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Autore: Leopoldo    25/07/2013    1 recensioni
In un McKinley apparentemente diverso da quello che conosciamo, Quinn Fabray è una ragazza dell'ultimo anno non particolarmente popolare. Motivo? Scrive articoli di accusa nei confronti delle prepotenze che ogni giorno vengono perpetrate nei corridoi del liceo sul giornalino scolastico, 'L'Impiccione'.
Cosa succederà quando si troverà tra le mani un grande scoop? Che decisioni prenderà? E, in tutto questo, che ruolo avranno Brittany, studentessa con una media e un curriculum invidiabili, e Santana, una skank indolente che sembra avere un motivo per odiare tutto il mondo?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lezione 5. L’informato può anche essere informatore: internet e la nuova frontiera della condivisione di notizie.

 

 

Esistono tante cose capaci di colpirti all’improvviso e buttarti giù, sia letteralmente che metaforicamente parlando.

 

Tra tutte, probabilmente il tradimento è la peggiore perché, oltre all’impossibilità di prevederlo, viene perpetrato da coloro che dovrebbero esserti fedeli.

 

Fedeli compagne di squadra, nel caso di Marley Rose.

Ragazze di età compresa tra i diciotto e i quindici anni con cui ha condiviso per anni allenamenti, vittorie, camping estivi, pranzi, feste e che considerava amiche sincere.

Persone gentili e simpatiche che ha ascoltato, fatto ridere, istruito usando più il bastone che la carota ma sempre con il fine ultimo di fare il loro bene.

 

Ed ora?

 

Da un paio di minuti è bloccata sulla soglia della porta dello spogliatoio femminile, la bocca spalancata e la gola stretta in una morsa che le rende faticoso respirare. Motivo?

Ogni armadietto è tappezzato di fotomontaggi della sua testa sul corpo di una donna obesa e di foto di sua madre. Il che vuol dire solo una cosa: loro sanno.

 

“C-come … voi …” balbetta incoerentemente, paralizzata dal terrore provocato dal semplice riemergere dei ricordi di cosa le è successo le altre volte.

I suoi occhi azzurri si spostano spaventati da un volto all’altro ma, in ognuno di essi, non trova altro che derisione.

 

“Sai, ho sempre pensato che tu fossi la classica persona che si ficca due dita in gola per essere la più in forma di tutte” la schernisce Aubrey, la sua biondissima vice head, emergendo dal gruppo di Cheerios che le si sono radunate davanti. “Non pensavo certo che lo facessi per non diventare come lei

 

Avrebbe dovuto aspettarselo da Aubrey visto che non le ha mai nascosto la sua invidia per il titolo che le ha strappato con merito nonostante sia più giovane di un anno.

Le altre, invece … eppure sono lì, una vicina all’altra, con qualcosa che riconosce perfettamente in mano.

 

“Sei stata bravissima a mascherarlo per tutto questo tempo. Però qualcuno ti ha sgamata. E io, con questi occhi, ti ho vista mentre ti facevi scaricare da tua madre addirittura a due quartieri da qui” afferma puntandosi l’indico destro sotto l’occhio. Intorno a lei, le altre annuiscono compiaciute.

 

Marley si lascia trascinare dagli eventi senza ribattere o difendersi. Non vale nemmeno la pena provare. È condannata, è finita. E l’unico pensiero che riesce ad elaborare la sua testa è un’unica e semplice preghiera ‘Non di nuovo, per favore. Non di nuovo, per favore

 

“Ci hai punite per ogni stronzata, per ogni piega nella divisa, minuto di ritardo agli allenamenti o dolce mangiato di nascosto. Ora basta, non sei più intoccabile. Il tuo regno del terrore finisce qui”

 

“È finita!” urla qualcuno alle spalle di Aubrey, prontamente zittita dal resto del gruppo.

 

“Hai presente quando aspetti tanto un momento e poi quando arriva … puff, ti sembra che non ripaghi minimamente l’attesa. Beh, non è questo il caso!”

 

Crolla in ginocchio non appena la prima granita le arriva addosso. È stanca, all’improvviso, e le gambe non la reggono più. Tutti gli anni che ha speso per costruire la propria immagine, la fatica che ha fatto per mantenere il segreto … svaniti. Ogni cosa è svanita in meno di un secondo.

 

“Vorrei passare l’anno che mi rimane in questa topaia a torturarti sfruttando le tue debolezze come hai fatto con noi però, in fondo, è anche merito della tua voce se abbiamo vinto gli ultimi due campionati nazionali”

 

Potrebbe continuare ad insistere per un’altra ora, Marley non risponderebbe comunque.

La sua mente è troppo occupata a riesumare i ricordi dei ragazzini che l’hanno tormentata per anni con i loro ‘Figlia di balena!’, ‘Come mai tua mamma non ti ha ancora mangiata?’, ‘Come hai fatto a non morire schiacciata quando eri piccola?’, ‘Diventerai come lei, cicciona!’ ed affini, per ascoltare la ridicola scenetta di Aubrey.

 

Sta anche tremando, di certo non è colpa del ghiaccio che attraversa il tessuto sottile di poliestere e scende lungo la pelle.

Con che coraggio andrà a casa a dire a sua madre che è successo di nuovo?

 

“Facciamo così. Tu lascerai le Cheerios subito e noi, in cambio, ti facciamo la solenne promessa che non ti umilieremo tutti i giorni” ridacchia Aubrey, incarnando perfettamente l’immagine di una persona che si sta godendo la propria vendetta. Si rivolge poi alle sue compagne di congiura. “Che ne dite? Facciamo una volta alla settimana? Giusto per non farle dimenticare quello che ci ha fatto?”

 

Un boato di approvazione si leva dal fondo dello spogliatoio e raggiunge le prime file come un'onda che si prepara ad investirla.

