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Autore: Arivanna    24/07/2013    16 recensioni
Storia sospesa per mancanza di tempo.
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«Non ti farò soffrire...» disse, guardando dritto di fronte a sé «...il piano era quello di rinchiuderti semplicemente qui dentro per qualche giorno, saresti potuta morire dalla paura» sbuffò.
«Ma ora, sei qui anche tu» constatò lei.
Lui non si arrabbiò, anzi rise quasi sereno. «Un piano perfetto, se non fosse stato per Pix!» si lamentò.
«Perché te la sei presa così tanto?» chiese attenta, la ragazza.
«Mi hai letteralmente aggredito nella Sala Grande» si difese lui.
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Storia ambientata ad Hogwarts.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. Halloween.
Confundus.





«Tawny..».
La ragazza barcollò quando sentì pronunciare il suo nome, mentre tentava disperatamente di raggiungere lo scaffale più alto e prendere il libro. Si voltò incontrando i due occhi azzurri brillanti e un viso sorridente. Se per un attimo era rimasta piacevolmente sorpresa da quell'incontro, si riprese immediatamente fingendo un'espressione disgustata.
«Dimmi Tomlinson» gli dava di nuovo le spalle, saltellando per raggiungere il suo bramato libro.
Le si mozzò il respiro in gola quando sentì un corpo estraneo venirle in contro. Il petto di Louis premette contro la sua schiena, bloccandole ogni via di uscita quando mosse il braccio muscoloso verso il libro che Tawny tentava di raggiungere. Lei non si mosse, cercò solo di riacquistare l'ossigeno che sembrava scomparso nell'ambiente circostante . Tutti i suoi buoni propositi fallirono però, quando la mano delicata del ragazzo le si poggiò su un fianco, per spostarla leggermente. L'altra mano, intanto, afferrava la rilegatura rigida del libro, per tirarlo giù. Rimanendole spalmato addosso, curvò il braccio in modo tale da porgergli il suo ambito premio. Le mani le tremarono, quando provò a prenderlo fra le sue. Non si mosse non riuscendo a credere di avere Louis Tomlinson, il bellissimo Grifondoro, su di sé. Poi fu un attimo, Louis le si tolse da contro, piombandole di fronte. Tawny alzò gli occhi dalla copertina incontrando il sorriso da ebete del ragazzo, ci mancò poco che lo prese a librate in faccia.
«Grazie» disse severa, riprendendo il contegno che aveva perso per quei pochi secondi.
«Di nulla» rispose in un sussurro, chinandosi contro di lei.
«Dovevi dirmi qualcosa?» chiese scettica, stringendo il libro Pietre rare del mondo magico contro il petto.
«Ero certo che t'avrei trovata qui» disse semplicemente, dondolandosi sui piedi.
«E quindi?»
«Quindi nulla, volevo vederti».
Tawny spalancò gli occhi scioccata, l'aveva detto davvero? Non poteva crederci. Non c'era tono di sarcasmo, sembrava terribilmente sincero e la cosa la spaventava non poco.
Aprì la bocca per dire qualcosa, non vi uscì nulla. In cambio il ragazzo le sorrise dolcemente. Lei amava i suoi sorrisi, era così bello quando sorrideva.
«Volevo chiederti una cosa» aggiunse.
Ed ecco che tutte le fantasie che s'erano create nella creativa mente della ragazza si sbriciolarono come granuli di sabbia. Riprese fiato, prima di chiedere quale fosse la domanda.
«Che succede?» lo interrogò.
«Ho bisogno di una mano con le lezioni di Trasfigurazione» disse sincero.
Minerva McGranitt, la donna anziana che il primo anno li aveva accolti, insegnava l'arte della Trasfigurazione ad Hogwarts, un materia complicatissima da imparare e praticare.
«Ma tu sei un anno avanti, non potrei mai riuscire ad aiutarti!» quasi urlò.
