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Autore: Nihal93    25/07/2013    5 recensioni
Isabella e Rosalie sono due sorelle gemelle che si trasferiscono a Forks per l'ultimo anno di liceo.
Lì si faranno nuovi amici e chissà.. magari anche nuovi amori.
Tratto dal CAPITOLO 10:
"Tu alla mia festa non sei venuta, mentre io alla tua si.. ti potresti far perdonare con un’uscita a cena o al cinema.. "
E bravo gemellino che si portava avanti con il lavoro, mi aveva appena chiesto di uscire? O ero in un bellissimo sogno.
Annusai il suo profumo buonissimo, era fruttato ma non molto forte, sapeva di uomo, di lui..
"Magari.."
Spero di avervi incuriosito.. passate a trovarmi e mi raccomando: lasciate un segno del vostro passaggio!
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 30

 

Rabbia.

Frustrazione.

Sofferenza.

Questi erano i tre sentimenti che nella settimana successiva alla notizia shock di Carmen gravarono sul mio umore.

A peggiorare la situazione si era messa anche la relazione con Edward.

Ci evitavamo: da due giorni.

Io per prima sapevo di star sbagliando tante cose con lui, spesso iniziavo a urlare per un no nulla, oppure gli rinfacciavo alcune cose poco carine, ma lui non mi aiutava di sicuro. Pur sapendo che ero caduta in una sorta di incazzatura cronica, non aveva nessuna pazienza di lasciarmi i miei tempi, anzi, alla fine certe volte sembrava più arrabbiato lui di me.

Assurdo.

Due giorni fa avevamo litigato per colpa della mia guida e della mia macchina, che forse era arrivata quasi alla fine della sua vita.

Mi ero distratta un attimo e avevo frenato di colpo, perché uno stupido gatto mi aveva attraversato la strada. Per fortuna non l’avevo preso, ma Edward aveva iniziato a urlare che ero un’incompetente a guidare e si era messo pure a inveire verso chi mi aveva dato la patente.

Non avevo ribattuto.

L’avevo portato a casa in silenzio e senza degnarlo di uno sguardo me ne ero andata sgommando.

Da allora i nostri rapporti erano stati piuttosto freddi.

Non sapevo come comportarmi, perché effettivamente era la prima volta che ci succedeva una cosa del genere.

Era un brutto periodo e non vedevo l’ora che finisse.

 

<< Il cliente da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile. La preghiamo di richiamare più tardi. >>

<< Cazzo! >> sbottai, lanciando il cellulare sul tavolo della mensa.

<< Bella è la terza volta che lo chiami. Te l’ho detto, aveva una visita stamattina, non so per che ora arriverà.. >>, cercò di spiegarmi Emmett con voce annoiata.

Non gli risposi neanche, perché da un momento all’altro mi sarebbero scoppiate le coronarie.

Capivo che erano due giorni che ci evitavamo, ma almeno avvisare che non l’avrei visto a scuola, magari dicendomi che aveva una visita importante.

In quel momento lo odiavo.

No, non potevo mentire a me stessa, nonostante l’incazzatura permanente continuavo ad amarlo come non mi era mai capitato prima con nessun altro ragazzo.

Infatti volevo mettere il prima possibile a posto la situazione spiacevole.

<< Oh! Tu e Cullen avete litigato o sbaglio? >>

Guardai di sottecchi Daniel, senza degnarmi di rispondergli.

<< Dai Bella.. capita a tutte le coppie prima o poi.. >> sussurrò Angela con un tono un po’ reverenziale.

Sapevo che in quei giorni facevo paura. Ma così tanto?

Non riuscii a rispondere a nessuno dei due perché il mio cellulare iniziò a suonare. Non era Edward, purtroppo.

<< Pronto? >>

<< E’ la signorina Isabella Swan? >>

Dal tono della persona che stava dall’altra parte del telefono capii che era un signore, forse di una certa età.

Mi alzai e feci cenno a Rose che uscivo, i rumori della mensa non mi permettevano di sentire bene.

<< Si sono io.. lei chi sarebbe? >>

L’aria fredda di Forks mi entrò nelle ossa, mentre uscivo in maglietta delle maniche corte, per fortuna non pioveva, altrimenti sarei dovuta andare a parlare in macchina per ripararmi.

<< Sono Aro Volturi, dirigente della Volturi’s Company. Ci siamo incontrati l’anno scorso alla premiazione della sua squadra, le “Furie Rosse”. Non credo che si ricordi di me.. >>

Rimasi un attimo interdetta.