 

“Sei appena stata ufficialmente sollevata dal tuo incarico di capo cheerleader. Addio, Marley Rose”

 

Aubrey è la prima a superarla, appoggiandole una mano tra i capelli appiccicosi come si fa con un cagnolino che è stato particolarmente bravo.

Dopo di lei, una alla volta sfilano le altre Cheerios, riversandole addosso, oltre che lo slush dei loro bicchieri, l’enorme mole di frustrazione che hanno covato dentro di loro a causa sua.

Da un certo punto di vista, per Marley è molto meglio così. Il ghiaccio fa appena il solletico se paragonato a quanto possano ferire le parole.

 

L’ultima granita l’ha colpita da qualche minuto ormai quando sente distintamente il rumore di scarpe che schiacciano lo slush che ricopre il pavimento. C’è ancora qualcuno nello spogliatoio.

 

Si passa velocemente le mani sugli occhi, cercando di ripulirli al meglio delle sue attuali possibilità.

Pizzicano un sacco e, non appena prova ad aprirli, è costretta a richiuderli immediatamente per il bruciore. Tuttavia non demorde. Deve sapere chi è l’ultima, quella che ha aspettato per infierire. È l'orgoglio quello che la sta guidando in questo momento.

 

“Chi sei?” farfuglia, sputacchiando colorante e ghiaccio.

 

“Rachel”

 

Il suo corpo, fino a questo momento teso come la corda di un violino, si rianima improvvisamente. Si rimette in piedi, ignorando anche il male alle ginocchia.

La vista è ancora abbastanza sfuocata ma può vedere chiaramente le figura della ragazza che più di tutte ha tormentato in piedi di fronte a lei, qualcosa di indistinto in mano.

“Avanti, fallo”

 

Esistono tante cose capaci di colpirti all’improvviso e buttarti giù.

 

Stavolta non sono tradimenti o atti di bullismo, umiliazioni o schiaffi roventi.

Stavolta è un asciugamano che viene porto con gentilezza e una voce squillante, nonostante un leggero tremolio, che sussurra “Mi dispiace, so come ci si sente”

 

Da qualche parte dentro di sé, Marley riesce a trovare la forza di aspettare che Rachel sia uscita dallo spogliatoio prima di crollare.

 

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“Hai scoperto qualcosa su questo sito?”

 

Nell’ultima settimana al McKinley, parallelamente alla frenetica corsa all’ultimo voto per la scelta dei rappresentanti degli studenti, era scoppiata una nuova moda: condividere su Facebook o su Twitter le storielle divertenti riguardanti la scuola contenute nel sito ‘The dark side of McKinley’.

 

Lì per lì Santana non ci aveva neppure fatto caso nonostante l’insistenza di Sugar nel farle leggere ogni singolo ‘segreto’. Il fatto è che all’inizio la maggior parte di quelle storielle riguardava cavolate da adolescente in preda ad una crisi ormonale.

I ‘Mi farei questa, questo, quella, quello’ e così via si sprecavano e, di conseguenza, alla skank quel sito non poteva interessare di meno.

 

Poi però qualcuno aveva pubblico qualcosa riguardo a Marley e su quanto si vergognasse dell’obesità di sua madre, tanto addirittura da farsi lasciare ad un paio di quartieri di distanza dalla scuola pur di non farsi vedere in sua compagnia.

 

Negli ultimi giorni a quella ‘condivisione’ anonima ne sono seguite altre finché oggi non è successo quello che è successo durante l’allenamento delle Cheerios.

Cose troppo succulente per non attirare definitivamente l’attenzione di Santana Lopez.

 

 

“Nel messaggio di benvenuto si parla di noi, quindi possiamo dedurre che ci siano più persone dietro” le risponde Sugar, facendo scorrere lo zippo contro i suoi jeans per accenderlo e poi spegnerlo subito dopo. “O forse no, magari è un depistaggio. Inoltre nel regolamento c’è anche un riferimento ad un moderatore, dato che si dice chiaramente che ‘prima di essere pubblicati, tutti i commenti saranno sottoposti a controlli per evitare un eccesso di volgarità o possibili diffamazioni’”  

 

“Tutto qui?” mormora Santana, una punta di delusione nella voce, prendendo un tiro dalla sigaretta che regge nella mano sinistra.

 

“Ci sono forti probabilità che il primo ad aver condiviso un commento su un social network sia anche in qualche modo legato al creatore” aggiunge immediatamente Sugar, quasi indispettita dal tono dell’amica. “Peccato che per gli utenti non ci sia modo di scoprire quante volte ogni commento sia stato condiviso e quando, quindi è una ricerca manuale da fare sul profilo Facebook o Twitter o Tumblr di ogni singolo studente della scuola”

 

Troppo lungo. Lei ha bisogno di sapere subito.

“Beh, qualcuno questo sito deve averlo pur creato, no?” nota la skank, usando la mano libera per stuzzicarsi il piercing al labbro. “Che ne dici? Non mi sembra una cosa alla portata di tutti. Si potrebbe partire da lì”

 

“Ignorando il fatto che qualcuno potrebbe esserci arrivato per cultura personale o chiedendo ad un amico estraneo al McKinley …” mormora Sugar, facendole notare nemmeno troppo velatamente quanto sia un’idea stupida “… la ricerca si ridurrebbe al club di informatica ed ai senior. Non proprio cinque o sei persone, eh”

 

Santana inarca il sopracciglio, scambiando con l’amica uno sguardo scettico. “Io sono una senior e non lo so fare”

 

“Non so cosa dirti” scrolla le spalle la ragazza dai capelli castani senza alzare lo sguardo dai proprio jeans. “Creare un sito è il test di fine terzo anno degli iscritti alle lezioni di informatica e visto che è un insegnamento obbligatorio ...” lascia in sospeso la frase in maniera tattica, sogghignando sotto i baffi.

 

Sugar sa benissimo infatti che Santana quel test non l’ha fatto o, meglio, l’ha consegnato al professore ma senza averci mai messo mano. E il motivo per cui lo sa è che glielo fece lei.

