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Autore: RingDingDong    24/07/2013    8 recensioni
[BangLo - HimUp - DaeJae]
FF ispirata a tutte le canzoni dei B.A.P fino all'ultima, Hurricane.
Choi Junhong, un ragazzino del secondo anno preso di mira dai bulli solo perchè è gay, un giorno incontra un ragazzo che lo salva da quell'incubo diventando il suo eroe...o qualcosa di più?
Kim Himchan, studente dell'ultimo anno, una sera entra in un bar e lì scatta l'amore. Il suo sarà un sentimento corrisposto?
Yoo Youngjae, appena trasferito a Seoul, scopre di essere in classe con il ragazzo più bello che abbia mai visto. Riuscirà a conquistarlo?
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Himchan, Un po' tutti, Youngjae, Zelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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tadaaaah! Rieccomi con una nuova FF sui miei amati B.A.P :) Eh, no, non ho resistito xD Questa volta mi sono ispirata a...TUTTE le loro canzoni xD dalla prima, Going Crazy, all'ultima, Hurricane. Sì, sono pazza D: 27 capitoli solo per voi <3 Però dovrete accontentarvi, le canzoni sono quelle che sono, non posso cambiarle LOL la FF sarà alternata fra i tre pairing con 9 capitoli ciascuno. Bene...ed ora che abbia inizio il mio inferno! *corre a finire il secondo capitolo*
Buona lettura, RingDingDong <3
PS: essendo che mi sto trasferendo, penso che per un periodo sarò senza Internet, ma in caso vi avvertirò in anticipo:)
PPS: se possibile cercherò di postare almeno una volta a settimana xD 
 


Destiny

 
Warrior 
 
POV Zelo
Le vacanze sono ormai finite, è tempo di tornare a scuola. Ogni anno mi chiedo sempre: perchè i giorni di scuola passano così lentamente mentre quelli di riposo non ti accorgi nemmeno che sono già terminati? Ma cosa me lo chiedo a fare, tanto devo subirmi ancora molti anni di tortura prima di poter essere libero. E non solo dalle lezioni noiose, anche da tutti quei ragazzi più grandi e grossi di me che si divertono a prendermi in giro, a picchiarmi, a mettermi in ridicolo, a umiliarmi solo perchè sono un piccolo e indifeso omosessuale. Per fortuna quello che mi mette più paura, quel ragazzo del quinto anno che se ne sta sempre per conto suo (e che non vorrei mai essere proprio io lo sfortunato a fargli compagnia!), lui non mi ha mai toccato, nemmeno guardato. Solo a vederlo ti viene d'istinto allontanarti il più possibile...e in fretta! Non ha per niente la faccia del ragazzo buono e tranquillo! Ma questo è un anno nuovo, non devo preoccuparmi di quei bulli, tanto...non cambierà assolutamente niente!
Oltrepasso il cancello del cortile attirando subito l'attenzione degli altri che mi guardano con disgusto, entro nell'edificio e mi dirigo a passo veloce verso la mia classe, stranamente non incontrando nessuno che mi importuna. Eccola, la porta dell'inferno. Quando sarò dentro i miei compagni mi guarderanno male, faranno in modo di non sedersi accanto a me, mi prenderanno in giro, parleranno tra di loro delle loro idee oscene su quello che faccio nella mia vita privata e di chissà cos'altro. Abbasso la maniglia spingendo quel grande oggetto di legno e facendo il primo passo verso la mia distruzione. Aranciata, coca cola, latte, succo, pomodori e non so cos'altro finiscono sulla mia faccia e suoi miei vestiti. Sono completamente fradicio, appiccicoso, puzzolente e sporco. E' così che dovrebbe essere il primo giorno? In tutte le classi c'è lo sfigato di turno che subisce queste cattiverie? 
Abbasso lo sguardo, indietreggio, mi volto, inizio a correre, piango. Ecco la mia routine quotidiana. Faccio più queste azioni che tutto il resto messo insieme. Non so bene dove mi sto dirigendo, sono ancora scosso, mi basta allontanarmi da loro. Corro, corro sempre più veloce, finchè non mi scontro in qualcosa o in qualcuno e non cado a terra. Apro gli occhi massaggiandomi il punto della testa che mi fa più male, alzo lo sguardo per osservare il mio ostacolo.
 
