‘La Gallina’
era il ristorante preferito di Allison: in
periferia, posizionato lungo una stradina tortuosa come i paesini
siciliani,
buia per l’assenza dei lampioni e completamente silenziosa.
Qualsiasi persona
si sarebbe ben guardata dal visitare quel posto, per paura di
rimetterci la
borsa, e la vita. Chiunque sano di mente avrebbe cambiato rotta e
sarebbe
tornato da dove era venuto, perché all’apparenza,
quella stradina era davvero,
davvero brutta.
A quanto pare Allison non era sana di mente, e nemmeno i
cinque ragazzi che erano con lei.
Allison camminava fiera per quelle strade, salutando di
quando in quando un passante, un venditore ambulante o un commerciante;
dietro
di lei Niall, Zayn, Harry, Louis e Liam camminavano un po’
incerti, stando
attenti a non incrociare lo sguardo di nessuno, troppo timorosi di
finire in
una rissa tra bande, o sotto il coltello di qualche scippatore.
Allison era palesemente divertita dal loro comportamento
e tra sé e sé pregava vivamente di incontrare
Piero, un burbero italiano di due
metri di altezza per due di larghezza, completamente tatuato e che
avrebbe
fatto pisciare sotto il più codardo del gruppo, che lei
scommetteva fosse Liam.
In realtà Piero era un giardiniere, e una delle persone
più dolci che Allie
avesse mai conosciuto, incapace di uccidere una mosca.
‘La Gallina’ era il ristorante del fratello di
Piero,
Oreste, che era l’esatto opposto del fratello: minuto, basso
un metro e uno
sputo e faccia arcigna. Ma aveva due mani in grado di cucinare il
nettare degli
dei, un cuoco di eccezionale bravura.
Quando era più piccola, Allie entrava nella cucina del
ristorante, si sedeva per terra e osservava il cuoco compiere magie e
bestemmiare dietro i suoi camerieri, parlava solo in italiano e grazie
a lui la
ragazza conosceva un ampio repertorio di insulti in quella lingua.
“A-Allison” la richiamò Niall
schiarendosi la voce.
Lei si girò sorridente.
“Vuoi ucciderci per caso?” riprese Niall,
anch’egli
sorridente ma con una traccia di nervosismo sul volto.
Lei non rispose, e anzi entrò nel ristorante facendo
cenno ai ragazzi di seguirla.
L’interno del locale faceva a botte con il fuori: tintura
gialle alle pareti, tavolini con tovaglie a quadri e sedie di legno
davano un
caloroso benvenuto agli ospiti. Musica neomelodica come sottofondo e
lampadari
giganti che illuminavano qualsiasi angolo del ristorante.
I ragazzi si sedettero al tavolo e Allie poteva vedere
chiaramente che i cinque avevano ripreso il colore naturale del volto,
evidentemente sollevati alla vista di quella taverna che di spaventoso
non
aveva niente. Poi in un attimo il volto di uno dei cinque si distorse
in una
smorfia di disgusto alla vista delle posate.
“Oh cazzo. Toglilo, toglietemelo da davanti agli occhi,
Zayn…” disse Liam chiudendo gli occhi e
aggrappandosi al braccio del suo vicino
di sedia.
Allison era all’oscuro della piccola fobia della sua
nemesi, e confusa chiese spiegazioni a Niall.
“Liam è, come dire… Ha paura, schifo,
dei cucchiai”.
In un primo momento la mora pensò stesse scherzando,
probabilmente era un teatrino che i ragazzi avevano preparato per
sciogliere il
ghiaccio, così iniziò a ridere divertita. Si
bloccò qualche secondo più tardi
quando vide che erano tutti serissimi e, anzi, Liam continuava ad avere
gli
occhi chiusi, mentre Zayn toglieva di mezzo il cucchiaio.
“Scherzate, vero?” chiese rivolta a tutti.
Quattro teste negarono in sincronia, mentre Liam riapriva
prima un occhio, poi l’altro.
La mora tornò a ridere, scioccata da una paura tanto
stupida.
E Liam non la prese bene, affatto.
“Cosa c’è di così
divertente?” chiese rivolto alla
ragazza.
“Che cagata colossale!” rispose tra le risate.
“Come si
può avere paura di un cucchiaio? Sai Liam Payne, ti avevo
sottovalutato, sei
molto, molto divertente!” continuò.
Il ragazzo arrossì visibilmente, si poteva vedere quasi
il fumo uscirgli dalle orecchie.
“Mi fa piacere che una mia paura terrorizzante ti diverta
così tanto”
“Mi sento male” continuò Allie tra le
risate, i singhiozzi
e le lacrime agli occhi. “Ma le vostre fan lo sanno? E non
dicono niente? Cioè
io vi prenderei per il culo da mattina a sera!”