Nessuno prende in giro i suoi metodi d’indagine.

 

La latina rimugina un secondo, prendendo tempo portandosi la sigaretta alle labbra come fa sempre quando vuole cercare di controllarsi. Solo che non ha nessun modo di ribattere.

“Ok, è la mia idea è stupida e non porta da nessuna parte” sbuffa, ravvivandosi il ciuffo. “C’era bisogno di prendersela così tanto?”

 

Arriva all’improvviso, proprio durante le risate di scherno di Sugar e nel momento in cui ha scollegato il cervello, l’illuminazione che ha cercato disperatamente negli ultimi tre giorni.

È una specie di flashback in diretta, un ricordo cronologicamente nemmeno troppo lontano nel tempo e abbastanza importante che però ha dovuto accantonare nell’ultima settimana per questioni di priorità.

 

Si blocca, fissando il vuoto, mentre le labbra le si incurvano autonomamente in un sorriso vittorioso.

“Ho avuto un’intuizione, Sugar” mormora stranamente tranquilla, sforzandosi in realtà con tutta sé stessa di non esplodere la propria soddisfazione in maniera tutt’altro che discreta. “Conosco qualcuno che stava tramando qualcosa, che ha i mezzi per creare un sito e soprattutto ha pure il movente

 

Sugar, seduta a gambe incrociate a terra, abbandona finalmente il suo adorato zippo e, impregnata di curiosità, degna finalmente la latina di uno sguardo in volto.

 

Prima che Santana riesca ad aprire di nuovo bocca per spiegarle ciò che ha ricordato, un urlo particolarmente acuto proveniente dalle spalle della skank la obbliga ad interrompersi.

“Santana Lopez!”

 

La skank si volta nonostante sappia già di chi si tratti –solo una persona in tutta la scuola ha una voce così-, fulminando con le sue iridi scure il ragazzo con la letterman dei Titans e il ciuffo castano che si sta avvicinando verso di loro a passo svelto.

“Dimmi che non è quella parodia di un giocatore di football” sibila rivolgendosi a Sugar con un tono abbastanza alto da farsi comunque sentire da lui. 

 

“Ehi! Ti ho sentita!”

 

Santana ruota gli occhi verso l’alto, scocciata, voltandosi di nuovo verso l’amica che è già scattata in piedi, pronta a sparire alla velocità della luce. “Ne parliamo dopo, ok?”

Attende che Kurt Hummel sia abbastanza vicino per rivolgersi a lui, un’espressione che promette battaglia dipinta sul volto.

“Per favore, potresti smettere di strillare? La tua voce è già abbastanza fastidiosa al naturale, fidati”

 

“Sempre dolce come una bustina di veleno” commenta lui, scuotendo appena il capo. “Ho bisogno di parlarti di una cosa”

 

Santana, mettendo in mostra una notevole abilità recitativa, finge di pensarci su, salvo poi esclamare un sentito “No, non sembreresti etero nemmeno se ti vedessi fare sesso con una donna nell’atrio e , il mio gay radar continua ad impazzire ogni volta che mi cammini a meno di cento metri”

 

Questi due senior non si conoscono poi così bene, hanno poche lezioni in comune e zero attività extrascolastiche condivise –cosa piuttosto ovvia visto che Santana non fa parte di alcun club.

 

Santana, però, non lo sopporta lo stesso e non perde mai occasione di pizzicarlo, soprattutto dopo aver scoperto che la sessualità per Kurt è davvero un nervo scoperto.

Non è nemmeno difficile capire il perché di questo astio. Lui può fare una cosa che, nonostante l’odio e la rabbia, Santana vorrebbe fare con tutta sé stessa.

 

“Puoi ascoltarmi un solo secondo?” tenta di riprende il discorso Kurt, non trattenendo però dal commentar in maniera pungente. “Poi prometto che resto un’ora intera ad ascoltare le tue buffonate. Lo giuro-”

 

“Sulla tua collezione di PlayMacho?” ghigna Santana in un innocente sfarfallio di ciglia.

 

Il kicker della squadra di football si massaggia la fronte per mantenere la calma, cosa che non gli riesce quasi mai con la skank nei dintorni. “Non hai intenzione di ascoltarmi, vero?”

 

“Sono così palese?” mormora ancora con ironia la latina, facendo addirittura sfoggio di un broncio. “Cavolo, devo allenarmi ad essere più sottile”

 

C’è una sola cosa che può far smettere Santana e farla rimanere in silenzio il tempo sufficiente per riuscire a spiegarle cosa c’è che non va. E Kurt la conosce bene.

“Riguarda Brittany”

 

Come da programma, la skank si irrigidisce all’istante. Abbassa lo sguardo, solitamente fisso negli occhi dell’avversario di turno per intimidirlo, lasciando cadere a terra la cicca ormai terminata per prenderne subito un’altra dalla tasca dei pantaloni aderentissimi.

“Ti manda lei” commenta, abbastanza piatta da sembrare disinteressata, dopo un tiro di sigaretta.