«Andiamo, lo sanno tutti che sei la più brava a Trasfigurazione; saresti capacissima di darmi una mano!» rispose di tutto punto.
A lei piacque quella sorta di complimento, Louis non le aveva mai fatto un complimento, soprattutto riguardo la scuola e lo studio, l'aveva sempre e solo presa in giro.
«Questo è vero» si diede delle arie.
«Perciò mi aiuterai?» chiese disperato «A fine anno non vorrei ritrovarmi come l'anno scorso..».
Lei ci pensò un po' su: sarebbe stata una grande impresa. Louis non era esattamente il tipo di ragazzo che si impegna, sarebbe stata dura farlo studiare seriamente. Ma a Tawny piacevano le sfide, soprattutto quelle che sembravano impossibili.
«Bene» concretizzò «Ci vediamo qui in Biblioteca tutti i giorni dalle diciotto alle diciannove..» disse seria.
«Oh, tranne il lunedì!» s'affrettò a dire Louis «Ho gli allenamenti di Quidditch coi Grifondoro».
Tawny roteò gli occhi al cielo, scioccata.
«Non è un buon modo di iniziare» lo informò.
Stava per andarsene, quando la mano di Louis la fermò, acciuffandola per il braccio.
«Prometti che non dirai nulla a nessuno dei nostri incontri..»
Quindi lui non voleva che si facessero vedere insieme, che stronzo.
«Sai tutti pensano che noi ci odiamo e sinceramente io pre-»
«Perché non è così?» lo interruppe lei improvvisamente eccitata.
Notò la sua espressione sorpresa la intimò a spiegargli di più: «Noi non ci odiamo?».
Louis non rispose, sfoderò il suo solito sorriso enigmatico sotto i muscoli del viso che si tendevano. Le passò accanto sorridente, lasciandole un bacio a fior di guancia sussurrandole un “Grazie” all'orecchio e lasciando la biblioteca. Le dita sottili di Tawny accarezzarono il punto sicuro dove le labbra di Louis l'avevano sfiorata. Sentì una scarica elettrica fulminarla lungo la schiena, mentre si voltava per ammirare Louis andarsene.






Jane aveva passato le ultime settimane nella più totale paura di dover subire uno dei tiri mancini da parte dei Serpeverdi. Non andava più in giro da sola, si faceva accompagnare ovunque dal fratello o da Wendy, passava più tempo possibile nella Sala Comune dei Grifondoro e aveva anche rinunciato al giro intorno al lago nero la sera dopo cena. Ma dopo tre settimane vuote, dove l'unica occasione di incontrarli erano state le lezioni in comune, decise che era giunto il momento per tranquillizzarsi, si auto-convinse del fatto che se ne fossero dimenticati e non avesse nulla da temere.
«Halloween di venerdì, gente!» annunciò Harry sedendosi a tavolo coi suoi compagni nella Sala Grande.
«Si sono superati quest'anno» disse Wendy «Gaza e Hagrid hanno fatto un lavoro fantastico con le decorazioni...» si guardarono intorno, notando le luci fluttuanti che rendevano l'atmosfera oscura. Quelli che sembravano pipistrelli vivi volavano sotto un cielo nero stellato, all'interno della stanza. Due zucche enormi, grandi quanto un capanno degli attrezzi ben fornito, erano poste ciascuna ai lati dell'entrata, una grossa luce emergeva dai buchi scavati nella corteccia per occhi, naso e bocca. E come se non bastasse a terrorizzare, ci si erano messi anche i fantasmi a infestare la Sala, portandosi dietro il peso delle catene e lamentandosi incessantemente. Jane si guardò attorno, incontrando tanti sguardi stupiti come il suoi, finché non vide quegli occhi. Dal tavolo dei Serpevere Zayn Malik la fissava inespressivo, non togliendole lo sguardo da dosso. Lei rimase interdetta, non sapendo come comportarsi. Rimase a vederlo per qualche secondo tentando di scovare qualcosa, ma non riuscì a reggere lo sguardo persistente del moro, abbassando gli occhi sulla sua colazione, iniziando a mangiare. A quel punto Zayn sfoderò un ghigno soddisfatto.