Choi Junhong, sei ufficialmente morto.
 
Proprio quel ragazzo, quello con le labbra carnose, alto, le spalle larghe, lo sguardo sempre serio e cattivo. E' proprio quello del quinto anno, l'unica persona che ho sempre sperato mi stesse alla larga e che non mi usasse come sua vittima. Proprio contro di lui dovevo andare?
- S-Scusa, n-non ti avevo v-isto. - pronuncio quelle parole con voce tremante, la paura in gola. Mi chino in segno di scuse pregando tutti gli dei che non gli venga la strana idea di alzarmi per la maglia e sbattermi al muro, poi, notando la sua mano a pochi centimetri dal mio viso che si avvicina lentamente, mi alzo in fretta e corro verso il bagno. Sono salvo, non mi ha seguito! Apro veloce l'acqua del rubinetto e mi risciacquo la faccia, provando anche a pulire i vestiti ormai rovinati. Bell'inizio per il primo giorno di scuola!
 
Il suono della campanella annuncia l'inizio dell'intervallo, ma io non vado a mangiare come fanno tutti gli altri. E' una cosa che odio, andare in mensa permettendo a tutti di guardarmi male e sfottermi, non sono abbastanza forte per sopportarlo. Invece, prendo il mio solito pranzo al sacco e corro in palestra mangiandolo, anche se, in realtà, non ho molta fame, poi accendo lo stereo e inizio a ballare. Nessuno capisce la mia passione per la musica, quando mi vedono ballare hanno solo delle scuse in più per tirare in campo la mia omosessualità paragonandomi ad una "femminuccia", per questo danzo di nascosto durante la pausa pranzo. Quando, invece, mi dedico a migliorare il mio rap o il mio beatbox mi prendono in giro dicendomi che non potrò mai nemmeno sembrare ad un "vero" uomo, ovvero etero. Da quando la musica ha a che fare con le preferenze sessuali della persona?
Lasciamo perdere, la musica ha ormai rubato i miei pensieri. Non mi importa più di quei bulli, esistiamo solo io, la musica e il ballo. Seguo il ritmo, canticchio le parole, mi muovo come nessun'altro in questa scuola sa fare, mostro il mio talento al pubblico immaginario finchè la canzone non si stoppa. Mi guardo attorno cercando di capire, non sarebbe dovuta finire così. Infatti, sono solo quegli idioti che non mi vogliono lasciare in pace. Ora cosa dovrò subirmi? Si avvicinano in due e mi trascinano con loro, non mi ribello nemmeno da quanto ne sono abituato. Il terzo si occupa di tapparmi la bocca con del nastro per poi passarlo agli altri che, mettendomi a testa in giù, mi appendono al muro ben fisso, in modo che non possa liberarmi nè chiamare aiuto. Non appena scompaiono dal mio raggio visivo tornando alle loro cose, cerco di strappare il nastro agitandomi invano, provo a mordere quello sulla mia bocca ma è impossibile. Sono bloccato qui, devo aspettare qualche professore e, nel frattempo, inventarmi qualche scusa. Ma quale scusa potrebbe esistere? Stavo giocando col nastro e, non so come, sono finito per auto-appendermi al muro? Ridicolo!
E' qualche minuto che sono qui in questa posizione, il sangue è sceso alla testa facendomela iniziare a girare. Non mi sento bene, se non scendo da qui subito rischio di perdere coscienza. Mi sforzo a mantenere gli occhi aperti, mi guardo attorno. La vista si fa annebbiata, vedo solo un'ombra grande e scura avvicinarsi a me, ma non ho la più pallida idea di che cosa o chi sia. Arriva proprio davanti a me, riesco a distinguire dei vestiti. Il nastro che mi impediva di chiamare aiuto viene strappato dandomi la sensazione di aver perso anche parte della pelle, poi anche l'altro viene tolto liberandomi. Sono a terra, sdraiato, con il respiro quasi inesistente. Inizio a riprendermi, posso notare qualcuno che mi parla. Sarà un professore. No, non ricordo nessun insegnante con quel viso. Lo osservo attentamente, studiandone i tratti, riconoscendoli, terrorizzandomi. E' ancora lui, quel ragazzo con cui mi sono scontrato questa mattina, l'unica persona con cui non voglio avere a che fare. Mi alzo velocemente, barcollando, e corro verso l'uscita della palestra, anche se faccio fatica a stare in piedi e ad andare dritto. Continuo a correre, senza fermarmi, seminandolo. Non voglio prenderle anche da lui. Arrivo finalmente nel cortile, nascondendomi dietro la scuola, dove non c'è nessuno. Mi siedo finalmente tranquillo appoggiandomi al muro, ascolto il suono piacevole degli uccellini, mi godo il vento fresco e il profumo dell'aria aperte. Solo quando sono a casa posso rilassarmi così, ma penso di aver parlato un po' troppo presto. Quando apro gli occhi non vedo altro che quei miei compagni di classe che non vedono l'ora di mettere le loro luride mani sul mio fragile corpo. Non li imploro, non chiamo aiuto, non scappo, resto qui, stretto alle mie gambe, ad aspettarli.
 
