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Autore: Aqua24    25/07/2013    1 recensioni
NB: Storia ferma e incompleta.
Lei mi guardò con una nota di rimprovero negli occhi: "Sei una stupida."
Sorrisi.
"E tu sei bellissima."
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Marilisa.

5.

La neve ad Enna in periodo invernale era sempre stata cosa più unica che rara.
E quella mattina, quando mia madre mi svegliò dicendo "Marilì, talé com'è bianco il balcone!", io seppi, in cuor mio, che qualcosa sarebbe cambiato. In meglio o in peggio, poco m'importava; almeno sarei sfuggita dalla vita solita con qualcosa d'insolito, e mi sarei messa per l'ennesima volta alla prova, sgomitando per uscirne vincitrice, perlomeno con una medaglia di bronzo.
È come quando tu hai un presentimento, una sorta di premonizione che ti fa somigliare più ad una veggente che ad una quindicenne infreddolita- sai che qualcosa accadrà, e aspetti solamente che ti si pari davanti per sorridere e mandarlo allegramente affanculo.

"Noe, mamma mia, hai visto? Copriti bene e vieni da me, dai- domani è il ventitré, magari usciamo e ci lanciamo qualche palla, ma oggi arricampati.
Ti aspetto. Oh, tutto a posto? Va bene. A dopo."

Approfittai del fatto che i miei genitori fossero usciti a comprare qualche copertone per le ruote che resistesse bene al gelo, e in meno di venti minuti Noemi era già alla mia porta, con un paio di guanti da bambina e una sciarpa colorata al collo.
Al telefono l'avevo sentita con una voce grave e quasi preoccupata -come da un paio di giorni a questa parte-, ma appena la vidi sorridermi, si sciolsero tutti i miei dubbi come, appunto, neve al sole.
Avrei dato oro, argento e mirra, la mangiatoia con compresi il bue e l'asinello per vederla felice- anche se, col senno di poi , i suoi sorrisi continui e ampi mi parsero schifosamente finti.
Lo capii dalle sue labbra rosa e chiare dal vento e dal freddo che si tesero all'insù per l'ennesima volta, mentre i suoi occhi marroni non fecero lo stesso.
Rimasero lì, paurosi, fermi, quasi vacui, immobili e rassegnati- e a questo non ero pronta.
Non era lo stesso sorriso che mi rivolgeva quando, dopo scuola, si presentava davanti al portone con una scatola di dolciumi vari e, vaffanculo alla dieta, due bottiglie di coca-cola come pranzo; non era certamente lo stesso sorriso che le spuntava fuori all'improvviso quando guardavamo fino allo sfinimento le puntate di Sherlock sulla BBC, per giunta in inglese, senza capirci un'acca; non somigliava per nulla al sorriso che le rimaneva in viso per un'intera giornata se prendeva un buon voto in latino, se Lorenzo le inviava un messaggio dolce, se vinceva una partita a Ruzzle contro di me, se le riusciva un pezzo alla pianola senza errori, se la sua gatta le si strusciava contro facendo le fusa.
Non era il sorriso che mi ero abituata a vederle tra le labbra praticamente ogni giorno, mentre mi prendeva la mano e mi portava in giro chissà dove, e i suoi occhi si allargavano e s'illuminavano come le lampadine nuove dopo un black-out, scorrendo veloci sul cielo terso.

Mi lasciai ingannare, in un primo tempo, dalla sua aria tranquilla e allegra, e per questo non indagai quanto avrei dovuto.
Le proposi di fare i biscotti, come tempo fa, da accompagnare alla cioccolata calda.
L'anno scorso li facemmo a Febbraio, mentre ancora c'era così tanta nebbia da non sapere dove poggiare il piede: la frolla riuscì molla e debole, che in forno quasi bruciò, e alla fine mangiammo le brioche kinder- sicuramente meno casalinghe o salutari, ma almeno di un colore decente che non in un nerastro translucido e, soprattutto, vagamente digeribili.

Stavolta tutto sembrò andare piuttosto bene - le giuste dosi di latte, farina, lievito, era semplice e pareva una formula matematica -, e noi scherzavamo sull'idea di aprire un canale di cucina sul digitale terrestre, fare un paio di puntate, incassare i soldi e poi girare il mondo alla ricerca dei migliori ristoranti del mondo, per rapire gli chef e costringerli a cucinare per noi.
Era un progetto abbastanza buono, a dire la verità.

Noemi non si alzò le maniche della maglia pesante e grigia che portava quando cominciammo a rompere le uova, né quando le chiesi di maneggiare la farina, col rischio che la sporcasse.
Aggrottai la fronte e glielo consigliai.
"È un peccato se te la macchi! Quest'impasto è peggio dell'olio, sai?"
"Sto bene così, sento un po' freddo."

La neve fuori cadeva copiosa, ma in casa il caldo dei termosifoni accesi prontamente si poteva tagliare con un coltello, e, anzi, era addirittura soffocante!
La cosa non mi convinse ancora di più quando la maglia rimase sulle sue braccia anche mentre stendeva la frolla con il mattarello.

E qui feci una cosa di cui mi vergogno ancora ora- se fossi stata ferma, se non avessi avuto quella idea geniale, se mi fossi accontentata delle sue parole, probabilmente non avrei sofferto così tanto insieme a lei, e magari si sarebbe risolto tutto in più poco tempo.

Mi avvicinai a lei e, velocemente, le presi un braccio, alzandole la manica fino al gomito, con un'aria soddisfatta.

"Oh, vedi, non è megl-"

La frase mi si spezzò in gola, come se qualcuno mi avesse appena affondato un taglierino sul collo.

Le sue braccia erano rosse. Rosse dai tagli sottili e precisi che spiccavano sulla sua pelle, leggermente in rilievo, e secchi di.. sangue?
Le sue braccia erano rosse e le mie, invece, erano pallide e chiare come quelle di un malato.
Le sue braccia erano rosse e lei soffriva, lei provava dolore, lei piangeva e io invece stavo bene, ero felice, ridevo.
Le sue braccia erano rosse ma lei rideva, le mie braccia erano bianche e io piangevo.

La guardai col terrore negli occhi, stringendole il polso per non farla scappare.
Come un cervo che ha appena visto il cacciatore.
Perché, le chiesi, con un filo di voce, e lei non mi rispose.
Glielo chiesi di nuovo, a voce più alta, gridando.
Perché. Perché perché perché perché perché perché perché perché perché perché perché perché perché perché perché.

"Perché tanto tutto muore."

E in quel momento morii dentro un po' anch'io.
  
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