Fecero colazione molto velocemente, erano tutti in ritardo come al solito, poi ognuno raggiunse la propria classe. Harry, Jane e Wendy avevano la lezione di volo insieme ai Tassorosso, quindi si sarebbero incontrati con Abigail. La giornata non durò molto, erano tutti terribilmente eccitati per la “semi-festa” che si sarebbe tenuta in Sala Grande.
La sera quando il gruppo dei Grifondoro si stava dirigendo verso la Sala Grande si imbatterono nella McGranitt, che correva con aria disperata.
«Oh, Styles!» si fermò incontrando Jane. «Dovresti farmi un favore..» le disse stringendo un telo ricaduto dell'abito in una mano.
Si voltò a guardare gli altri, che s'erano fermati per attendere l'amica. «Potete anche andare voi» disse corrugata, roteando la mano in aria, come segno che potevano avviarsi.
Rimasero un po' basiti dall'ordine della professoressa, guardandosi a vicenda negli occhi, voltandosi per andarsene. Jane guardò la professoressa, non capendo cosa volesse da lei. Mentalmente passò in rassegna tutto quello che aveva fatto nei primi due mesi di scuola, non trovando nemmeno una macchia nera nella sua fedina penale.
«Sei una ragazza responsabile, non è così?» domandò, sfregandosi freneticamente le mani fra loro.
Jane annuì appena, non certa che quella fosse la cosa migliore da fare.
«Ecco bene, mi fido di te allora» disse seria, poggiandole una mano sulla spalla.
La ragazza non l'aveva mai vista così era davvero strana, quasi esagerata.
«Devi andare nei sotterranei e raggiungere la penultima porta in fondo al secondo corridoio sulla sinistra» le spigò brevemente «La porta ha sopra la scritta Supplicium; così potrai riconoscerla» suggerì «Lì dentro ho lasciato un libro davvero, davvero importante» disse improvvisamente seria. «Dovrebbe essere l'ultimo rimasto lì, prendilo e portalo da me».
«O-okay» balbettò Jane.
Andare nei sotterranei la notte di Halloween non era nei suoi piani, soprattutto sapendo che la maggior parte degli studenti sarebbe stata occupata a banchettare nella Sala Grande.
«Bene, grazie mille» portò una mano alla bocca, ricordandosi di doverle dirle qualcosa. «È davvero molto importante che tu non lo apra Jane, dico sul serio, non devi aprirlo».
Anche se lo sguardo della McGranitt era duro, troppo per essere il suo, Jane si concentrò su un'altra cosa, senza preoccuparsi del resto.
«Mi ha chiamata per nome...» sussurrò flebile.
«Cosa?» di in un soffio, ritirandosi dalla sua posizione leggermente curvata.
«Mi ha chiamata per nome» ripeté «In otto anni; non l'aveva mai fatto».
La ragazza si fece improvvisamente seria, guardando con sospetto la professoressa, cogliendo l'accenno di tentenno nei sul suo volto. Due secondi, si riprese subito.
«Non pensare a questo ora, ricordati solo di prendere il libro» disse, sorridendole eccessivamente cordiale.
Jane non si lasciò abbagliare dall'insolita gentilezza, continuò a fissarla intensamente, come fosse un'altra persona. Spalancò gli occhi, guardando i capelli sotto il cappello della McGranitt. Un ciuffo si stava colorando come se avesse vita propria, scurendosi di un viola intenso e ritirandosi su se stesso.
«Pr-professoressa, i suoi capelli...» Jane portò una mano alla bocca per trattenere un urlo di meraviglia, mentre il suo indice indicava tremante i capelli della professoressa. Lei si portò le dita fra i capelli, come per coprirli.
«Portami il libro!» e corse via, lasciando Jane in balia dei più terribili presentimenti.