“Forse le nostre fan sono un pochino più mature e
non
ridono delle debolezze altrui. Forse eh!” riprese il castano.
“Mi stai dando dell’immatura?” chiese la
mora
riprendendosi all’istante dalle risate.
“L’hai detto tu, dalla mia bocca non è
uscito niente”
“Bene. Oreste?” chiamò il proprietario
“Vorremmo
ordinare, pensavo di far provare ai miei amici il tuo piatto
forte” disse Allie
con un sorriso.
“Arriva subito” rispose Oreste senza un accenno di
sorriso e anzi guardando di sottecchi i nuovi amici di Allison.
Spesero il tempo tra l’ordinazione e l’arrivo delle
pietanze riportando alla memoria il viaggio in Ghana di Allie e dei One
Direction, parlando e ridendo di cosa era successo durante il mese in
cui erano
stati nello stesso villaggio. I ricordi furono interrotti
dall’arrivo di Oreste
e di un altro cameriere che portarono la specialità della
casa: minestra di
verdure con crostini all’aglio.
“Bè, buon appetito!” disse Allison
sorridendo in
direzione di Liam mentre prendeva il suo cucchiaio e si avventava sul
piatto.
Liam scioccato non poté fare altro che mangiare la sua
minestra con la forchetta, dandola vinta alla ragazza che stava
comodamente
mangiando dall’altra parte del tavolo.
“Payne hai
finito?” chiese per l’ennesima volta Allison.
Era passata più di mezz’ora da quando gli altri
cinque
avevano finito la propria minestra, meravigliandosi della
bontà di quel piatto
all’apparenza tanto schifoso.
Mancava solo lui.
Liam la guardò truce mentre raccolse con la forchetta
l’ultima goccia di minestra. Era stata una faticaccia e tra
il caldo del
locale, il caldo della minestra e lo sforzo di mangiare del liquido con
la
forchetta, Liam era una maschera di sudore e questo non fece altro che
aumentare l’ilarità della mora.
“Me la paghi” rispose in un soffio bevendo quanta
più
acqua fresca poteva.
La serata proseguì tranquilla, tra risate –per lo
più da
parte di Allison nei confronti di Liam- scherzi e ricordi
dell’Africa. Giunta
al termine, Niall si avvicinò alla mora.
“Allie, posso accompagnarti a casa?” chiese
sorridente.
“Con piacere” rispose sorridendo in risposta.
I ragazzi pagarono e si allontanarono dal locale, chi in
una direzione, chi in un’altra.
Liam era sempre considerato da tutti il maturo del
gruppo, il più educato, quello che si comportava in modo
adeguato in ogni
situazione, che non si metteva in ridicolo di fronte agli altri.
Cresciuto a
Wolverhampton, da genitori amorevoli che non fecero mancare al figlio
un’educazione degna di questo nome: scuole private, corsi con
madrelingua
diversi, catechismo e sport: l’equitazione per
l’equilibrio, il karate per
l’armonia del corpo e il basket come sfogo per lo stress di
una vita così
piena. Liam si era sempre ritenuto fortunato e orgoglioso
dell’educazione
ricevuta, molti gli facevano i complimenti per i suoi modi di fare e di
esprimersi, ma da due mesi a questa parte tutto era andato in fumo a
causa di
quella ragazza: si sentiva quasi in imbarazzo di tutto quello che prima
lo
rendeva soddisfatto e contento. Allison lo considerava noioso e
monotono
proprio per l’educazione di cui lui andava fiero, e la
ragazza non perdeva un
momento per fargli intendere esattamente quello che pensava di lui;
Liam lo trovava
estremamente fastidioso e intrigante allo stesso tempo.
“Liam che fai?” lo riscosse Louis dai suoi pensieri
mentre stava ancora guardando la coppia allontanarsi silenziosa.
“Niente, andiamo?” rispose tranquillo.
I tre annuirono e si incamminarono nella direzione
opposta a quella di Niall e Allie.
“Prima o poi dovremo
parlare di quello che è successo in
Ghana, Niall” aprì il discorso la mora.
Niall le sorrise calorosamente stringendola in un
abbraccio.
“Tu cosa pensi a proposito?” le chiese.
“Bè, è stato…
Interessante” al biondo scappò una risata.
“È stato davvero così
brutto?” chiese.
“No, no è stato... Strano” rispose Allie.
“Mi farò perdonare”
La mora lo guardò interrogativa.
“Domani sera, solo tu e io. Che ne dici?” sorrise
Niall,
un sorriso grande e caldo.
