CAPITOLO
30
Rabbia.
Frustrazione.
Sofferenza.
Questi
erano i tre sentimenti che nella settimana successiva alla notizia
shock di
Carmen gravarono sul mio umore.
A
peggiorare la situazione si era messa anche la relazione con Edward.
Ci
evitavamo: da due giorni.
Io
per prima sapevo di star sbagliando tante cose con lui, spesso iniziavo
a
urlare per un no nulla, oppure gli rinfacciavo alcune cose poco carine,
ma lui
non mi aiutava di sicuro. Pur sapendo che ero caduta in una sorta di
incazzatura cronica, non aveva nessuna pazienza di lasciarmi i miei
tempi,
anzi, alla fine certe volte sembrava più arrabbiato lui di
me.
Assurdo.
Due
giorni fa avevamo litigato per colpa della mia guida e della mia
macchina, che
forse era arrivata quasi alla fine della sua vita.
Mi
ero distratta un attimo e avevo frenato di colpo, perché uno
stupido gatto mi
aveva attraversato la strada. Per fortuna non l’avevo preso,
ma Edward aveva
iniziato a urlare che ero un’incompetente a guidare e si era
messo pure a
inveire verso chi mi aveva dato la patente.
Non
avevo ribattuto.
L’avevo
portato a casa in silenzio e senza degnarlo di uno sguardo me ne ero
andata
sgommando.
Da
allora i nostri rapporti erano stati piuttosto freddi.
Non
sapevo come comportarmi, perché effettivamente era la prima
volta che ci
succedeva una cosa del genere.
Era
un brutto periodo e non vedevo l’ora che finisse.
<<
Il cliente da lei chiamato potrebbe
essere spento o irraggiungibile. La preghiamo di richiamare
più tardi.
>>
<<
Cazzo! >> sbottai, lanciando il cellulare sul tavolo
della mensa.
<<
Bella è la terza volta che lo chiami. Te l’ho
detto, aveva una visita
stamattina, non so per che ora arriverà.. >>,
cercò di spiegarmi Emmett
con voce annoiata.
Non
gli risposi neanche, perché da un momento
all’altro mi sarebbero scoppiate le
coronarie.
Capivo
che erano due giorni che ci evitavamo, ma almeno avvisare che non
l’avrei visto
a scuola, magari dicendomi che aveva una visita importante.
In
quel momento lo odiavo.
No,
non potevo mentire a me stessa, nonostante l’incazzatura
permanente continuavo
ad amarlo come non mi era mai capitato prima con nessun altro ragazzo.
Infatti
volevo mettere il prima possibile a posto la situazione spiacevole.
<<
Oh! Tu e Cullen avete litigato o sbaglio? >>
Guardai
di sottecchi Daniel, senza degnarmi di rispondergli.
<<
Dai Bella.. capita a tutte le coppie prima o poi.. >>
sussurrò Angela con
un tono un po’ reverenziale.
Sapevo
che in quei giorni facevo paura. Ma così tanto?
Non
riuscii a rispondere a nessuno dei due perché il mio
cellulare iniziò a
suonare. Non era Edward, purtroppo.
<<
Pronto? >>
<<
E’ la signorina Isabella Swan? >>
Dal
tono della persona che stava dall’altra parte del telefono
capii che era un
signore, forse di una certa età.
Mi
alzai e feci cenno a Rose che uscivo, i rumori della mensa non mi
permettevano
di sentire bene.
<<
Si sono io.. lei chi sarebbe? >>
L’aria
fredda di Forks mi entrò nelle ossa, mentre uscivo in
maglietta delle maniche
corte, per fortuna non pioveva, altrimenti sarei dovuta andare a
parlare in
macchina per ripararmi.
<<
Sono Aro Volturi, dirigente della Volturi’s Company. Ci siamo
incontrati l’anno
scorso alla premiazione della sua squadra, le “Furie
Rosse”. Non credo che si
ricordi di me.. >>
Rimasi
un attimo interdetta.
Aro
Volturi, magnate dell’industria immobiliare e uno degli
sponsor ufficiali della
Nazionale Femminile di Calcio. Facendo mente locale riuscivo a
ricordarmelo: un
signore sulla cinquantina, alto, magro e vestito impeccabilmente.
<<
No, si sbaglia. Mi ricordo bene di lei: la sua cravatta di Armani blu
non
passava di sicuro inosservata. >> risposi un
po’ sulle spine, senza però
lasciarmi intimidire.