POV Yongguk
Cammino tranquillo verso la mia "nuova" classe, non avendo la più pallida idea di dove sia. La verità è che sto vagando a casaccio in questa prigione, chiamata più comunemente "scuola". Nonostante la campanella stia per suonare e annunciare l'inizio delle prime lezioni di quest'anno, il mio Ipod è ancora accesso, le cuffie sono nelle mie orecchie, la musica è al massimo. Non ho mai capito perchè ce lo fanno spegnere durante la lezione, è il modo migliore per potersi rilassare durante tutto quello stress che i professori chiamano "cultura". 
Gente o sconosciuta, o forse li conoscono ma per me è impossibile ricordarmi di tutti, mi passa accanto, alcuni salutandomi, altri guardandomi male, altri ancora standomi alla larga. Io continuo per la mia strada senza meta non badando a loro. Solo la canzone nel mio Ipod è degna di attenzione. Non bado a nient'altro, finchè non vedo quel ragazzino tutto sporco di chissà cosa correre in giro allontanando tutti, senza nemmeno guardare dove va e, ancora prima che me ne possa accorgere, finire proprio contro di me. Io non mi faccio niente, ma lui cade a terra facendo un bel botto quando sbatte la testa al suolo. Non ho la più pallida idea di chi possa essere, sicuramente del primo o del secondo anno, ma una cosa è certe: è una delle tante vittime sfortunate di questa assurda e inutile scuola. E' pieno di bulli e, di conseguenza, di ragazzi come lui. Quando finalmente alza lo sguardo e mi osserva, nei suoi occhi si fa strada la paura e, immediatamente, si china davanti a me.
- S-Scusa, n-non ti avevo v-visto.
La sua voce è tremante, piena di terrore. Faccio così paura? Mi abbasso allungando una mano intento, nonostante il disgusto, ad aiutarlo ad alzarsi, ma mi precede correndo via, solo lui sa dove. Per un momento rimango shockato a guardarlo allontanarsi, ma il suono della campanella me lo fa dimenticare completamente, tornando alla ricerca della mia classe.
 