 

“No. Però c’entra con il motivo per cui ti ho cercata. Sono molto preoccupato per lei” ammette Kurt, quasi contento di essere finalmente riuscito a parlarle. “Come te, del resto”

 

“Oh, sì, ancora una volta mi hai beccata” ringhia, stavolta con molta rabbia e poca ironia. Non ha la minima voglia di finire in una discussione del genere, specialmente se la controparte nella conversazione è lui. “Non ci dormo letteralmente la notte … Kurt, fatti un favore. Lascia perdere”

 

“Io non so cosa sia successo tra voi due e non ho nemmeno intenzione di scoprirlo” inizia cautamente il ragazzo, facendo istantaneamente inarcare un sopracciglio a Santana. “Però ti posso dire quello che so. Che a te freghi o meno, Brittany sta soffrendo tantissimo per quello che è obbligata a fare. E, che a te freghi o meno, sei ancora la persona a cui dà più retta”

 

La skank annuisce un paio di volte, evitando accuratamente le iridi azzurre di Kurt. Di solito è brava a fingere ed a mascherare le proprie sensazioni dietro ad una cortine di pungente sarcasmo e indiscriminata irritazione. Quando c’è di mezzo lei, però …

“Su una cosa hai perfettamente ragione. Non me ne potrebbe fregare di meno”

 

“Lo capisco-”

 

“No, tu non capisci” riprende Santana, impedendo a Kurt di dire una sola parola. “Lei è così da sempre. Fa una cosa, piagnucola, se ne frega delle conseguenze e tira dritta per la sua strada. Spero che tu te ne accorga prima di essere lasciato indietro come ha fatto con me ed altre dieci persone prima di te”

 

Non appena si rende conto di ciò che ha detto, la skank si rifugia dietro la sua solita sigaretta. Si porta anche il braccio libero al petto, forse in un irrazionale gesto di difesa. Fa male anche solo pensarci ma, bontà sua, Kurt è abbastanza dotato di tatto o abbastanza intelligente da non infierire.

 

“Quando vi siete scontrate nei corridoi si è sentita malissimo” fa infatti dopo qualche istante di incertezza. “Mi ha chiesto una trentina di volte se secondo me fosse una brutta persona”

 

Santana si morde la lingua prima di lasciarsi andare ad un malinconico ‘Lo faceva anche con me’. Ancora una volta prende un tiro, gli occhi che si muovono in ogni direzione tranne che davanti a sé.

“Immagino tu le abbia risposto di sì. E che, dopo averti fatto un sorriso, non abbia più tirato fuori l’argomento” attente che l’espressione sicura sul volto di Kurt si mascheri in una decisamente spaesata prima di riprendere. “Già, la conosco meglio di te a quanto pare. Non è intelligente solo perché ha un QI alto o perché non sbaglia mai un testa a scuola” gli fa in maniera piuttosto sibillina, lasciando cadere a terra l’ennesima cicca e schiacciandola con i pensanti anfibi. “Ti conviene stare più attento

 

Quando ormai si è già voltata per andarsene, convinta di aver sganciato la sua solita ‘dura verità spezza gambe’, una mano le si appoggia sulla spalla.

 

“Se devo farlo in ginocchio, lo farò” mormora Kurt alle sue spalle. Santana non si gira, ma comunque annuisce per fargli capire di andare avanti. “Ma ti prego, ti prego, parlale. Se le vuoi ancora bene come credo, non puoi permetterle di farsi così tanto del male”

 

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“Dimmi che non c’entri”

 

Rachel Corcoran che si arrabbia apparentemente senza motivo non è una novità per Quinn. Glielo ha visto fare tante di quelle volte che oramai è immune ad ogni sua scena madre, uscite melodrammatiche comprese.

 

Rachel che l’aspetta al termine delle lezioni e la trascina per un braccio in uno stanzino vuoto, iniziando poi a fissarla con astio e con le mani appoggiate ai fianchi per diversi minuti senza dire una parola invece lo è.

 

“Rach …” mormora Quinn, in un misto di confusione e apprensione “… cosa?”

 

“Dimmi che non c’entri con quello che stanno facendo a Marley”

 

Oh, quello.

La pubblica umiliazione, la caduta della Regina. L’unico rimpianto che ha riguardo al ‘grande avvenimento’ di cui tutti parlano è non avervi potuto assistere. Ovviamente questo Rachel è meglio che non lo sappia.

“Beh … io …” comincia, passandosi la mano tra i colti capelli della nuca “… ecco … diciamo di no

 

Rachel, però, non è la prima persona che passa.

“Ora dimmelo di nuovo” sibila, quasi al limite della rabbia. “Però senza balbettii. E guardandomi negli occhi” aggiunge, stringendo il mento di Quinn per tenerla ferma in modo da incastonare i suoi occhi nocciola in quelli più chiari della bionda. “Se scopro che mi stai dicendo una bugia, giuro sulla divina Barbra che non ti rivolgerò mai più la parola”

 

“Ok. la verità. Io … io non …” balbetta, facendo stringere a Rachel gli occhi in due fessure tanto sottili quanto minacciose “… hai ragione, niente balbettii. Io non ho nulla a che vedere con quello che hanno detto in giro di Marley”

Non è la verità, ma non è nemmeno una balla. È un’omissione di verità, ecco.

 

La Cheerioo la scruta per diversi istanti, cercando di cogliere qualche segno di bugia. Alla fine, comunque, sembra convincerci, tanto che lascia la presa e tira un grosso sospiro di sollievo.

“Meno male”

 

Le piacerebbe molto fermarsi qui, con Rachel contenta e la sua testa ancora attaccata al collo. Peccato che non possa semplicemente farlo. Deve sapere che in parte è anche colpa sua, per quanto sappia già in partenza che non approverà mai e, nel caso la cosa degenerasse, farebbe una delle sue scenate. Lo deve alla loro amicizia, semplicemente.

“C’è un ma” mormora, cautamente, facendo scattare immediatamente la brunetta sull’attenti. “Ti prego, non dare di matto. Lasciami spiegare, per favore”

 

Questo sarà mica quella cosa a cui stavi lavorando, vero? Quella … quella storia che mi hai raccontato tempo fa durante pausa pranzo”

 

“Sì” annuisce, affrettandosi ad alzare una mano non appena Rachel scatta verso di lei per tempestarla di urla.

“È difficile, ok? Perciò … ehi, smettila di usare il tuo sguardo ‘ti sto giudicando’” tenta di coprirle il volto, cosa che le rende difficile persino respirare al meglio. Ovviamente la brunetta le prende la mano e la tira verso il basso, fulminandola come solo lei sa fare.