Sapevo
bene che prima o poi qualcuno avrebbe dovuto darmi una spiegazione su
ciò che
era successo.
Avevo
iniziato ad accennare qualcosa a mio padre, ma non volevo fare la
figlioletta
che chiede aiuto. Charlie avrebbe smosso mari e monti per riammettermi
dentro,
ma non sarebbe stato per niente giusto.
<<
Mi piace molto il suo spirito di osservazione Isabella. Vengo subito al
dunque,
dato che non sono uno che tergiversa. Volevo dirle che
c’è stato un enorme
errore e che lei, ovviamente, ha tutto il diritto di far parte della
primavera
della squadra. Mi occuperò personalmente di risolvere questa
brutta
situazione.. >>
Il
mio cuore accelerò i battiti, ero felice della notizia, ma
continuavo a non
capire alcune cose. Espressi subito le mie perplessità.
<<
Mi scusi ma come può garantire che la persona che non mi
voleva nella squadra
ora mi voglia? Capisco che lei può essere una persona molto
influente, ma
questo finirebbe per dimostrare che forse non aveva tutti i torti. Non
sono una
persona che chiede l’elemosina. >>
Dall’altro
capo del telefono ci fu qualche attimo di silenzio.
I
casi erano due: o era rimasto sorpreso o si era incazzato.
<<
Isabella, ogni minuto che passa mi stupisce sempre di più.
Lo sappiamo
benissimo tutti e due che senza di lei l’attacco sarebbe
notevolmente
indebolito. Come ho detto prima c’è stato
un’enorme errore e ho tutte le
intenzioni di risolverlo. Lei è una stella del calcio e mi
auguro che continui
così per la sua strada, senza inutili distrazioni.
>>
Valutai
le sue parole attentamente, mi sembrava sincero e seriamente convinto
di
risolvere il grosso problema. Non poteva andarmi meglio.
<<
Non so come ringraziarla signore.. Per me sarà davvero un
onore rappresentare
la nostra nazione ai mondiali. >>
Non
so come, però me lo immaginai sorridere, probabilmente nel
suo studio.
<<
Non ho dubbi. La vedrò su i giornali, so che tra due
settimane uscirà
l’articolo di tutte le ragazze convocate e poi spero di
vederla in occasione
della presentazione ufficiale e soprattutto nella festa che
organizzerò alla
mia villa. >>
Sorrisi,
come non facevo da una settimana.
<<
Certo signore, sarà un piacere. Quando ci vedremo se vuole
le posso insegnare
due trucchi con la palla.. >>
Lo
sentii ridacchiare, avevo fatto colpo. Poco, ma sicuro.
<<
In quel caso l’onore sarebbe mio. Buona giornata Isabella e a
presto. >>
<<
Arrivederci signor Volturi. E grazie, di tutto. >>
Lo
sentii ancora ridacchiare, forse per una battuta che non avevo capito.
Staccai
la chiamata con un peso in meno sul cuore.
Avrei
voluto condividere la notizia subito con Edward, ma il suo cellulare
era ancora
spento o irraggiungibile.
Entrai
di nuovo nella mensa, mi sentivo decisamente più leggera e
spensierata.
Peccato
che la mia nuova disponibilità di spirito svanì
non appena vidi chi occupava la
mia sedia. Non sapevo se prenderla a sprangate, badilate o semplici
mazzate.
Mi
avvicinai e notai gli sguardi scazzati di tutti quelli che erano al
tavolo.
<<
Ciao Tanya. >> dissi, giunta alle sue spalle.
Subito
fece finta di non sentirmi, quando le toccai la spalla però,
finalmente si girò
e mi guardò con uno strano sorrisetto irriverente.
Da
quando sorrideva così?
<<
Allora.. tu ed Eddy avete litigato. Te l’avevo detto che
sarebbe durato poco
tra di voi.. >>
La
guardai per nulla presa in contropiede, se il suo intento era quello di
spaventarmi o farmi incazzare non ci sarebbe proprio riuscita.
La
mia risata risuonò stranissima, molte persone nei tavoli
vicini smisero di
parlare, per ascoltare la nostra piccola discussione.
<<
Che hai da ridere? >> disse l’arpia alzandosi,
quasi a fronteggiarmi.
<<
Mmm.. perché rido? Beh perché io ed Edward stiamo
ancora insieme felici e
contenti. Mi dispiace così tanto cara.. >>
Lei
sembrò non approvare le mie parole, visto che mi
fissò con sguardo truce.
