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Autore: mofos_cinnamon    24/07/2013    1 recensioni
Un cuore che ama rimane appeso ad un filo di ragnatela, che ondeggia lento dentro il petto, in attesa del miracolo. Lui aveva di fronte l'artefice di quel miracolo.
“Vorresti uscire con me?” Disse agitato come non mai. Lei lo guardò con aria interrogativa e arrossendo rispose con un sospiro.
“Non mi stai... prendendo in giro? Insomma, anche se mi piaci, non significa che tu possa avere chissà quali pretese su di me.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Cameron, Kim
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Due anni prima.


La giornata era iniziata alla grande. L'inizio perfetto fu la magnifica A che giaceva sull'immacolato compito. Matematica, naturalmente. Il non essere notata da nessuno, aveva giovato ancor di più alla sua bellissima giornata.
A scuola era solita stare per conto proprio, intenta a leggere ed ascoltare musica, isolandosi così da tutta la gente che le stava attorno.
Kim faceva parte della scuola ma non massa di studenti che pensava soltanto alla moda ed a come apparire il più “in” possibile. Molti la definivano un'asociale, ma a Kim piaceva definirsi una solitaria anonima.
Accanto a lei erano sedute due ragazze se qualcuno di esterono avesse osservato le differenze tra di loro: Kim era vestita, per non dire infagottata, con abiti pesanti, mentre le altre die erano vestite con delle semplici minigonne e calze che sembravano tessute da un ragno.
Non che ce l'avesse con loro perchè si vestivano in quel modo, anche se fuori c'erano due gradi sotto zero, anzi le invidiava perchè riuscivano a non rimanerci secche con quel tempaccio, ma era inorridita dai discorsi "profondi" che le loro bocche emettevano.
"Sabato sera mi faccio Jared, costi quel che costi!" Disse la bionda di turno, tirando fuori dalla borsetta uno specchietto che utilizzò per incipriarsi il naso.
Sollevando gli occhi al cielo, alzò il volume della canzone per non sorbirsi i discorsi inutili di quelle ragazze che al posto del cervello si ritrovavano due criceti fin troppo pigri.
Osservò il cielo grigio, notando che molto probabilmente, se la temperatura si fosse alzata di altri sue gradi, avrebbe nevicato.
Sperava che non accadesse da lì a poco. Non che abitasse molto lontana ma lil vento fresco invernale di solito le congelava la faccia, facendola sembrare una donna uscita da poco dalla clinica chirurgica con il botox appena impiantato nei sui muscoli facciali.
Non era uno spettacolo allettante.
Avrebbe fatto una passeggiata lunga venti minuti, in cui si sarebbe goduta quei fiocchi di neve candida.
L'ultima ora della giornata era matematica, per cui lei aveva un debole, perciò lentamente si alzò, lasciandosi alle spalle due ragazze tremanti e ancor più bianche.
Sorridendo, camminò senza badare a niente ed a nessuno.
La sua aula si trovava in fondo al corridoio ed i suoi libri erano sostenuti saldamente dalle proprie braccia, ma non aveva fatto i conti con la furia che regnava i corridoi della scuola.
Jared Cameron, o meglio sono-figo-non-me-la-tiro-troppo, scappava inseguito dal suo migliore amico Simon, che sicuramente aveva preso male qualche sconfitta appena incassata dal suo amico troglodita.
Lei non sopportava quella “banda” di tempisti, i fighi della scuola, di cui tutte le ragazze erano invaghite, specialmente lui,il troglodita numero uno: Jared.
Come sempre lui non aveva fatto i conti giusti: lei essendo piccola di statura e non molto pesante, anche una piccola spinta, per Kim, poteva essere fatale.
Successe anche quella volta: si ritrovò a salutare calorosamente il pavimento della scuola, rubandoli persino un bacio fugace.
Sospirando, cercò di alzarsi da terra senza nascondere l'espressione infastidita, ma non aveva fatto i conti con la persona che l'aveva travolta: le pupille scure di Jared la stavano fissando sorprese, gli occhi quasi lucidi e il respiro affannato per la corsa appena sostenuta, gli donavano un aria sbarazzina, senza pensieri.
Forse fu quello che fece scattare la scintilla del suo interesse, ma essendo timida, riservata e impaurita dai maschi, la sua reazione fu spropositata: indietreggiò velocemente, rischiando di amoreggiare ancora col pavimento.
Forse erano destinati l'uno al altro, il pavimento e lei.
Dopo averla guardata ancora di sfuggita e chiedendole scusa fugacemente, Jared ripartì nella sua folle corsa contro il tempo.
Restò imbambolata per due minuti interi, cercando di ricompattare i suoi pensieri e di rimettere in funzione il cervello.
Possibile che solo un'occhiata e neanche tanto a accurata avesse mandato in subbuglio i suoi pensieri?
La risposta arrivò poco dopo, quando a terra trovò un piccolo pezzo di strofa: un fazzoletto.
La campanella suonò in quel momento, svegliandola da quella trance, ma non prima di darsi mentalmente della rincitrullita.
Cristo, lei, la famigerata Kim, si era presa una cotta per qualcuno? Grazie ad un occhiata?
Non era possibile.
Spaventata da se stessa camminò lentamente sul corridoio semivuoto, con il fazzoletto inamidato di quel ragazzo, che fino a poco tempo prima lei stessa chiamava “cavernicolo dalle maniere indecenti”. La tentazione di annusarlo fu più forte di lei, e guardandosi attorno per accettarsi che nessuno la stesse osservando, lo portò al naso ed annusò.
Il profumo era indescrivibile: l'ammorbidente era solo una nota di sottofondo, mentre il profumo principale era quello dei boschi in primavera.
-Sì, sono ridotta proprio male.-
Quel fazzoletto, che riportava le sue iniziali sul angolo della stoffa candida, era diventato una sorta di testimone della sua pazzia interiore.
Lei che si era sempre detta che avrebbe preso le distanze da tutti i maschi che non corrispondevano al suo curriculum mentale, lei che non lo avrebbe neanche guardato di striscio, perché lui era tutto ciò che odiava in un ragazzo: si metteva sempre in mostra, era egocentrico, egoista e pronto a mostrare agli altri il proprio valore.
Fu proprio in quel momento che desiderò con tutta se stessa, di non aver guardato i suoi occhi magnetici e la sua espressione mortificata, ma ancor di più di non sentire il suo cuore accelerare al pensiero di entrare nella classe in cui avrebbero condiviso l'ora di matematica.
-Fregata.-
Fu quello il suo pensiero quando adocchiò Jared che rideva spensierato assieme ad un loro compagno di corso, perché sapeva fin da allora che la sua colossale cotta – allora soltanto agli inizi -, sarebbe peggiorata di brutto.

 



Sono meravigliata. Oltre cinquecento letture? Grazie mille, ancora una volta, per chi mi ha messo tra i preferiti, seguiti, ma sopratutto a chi mi ha recensito.
Siete meravigliose.


 

  
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