Aro Volturi, magnate dell’industria immobiliare e uno degli sponsor ufficiali della Nazionale Femminile di Calcio. Facendo mente locale riuscivo a ricordarmelo: un signore sulla cinquantina, alto, magro e vestito impeccabilmente.

<< No, si sbaglia. Mi ricordo bene di lei: la sua cravatta di Armani blu non passava di sicuro inosservata. >> risposi un po’ sulle spine, senza però lasciarmi intimidire.

Sapevo bene che prima o poi qualcuno avrebbe dovuto darmi una spiegazione su ciò che era successo.

Avevo iniziato ad accennare qualcosa a mio padre, ma non volevo fare la figlioletta che chiede aiuto. Charlie avrebbe smosso mari e monti per riammettermi dentro, ma non sarebbe stato per niente giusto.

<< Mi piace molto il suo spirito di osservazione Isabella. Vengo subito al dunque, dato che non sono uno che tergiversa. Volevo dirle che c’è stato un enorme errore e che lei, ovviamente, ha tutto il diritto di far parte della primavera della squadra. Mi occuperò personalmente di risolvere questa brutta situazione.. >>

Il mio cuore accelerò i battiti, ero felice della notizia, ma continuavo a non capire alcune cose. Espressi subito le mie perplessità.

<< Mi scusi ma come può garantire che la persona che non mi voleva nella squadra ora mi voglia? Capisco che lei può essere una persona molto influente, ma questo finirebbe per dimostrare che forse non aveva tutti i torti. Non sono una persona che chiede l’elemosina. >>

Dall’altro capo del telefono ci fu qualche attimo di silenzio.

I casi erano due: o era rimasto sorpreso o si era incazzato.

<< Isabella, ogni minuto che passa mi stupisce sempre di più. Lo sappiamo benissimo tutti e due che senza di lei l’attacco sarebbe notevolmente indebolito. Come ho detto prima c’è stato un’enorme errore e ho tutte le intenzioni di risolverlo. Lei è una stella del calcio e mi auguro che continui così per la sua strada, senza inutili distrazioni. >>

Valutai le sue parole attentamente, mi sembrava sincero e seriamente convinto di risolvere il grosso problema. Non poteva andarmi meglio.

<< Non so come ringraziarla signore.. Per me sarà davvero un onore rappresentare la nostra nazione ai mondiali. >>

Non so come, però me lo immaginai sorridere, probabilmente nel suo studio.

<< Non ho dubbi. La vedrò su i giornali, so che tra due settimane uscirà l’articolo di tutte le ragazze convocate e poi spero di vederla in occasione della presentazione ufficiale e soprattutto nella festa che organizzerò alla mia villa. >>

Sorrisi, come non facevo da una settimana.

<< Certo signore, sarà un piacere. Quando ci vedremo se vuole le posso insegnare due trucchi con la palla.. >>

Lo sentii ridacchiare, avevo fatto colpo. Poco, ma sicuro.

<< In quel caso l’onore sarebbe mio. Buona giornata Isabella e a presto. >>

<< Arrivederci signor Volturi. E grazie, di tutto. >>

Lo sentii ancora ridacchiare, forse per una battuta che non avevo capito.

Staccai la chiamata con un peso in meno sul cuore.

 

Avrei voluto condividere la notizia subito con Edward, ma il suo cellulare era ancora spento o irraggiungibile.

Entrai di nuovo nella mensa, mi sentivo decisamente più leggera e spensierata.

Peccato che la mia nuova disponibilità di spirito svanì non appena vidi chi occupava la mia sedia. Non sapevo se prenderla a sprangate, badilate o semplici mazzate.

Mi avvicinai e notai gli sguardi scazzati di tutti quelli che erano al tavolo.

<< Ciao Tanya. >> dissi, giunta alle sue spalle.

Subito fece finta di non sentirmi, quando le toccai la spalla però, finalmente si girò e mi guardò con uno strano sorrisetto irriverente.

Da quando sorrideva così?

<< Allora.. tu ed Eddy avete litigato. Te l’avevo detto che sarebbe durato poco tra di voi.. >>

La guardai per nulla presa in contropiede, se il suo intento era quello di spaventarmi o farmi incazzare non ci sarebbe proprio riuscita.

La mia risata risuonò stranissima, molte persone nei tavoli vicini smisero di parlare, per ascoltare la nostra piccola discussione.