La mensa è completamente piena, la fila è lunghissima. Ora che sarò riuscito a prendere qualcosa da mangiare l'intervallo sarà già finito. Non ricordavo che, l'anno scorso, ci fosse così tanta gente. Per fortuna, questo è il mio ultimo anno, non dovrò più mangiare le cose schifose cucinate qua dentro e, tanto meno, essere circondato da sfigati e ragazzini viziati che se la tirano. Potrò iniziare la mia vera vita. 
Alcune grida attirano l'attenzione degli studenti e anche la mia. Il soliti due che si picchiano per una ragazza. Che stronzate sono? Perchè fare violenza solo per amore? Tanto non durerà, lo sanno benissimo pure loro. Vogliono solo farsi fighi davanti agli altri facendo capire che loro sono superiori, ma perchè? Solo perchè riescono a lanciare un paio di pugni e di calci? Solo perchè creano qualche livido sulla faccia dell'altro? Che senso ha? A vedere quella scena mi è pure passata la fame. Lascio il mio posto a quello che sta dietro ed esco da quel posto andando verso la palestra. Un po' di musica mi rilasserà. Nell'andare incrocio degli altri sfigati che se la ridono prendendo in giro qualcuno dicendo frasi come "Hai visto la sua faccia?", "Adesso resterà lì tutto il giorno, domani potremo sfotterlo per quanto si è pisciato addosso!". Stronzate. Possibile che non esista una persona matura in questa scuola?
Continuo per la mia strada arrivando alla palestra ed estraendo dallo zaino uno dei cd che porto sempre con me, ma, proprio quando sto per inserirlo nello stereo, vedo di nuovo quel ragazzino incrociato questa mattina, quello tutto sporco e puzzolente. Questa volta è appeso ad un muro con del nastro. Gli hanno tappato pure la bocca. Quando mi avvicino posso notare che è già mezzo andato, fa fatica a tenere gli occhi aperti. Con questo hanno esagerato, può essere pericoloso. Se fossi arrivato solo pochi minuti dopo sarei stato costretto a chiamare l'ambulanza. Scacciando tali pensieri, mi affretto a liberarlo e a stenderlo a terra cercando di farlo riprendere, ormai quasi privo di coscienza. 
- Hey! Svegliati! - provo a colpirgli piano la faccia ottenendo qualche risultato. - Chi è stato? Chi ti ha appeso al muro?
Comincia a guardarsi attorno, sembra non capire. Ad un tratto ferma lo sguardo su di me, continua ad osservarmi finchè non posso vedere di nuovo il terrore nei suoi occhi. Inpacciato, si alza e corre via, a stento riuscendo a stare in piedi. Non capisco perchè abbia paura di me, ma almeno un grazie poteva dirmelo. In ogni caso, non posso lasciarlo andare in giro in quelle condizioni, chissà cosa può accadergli se cade. Mi rimetto in piedi e lo seguo chiamandolo, ma non ha la minima intenzione di fermarsi. Quel moccioso è veloce nonostante le sue condizioni!
Arrivo nel cortile certo che sia venuto qui ma non lo vedo da nessuna parte. Provo a chiedere in giro senza ottenere una risposta positiva. Comincia a cercare in giro, ovunque, e non lo trovo ancora, finchè non mi viene in mente l'unico posto che non ho ancora guardato. E' dove andavo sempre io durante i miei primi anni di scuola quando volevo togliermi dai piedi tutti quei ragazzini stupidi che mi giravano attorno. Mi dirigo dietro la scuola e...lo trovo! E' lì, seduto a terra appoggiato al muro, a guardare il cielo. Faccio per avvicinarmi, ma qualcuno mi precede. Sono un gruppetto di ragazzi non molto alti, ma con un buon fisico. A giudicare dall'espressione del ragazzino non sembrano essere suoi amici. Infatti, uno di loro inizia a prenderlo a calci seguito dalle risate senza senso degli altri. Ancora bulli. Perchè proprio quel ragazzino?
Stufo di quella vista, corro nella sua direzione prendendo il tizio che lo sta picchiando e lo allontano.
- Lasciatelo stare!
- Oh, ma guarda. La femminuccia si è trovato un ragazzo!
Le loro risate mi irritano. Perchè devono trattarlo in questo modo? Perchè prenderlo in giro? E' solo un ragazzino che vuole imparare qualcosa per avere un futuro, loro, invece, sono solo degli stolti che vogliono prenderle! Ormai non posso tornare indietro e il primo pugno si fa strada da solo verso il viso di quello stronzo. I suoi "amici" restano a guardare per un po' fino a quando uno di loro non si fa avanti ad aiutarlo seguito dagli altri. Incasso qualche colpo, ma ne rendo tanti pure io. Sto il più attento possibile a tenermi alla larga dal ragazzino per evitare che qualche corpo finisca su di lui o, ancora peggio, che venga colpito proprio lui. Fortunatamente, i miei esercizi fisici servono a qualcosa ed ho la meglio contro quel gruppo che scappa alla svelta. Mi fanno male sia le mani che una guancia attaccata stroppo forte, ma, per il momento, non è questo a preoccuparmi. 
 