Bene. Diciamo che ho involontariamente assistito ad un … uhm … lo definirei incontro sessuale tra due persone che teoricamente non dovrebbero conoscersi in quel modo. Per ora non posso farti i nomi”

 

Vede nitidamente Rachel combattere interiormente tra la voglia di sapere chi fossero quelle persone e l’intenzione di tirarle fuori tutta la verità. Alla fine, comunque, la brunetta sospira un poco convinto “Vai avanti”

 

“E ne ho parlato con una persona … di cui ovviamente non posso svelarti l’identità … che in maniera quasi del tutto autonoma è arrivata a quello per cui tu sei incazzata”

 

“Chi sono queste persone?” la fulmina Rachel ancor prima di essere riuscita a finire la frase.

 

“Non posso dirlo” sospira Quinn, ben sapendo quel che sta per succedere.

 

“Lucy Quinn Fabray! Non azzardarti!” le intima, puntandole un dito con tutta la carica teatrale di cui dispone. Normalmente avrebbe già ceduto da un pezzo. Stavolta, però, non può.

 

“Non posso, Rach. Nemmeno se ti arrabbiarsi a tal punto da decidere di non parlarmi per un mese. È una cosa che sicuramente finirebbe con il metterti nei guai e io non ho la minima intenzione di correre un rischio del genere”

 

“Ma-”

 

“Niente ma. Ti ho già raccontato troppo. Sappi solo che le ultime cose che sono uscite non dipendono da me. Ero troppo presa da me stessa e dal giornalino per preoccuparmene. Ho sbagliato, lo so, dovevo tenerlo sotto controllo

 

Le ultime parole le sono uscite tutte attaccate, quasi abbia avuto fretta di sputarle via e togliersi un grosso peso. Non parlarne con Rachel è stato un grande fardello, questo sì, e anche ora non potrà farlo completamente ma almeno potrà contare sul suo sostegno indiretto. Giusto?

 

Rachel, però, indietreggia di un paio di passi, reclinando appena il capo per guardarla meglio in faccia.

“Chi sei tu?”

 

“C-come?” balbetta Quinn, colta in contropiede.

 

“Chi sei tu? Dov’è la mia migliore amica?” soffia, le guance arrossate piene di rabbia, infilando una mano nel borsone delle Cheerios dove tiene il cambio per tirarne fuori una pagine de ‘L’Impiccione’. “Dov’è la persona che combatte ogni giorno per salvare la dignità delle persone in questa scuola?”

 

Avrebbe dovuto immaginarsi una reazione del genere.

“Stiamo parlando di Marley Rose-”

 

“È una persona, Quinn”

 

Da qualche parte dentro la bionda, qualcosa si torce. È il modo in cui l’ha detto, quel fare ovvio di chi non capisce come si faccia a dimenticarsi certe cose, o forse semplicemente quello che ha detto.

Fatto sta che è costretta a deglutire un paio di volte prima di rispondere.

“Una persona che ne ha fatte soffrire e continua a farne soffrire decine e decine ogni giorno”

 

Dalla bocca di Rachel esce un versetto ironico, a cui la ragazza aggiunge diverse movimenti negativi col capo.

“Come credi che si comporterebbe qualsiasi altra Cheerio se fosse al suo posto? Non lo vedi? Non riesci a capirlo che è solo una pedina? È una vittima, una persona ferita e sola come tutti noi” sussurra le ultime parole e Quinn sa perfettamente di non poter replicare in alcun modo.

“Sono profondamente delusa ed estremamente indignata dal tuo comportamento. Credo che dovresti delle scuse a Marley”

 

Ormai il gioco è fatto, tutto è in moto e non dipende più da lei. Ciononostante, anche se potesse fermarlo, non lo farebbe. C’è qualcosa che non perdonerà mai a Marley.

“Non lo farò. Non dopo aver passato anni a sentire persone distrutte fisicamente e psicologicamente da lei. Non dopo aver visto come ti ha trattata per tutto questo tempo” afferma con tutta la forza che possiede, reggendo lo sguardo duro di Rachel.

 

Rimangono così per diversi secondi finché la brunetta abbassa il capo, sconfitta e delusa. Raccoglie la borsa, se la issa sulla spalle e lascia ricadere il foglio che ha stretto tra le dita per tutta la discussione a terra, esattamente ai piedi di Quinn.

“Bene. Se è così che la pensi, non disturbarti più a venirmi a prendere la mattina. Verrò a scuola in autobus”

 

Finisce sempre in questo modo una discussione con una persona cara. Entrambe le parti perdono qualcosa. Nella fattispecie, la loro tradizione di quattro anno di andare a scuola assieme. Ogni giorno, con il sole, con la pioggia o con la neve.

 

“Oh, andiamo Rach. Rachel! Rachel aspet-” il richiamo di Quinn termina nell’esatto momento in cui la porta dell’aula si richiude pesantemente alle spalle di una furente Rachel Corcoran.

La bionda sospira, passandosi la mano sul volto provato dal litigio. Chiude gli occhi, cercando in tutti i modi di non prendere a calci la prima cosa che le capiti a tiro.

“Fantastico”

 

La cosa ironica è che se non fosse stato per Rachel e il battesimo delle primine, probabilmente Quinn avrebbe addirittura cancellato tutto. Riderebbe se non fosse così incazzata con sé stessa da volersi prendere a pugni in faccia da sola.

 

“Tutto bene? Ti ho sentita urlare dal corridoio”

 

Tempismo pessimo, non c’è che dire.

Le sue iridi verdi nocciola si sollevano immediatamente da terra e si fissano sul ragazzo che ha appena fatto capolino nella stanza, trasmettendogli così tutto l’odio che prova verso di lui in questo istante.

“Non è il momento Mike! Non è proprio il momento!”

 

Mike alza subito le mani in segno di resa, abbastanza furbo da sapere che fuggire è l’unica mossa saggia quando si ha a che fare con una donna arrabbiata.