<< Che hai da ridere? >> disse l’arpia alzandosi, quasi a fronteggiarmi.

<< Mmm.. perché rido? Beh perché io ed Edward stiamo ancora insieme felici e contenti. Mi dispiace così tanto cara.. >>

Lei sembrò non approvare le mie parole, visto che mi fissò con sguardo truce.

<< Ah Tanya.. grazie per avermi tenuto la sedia al caldo. >>

Mi sedetti, sicura di averla fatta veramente incazzare.

Stava per controbattere, ma la suoneria del suo cellulare non le permise di continuare. Lo afferrò dalle tasche dei pantaloni e quando lesse il mittente della chiamata, un grosso sorriso perfido, che non mi piacque per niente, spuntò sul suo volto.

 

 

<< Bella mi hai cercato? >>

“Si caro, ti ho cercato. Quasi sei ore fa.”

Non glielo dissi, volevo cercare di essere più giudiziosa e di non alimentare la nostra scaramuccia.

<< Si. Non ti ho visto a scuola, mi sono preoccupata.. Com’è andata la visita? >>

<< Bene, bene.. >>

Ok, il tono non era scazzato come nei precedenti giorni, ma non era neanche migliore. Un vero casino.

<< Sono contenta. Ti devo dire una cosa fantastica.. Passi da me? >>

<< Che cosa? >>

Sorrisi, il tono incuriosito non passò inosservato.

<< Se vieni te lo dico.. >>

<< Tra dieci minuti sono lì >>

Riattaccò, senza lasciarmi alcun motivo di replica.

Era già qualcosa.

Dopo dieci minuti precisi sentii la sua macchina sul vialetto di casa, era stato di parola e soprattutto puntuale.

Corsi ad aprirgli, lui era lì, un po’ scuro in volto ma bellissimo come sempre.

<< Ciao.. >> dissi, con un leggero imbarazzo.

Mi sorrise, ma purtroppo il sorriso non arrivò agli occhi.

<< Vieni, entra.. >>

In casa non c’era nessuno, neppure i nonni.

Dopo esserci seduti sul divano cominciammo a parlare del più e del meno.

Gli toccai le occhiaie.

<< Sei stanco.. >>

Alzò le spalle, con un movimento che voleva dire tutto e niente.

<< Mi sono alzato molto presto stamattina. >>

Lo guardai un po’ incerta, sicura che mi stesse raccontando una cazzata, o meglio, magari non era vero, però sicuramente non era solo quello a rendere il suo aspetto molto preoccupato.

 << Allora.. la bella notizia che volevi raccontarmi? >>

In un attimo il mio sorriso e il mio entusiasmo si allargarono.

<< Posso di nuovo giocare in nazionale! Mi ha chiamato Aro Volturi  e mi ha assicurato che rimetterà a posto il casino che c’è stato. >>

<< Ah >>

Non aggiunse altro.

Beh, era già un grosso passo avanti, almeno non c’eravamo urlati ancora nulla dietro.

<< Edward.. volevo chiederti scusa. In questi giorni so di essere stata un vero disastro.. e.. scusa, semplicemente. >> affermai, stringendogli la mano.

Fissò a lungo le nostre mani intrecciate senza parlare.

<< La colpa è stata anche mia Bella. So quanto sia importante per te la convocazione in nazionale. E io sono stato un vero cretino.. non ho scuse neanche io. >>

Feci un sorriso molto debole, specchio del suo.

<< Ti amo.. >>

Non rispose, ma si avvicinò e mi baciò. Prima dolcemente e poi con passione crescente, diventando un bacio di labbra, morsi e saliva. Tanta saliva.

In un attimo mi ritrovai sdraiata sotto di lui.

Emisi un gemito di approvazione, in quel momento mi ero accorta che avevo un disperato bisogno di lui.

Lui si staccò, insicuro e con uno sguardo spaventato, che non avevo mai visto.

<< Edward? >>

Non rispose ma continuò a guardarmi negli occhi.

Un disagio opprimente mi gravava sul diaframma.

<< Edward? >> provai a chiamarlo un’altra volta, mentre si alzava da me e si sedeva, mettendosi le mani tra i capelli, in una posa del tutto disperata.

<< Bella.. >> sussurrò.

Mi sembrò quasi che il suo corpo e la sua mente stessero avendo una profonda discussione. Ma forse, il più compromesso di tutti, era il suo cuore.