POV Zelo
Lo osservo mentre combatte, mentre mi difende. Ricordo migliaia di volte le sue parole "Lasciatelo stare!". Quel ragazzo così pauroso, colui che ho sempre temuto che mi avrebbe preso di mira come hanno fatto gli altri bulli, la persona da cui sono scappato tutto il giorno ha solo voluto aiutarmi. Si sta facendo picchiare solo per me, uno sconosciuto. Sta riempendo di botte i miei compagni di classe solo per salvarmi. Non ho mai trovato niente di bello nella storia di Superman, o Batman, o Spiderman, ma in questo momento mi sembra di avere davanti proprio uno di loro. Ai miei occhi pare un eroe che è corso qui per potermi mettere in salvo. 
Quei bulli se ne vanno sopraffatti dalla forza di quel ragazzo. Sono finalmente libero. Lo vedo voltarsi verso di me e guardarmi attentamente. Non ha proprio la faccia dell'eroe, fa ancora paura. Faccio per alzarmi ed andarmene, ma vengo immediatamente bloccato al muro. Mi sta fissando, il suo sguardo non mi piace...o forse sì.
- Non scappare di nuovo, non devi avere paura di me.
 
Come ha fatto a capirlo? E' davvero un eroe?
 
- Perchè quei tipi ce l'hanno con te? - la sua voce è seria, ma, nonostante questo, abbasso lo sguardo e non rispondo. So già come andrà a finire se gli dico la verità. La sua mani, però, mi rialza il viso. - Qualunque sia il motivo non riderò di te, promesso. - nei suoi occhi posso leggere sincerità. Non mi sta prendendo in giro, non è come gli altri.
 
Tu..tu sei davvero il mio eroe?
 
- E-Ecco...p-perchè sono...perchè sono g-gay.
Quel suono che odio così tanto, chiamato "risate" echeggia nelle mie orecchie. Lo sapevo che non dovevo dirglielo, ma lui ha insistito ed ora ecco che inizierà a prendermi in giro pure lui. Altro che eroe! E' uno stronzo pure lui!
- Tutto qui? Tutto questo casino solo perchè sei gay? - ecco che comincia a ridere ancora più forte. Come ho fatto anche solo per un momento a pensare che fosse diverso dagli altri? - Ascoltami...- finalmente il suo volto si fa serio, ma la mia opinione non cambia. - Non badare a ciò che dicono. Che te ne frega se ti trovano strano solo perchè a te piace il cazzo e a loro no? Vivi la tua vita come piace a te, non seguire le loro parole.
- C-Come? - faccio ancora fatica a credere alle sue parole. Questo significa forse che non stava ridendo della mia omosessualità, ma...del motivo stupido per cui sono una vittima di bullismo?
- Non c'è niente di male ad essere gay. Anche io lo sono, eppure non mi faccio problemi. - non ci posso credere, no, non è vero! Anche lui è...come me? - Lasciali perdere e vai fiero di come sei. Se mostri loro di essere forte ed orgoglioso prima o poi si stuferanno di darti fastidio e, se così non fosse, torna da me.
Finito il suo discorso mi libera e se ne va al suono della campanella. Io resto fermo qui, immobile, ad osservare quel corpo pieno di forza mentre si allontana.
 
Ho trovato il mio...eroe?
 