 

In un istante di lucidità, però, Quinn si rende conto che, per quanto lo stia odiando, l’unico modo per risolvere con Rachel è proprio lui.

“Aspetta!” lo richiama, prima di vederlo scomparire dietro la porta. “Hai visto che è successo a Marley?”

 

“Divertente, vero?” ridacchia Mike, infilando le mani in tasca. “Ero sulle gradinate a gustarmi la scena. Uno spasso, davvero, peccato solo non aver avuto nulla a portata di mano con cui riprenderlo”

 

Quinn rimane spiazzata un secondo, rendendosi conto che quello che ha appena detto è lo stesso che pensava lei fino a cinque minuti fa. Scuote la testa, obbligandosi a rimanere concentrata sull’obiettivo.

“No, è stato umiliante e orribile. Abbiamo superato il limite. È ora di finirla”

 

“Finirla? Guarda che abbiamo appena cominciato”

 

“No. Basta” ripete Quinn, sperando di risultare credibile. “Non costringermi a dire a tutti che ci sei tu dietro a quel sito”

 

“Ahi” commenta apaticamente Mike, simulando una smorfia di dolore. Per l’ennesima volta, quel ragazzo e le sue espressioni riescono a farle venire i brividi lungo la schiena. “Lo sai che ti rispetto e credo che tu sia una delle persone migliori di questo buco, vero? Bene. Perché se così non fosse non avrei alcuna remora. Invece, stando così le cose, per ora mi limito ad avvertirti e sconsigliarti vivamente di minacciarmi”

 

Forse Mike Chang è un grande bluff, forse è solo un grande attore o più semplicemente ha visto troppi film di supercattivi. Qualunque sia la verità, è dannatamente credibile in ogni cosa dica.

“Lo farò solo se costretta” riesce a farfugliare Quinn dopo diversi secondi di difficoltà.

 

“In quel caso dovrò difendermi e credo proprio che tu non abbia propriamente il coltello dalla parte del manico” fa qualche passo verso di lei, il solito ghigno stampato in faccia. “Lascia che ti spieghi. Punto primo, sarebbe la mia parola contro la tua, una ragazza che ha sempre avuto problemi con l’autorità e a cui, guarda caso, hanno appena chiuso il giornalino. Punto secondo, potremmo domandare a Santana cosa le sei andata a chiedere. Chissà cosa direbbe”

 

“Sei stato tu a mandarmi da lei!” reagisce d’istinto, in preda alla frustrazione, senza nemmeno rendersi conto di essere di nuovo –dopo Rachel- nella condizione di non poter ribattere in alcun modo.

 

“Già, ma questo tu non glielo hai detto. O sbaglio?” ghigna, di nuovo, annuendo compiaciuto quando Quinn apre e chiude la bocca senza riuscire ad articolare un singolo suono. “Ecco, appunto. Non so cosa tu abbia detto a Rachel, però a giudicare dal modo in cui è uscita credo di aver capito che in qualche modo ti ritiene responsabile. Immagino di quello che è successo a Marley, visto che proprio per quello hai iniziato questa conversazione”

 

In gergo tecnico, Quinn Fabray è stata appena fottuta alla grande.

“Sei un bastardo” mormora, sconfitta, abbassando il capo in segno di resa totale.

 

“Lo diventerò esclusivamente se tu mi costringerai ad esserlo. Ti vuoi tirare fuori? Fallo, non ho nulla in contrario. Vuoi sputtanarmi? Fallo, però sappi che in questo caso sarei pronto a tirarti addosso più fango di quanto possa farlo tu. Tutto qui”

 

Avrebbe dovuto cancellare quelle foto e quei video, ormai è certo. Sospira, visto che ha le mani talmente legate da non poter fare altro.

 

“Come immaginavo. A presto, Quinn”

Un profondo senso di disgusto le serpeggia nello stomaco, accompagnato da una rabbia cieca che non ha mai provato prima. Peccato che non possa prendersela con nessun altro all’infuori di sé stesa. La cosa peggiore? Ne è perfettamente consapevole.

 

-Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione--Glee--Glee--L'Impiccione-

 

A Brittany le persone che fissano un appuntamento e poi arrivano tardi non piacciono per niente. Se la persona in questione non fosse Kurt, quasi certamente se ne sarebbe già andata.

 

Continua a spostare i suoi teneri occhi azzurri dal telefono, appoggiato sul tavolino, alla porta del Lima Bean, sperando ardentemente di vederlo spuntare da un momento all’altro.

Nonostante l’intenzione di aspettarlo per ordinare, l’insistenza della cameriera che ha continuato a ronzarle attorno dal primo momento in cui si è messa a sedere l’ha obbligata alla fine a cedere ed a prendersi il suo solito cioccolato caldo.

 

Ha sempre odiato ordinare in mancanza di tutti gli ‘invitati’ ma, considerando sia il ritardo sia l’arietta fredda che ha cominciato a soffiare dopo pranzo, alla fine non l’è andata troppo male.

 

Afferra il cellulare e lo sblocca, controllando di nuovo tra i messaggi ricevuti. Ancora nulla.

 

A questo punto non può più aspettare. Domani c’è l’ultimo dibattito con gli altri candidati alla corsa alla carica di rappresentante dei senior e, soprattutto, la votazione. Deve rileggere gli appunti, deve scaricare la tensione e assicurarsi di riposare le otto ore necessarie a non farla sembrare un vampiro.

-Dove sei? Sono davanti al Lima Bean che ti aspetto da almeno dieci minuti-

Sms inviato alle ore 17.58 a Kurtie.

 

La risposta è immediata ma, a differenza delle sue aspettative, il mittente è un numero che non è tra quelli memorizzati.

-Sono Santana. Sono nel parcheggio dall’altro lato della strada. Ti aspetto-

 

Solleva istantaneamente lo sguardo dal cellulare alla porta più vicina, ricordandosi solo dopo averlo fatto che è quella laterale che dà sui tavolini all’esterno.