<<
Ah Tanya.. grazie per avermi tenuto la sedia al caldo. >>
Mi
sedetti, sicura di averla fatta veramente incazzare.
Stava
per controbattere, ma la suoneria del suo cellulare non le permise di
continuare. Lo afferrò dalle tasche dei pantaloni e quando
lesse il mittente
della chiamata, un grosso sorriso perfido, che non mi piacque per
niente,
spuntò sul suo volto.
<<
Bella mi hai cercato? >>
“Si
caro, ti ho cercato. Quasi sei ore fa.”
Non
glielo dissi, volevo cercare di essere più giudiziosa e di
non alimentare la
nostra scaramuccia.
<<
Si. Non ti ho visto a scuola, mi sono preoccupata..
Com’è andata la visita?
>>
<<
Bene, bene.. >>
Ok,
il tono non era scazzato come nei precedenti giorni, ma non era neanche
migliore. Un vero casino.
<<
Sono contenta. Ti devo dire una cosa fantastica.. Passi da me?
>>
<<
Che cosa? >>
Sorrisi,
il tono incuriosito non passò inosservato.
<<
Se vieni te lo dico.. >>
<<
Tra dieci minuti sono lì >>
Riattaccò,
senza lasciarmi alcun motivo di replica.
Era
già qualcosa.
Dopo
dieci minuti precisi sentii la sua macchina sul vialetto di casa, era
stato di
parola e soprattutto puntuale.
Corsi
ad aprirgli, lui era lì, un po’ scuro in volto ma
bellissimo come sempre.
<<
Ciao.. >> dissi, con un leggero imbarazzo.
Mi
sorrise, ma purtroppo il sorriso non arrivò agli occhi.
<<
Vieni, entra.. >>
In
casa non c’era nessuno, neppure i nonni.
Dopo
esserci seduti sul divano cominciammo a parlare del più e
del meno.
Gli
toccai le occhiaie.
<<
Sei stanco.. >>
Alzò
le spalle, con un movimento che voleva dire tutto e niente.
<<
Mi sono alzato molto presto stamattina. >>
Lo
guardai un po’ incerta, sicura che mi stesse raccontando una
cazzata, o meglio,
magari non era vero, però sicuramente non era solo quello a
rendere il suo
aspetto molto preoccupato.
<< Allora.. la
bella notizia che volevi
raccontarmi? >>
In
un attimo il mio sorriso e il mio entusiasmo si allargarono.
<<
Posso di nuovo giocare in nazionale! Mi ha chiamato Aro Volturi e mi ha assicurato che
rimetterà a posto il
casino che c’è stato. >>
<<
Ah >>
Non
aggiunse altro.
Beh,
era già un grosso passo avanti, almeno non
c’eravamo urlati ancora nulla
dietro.
<<
Edward.. volevo chiederti scusa. In questi giorni so di essere stata un
vero
disastro.. e.. scusa, semplicemente. >> affermai,
stringendogli la mano.
Fissò
a lungo le nostre mani intrecciate senza parlare.
<<
La colpa è stata anche mia Bella. So quanto sia importante
per te la
convocazione in nazionale. E io sono stato un vero cretino.. non ho
scuse
neanche io. >>
Feci
un sorriso molto debole, specchio del suo.
<<
Ti amo.. >>
Non
rispose, ma si avvicinò e mi baciò. Prima
dolcemente e poi con passione
crescente, diventando un bacio di labbra, morsi e saliva. Tanta saliva.
In
un attimo mi ritrovai sdraiata sotto di lui.
Emisi
un gemito di approvazione, in quel momento mi ero accorta che avevo un
disperato bisogno di lui.
Lui
si staccò, insicuro e con uno sguardo spaventato, che non
avevo mai visto.
<<
Edward? >>
Non
rispose ma continuò a guardarmi negli occhi.
Un
disagio opprimente mi gravava sul diaframma.
<<
Edward? >> provai a chiamarlo un’altra volta,
mentre si alzava da me e si
sedeva, mettendosi le mani tra i capelli, in una posa del tutto
disperata.
<<
Bella.. >> sussurrò.
Mi
sembrò quasi che il suo corpo e la sua mente stessero avendo
una profonda
discussione. Ma forse, il più compromesso di tutti, era il
suo cuore.
<<
Edward che cosa ti sta succedendo? >>
<<
In questa settimana ho pensato molto a noi Bella.. e.. >>
Lo
sguardo che mi lanciò non prometteva nulla di buono.
<<
E? >> chiesi insicura e spaventata.
