatto.
Fermò l’auto nel vialetto di casa mia. «Aspetta qui»
Entrai in casa, mio fratello era a scuola e papà al lavoro. Presi un costume a due pezzi azzurro e lo indossai, mettendo sopra un jeans ed una canotta, presi un asciugamano e la crema anche se di sole ce n’era poco, misi tutto in borsa e scesi.
«Eccomi» rientrai in auto.
Lui era intento a scrivere qualcosa sul cellulare e a sorridere.
«Oh – disse lui – scusami, scrivevo un messaggio a Jack»
Annuii, posando la borsa ai piedi.
«A cosa pensi?» chiesi.
Il tempo che arrivammo da casa mia alla sua era stato in silenzio.
«Nulla.. – rispose titubante – ora mamma mi ammazzerà»
Risi. «Aspetto qui»
«No – disse – vieni»
Annuii, seguendolo in casa. «Aspetta qui»
Mi sedetti sul divano in pelle, così come lui aveva detto. Sentii urlare qualcosa dalla cucina, evidentemente Matt urlava con la madre, arrabbiata del fatto che lui non sia andato a scuola.
Salì le scale, ignorando completamente il fatto che fossi lì.
La madre di Matt entrò nel soggiorno, avvicinandosi.
«Salve signora Miller» la salutai sorridendo.
Lei mi guardò e fece una smorfia. «Senti Kate, smettila di girare intorno a mio figlio,okay? Lui merita molto più di te e lo stai solo distraendo dalla scuola, dallo sport e dagli amici.»
«Mi chiamo Cher – iniziai – e non sono io che distraggo suo figlio!»
«Cosa vuoi che importi! – disse alludendo al mio nome – Ah no eh? Allora dimmi: con chi è che ha passato questi pomeriggi trascurando lo studio? E poi con chi è che non è andato a scuola e che sta per andare al mare?»
La voce di Matt mi salvò da quella situazione. «Arrivo Cher» urlò dal piano di sopra.
Che donna odiosa.
«Di certo io non costringo Matt a fare ciò che fa» sbottai alla madre.
Che poi era lui che mi cercava costantemente!
«Eccomi – scese Matt – di cosa parlavate?»
«Nulla» risposi.
«Andiamo?» chiese.
Annuii prendendo la sua mano, ricevendo un’occhiataccia dalla madre di Matt.
Entrammo in auto, accese lo stereo.
«Successo qualcosa? – chiese d’un tratto – ti vedo pensierosa»
Scossi la testa. «No, non è successo niente»
Lui annuì, portando lo sguardo sulla strada. «Okay..»
Iniziò a canticchiare la canzone di Rihanna, we found love, lo seguii a ruota, amavo quella canzone.
Dopo circa un’ora e mezza arrivammo, parcheggiò l’auto vicina ad un’altra.
«Andiamo»
Scendemmo, raggiungendo la riva. Era deserta se non per qualcuno in lontananza. Del resto il venerdì mattina di metà maggio non è che potevamo trovarci chi sa quanta gente.
Posammo le borse e cacciammo i teli, lui si sfilò la maglietta, lasciando in mostra il suo fisico perfetto.
«Che aspetti? Spogliati, andiamo a fare il bagno» disse.
Deglutii.
L’acqua ed il nuoto non erano di certo il mio forte.
Sfilai la maglietta e il pantalone, Matt continuava a fissarmi sorridendo, facendomi arrossire.
Maledetto.
Stesi l’asciugamano per terra, sedendomi sopra.
«Ti siedi?» chiese ridendo.
Annuii.
«Non ti va di fare il bagno ora che c’è questo poco di sole? Potrà andare via a momenti..» continuò.
Scossi la testa.
«Vado da solo?» chiese.
Annuii.
Lui si sedette accanto a me, sbuffando. «Ti hanno mangiato la lingua?»
Annuii.
«Dai, cosa c’è che non va?» cinse il mio collo con un braccio, portando la mia testa al suo petto. Rimanemmo così per un po’, era davvero bello stare in quella posizione.
Tra le sue braccia.
«Allora?» chiese.
Alzai lo sguardo verso il suo per poi abbassarlo subito dopo a causa dell’estrema vicinanza.
«Prometti che non riderai?» chiesi.
Lui annuì. «Dai ci provo..»
«Ho paura – ammisi – ho sempre odiato l’acqua e non so nuotare»
Si trattenne dal ridere e questo si notò. «Ammetto che l’avevo pensato»
«Lo so è stupido, ma..»
Mi interruppe, stringendomi più a se. «Tranquilla – sussurrò – anche io da piccolo avevo una paura del genere..»
«Quale?» chiesi curiosa.
Lui sorrise. «Quella di nuotare. Amavo l’acqua e costringevo i miei genitori a portarmi quasi sempre al mare, ogni volta che il tempo lo permetteva e non mi sono mai spiegato il perché avessi paura di nuotare. Entravo in acqua solo se c’era qualcuno con me»
Sorrisi. «E poi? Perciò non vuoi entrare senza di me?» scherzai.