“Ci sto! Ma a una condizione, niente paparazzi,
giornalisti o fan incallite”
“Andata” e si strinsero in un abbraccio.
Erano davanti casa della mora. Abitava da sola da un paio
di anni, e grazie ai suoi due lavori poteva permettersi un
appartamentino
comodo in periferia. Allison aiutava la nonna e la mamma nel negozio di
antiquariato
che le due donne avevano avuto in eredità dalla madre di
Annie, il negozio era
la fonte più redditizia, era un negozio storico e molto
conosciuto e soprattutto
posto in centro. Poi Allie aveva un secondo lavoro, puliva le teche
dagli
escrementi degli animali nell’acquario di Londra e
occasionalmente quelle degli
animali dello Zoo; lavoro poco redditizio e abbastanza umile, ma che,
per
qualche strana ragione, lei adorava. Aveva conosciuto persone
meravigliose e
aveva potuto scoprire il meraviglioso mondo degli animali, cosa non da
poco,
perché prima di allora aveva potuto avere contatti solamente
con qualche cane, tre gatti e un gabbiano durante un viaggio in Italia.
A un tratto Niall si abbassò verso il viso di Allison
cogliendola di sorpresa, e automaticamente la ragazza girò
il volto impendendo
il bacio. Niall la guardò confuso.
“Vorrei evitare di finire sul Metro di domani mattina, se
non ti dispiace” disse sorridente.
Niall la guardò per qualche secondo.
“Ho capito, niente uscite pubbliche”
“Io per le tue fan non esisto, non voglio complicazioni
nella mia vita”
“È giusto” si abbassò e la
baciò sulla guancia.
“Buonanotte Allie”
“Notte Niall”
“Come sto??”
chiese la bionda con un sorriso eccitato.
Allie guardò la sua amica scioccata.
“Dipende Charlie: cosa festeggiate?”
“Il nostro terzo anniversario! Mi porta in un hotel a 5
stelle!” disse al massimo dell’eccitazione e
urlante.
“Allora sei perfetta” disse la mora guardando
l’amica:
non indossava altro se non un completo di pizzo rosso che poco lasciava
all’immaginazione.
Aveva conosciuto Charlotte all’acquario, lei era
addestratrice di delfini e si era appioppata ad Allison dal primo
momento in
cui l’aveva vista: “Oddio non ho mai avuto
un’amica mora! Sarà così divertente
e strano!” le aveva detto suscitando uno sguardo di sorpresa
nella mora. 'Ma da che pianeta viene?' si era chiesta Allie, e aveva
capito tutto quando Charlie le
aveva detto che era americana, che aveva studiato al Delphi College in
California e che faceva parte delle Beta Teta Zeta, sorellanza in cui
contava
un solo, unico dettaglio: i capelli biondi, così biondi che
raggiungevano il platino.
Charlotte incarnava quanti più stereotipi possibili: essendo
californiana era bionda, alta, magra, con delle
curve da paura, molto estroversa con gli uomini e stupida. Spesso se ne
usciva
dal nulla con domande come “ma te le immagini le suore
durante una visita
ginecologica?” “secondo te come fanno sesso i
polli?” e cose così.
Era l’amica più intima di Allie e la ragazza non
poteva desiderare
niente di più, adorava Charlie dalla radice dei capelli
biondo platino alle
unghie ricostruite dei piedi.
“Non credi sia da suora?” chiese
quest’ultima.
“Dipende che tipo di suora intendi, se quelle di chiesa o
quelle di Las Vegas” ribatté la mora divertita.
La bionda rientrò in camerino e iniziò un nuovo
discorso.
“Allora, questo ragazzo? Me lo descrivi o lasciamo alla
mia fervida immaginazione?”
“Se lasciassi fare alla tua immaginazione probabilmente
penseresti che esco con un porno attore di colore”
“Touchè”
“Charlie, fa parte di One Direction…”
disse la mora in un
colpo solo aspettandosi il finimondo.
“COSAAAAAAA?!!!?” disse appunto la bionda uscendo
trafelata dal camerino e suscitando sguardi curiosi delle persone
presenti nel
negozio.
“No Allison, NO NO E ANCORA NO! Te lo proibisco! Sono gli
arcinemici dei The Wanted, non ti permettere! Non passare al lato
oscuro!”
disse rossa di rabbia.
Charlotte aveva una cotta paurosa e mostruosa per la
seconda boyband inglese più conosciuta, era innamorata persa
di tutti e cinque
i ragazzi, era andata a tutte le loro date e conosceva ogni
più sordido
dettaglio della loro vita. Così come amava i The Wanted,
odiava i One
Direction; quello che le dava fastidio era che i TW,
che lei considerava più bravi e belli, non avessero la fama
delle Cinque
Direzioni, motivo per cui aveva iniziato una guerra mediatica con quei
ragazzi,
creando blog di Tumblr e account Twitter anti-OneDirection, trovando
l’appoggio
di molte ragazze e facendosi non pochi nemici.