Jane, non poco scioccata, corse rapidamente verso i sotterranei. Prima faceva, meglio era. Il ticchettio dei suoi piedi che battevano contro le pietre fredde dei gradini, l'accompagnarono nella scesa verso i sotterranei, riempendo quello che altrimenti sarebbe stato un silenzio assordante. E se di giorno quel luogo era già oscuro di suo, ora, a sera inoltrata, lo era anche più di prima. La ragazza dovette socchiudere gli occhi mentre alla cieca si dirigeva nel secondo corridoio sulla sinistra, indicato dalla McGranitt. Camminava lentamente, tracciando una linea immaginaria sul muro con le dita contro le pietre fredde. Sentì un rumore sinistro come delle catene che si trascinano pesantemente.
«Il Barone Sanguinario ...» sussurrò in preda alla paura.
Tremò un attimo prima di iniziare a correre per prendere quel fottutissimo libro e portarlo alla McGranitt. Nel percorso contò una quindicina di porte, era disperata e terrorizzata. Il tintinnio delle goccioline che cadevano qua e là dal soffitto, l'umidità che incombeva, quel fastidioso rumore di catene che non cessava... Jane credeva di impazzire. Imprecò quattro o cinque volte, sentendo lo squittio di qualche topo aggirarsi lì intorno. Incredibile che ad Hogwarts, scuola di magia e stego-.... A quel punto le si accese una lampadina, letteralmente. “Magia, io sono una strega” pensò, si diede mentalmente della stupida per non averci pensato prima. Tirò fuori la bacchetta che aveva sempre con sé. L'agito in aria.
«Lumos» disse a gran voce.
Dalla punta della bacchetta si liberò la luce, illuminando, finalmente, il luogo attorno alla ragazza, che tirò un sospiro di sollievo sollevata. Continuò la sua ricerca, finché non trovò la porta che stava cercando.
«Supplicium» rilesse la targa posta in alto sopra la porta.
Supplicium.
Le diceva qualcosa quella parola, Gaza aveva spesso parlato della stanza Supplicium, ma ora come ora lei non si ricordava per nulla a cosa si riferisse. Le sue dita spinsero contro la superficie legnosa dell'enorme porta, che con uno scricchiolo assordante s'aprì. Jane socchiuse la bocca, ma non vi uscì nemmeno l'urlo di orrore che si aspettava. Supplicium. Ora si ricordava perfettamente. Punizione, Supplicium era latino, quella era la vecchia l'aula di punizione di cui Gaza parlava tanto. Le catene pendevano dal soffitto ammassate tutte nell'angolo sinistro della stanza, il pavimento sotto ad essi era sporco per colpa di quello che sembrava sangue e vomito putrefatto, un odoraccio si levava da quel punto della stanza. Per il resto, la stanza era vuota, molti banchi, cosparsi di ragnatele, erano spinti contro al muro, una cattedra era nella parete opposta, delle lavagne attaccate al muro, scalfite da graffi profondi. La luce della luna filtrava solo da un semi-finestra attaccata al soffitto, Jane non ci sarebbe mai passata attraverso.
«Cazzo» disse, sconvolta, era spaventoso.
Entrò, con le ginocchia che le tremavano, cercando di trovare il libro che la professoressa tanto voleva. Tenendo alta la bacchetta per far luce, provò a vedere tra i banchi cercando di non toccare le ragnatele. Alle fine si arrese, passando con una manate per toglierle. Ma nulla, quel maledettissimo libro non saltava fuori. Erano dieci minuti buoni che ormai girava, senza risultato, si spremette le meningi per pensare ad un incantesimo che l'aiutasse.
«Accio Libro!» gridò ad un certo punto.