<< Edward che cosa ti sta succedendo? >>

<< In questa settimana ho pensato molto a noi Bella.. e.. >>

Lo sguardo che mi lanciò non prometteva nulla di buono.

<< E? >> chiesi insicura e spaventata.

<< Questa settimana ci siamo detti delle cose bruttissime. Le nostre litigate mi hanno fatto vedere il nostro rapporto sotto una prospettiva del tutto diversa. Io.. non so più.. >>

Lo guardai stralunata.

Non credevo minimamente alle sue parole.

<< Non sai più cosa? Non sai più che mi ami? >>

Mi guardò come shoccato, forse il mio tono iniziava ad essere sul disperato andante.

<< No, no.. io ti amo. >> disse subito, per poi ripetere:

<< Bella io ti amo. Di questo non devi mai dubitarne. >>

Era già qualcosa, no?

<< Ma? >>

<< Ma forse è meglio che ci prendiamo una pausa. >>

L’aveva detto e il mio cuore aveva smesso di battere.

<< Com.. come Edward? Io.. io non capisco.. >>

Lacrime traditrici iniziarono a inondarmi il viso, non volevo apparire debole, ma Edward in quel momento mi stava più o meno spezzando il cuore.

Cercò di abbracciarmi, ma io non mi lasciai toccare.

<< No Bella non piangere.. io.. ti prego.. >>

Iniziò a dire delle frasi sconnesse.

La rabbia traboccò improvvisamente.

<< MI STAI PRENDENDO PER IL CULO? >>

Mi guardò intimidito.

<< No Bella, non ti sto prendendo in giro. Ti amo solo che.. ti prego, cerca di capirmi io.. >>

Vedendo il suo sguardo addolorato, la rabbia se ne andò, rimase solo più il mio stupido orgoglio.

<< Vattene Ed.. non voglio vederti ora. Ho capito, vuoi una pausa di riflessione per delle motivazioni che non sei neanche in grado di darmi. >>

<< Io vorrei ma.. Bella ti prego non mi odiare. >>

“Non mi odiare?”

<< Non posso odiarti. Ma questo non significa che non mi sento ferita. >>

Sull’ultima parola mi tremò così tanto la voce che dubitai che l’avesse capita.

Mi sentivo svuotata, o forse semplicemente persa.

Lui si alzò dal divano e si posizionò davanti a me, senza toccarmi.

Non so se sarei riuscita a sopportarlo.

<< Hai tutte le ragioni del mondo ad esserlo. Vorrei poterti spiegare quello che sento, ma non so neanche che mi passa per la testa.. >>

Una lacrima le scivolò sulla guancia destra, avrei tanto voluto asciugargliela con un bacio.

Ma, non potevo.

Non più.

<< So solo che ti amo. Ma è un momento difficile per me. Ti prego, dammi tempo.. >>

Annuii, la diga che teneva le mie lacrime stava per cedere.

Mi baciò dolcemente la fronte prima di uscire dalla porta, dopo avermi guardata un’ultima volta.

Senza aspettare di sentire la sua macchina per il vialetto, salii le scale di corsa.

Avevo bisogno di un posto tutto mio, dove potermi sentire protetta e dove poter finalmente crollare.

Aprii la porta di camera mia, chiudendola subito alle mie spalle con un tonfo che sicuramente rimbombò in tutta la casa vuota.

Mi buttai sul mio letto. Sul letto con cui avevo condiviso tante notti con lui.

E piansi tutte le lacrime possibili e immaginabili.

Piansi così tanto quasi da togliermi il respiro da sola.

In quel momento un tuono squarciò la sera, il temporale che le previsioni aveva annunciato, era arrivato.

 

-- L'angolo di Nihal --

Entrando in punta di piedi vi scongiuro di non insultarmi, tirarmi pomodori e quant'altro..
Ok, Edward ha fatto la sua mossa. E' un ragazzo distrutto.
Entrambi, a dire il vero, sono distrutti.. ma non vi sembre che ci sia qualcosa che non torna? A me si.
Ma ovviamente non ve la rivelo.
Mi dispiace solo che per il seguito dovrete aspettare una settimana, perchè in montagna non ho internet. 

Non disperate però, continuerò a scrivere tutte e due le mie storie.
Fidatevi di me.. Sembra che la storia mi stia sfuggendo dalle mani, ma anzi, ho un'idea perfetta di ciò che sto facendo.
Detto questo mando a tutte voi un bacio.
Augurandovi buonissime vacanze.
Vostra,
Anna.


  
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