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Autore: fraVIOLENCE    25/07/2013    1 recensioni
"Ti ho detto che non ho bisogno di te! Non ti amo Thomas, non ti amo più!" - bugia, lo amavo ancora. Ma amavo il vecchio Tom: quel ragazzo con il piercing al labbro. Quel ragazzo scombinato che non si sentiva al sicuro se non si nascondeva sotto quel cappellino arancione. Quel ragazzo che pianse di felicità quando gli confessai di aspettare un bamino. Quel ragazzo che mi accudiva, che mi amava, che prendeva in braccio nostra figlia e che la cullava per farla addormentare. Quel ragazzo che la notte si svegliava per darle da mangiare, quel ragazzo che ripeteva di amarmi. Quel ragazzo che mi sorrideva sempre, che mi faceva sentire al sicuro, che mi faceva sentire viva.
SEQUEL DI ' THERE'S SOMEONE OUT THERE WHO FEELS JUST LIKE ME? '
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5


Tom.
Mi svegliai di soprassalto a causa della sveglia che continuava a suonare ininterrottamente.
Mi grattai la testa e mi misi a sedere sul materasso, sbadigliando.
Allungai la mano e spensi la sveglia, agrottando la fronte dopo aver visto un biglietto vicino ad essa.
Mi stropicciai gli occhi e presi il biglietto tra le dita.
"Sono andata a prendere Ava, torno per le 15. Non farti trovare in casa. Se vuoi fai una doccia, ma stai attento a non dimenticarti nulla. E riguardo a stanotte, è stato uno sbaglio. Tu sei stato uno sbaglio. Non doveva succedere, mi dispiace. Non farti più vedere, Thomas. E' tutto finito, mettiti l'anima in pace e accetta le conseguenze dei tuoi errori. Addio. - Jennifer"
Stropicciai quel foglietto e lo lanciai in aria, furioso.
"Fanculo!" - esclamai, sbattendo una mano sul materasso.
Sospirai e mi passai le mani sul viso.
Dovevo farmene una ragione, non mi voleva più. Non sarebbe mai più stata mia.
E se avessi saputo che quella sarebbe stata l'ultima notte che l'avrei vista, l'avrei tenuta stretta un po' di più.
Mi alzai lentamente da quel letto che profumava ancora di noi e mi vestii.
Presi le chiavi della macchina e scesi le scale, aprendo la porta d'ingresso.
Sospirai nuovamente e uscii, sbattendo con forza la porta.