Se ci si fosse stato un libro in quella stanza, sarebbe saltato di certo fuori con quell'incantesimo, ma non fu così. Questo voleva dire che non c'era nessunissimo libro in quella stanza. “Perché mi ha mandato qui la McGranitt?” si chiese allora Jane. Ripensò al suo strano modo di comportarsi così esagerato, come se non fosse stata lei. Poi quei suoi capelli che le si erano auto-dipinti di lilla/viola. Viola. Capelli viola.... Nora. Nora Hinchinghooke, Serpeverde, aveva i capelli di lilla, con qualche ciocca viola.
Era colpa loro.
Quei sudici Serpeverde, era così che si volevano vendicare.
«Bastardi» sibilò Jane, furente.
Girò i tacchi, pronta ad andarsene dalla porta. Quando spuntò dal muro, che coincideva con quello del corridoio, Pix. Il poltergeist rideva di guasto guardando Jane. Corse verso la porta.
«No, PIX!» urlò la ragazza in preda al panico.
«Buon Halloween, piccola Stylessssssss!» la salutò, facendo chiudere le porte.
Jane corse verso quella, sperando che si aprisse. Tirò il pomello enorme a lato, più vole, ma fu tutto inutile. La porta era come bloccata.
«No,no,no!» disse a denti stretti.
Tornò indietro, per raccogliere la bacchetta che le era caduta a terra per la paura. Si riportò di fronte alla porta.
«Alohomora!» gridò contro la porta.
La porta doveva essere stregata o qualcosa del genere, perché non si aprì. Quei maledettissimi Serpeverde dovevano aver convinto Pix a collaborare con loro, grandioso. Si diresse alla finestra, sperando di farla ingrandire.
«Engorgio!» puntò la bacchetta, ma non successe nulla.
Probabilmente era impossibile nell'intera stanza fare incantesimi per le vie di fuga, Jane era intrappolata.










Era passata circa mezz'ora e Jane riusciva a sentire gli schiamazzi che provenivano dalla Sala Grande. Non ce la faceva più a rimanere là dentro, era stata più volte costretta a fare un incantesimo all'aria, per tappare quell'odore terribile che si aggirava per la stanza.
«Harry, ti prego..» pregò.
Perché i suoi amici non venivano a cercarla? Che cosa li stava bloccando!? I suoi pensieri furono interrotti da un rumore sordo proveniente dalla porta. Jane scattò in piedi, gridando con tutta l'aria che aveva in corpo. La porta si aprì, mostrando le peggiori persone ad Hogwarts.
«Malik, Warwick...» sputò.
«Acida, questa sera, la piccola Styles» ghignò Zayn.
«Lasciatemi andare!» disse dura.
I due sfoderarono le bacchette, avvertendola: «Meglio se stai buona..» disse Trevor.
Jane rimase come pietrificata, al suo posto. Ora temeva davvero quei ragazzi.
«Che avete intenzione di fare?» domandò stralunata «Prima o poi si accorgeranno che manco e verranno a cercarmi!».
«Oh, la pozione Polisucco basterà per altri due giorni, Nora è a letto malata...» annunciò il moro, Nora non era affatto malata. «Poi lunedì sarai libera, ma almeno passerai due giorni qui rinchiusa».
La pozione Polisucco, ecco come Nora era riuscita a vestire i panni della McGranitt.
«A proposito Trevor» si rivolse al compagno. «Porta la seconda razione a Nora, ormai è ora».
L'enorme ragazzo, che in quegli anni era cresciuti in stazza, uscì di lì, per portare la pozione alla ragazza.
«Vi farò espellere!» Jane rischiava di andare su tutte le furie.
Zayn fece qualche passo all'interno della stanza, continuando a tenere la bacchetta puntata contro Jane come fosse un pistola pronta a sparare.
«Ti conviene non dirlo a nessuno» disse Zayn sicuro, «Tieni al tuo Aslan, non è così?» chiese divertito.
No, Aslan, no.
«Se scopro che gli hai torto anche solo una piuma, io giuro che-».
«“Che” cosa?!» le urlò «Non farai altro che peggiorare la situazione del tuo povero animalaccio!».