Le lezioni per oggi sono finite, tutti se ne stanno andando a casa. Di solito aspetto sempre che se ne vadano tutti per poter uscire indirturbato, oppure vengo trattenuto dai bulli, ma questa volta, dopo aver ripensato alle parole di quel ragazzo, "Vai fiero di come sei, vivi la tua vita come piace a te", ho deciso di uscire per primo seguito dalla mia classe. Continuo a sentire i loro insulti e le loro prese in giro alle mie spalle, ma ciò non mi disturba. Anzi, sì, ma cerco di non farci caso. Cammino provando a tenere la testa alta per tutto il tragitto, non badando agli sguardi indiscreti degli altri, solo alla mia strada. Mi chiamo Choi Junhong, sono gay, mi piace rappare e ballare e non mi importa più del parere degli altri! Ma che sto dicendo? Sì che mi importa, ma non lo vorrei. Le loro parole mi distruggono sempre il cuore, mi fanno stare male. Che ci posso fare? Mi spiace aver deluso quel ragazzo, ma io non sono in grado di far finta di niente.
- Adesso basta! - improvvisamente mi giro urlando, trovandomi davanti quei bulli che mi hanno picchiato, quelli che mi hanno appeso al muro, quelli che mi hanno lanciato bibite e cibo in faccia, quelli che mi prendono sempre in giro. C'è anche lui, quel ragazzo del quinto anno, in disparte, da solo, con in mano le cuffie dell'Ipod che mi sorride e mi fa segno di continuare.
- Sono stufo delle vostre prese in giro! Che vi importa se sono gay? E' una scelta della MIA vita, voi non avete niente a che fare con questo! Smettetela di darmi fastidio, non m'importa più niente delle vostre parole! Lasciatemi in pace! - quante bugie. Perchè le sto dicendo? Voglio sembrare forte a loro o a lui? Perchè non sto semplicemente dicendo la verità svelando il mio malessere? Non è vero che non farò più caso ai loro insulti, anzi, più ne sento e peggio sto. 
- L'hai detto tu, non t'importa più delle nostre parole...frocio! - prima lui, poi gli altri, sembra un coro che continua a ripetere quella parola con disgusto. Le lacrime, di conseguenza, si fanno strada fino ai miei occhi, non riesco a trattenerle, mi rigano il viso.
- Perchè non ve la prendete con me? - quella voce crea il silenzio in quell'edificio e riporta in me il sorriso. Di nuovo, mi sta salvando di nuovo. - Anche io sono gay. Prendetemi in giro, urlatemi contro "frocio di merda"! Forza! - nessuno apre bocca, nessuno osa alzare lo sguardo, sono tutti terrorizzati. - Ammettetelo, voi non lo state prendendo in giro per le sue preferenze sessuali, lo fate solo perchè non sa difendersi. Forza, ditelo! Dite che è così! - ancora niente, nessuno ha il coraggio di farsi avanti. - Fate schifo. Fate tutti schifo! Gli unici che dovreste prendere per il culo siete voi stessi! Andiamo.
La sua mano mi stringe il braccio, senza farmi male, e mi trascina via con lui, mostrandomi un sorriso meraviglioso. E' fiero di me?
 
Le lacrime non sono ancora cessate. Il dolore provocato da quelle poche parole è troppo forte, non sono in grado di sopportarlo, neanche grazie a lui, alla sua mano sulla mia spalla, al suo tentativo di confortarmi. Non sono forte, è tutta un'illusione.
- Te l'ho detto, non devi badare alle loro parole.
- Come faccio? Per te è diverso, non hanno il coraggio di metterti contro di te. Io invece sono come un topo in gabbia, sono sempre sotto tiro.
- Il paragone con il topo mi sembra fin troppo errato. Ne preferirei uno con il guerriero.
- Eh?
- Va bene, facciamo una metafora di questa situazione con la guerra. Se guardi attentamente un film di guerra, ma anche quelli d'azione, il più forte si rivela essere il più debole venendo sconfitto subito. Quello, invece, su cui poni meno speranze, è quello che vince. Sai perchè?
- No.
- Quello apparentemente forte, di solito il più muscoloso e con un aspetto da duro, pone troppa fiducia nella propria forza bruta e sfrutta i punti deboli dell'avversario. La sua troppa sicurezza, però, gli fa dimenticare di avere anche lui dei punti deboli e finisce per perdere. Invece, quello che sembrerebbe più debole, è il più forte, ma non per i muscoli o altro, per quello che porta dentro di sè: un'obbiettivo, un motivo, dei sogni, degli ideali, chiamali come vuoi. Lui combatte per qualcosa e in questo modo riesce a vincere.
- Non riesco a collegare la tua metafora con la mia situazione.
- I guerrieri "forti" sarebbero quei bulli che se la prendono con i più deboli, mentre il vero guerriero, quello che combatte per i suoi ideali, sei tu. Tu hai qualcosa che loro non hanno, è questo a renderti forte. Puoi piangere quanto vuoi, ma riesci ad andare avanti lo stesso. Se non avessi qualcosa dentro di te che ti mantiene in piedi a quest'ora chissà cos'avresti fatto per liberarti da queste torture!
Non sono ancora ben riuscito a capire le sue parole, ma ha ragione. Ho permesso loro di farmi del male, di attaccarmi nel mio punto debole, ma mi sono sempre rialzato ed ho continuato ad andare avanti e a vivere la mia vita. Piangere non serve più, non ora che c'è lui.
- Grazie....?
- Bang Yongguk.
- Io sono Choi Junhong. Grazie, Yongguk-hyung.
 
Bang Yongguk, il mio eroe.




   

 
  
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