Lui imitò una risata, poi continuò. «Poi l’unico ad accorgersi della mia paura fu mio nonno, i miei genitori sono sempre stati tipi attenti al fatto che io fossi un bravo ragazzo, bello e che frequentassi le persone giuste, non si accorgevano di quando avevo bisogno di loro o di quando avrei voluto parlargli di problemi e paure che avevo, comunque dicevo, mio nonno mi aiutò e d’allora non ho mai più avuto paura»
Ascoltai attenta il suo racconto, abbassando lo sguardo quando parlò della famiglia. «Mi dispiace, per ciò che pensi della tua famiglia, intendo»
Lui mi accarezzò i capelli, sorridendo. «E’ tutt’okay. Tu invece? La tua paura si deve a qualcosa in particolare?»
Annuii, stringendomi ancora di più se possibile a lui. «Da bambina, alle scuole elementari ero in piscina con le insegnanti ed i miei amici di classe. C’era un bambino che mi odiava, e mi spinse, facendomi cadere nell’acqua profonda. Io non sapevo nuotare e non riuscivo a salire a galla. Loro non fecero nulla per aiutarmi, solo quando si accorsero che non stavo scherzando una di loro mi aiutò ad uscire. Fu uno dei giorni peggiori della mia vita e da quel momento non sono mai entrata in acqua, mai mai.»
«Mi dispiace – sussurrò – come si può essere così cattivi?»
Feci spallucce.
Si staccò da me, per mio grande dispiacere. Si alzò, porgendomi una mano.
«Ti va di venire? Ti tengo io» disse.
Lo guardai terrorizzata, poi annuii, stringendo la sua mano.
Ci avvicinammo al mare, l’acqua fredda bagnò i nostri piedi, facendomi rabbrividire.
Mi strinse a se, cingendo con un braccio il mio fianco.
«Sei bellissima» disse d’un tratto.
Risi. «Così – mi indicai – Non credo proprio»
«Fidati – rispose – sei bellissima anche con i capelli spettinati a causa del vento ed anche quando tremi a causa del freddo o forse della paura di entrare in acqua.»
Arrossii, abbassando lo sguardo.
«Anche quando arrossisci..» continuò.
Strinsi la sua mano, ormai l’acqua arrivava fino alle ginocchia ed il mare non era molto calmo, quindi le onde rendevano tutto più difficile.
«Matt sappi che se mi lasci sola e mi succedesse qualcosa io ti ammazzo!» sbottai.
Lui rise. «Se muori come fai ad ammazzarmi?»
«Un modo lo troverò» risposi.
Un’onda enorme ci colpì, bagnandoci tutti.
Saltai in braccio a Matt, sembravo un panda. Avevo le gambe intorno alla sua vita e le braccia sulle sue spalle, con la testa appoggiata nell’incavo del collo. Lui appoggiò le mani sotto alle mie cosce anche se non mi teneva non sarei caduta, avvinghiata a lui com’ero.
Lui scoppiò a ridere, continuando a camminare.
«Penso che qui vada bene, non c’è bisogno di allontanarci di più» dissi.
Lui continuò a ridere. «Fifona»
Lasciai Matt, appoggiando i piedi sulla sabbia, l’acqua arrivava sotto al mento, mentre a Matt più in giù.
«Non è giusto, sei più alto» sbottai.
Lui rise, camminando all’indietro, lasciandomi sola.
Un’onda enorme si avvicinò, facendomi andare sotto. Strofinai le mani sulla faccia e aprii gli occhi, Matt rideva.
«Coglione!» lo schizzai.
«Cher – disse ridendo – dovresti saltare un pochino quando ci sono onde grandi,almeno non rischi di andare sotto ogni volta»
Delle goccioline di acqua cadevano lungo il viso, era perfetto.
«ti odio, sappilo» sbottai.
Mi schizzò, e così iniziò una vera e propria guerra.
Si avvicinò, abbracciandomi. Allacciai le gambe intorno alla sua vita, sorridendo.
«Usciamo?» chiesi.
Lui annuì, mettendomi giù. Allacciò la sua mano alla mia, poi camminammo verso la spiaggia.
Avevamo molte volte intrecciato le dita, eppure ogni volta era sempre viva la stessa sensazione e lo stomaco in subbuglio.
Prese l’asciugamano, l’appoggiò sulle mie spalle, poi fece lo stesso.
Iniziai a tremare, non c’era molto sole.
«Hai freddo?» chiese.
«No guarda – dissi ironica – tremo perché ho fame»
Lui rise, abbracciandomi.
Avrei potuto farci l’abitudine.
«Decisamente molto meglio di sei ore a scuola» disse all’improvviso.
Risi. «Già..»
«Fortuna che domani non c’è scuola» disse.
Annuii. «Ti va una corsa?»
Lui annuì, alzandosi. «Chi arriva prima a quel palo vince»
«E cosa ci guadagno se vinco?» chiesi.
«Chi perde offre da bere all’altro. Ci stai?» chiese.
Annuii, stringendogli la mano. «Ci sto»




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Ciaaaaaaaaaaaaao.
Grazie mille per le recensioni e chi ha messo la storia tra preferite/ricordate/seguite, 
mi rendete felicissima di continuare la storia c:
Spero che il capitolo vi piaccia, lasciatemi una recensione<3
Alla prossima(:

  
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