Aveva ragione, lui aveva il coltello dalla parte del manico, non avrebbe potuto fare nulla. «Ora, se vuoi scusarmi» aveva apposta ripetuto le parole che le aveva detto lei qualche settimana prima. «C'è una festa penosa che mi attende..».
«Non dirò nulla» gridò lei prima che lui se ne andasse «Ma ti prego, non fategli del male» si era ridotta a pregarlo.
Zayn teneva una mano contro le pietre accanto alla porta e per un attimo sembrò guardare la ragazza con compassione. Si riprese, scosse il capo come per cancellare qualche strano pensiero, portando sul viso uno sguardo fiero.
«Brava, piccola».
“Piccola”. Non aveva detto “piccola Styles” come era solito, solamente “piccola”. Era la prima volta che la chiamava piccola. Zayn si mosse per uscire, quando improvvisamente comparve Pix.
«Grazie del tuo aiuto Pix, sei stato perfetto» disse Zayn al poltergeist.
Quello, però, lo guardava come si guarda una preda. Lanciò un ululato, prima di chiudere la porta con un tonfo.
«NO, PIX!» il ragazzo batté i pugni contro la porta. «Fottuto poltergeist, se ti prendo sono ca-».
Ma quello se ne era già andato.
«Sono chiuso qui dentro..» disse contro muro in un soffio.
«Benvenuto nel club» fece eco Jane.






«Perché quell'idiota di Trevor non scende a liberarmi!?».
Zayn era fuori di sé, tirò un forte pugno contro il legno della porta – senza grandi risultati – che Jane credette si sarebbe rotto la mano.
«L'hai detto: è un'idiota» disse aspra la ragazza, seduta sulla cattedra, con le gambe penzolanti.
«E tu stai zitta, non sei da meno» il moro si appoggiò allo stipite con le spalle «Come si può essere così stupidi da non accorgersi dell'imbroglio sin dall'inizio?» rise di lei.
Ed era vero, Jane si sentiva una stupida. Come aveva potuto credere fosse tutto vero, chiunque avrebbe avuto il senno di non scendere verso un'aula così remota dei sotterranei. Se prima aveva qualche dubbio, ora era certa di non dover appartenere ai Corvonero, come sua madre e sua nonna.
«Tu; non sei da meno!» gridò oltraggiata. «Quale sciocco si fiderebbe di Pix?».
Lui la guardò in cagnesco, alzò immediatamente la bacchetta puntandola contro la ragazza. Ormai era passata un'ora e Zayn stava diventando parecchio irritabile.
«Non potrò fare incantesimi alle uscite, ma posso sempre farti soffrire» l'avvertì.
Se lui era stanco e arrabbiato, Jane non era da meno. Infuriata per essere stata chiusa là dentro, estrasse la bacchetta come fosse un arma e la puntò al moro. Ovviamente quello non se lo aspettava, si mosse nella direzione opposta, lei balzò giù con un salto. Si misero uno di fronte all'altro: erano pronti per combattere.
«Expelliarmus!».
Zayn era stato veloce, ma Jane lo fu di più, balzo dalla parte opposta per schivarlo.
«Geminio».
Jane si duplicò, fu impossibile al ragazzo capire quale fosse la vera ragazza. Tentennò giusto il tempo di far rialzare Jane, che si mise in posizione, pronta ad attaccare.
«Elettro».
Jane era gasata, fuori di sé dall'eccitazione, ma quell'incantesimo non doveva farlo. Zayn fu colpito da una forte scossa di elettricità. Lasciò andare la bacchetta a terra, cadendo insieme ad essa. Durò due secondi e anche Jane raggiunse la sua vittima. Si inginocchiò a terra e prese la testa mora fra le mani.
«Zayn!» gridò in preda al panico.