 

Torna a leggere il messaggio, parecchio confusa, giusto per controllare se per caso ci sia qualche errore. No, ha letto bene. Dice proprio Santana.

 

In una specie di stato di trans si alza dal tavolino, ricordandosi di prendere il cellulare solo perché ce l’ha in mano, raggiunge l’uscita principale ed inizia a guardare nella direzione indicata dal messaggio finché non trova l’oggetto della sua ricerca.

 

Ci sono poche macchine, è vero, ma il SUV nuovo fiammante della latina non è uno di quei mezzi che può passare inosservato. Senza contare che vede pure Santana, appoggiata con la schiena alla sua vettura, intenta come al solito a fumare una sigaretta.

 

Attraversa la strada in un lampo, emozionata come poche volte in vita sua per il semplice fatto che, dopo anni di separazione forzata, per la prima volta Santana l’ha cercata ed ora, addirittura, sta per parlarle a quattr’occhi.

 

Paradossalmente, non appena le arriva di fronte e la skank si accorge di lei, puntandola immediatamente con le sue iridi scure, si trova senza parole.

Le succede poche volte, stranamente quasi sempre con lei.

 

Santana la fissa per il tempo necessario a finire la sigaretta, muta come un pesce, facendole poi un cenno con la testa dopo aver gettato la cicca a terra.

“Sali. Qui fuori fa troppo freddo per i miei gusti”

 

Ormai dirle ‘ciao’ sarebbe abbastanza fuori luogo e ‘come stai?’ risulterebbe persino peggio, per non dire offensivo, quindi, ancora una volta, Brittany rimane in silenzio mentre apre la portiera e si accomoda sul sedile del passeggero.

 

La prima cosa che nota, a parte che il riscaldamento è acceso, è lo sguardo confuso che Santana sta rivolgendo alle sue braccia. O, meglio, agli scaldamuscoli che ha messo alle braccia per combattere il freddo, la sola cosa che aveva con sé a scuola per evitare di congelare.

 

Balbetta qualcosa che per fortuna nemmeno lei riesce a sentire talmente è bassa la propria voce, stringendo le braccia al petto per cercare di nasconderle alla vista di Santana. E dire che prima, mentre ordinava la sua cioccolata, si sentiva persino alla moda sfoggiando i suoi scaldamuscoli rosa shocking.

 

“L’unico motivo per cui sono qui …” incomincia la latina, salvandola da un prolungato ed imbarazzante silenzio “… nonostante l’istinto mi gridi di andarmene a tavoletta senza voltarmi indietro, è che la tua ragazza …” si interrompe, notando la sua faccia perplessa “… Kurt, è venuto a piagnucolare da me stamattina”

 

Kurt che va da Santana? Bizzarro, quantomeno. Certo, in parte spiega come mai sia stato lui a dirle di farsi trovare per le cinque e quaranta al Lima Bean.

“Cosa voleva da te?”

 

“Che ti facessi una semplice domanda” sospira la skank, voltandosi di tre quarti nella direzione di Brittany che, più per imitazione che per altro, fa lo stesso. “Cosa cazzo stai facendo?”

 

La bionda abbassa immediatamente lo sguardo, evitando in questo modo un contatto diretto con lei. Si imbroncia subito dopo, sforzandosi poi di mantenere un’espressione normale. Il risultato è uno stropiccio di labbra che fa inarcare un sopracciglio a Santana.

“Solo cavolate. Tante, tantissime. Non passa giorno senza che mi debba vergognare per qualcosa”

 

La latina non dice nulla. Fa scivolare una mano verso la tasca anteriore della felpa nera che indossa per prendere una sigaretta ma, prima che possa anche solo raggiungerla, Brittany le dà un colpetto.

 

Il gesto sorprende la latina almeno quanto la bionda visto il modo in cui si fissano reciprocamente. Una volta, quando ancora erano amiche, Brittany faceva i salti mortali per non farla fumare. È buffo come l’istinto funzioni seguendo regole proprie, no?

 

“Marley mi ha obbligata a far chiudere il giornale di Quinn, altrimenti loro non mi avrebbero fatta votare come presidentessa dei senior” riprende Brittany a macchinetta, sperando di alleggerire in qualche modo la tensione.

 

Santana, per la seconda volta, non dice una sola parola. E la cosa non fa altro che metterla ancora di più sotto pressione.

 

“Mi dispiace anche per quella volta nei corridoi. Mi dispiace per un sacco di cose. E hai ragione tu, come al solito. Non imparerò mai a pensare alle conseguenze prima di fare qualcosa” spara a raffica la bionda, quasi disperata per il silenzio prolungato della skank. “Perché non dici niente?”

 

“Aspettavo che mi dicessi qualcosa che non so, magari qualcosa di diverso dalle tue patetiche scuse” risponde finalmente Santana con brutale e disarmante semplicità. Sono parole dure e, per quanto siano poche, colpiscono Brittany con lo stesso impatto di una valanga.

Evidentemente la latina si accorge di essere stata come al solito eccessivamente velenosa, quindi si affretta ad aggiungere anche “Ammettere di avere un problema comunque è un buon primo passo, no?”

 

Sembra una banalità di poco conto, invece riesce comunque a strapparle un timido sorriso.

“L’ho sentito dire anche io” ammette la bionda, sollevando lo sguardo dalle mani che ha torturato per l’ansia da quando ha messo piede in macchina fino per incontrare il volto dell’amica. Dire che Santana stia sorridendo sarebbe eccessivo ma almeno dà l’idea di una tranquillità ritrovata rispetto al solito grugno incavolato.

 

Forse è proprio per questo cambiamento rispetto al trattamento che si sono riservate reciprocamente che Brittany riesce a dire “Mi perdonerai mai per quello che è successo?”