Allison non seguiva nessuna delle due band, conosceva
entrambi, i TW per ovvie ragioni, ma non prendeva parti, non conosceva
le canzoni
di nessuno dei due gruppi e non si interessava alla loro vita, almeno
finché
non incontrò quei cinque ragazzi in Ghana.
“Charlie dai
calmati che mi vai in iperventilazione” fece cenno
all’amica di sedersi sulla
poltrona di fianco a lei, mentre questa cercava di tornare a respirare
in modo
normale.
“Perché Allie? Perché loro?”
chiese in modo
melodrammatico.
“Non mi sto per sposare, C! Mi vedo a cena con uno di
loro chehoancheaccidentalmentebaciatoinghana”
“Scusa? Cos’hai detto?”
“Non mi sto per sposare” disse con un sorriso
nervoso
Allie.
“No dopo”
“Mi vedo a cena?”
“ALLISON!”
“Ci siamo baciati”
“CHI! Non dire Louis, ti prego. Non quella checca
isterica!”
“Niall”
“Quello biondo?! E io che pensavo fosse asessuato, ma tu
pensa…” disse pensieroso la bionda.
“Allie” incominciò accarezzando il
braccio dell’amica “Tu
meriti di meglio, tu meriti un ragazzo alto, bello, fisicato,
abbronzato, scuro
di capelli e con occhi penetranti e misteriosi”
“Charlie, Siva è fidanzato...” rispose
divertita.
“Promettimi solo una cosa: non ti sposare con uno di
loro”
“Oh mio Dio!” iniziò a ridere Allie
“Ma ti senti? Ma chi
si vuole sposare in primis, e con uno di loro in secundis”
“Mai dire mai” sospirò teatralmente la
bionda.
Grace tirò fuori un
vestito di seta color blu oltreoceano
dell’armadio, lungo fino alle caviglie, senza spalline e con
un enorme fiocco
sotto il seno.
“È-è perfetto” disse con le
lacrime agli occhi.
“Mamma, sto andando a cena con un ragazzo, non a fare la
damigella d’onore al matrimonio di una duchessa”
Si voltò verso la nonna, che aveva in mano un vestito
verde pisello, corto fino a metà coscia, corpetto
striminzito e cintura
marrone.
“Nonna, quello l’ho indossato per recitare
Campanellino in quarta superiore!”
“Oh ecco dove l’avevo già
visto” annuì Annie.
Erano due ore che continuavano così: Allie seduta sul
letto in accappatoio, a braccia conserte mentre le sfilavano davanti un
numero
imprecisato di vestiti, Grace alla sua destra, in piedi che rovistava
febbrilmente l’armadio trovando i vestiti più
orridi e meno consoni, dall’altra
parte Annie che –bè percorreva il viale dei
ricordi spulciando la cassettiera
che conteneva i vestiti delle vecchie rappresentazioni teatrali di
Allison.
Il delirio.
“OH MIO DIIIO!” urlò eccitata Grace.
“L’HO TROVATO!”
Grace tirò fuori dall’armadio un bellissimo
vestito
bianco di pizzo a canottiera e gonna larga che scendeva sulle ginocchia.
“È bellissimo” annuì Annie.
“È da sposa…” disse Allie.
“È perfetto” concordarono insieme le due
donne con un
sospiro.
“Non lo so, mi sembra troppo
impegnativo…”
“Allie non combatterci, è perfetto e ti sta
benissimo,
basta è deciso!” disse Grace lanciando il vestito
alla figlia.
Mezz’ora dopo Allie era pronta, bella, e completamente a
disagio in quel vestito; si avviò verso il portone di casa
salutando le sue
ragazze.
“Tieni amore della nonna” disse Annie allungando la
mano
e facendogli l’occhiolino.
Allie prese l’oggetto tra le mani e la fissò rossa
di
imbarazzo: un preservativo.
“Nonna!” “Annie!” dissero in
coro le altre due.
“Che c’è?!”
Ciao,
posto subito il secondo capitolo perchè il primo
è proprio insipido e noioso.
Enjoy
my story,
B.
Next on Opposites:
"Allie si alzò e lo guardò intensamente.Liam rimase senza fiato perdendosi negli occhi blu della ragazza, sentendo una leggera morsa allo stomaco e uno svolazzare di libellule. Attimi di silenzio in cui i due ragazzi si guardarono a corto di respiro, come se il tempo si fosse fermato."