Aveva capito di aver seriamente esagerato, non avrebbe dovuto osare così tanto. Erano all'interno alle mura di Hogwarts e se qualcuno li avesse scoperti, lei avrebbe passato parecchi guai. Non vedendo gli occhi del ragazzo aprirsi si spaventò di brutto. Era troppo occupata a scuoterlo eccessivamente per farlo svegliare che non si accorse della mano di lui che lentamente si allungava in direzione della bacchetta stesa a terra. L'afferrò abilmente, alzandola contro Jane, aprendo gli occhi di botto. La ragazza non ebbe il tempo di ragionare su quanto fosse appena accaduto, non ebbe il tempo di scappare.
«Incarcerus!» gridò.
Jane venne scaraventata contro la parete opposta, battendo fortemente la testa. Quando riaprì gli occhi, capì di essere imprigionata da delle corde strette attorno al suo corpo; si agitò più volte, ma queste ultime non ne vollero sapere di spezzarsi. Zayn barcollante si rialzò in piedi, aggrappandosi agli scalfi sul muro. Riprendendo fiato si avvicinò alla ragazza, i cuoi movimenti ora erano ridotti. La fece appoggiare con la schiena al muro, sedendosi poi accanto a lei.
«Sei brava..» disse appena, annuendo nella sua direzione.
Lei stava ancora provando a liberarsi, senza successo però. Aveva perso la bacchetta, non aveva nulla con cui difendersi. E perché Zayn non l'aveva ancora finita? Poteva farla soffrire, eppure non faceva nulla.
«E tu sei resistente» rispose calmandosi. «Allora, non mi fai soffrire?» chiese come fosse ovvio.
Tanto peggio di così non poteva andare, ormai era legata, avrebbe potuto fare quello che voleva.
«Non ti farò soffrire...» disse, guardando dritto di fronte a sé «...il piano era quello di rinchiuderti semplicemente qui dentro per qualche giorno, saresti potuta morire dalla paura» sbuffò.
«Ma ora, sei qui anche tu» constatò lei.
Lui non si arrabbiò, anzi rise quasi sereno. «Un piano perfetto, se non fosse stato per Pix!» si lamentò.
«Perché te la sei presa così tanto?» chiese attenta, la ragazza.
«Mi hai letteralmente aggredito nella Sala Grande» si difese lui.
Lei lo guardò stralunata, come poteva definirlo un attacco quello?
«Hai fatto cose peggiori, mi offendi di continuo e non solo con me, anche Wendy-» replicò lei.
«Oh, ma non lo faccio per te» ghignò nella sua direzione. «Ma se offendo te e la tua amichetta del cuore, tuo fratello si agita e devo fargliela pesare ancora per molto» spiegò.
«Perché devi farla pesare ad Harry?!» chiese lei, potevi prenderle tutto, ma non toccare mai suo fratello, «Che ti ha fatto!?».
«Ricordi il primo anno, durante l'ora di Pozioni?».
Jane annuì, ripensando alla semi-scazzotata che lui e suo fratello avevano riscontrato alla prima lezione.
«Ecco, lui.. anzi voi, vi siete arrabbiati quando io ci stavo semplicemente provando con quella Wendy!» ammise.
«Tu ci stavi provando con Wendy?!» chiese semi scioccata.
«Sì, ma non mi pareva di interessarle molto..» rise.
Jane accompagnò il ragazzo, accostando le sue risate.
«Il pavimento è gelato» disse il moro sprezzante.
Lui si alzò improvvisamente da terra, togliendosi quel poco lerciume dalla veste nera. Si stava di nuovo avvicinando alla ragazza che spalancò gli occhi spaventata. Ma nulla di quello che lei aveva immaginato accadde, Zayn l'aveva gentilmente afferrata, stringendola fra le braccia per reggerla su. Jane spalancò gli occhi intimorita, lui la stava tenendo. Il cuore prese a batterle forte contro il petto, le mani le sudarono e per la prima volta in vita sua, sentì un calore innaturale avvamparle sulle guance rosee. Zayn la strinse con forza per non farla cadere, portandola verso la cattedra per farla sedere.