Potrebbe non rispondere, anzi, sicuramente non la farà, tuttavia potrà dire di averci provato.

 

Per una volta, però, Santana decide di sorprenderla.

“Perché no?” scrolla le spalle, tracciando una serie di linee con le unghie sul volante. “In fondo non sei stata la prima persona a voltarmi le spalle nel momento del bisogno e certamente non sei stata l’ultima”

 

Eccolo lì, tanto per cambiare, quell’eterno senso di colpa.

“Se potessi tornare indietro-“

 

“Risparmiatelo” la blocca subito, scuotendo nervosamente la testa. Un istante dopo ruota il capo verso di lei, un sorriso amaro dipinto sul volto. “So benissimo che ti comporteresti allo stesso modo anche se tornassi indietro”

 

Santana non è Kurt. Lei dice la verità ad ogni costo, anche se fa male, soprattutto se fa male. Non sa cosa voglia dire ‘indorare la pillola’ e quando vede un varco attacca. Era così anche quando erano amiche, figurarsi ora che non vede l’ora di colpire per fare, non solo a lei ma ad entrambe, più male possibile.

“Lo so, ma o è così o niente” mormora con la voce incrinata, la mano sinistra che trattiene a stento la destra dall’aprire lo sportello per farla andare via.

“Papà è stato licenziato tre mesi fa e non ha ancora trovato un altro lavoro, quindi non posso nemmeno permettermi il lusso di una borsa di studio parziale. Devo avere i voti più alti e più crediti possibili, altrimenti non sarò nemmeno presa in considerazione. Io devo andare al MIT, costi quel che costi”

 

“Costi quel che costi, già” riprende Santana, passandosi un paio di volte la mano sulle labbra. “Credi che valga la pena sacrificare ogni cosa in nome del tuo futuro? Non ti rendi conto di essere diventata un robot? Come ti fa sentire sapere che un giorno, quando ti volterai, vedrai dietro di te tutti gli stronzi che hai pugnalato e usato per raggiungere il tuo fottuto obiettivo?”

 

Brittany si morde un labbro, fermandosi solo quando sente un sapore vagamente metallico sulla lingua.

“Mi vergogno molto, te l’ho già detto, ma non posso più tornare indietro”

Per una volta i suoi occhi azzurri non si abbassano di fronte a quelli color pece di Santana perché questa è una di quelle rare volte in cui sa esattamente cosa rispondere e, soprattutto, sa che non può esimersi dal farlo. Santana non vuole sapere cosa non vada, come stia o cosa la preoccupi. No, vuole solo banchettare con quel che è rimasto della sua  dignità.

“Mi manchi tu, mi manca la nostra amicizia e il legame che avevamo creato. Vuoi che ti dica che eri il mio mondo? Che vivevo e respiravo solo per te? È questo che vuoi sentirti dire, no? Ti piace farmi sentire una merda, vero? Bene! Sono la causa di tutti i tuoi mali, la creatura peggiore del mondo, una stronza che si diverte a manovrare gli altri! Ti basta o ne vuoi ancora?”

 

Da qualche parte durante la sua sfuriata si è messa a piangere ma riesce a rendersene conto solo quando una lacrime le cade sulla mano. La osserva un paio di secondi, quasi ipnotizzata, prima di fare quello che il suo istinto le aveva suggerito diversi minuti fa.

 

Registra appena il rabbioso ‘Esci dalla mia cazzo di macchina’ con cui l’apostrofa Santana e ancor più vagamente gli epiteti spagnoli molto poco gentili che le rivolge dopo aver richiuso la portiera alle sue spalle.

 

È difficile, quando ci si sente soli, immaginare di finire con l’esserlo ancora di più.

Eppure è esattamente questo che prova Brittany mentre inizia a correre, seguendo semplicemente il marciapiede senza nemmeno rendersi conto se sia o meno la direzione giusta di casa sua.

 

È esattamente come se uno dei pochi ponti emotivi che le siano rimasti fosse appena crollato insieme alle sue speranze di non diventare mai un freddo ed insensibile robot.

Esatto, è così che l’ha definita Santana ed è per quello che, inaspettatamente, la rabbia ha superato la vergogna ed ha trovato il modo di esplodere.

Risultato? È come se le stesse sanguinando il cuore.

 

Perché non esiste un limite al male che possono farsi due persone che si vogliono bene come se ne volevano loro.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autore:

 

What’s up guys? Come andiamo?

 

Ce l’ho fatta! In ritardo di più di una settimana, ma non fa niente, vero? Scusate.

 

Tra lavoro part time, tre –e dico tre, in sei giorni, di cui una venerdì e una sabato- feste di laurea ed improvvisate varie ho potuto scrivere solo ieri ed oggi. Spero di essere riuscito comunque a fare un buon lavoro!

 

È probabilmente il capitolo più lungo di questa storia –fino a questo momento- e stranamente non ho quasi nulla da dire.

A parte il fatto che Aubrey è un personaggio inventato e che, esattamente come il tizio del giornalino dello scorso capitolo, non avrà un ruolo marginale. È solo un riempito numerico.

Per una scelta personale –non mi piace per niente lasciare un personaggio in balia degli eventi- il prossimo capitolo sarà molto incentrato su Marley. C’è da capire meglio cosa le è successo e se e come reagirà. Sarà così più o meno ogni volta che un personaggio subirà un colpo come quello che ha ricevuto lei.

 

Altro non mi viene in mente, perciò … ringrazio coloro che leggono, che recensisco e inserisco la storia nelle tre categorie che non mi va di ripetere tutte le volte. Grazie :)

 

Ecco, mi stavo dimenticando. Si tratta di una semplice curiosità personale: qualcuno legge i libri o segue la serie di Game of Thrones?

 

Ora, dopo aver inserito questa mini parentesi, mi congedo da voi!

A meno di clamorosi intoppi, alla prossima settimana!

Pace. 

  
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