Jennifer.
"Mamma, posso guardare i cartoni adesso?" - mi chiese teneramente Ava, mentre aprivo la porta d'entrata.
Appena entrai in casa chiusi gli occhi e sospirai, venendo invasa da un'ondata del profumo di Tom.
"Mamma?" - mi ripetè la piccola, tirandomi la maglia.
"Sì amore.. Vai sul divano. Vuoi che ti prepari la merenda?" - le chiesi, mentre richiudevo la porta alle nostre spalle.
"Sì! Voglio il succo di frutta!" - disse lei, correndo in salotto e prendendo il telecomando della tv.
"Va bene, te lo porto subito" - sorrisi, guardandola ed entrai in cucina, prendendo dal frigo una bottiglietta di succo di frutta alla mela.
Tornai in salotto, aprendo la bottiglietta e trovai Ava che fissava a bocca aperta la televisione.
Agrottai la fronte e mi voltai verso la tv.
"Mamma, lui è papà! E' lui! Hanno detto che si chiama Tom!" - esclamò Ava, mentre fissavo l'immagine di Tom alla televisione.
Era un'intervista al suo nuovo gruppo e di sottofondo c'era la sua voce che cantava sulle note di Everything's magic, una canzone degli Angels&Airwaves.
"No, gli assomiglia e basta" - presi il telecomando dalle sue mani e cambiai canale.
"Perchè hai cambiato?" - mi domandò Ava, delusa.
"Guarda i cartoni animati e bevi il succo, non fare storie" - dissi, con la voce che mi tremava appena.
Lei sbuffò e prese la bottiglietta dalle mie mani, iniziando a sorseggiare lentamente il succo.
Sospirai e salii lentamente le scale, per poi entrare in camera.
Il mio cuore perse un battito quando vidi quel letto ancora disfatto.
Mi avvicinai e notai il bigliettino stropicciato per terra. Lo raccolsi e lo misi in tasca, per poi sistemare il letto.
Mi sedetti su di esso e presi il cuscino sulla quale Tom aveva dormito, avvicinandolo al naso e inspirandone il profumo.
"Mamma, corri! Corri!"
La mia attenzione venne catturata dalla stridula voce della piccola Ava, che urlava con enfasi il mio nome.
Mi alzai subito e scesi velocemente le scale, andandole incontro.
"Amore! Perchè urli? Cosa c'è?" - le domandai.
"Guarda! E' papà!" - indicò il grande schermo di fronte a lei, aveva cambiato su MTV e stavano trasmettendo un altro video della nuova band del mio ormai ex marito.
"Ava, smettila!" - mi avvicinai al televisore, spegnendolo.
Lei mugolò in senso di disapprovazione.
"Mamma, ma quello è papà! Ecco perchè non c'è, perchè canta!" - quella vocina così innocente e quegli occhioni azzurri mi provocarono un brivido che mi invase la schiena.
Mi sedetti vicino a lei, prendendo in braccio la piccola e facendola sedere sulle mie cosce.
"Vedi, tesoro.. Molti bambini crescono senza uno dei genitori. E' normale che tu senta la mancanza di tuo padre, ma noi ce la faremo lo stesso. Siamo una squadra, no?" - le sorrisi, sistemandole un ciuffetto di capelli biondi dietro l'orecchio.
"Perchè dici così? Papà non torna?" - mi domandò con aria triste, abbassando lo sguardo.
Sospirai e la strinsi più forte a me, appoggiando la fronte sulla sua testa e chiudendo gli occhi.
"Non lo so.. Cioè, no, non penso proprio torni. Lui è sempre impegnato, lavora, viaggia in giro per il mondo" - balbettai.
"Allora significa che non ci vuole più bene" - borbottò Ava.
"Tuo padre ti vuole bene, Ava. Te ne vuole tanto" - annuii, cercando di risultare il più convincente possibile.
"E perchè non mi chiama mai?" - mi chiese, alzando lo sguardo e guardandomi negli occhi.
Iniziai a fissare il pavimento, cercando di elaborare una risposta plausibile da darle, ma con scarsi risultati.
"Mamma?" - la sua vocina mi fece sobbalzare - "Tu al papà vuoi ancora bene?" - mi domandò.
"Sì.. Sì Ava, gli voglio bene" - mi sforzai di soridere.
"Sono stanca" - sbuffò lei con voce assonnata, agganciando le sue sottili braccia intorno al mio collo.
"Vuoi dormire un pochettino?" - le chiesi amorevolmente, stringendola forte.
Lei scosse la testa, iniziando a giocare con i miei capelli.
"Ci mettiamo nel lettone ad ascoltare la musica?" - "Quella bella però, quella che ti fa piangere" - sussurrò.
Agrottai la fronte, sciogliendo lentamente quell'abbraccio per guardarla in volto.
"Quella che mi fa piangere? Quale?" - la scrutai, curiosa.
Lei annuii, guardandomi con quei grandi occhi celesti e iniziando a intonare Call to Arms, una canzone del gruppo di Tom.
Arrossii di colpo, mi aveva beccato.
"Non è vero che piango! Dai su, andiamo ad ascoltarla!" - farfugliai, prendendola in braccio e salendo le scale.
Entrai in camera e la feci distendere sul letto, per poi mettermi accanto a lei dopo aver preso l'ipod dal cassetto del comodino.
Sistemammo le nostre teste sui cuscini e poi le porsi una cuffietta, mettendo la mia sull'orecchio sinistro.
"Dai, chiudi gli occhi" - sussurrai ad Ava, cercando tra le mille canzoni l'album degli Angels and Airwaves.
Lei obbeddì e chiuse gli occhi, stringendosi forte a me.
Alzai il volume dell'ipod e la canzone partì.

"C'è una piccola, nera, oscura, inaridita linea spartiacque
E' così, riesci a sentirmi?
Ti sei mai sentita triste, ferita, come sepolta viva?
Tu puoi fare quasi tutto
C'è un piccolo ponte rosso dal quale si vede il sole
Con un lago, raccomandato come un segnale assolato
E migliaia di stelle contate migliaia di volte
Le possiamo raggiungere solo se tu ci credi,
Solo se tu ci credi

Ti senti come se avessi perso
Tutto quello che avevi da perdere?
E' così, riesci a sentirmi?
Quando piangi, le tue lacrime
Si sono mai sparse nella stanza?
Urlando in un momento di bisogno
Sei mai rimasta distesa e sveglia
Con quell'espressione negli occhi?
E Dio, un desiderio troppo grande da negare
Ti offro una via di fuga che
Era pronta per essere usata
Fammi sapere se sei pronta per me

Mi piacerebbe dirti che sei la mia unica paura
E quando sogno, essa lentamente scompare
E quando mi sveglio, sono proprio qui accanto a te
Per sentire il tuo cuore battere, tutto il tempo
"

Chiusi forte gli occhi e cercai di respirare lentamente.
Non sapevo nemmeno io perchè avessi quelle canzoni nell'ipod.
La voce di Tom era un colpo al cuore ogni volta, quelle parole mi provocavano dolore e mi facevano sentire meglio allo stesso tempo.
Quelle canzoni avevano un effetto strano su di me, quella in particolare.
Si chiamava Call to Arms ed Ava aveva ragione, ogni volta che la ascoltavo calde lacrime mi percorrevano il viso. Speravo che non se ne fosse mai accorta.
Riaprii lentamente gli occhi, lasciando cadere qualche lacrima e trovai Ava che mi fissava, soffocando una risatina.
"Avevo ragione io!" - mi canzonò lei, con la sua dolce vocina.
Risi tra le lacrime, per poi asciugarmi il viso con il palmo della mano e tirare su con il naso.
"Sei una piccola peste, lo sai?" - iniziai a farle il solletico e lei iniziò a sbellicarsi dalle risate.
Sentirla ridere mi rendeva felice. Sì, decisamente. Lei era la mia felicità.

Questo capitolo lo dedico ad Eve, che dopo la Family Reunion mi ha salutato abbracciandomi e dicendo "continua la fan fiction" <3
  
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