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Autore: HazelnutEyes    25/07/2013    1 recensioni
Anastasia è una ragazza piena di energia e molto matura, che durante una vacanza dai nonni in Russia, avrà l'occasione di riscoprire se stessa e di crescere ancora cambiando il suo modo di vedere il mondo, che non sarà mai più come prima.
Questa è la prima storia che pubblico, per cui......... commentate commentate commentate e datemi buoni consigli.
BUONA LETTURA
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIAO RAGAZZI, PER AVERE L'ISPIRAZIONE DI QUESTO CAPITOLO HO ASCOLTATO NEI MOMENTI PIU' CRUCIALI: THE WELL DI HANS ZIMMER E NEI MOMENTI PIU' "ROMANTICI" (SE SI POSSONO DEFINIRE COSI'): BLEEDING LOVE....SAPETE QUAL'E' VEROOOO???

COMUNQUE PRIMA DI LASCIARVI ALLA LETTURA RINGRAZIO: kiocciolaSmile e wildgirl_01
BACI
HazelnutEyes


(precedente capitolo)
Mi accorsi subito che molto stranamente avevo il pigiama, la sera prima ero andata a letto pure con le scarpe...sarà stata la nonna. 


Quando scesi per fare colazione c'era un profumo zucchero e dolci appena sfornati dal forno.
Il tavolo della cucina sembrava il banchetto di una regina, c'era di tutto: dalle ciambelle ripiene di cioccolato a quelle con la marmellata o senza; dai biscotti ancora caldi alle fette di biscottate imburrate; da un vassoio pieno di ogni tipo di frutta alla torta ai frutti di bosco e panna.
Ne ero sicura, in quella vacanza sarei ingrassata di 10kg.
Rimasi in piedi a guardare tutta quella meraviglia, mi vidi già tuffarmi in quel ben di dio e quando mi sedetti e mi sentii subito in soggezione, anche se era tutto così delizioso non sarei stata in grado di mangiare tutto.
-bisogno di aiuto?-
- he, io direi di sì-
- cari miei, buon appettito-
-grazie nonna, Stasy? E' vero che non mangi tutta quella fetta di torta?-  quando sentii quel soprannome mi incazzai da morire.
- NON MI CHIAMARE STASY E COMUNQUE SI, ME LA MANGIO TUTTA TUTTA IN FACCIA TUA- peccato che appena assaggiai un pezzo di torta dimenticai subito il perché ero arrabbiata.
Non ci credevo nemmeno io, quando finimmo la tavola era vuota...mi ero accorta di avere fame. Alle 6 salii a vestirmi: ovviamente tuta, t-shirt e scarpe da ginnastica.
Quando Anastasiya ci chiamò mi stavo mettendo il profumo, non era mai successo, ma sentivo il bisogno di sentirmi curata, in ordine e sopratutto bella.
Mi cambiai i pantaloni e mi misi i jeans stretti che non mi ero mai messa e degli scarponcini.
Arrivata giù c'era mia nonna che mi aspettava con mio fratello, che appena mi vide
-guarda guarda- subito nonna gli diete una gomitata ridendo e ci incamminammo nella foresta che si affacciava alla finestra della mia camera.
In quel bosco faceva davvero freddo, c'era molta nebbia, Giacomo e nonna dovevano abbattere un albero e io dovevo trovare dei ramoscelli secchi....molto facile con tutta quella umidità.
Più camminavo, più i colpi delle asce si facevano lontani finché non li sentii più, non me ne ero accorta, mi ero allontanata troppo, cercai di tornare indietro ma gli alberi erano tutti uguali, faceva freddo e il sole era ormai su, mi fermai in un punto dove c'era il sole, sapevo che nonna si sarebbe allarmata e mi sarebbe venuta a cercare, ne ero sicura. Alle mie spalle sentii uno scricchiolio lontano, non potevano essere mio fratello o mia nonna, mi avrebbero gia chiamato, avrei sentito le loro voci chiamarmi da lontano, per poi, quando mi avrebbero trovato venirmi in contro dicendo cose tipo
-finalmente ti abbiamo trovato- oppure
-non farci più uno scherzo di questo genere- e invece no, restavo lì, pietrificata da quei rumori sempre più vicini.
Volevo gridare, dirgli di starmi lontano, ma avevo paura che non mi capisse e reagisse male o peggio, che mi aggredisse.
Quando trovai la forza di girarmi me ne pentii subito, un animale grande e imponente stava correndo verso di me minaccioso.
Ero in preda al panico, volevo urlare, ma non avevo ossigeno nei polmoni; volevo scappare, ma i piedi si erano trasformati in pietre pesanti come un macigno; le braccia si erano congelate come gli occhi, non battevo una palpebra. Ero troppo giovane per morire, ma ormai era troppo tardi.
L'orso era vicino.
In un momento tutti i momenti più importanti mi passarono davanti agli occhi, ma l'ultima cosa che pensai era l'ombra che usciva dalla mia finestra molto agilmente, non era un corvo, aveva la forma...umana, vidi la sorpresa nei miei occhila mattina stessa nel vedere il pigiama adosso al suo stesso corpo così esile.
Non avevo neancora chiesto alla nonna se era stata lei, ma sentivo che lei non centrava niente, dovrebbe aver già fatto qualche battutina.
L'animale bruno era vicino e ormai il mio cervello in quei pochi secondi aveva ripercorso tutta la mia vita, accettai la morte e ringraziai tutti, tutte le persone che amavo.
Guardai l'orso negli occhi e gli sorrisi...

  
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