«Potresti anche slegarmi» disse lei, cercando in tutti i modi di mascherare l'imbarazzo.
«Un'elettro, oggi è abbastanza» e si sedette anche lui, accanto a lei.
Poi però, slegò i nodi e la liberò dalla morsa delle corde.
«Grazie» disse Jane insicura.
Lui alzò semplicemente l'angola della bocca, mostrando un mezzo sorriso.
Sembravano entrambi imbarazzatissimi, nessuno dei due sapeva come rompere quel silenzio assordante, così disagevole.
«Però» provò la ragazza «Fa effettivamente freddo, eh?» disse retorica, sfregandosi le braccia con le mani.
Il moro saltò giù e si tolse il mantello di dosso, per farlo aderire sulle spalle della ragazza, che arrossì di botto. Probabilmente ora si sentiva parecchio in colpa, subendo lui stesso quello che voleva infierire alla povera ragazza. Era rimasto semplicemente con la camicia bianca, che aderiva perfettamente al suo corpo, e la cravatta verde che gli illuminava il viso.
«Gr-grazie» balbettò lei impacciata come non mai.
Lui si risedette, estremamente vicino a lei «Di nulla».
Le fece l'occhiolino e per un attimo credette di morire. Si stavano entrambi sciogliendo nei reciproci sguardi; lei nel caldo dei suoi occhi, lui nella luminosità di quelli di lei. Quando un tonfo li riportò alla realtà, entrambi mossero la testa in direzione del rumore. Gli amici di Jane avevano appena buttato giù la porta, accompagnati da Trevor e Nora, che vestiva i panni dei Grifondoro con il suo vero aspetto però.
«Jane!» gridò Harry, raggiungendola. «Stai bene?» chiese preoccupato.
«Sì» annuì lei incerta.
«Di chi è questo?» domandò toccandole il mantello che aveva sulle spalle.
«Aveva freddo» si affrettò a spiegare Zayn.
Harry lo guardò torvo, rosso dalla rabbia «Non avrebbe avuto freddo se tu non l'avessi rinchiusa qui dentro!» sputò.
Zayn era sceso giù, muovendosi contro il riccio pronto a picchiarlo. Jane si interpose fra i due, prima che si ripetessero gli eventi di molti anni addietro.
«Andiamocene prima che qualcuno ci trovi» suggerì.
Harry la prese per un braccio, trascinandola fuori dalla stanza Supplicium, lontano da quei Serpeverde...
















 
 
heii bellissimeeeeeeeee,
oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio,
quattordici recensioni, siete magnifiche, dico sul serio
ckfbjdghiosd e vabbé, scusatemi molto
avevo intenzione di aggiornare ieri, ma non ci sono riuscita
poi volevo farlo questo pomeriggio e non ci sono riuscita lol
e alla fine lo faccio questa sera e pochissime leggeranno,
già lo so;) Comunque, dai il capitolo è abbastanza lungo, no?
Sembra proprio che i due si siano riappacificati, non male eh?
Chissà se dura....................................può essere,
a voi le scommesse, scusatemi eventuali errori, sono stanca.
E Tawny e Lou? Mh, che ne dite voi? :)
ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui!


 
Un grazie speciale a tutte quelle che hanno messo la storia fra le preferite/ricordate/seguite:)
Grazie anche alle lettrici silenziose.
Un caloroso grazie a chi ha recensito il prologo di questa storia; quindi grazie a:
-bipolare (guarisci presto bella!:) )
-liam huge heart
-Freakyyep
-Barbieklauss
-Harrysarms_
-liamsbestfrjend
-incase
-xedswife
-xwinoforever
-Horan_hugh
-G_55
-Dolcetta30
-_LHNLZ_
-notta (sei una angelo ♡)



Twitter:
@edsingsforme
Un bacio,
-
Ari


 
  
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