<<
Questa settimana ci siamo detti delle cose bruttissime. Le nostre
litigate mi
hanno fatto vedere il nostro rapporto sotto una prospettiva del tutto
diversa.
Io.. non so più.. >>
Lo
guardai stralunata.
Non
credevo minimamente alle sue parole.
<<
Non sai più cosa? Non sai più che mi ami?
>>
Mi
guardò come shoccato, forse il mio tono iniziava ad essere
sul disperato
andante.
<<
No, no.. io ti amo. >> disse subito, per poi ripetere:
<<
Bella io ti amo. Di questo non devi mai dubitarne. >>
Era
già qualcosa, no?
<<
Ma? >>
<<
Ma forse è meglio che ci prendiamo una pausa.
>>
L’aveva
detto e il mio cuore aveva smesso di battere.
<<
Com.. come Edward? Io.. io non capisco.. >>
Lacrime
traditrici iniziarono a inondarmi il viso, non volevo apparire debole,
ma
Edward in quel momento mi stava più o meno spezzando il
cuore.
Cercò
di abbracciarmi, ma io non mi lasciai toccare.
<<
No Bella non piangere.. io.. ti prego.. >>
Iniziò
a dire delle frasi sconnesse.
La
rabbia traboccò improvvisamente.
<<
MI STAI PRENDENDO PER IL CULO? >>
Mi
guardò intimidito.
<<
No Bella, non ti sto prendendo in giro. Ti amo solo che.. ti prego,
cerca di
capirmi io.. >>
Vedendo
il suo sguardo addolorato, la rabbia se ne andò, rimase solo
più il mio stupido
orgoglio.
<<
Vattene Ed.. non voglio vederti ora. Ho capito, vuoi una pausa di
riflessione
per delle motivazioni che non sei neanche in grado di darmi.
>>
<<
Io vorrei ma.. Bella ti prego non mi odiare. >>
“Non
mi odiare?”
<<
Non posso odiarti. Ma questo non significa che non mi sento ferita.
>>
Sull’ultima
parola mi tremò così tanto la voce che dubitai
che l’avesse capita.
Mi
sentivo svuotata, o forse semplicemente persa.
Lui
si alzò dal divano e si posizionò davanti a me,
senza toccarmi.
Non
so se sarei riuscita a sopportarlo.
<<
Hai tutte le ragioni del mondo ad esserlo. Vorrei poterti spiegare
quello che
sento, ma non so neanche che mi passa per la testa.. >>
Una
lacrima le scivolò sulla guancia destra, avrei tanto voluto
asciugargliela con
un bacio.
Ma,
non potevo.
Non
più.
<<
So solo che ti amo. Ma è un momento difficile per me. Ti
prego, dammi tempo..
>>
Annuii,
la diga che teneva le mie lacrime stava per cedere.
Mi
baciò dolcemente la fronte prima di uscire dalla porta, dopo
avermi guardata
un’ultima volta.
Senza
aspettare di sentire la sua macchina per il vialetto, salii le scale di
corsa.
Avevo
bisogno di un posto tutto mio, dove potermi sentire protetta e dove
poter
finalmente crollare.
Aprii
la porta di camera mia, chiudendola subito alle mie spalle con un tonfo
che
sicuramente rimbombò in tutta la casa vuota.
Mi
buttai sul mio letto. Sul letto con cui avevo condiviso tante notti con
lui.
E
piansi tutte le lacrime possibili e immaginabili.
Piansi
così tanto quasi da togliermi il respiro da sola.
In
quel momento un tuono squarciò la sera, il temporale che le
previsioni aveva
annunciato, era arrivato.
--
L'angolo di Nihal --
Entrando
in punta di piedi
vi scongiuro di non insultarmi, tirarmi pomodori e quant'altro..
Ok,
Edward ha fatto la sua
mossa. E' un ragazzo distrutto.
Entrambi,
a dire il vero,
sono distrutti.. ma non vi sembre che ci sia qualcosa che non torna? A
me si.
Ma
ovviamente non ve la
rivelo.
Mi
dispiace solo che per il
seguito dovrete aspettare una settimana, perchè
in montagna non ho internet.
Non
disperate però, continuerò a scrivere tutte e
due le mie storie.
Fidatevi
di me.. Sembra che
la storia mi stia sfuggendo dalle mani, ma anzi, ho un'idea perfetta di
ciò che
sto facendo.
Detto
questo mando a tutte
voi un bacio.
Augurandovi
buonissime
vacanze.
Vostra,
Anna.