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Autore: Astry_1971    04/02/2008    23 recensioni
"In tutto il mondo magico, non esisteva un Pozionista capace come il suo ex insegnante, nessuno era stato mai in grado di eguagliarlo.
Se c’era un mago in grado di salvare suo figlio, questo era lui, e il fatto che fosse morto non era un motivo sufficiente per rassegnarsi."
Questa storia è stata scritta sull'onda dell'emozione suscitata dagli avvenimenti dell'ultimo libro. Ho sentito il bisogno di restituire ad una persona speciale, quello che la Rowling ha voluto negargli.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ladymarie: hai ragione Severus è troppo nobile e magari anche troppo orgoglioso per riuscire a vivere a spese di un altro. In questo capitolo scoprirai cosa succederà ad Albus. Posso consigliarti un calmante, o almeno una camomilla, prima di iniziare la lettura?
JDS: oh io non sono veloce a scrivere, in realtà la ff è gia tutta scritta, la sto solo correggendo, sistemando la punteggiatura ed eventuali sviste. Anzi, se trovate qualche strafalcione in giro fatemi un fischio. Ogni volta che la rileggo, scopro orrori che prima mi erano sfuggiti. Che rabbia!!!!
Rosy823: e adesso… siamo nelle mani di Severus. Mi chiedi se riuscirà a salvare Albus? Lo saprai in questo capitolo. Harry, mmmm, beh, tu che dici, tornerà?
SakiJune: ma tu sei la stessa SakiJune del forum Magiesinister? Sono davvero contenta di sapere che trovi IC il mio Severus, Piton mi piace esattamente come l’ha creato la Rowling, non lo cambierei di una virgola. Credo che sia uno dei suoi personaggi più riusciti e mi dispiacerebbe rovinarlo con le mie ff. Ricambio l’abbraccio virtuale, e, se sei tu la SakiJune che conosco, allora arrivederci sul Forum!
Dracotta: dai dai, che non ti ho fatta aspettare tanto, ecco pronto un altro capitolo.
Kagura92: grazie, in effetti, la Rowling ci ha tolto il gusto di conoscere la reazione di molti personaggi dopo aver rivelato certe verità. Non sapremo mai cosa avrebbero pensato di Piton, ad esempio, Minerva, o Hermione, o Lupin, si anche lui, vorrei che non fosse morto nella convinzione che Piton li avesse traditi tutti. E mi sarebbe anche piaciuto che Piton per una volta, anche per cinque minuti avesse potuto sapere cosa si prova ad agire alla luce del sole, dalla parte del bene apertamente. I riconoscimenti postumi, mi mettono una tristezza. Per Severus risvegliarsi in un mondo che lo considera un eroe dovrebbe essere qualcosa di inconcepibile.
iaco: aaaah, ma allora sei una ragazza, il tuo Nick mi aveva tratta in inganno. ;-D. Grazie!
Fatinah: grazie, potrei incorniciare il tuo commento e mostrarlo al mio prof di italiano del liceo, ahahah, chissà se è ancora vivo? Mi dava sempre 4 ai temi. Certo che Severus è miracoloso per l’ispirazione.
akiremirror: Carissimaaaaa!!! Lo so che hai gia recensito, ma sono felicissima di ritrovarti anche qui. I tuoi commentini settimanali mi mancavano davvero. Hai ragione, Severus che vede se stesso nel busto di marmo ha fatto ridere tanto anche me, sì, giuro che l’ho proprio vista la sua faccia, con quella sua espressione tipica come se volesse dire: “ma questi non hanno niente di meglio da fare che costruire statue a me? Come gli sarà saltato in mente a questi matti?” Ahahah! Cosa darei per vedere la tua versione dei “Doni della morte” con appendice appiccicata. In bocca al lupo per il tuo esame, farò il tifo per te e aspetterò pazientemente che tu abbia il tempo per deliziarmi con i tuoi prossimi commenti.
brilu: già, povero il mio Severus, uno come lui davvero non sa cosa sia la speranza.
damnedmoon: grazie, grazie. Sai, il sesto libro ha fatto a ciascuno un effetto diverso, la fiducia in Piton di alcuni ha vacillato pericolosamente dopo la sua lettura, mentre altri hanno pianto per lui in quel capitolo maledetto e lo hanno amato ancora di più.

Buona lettura!


Cap. 5: Il potere più grande

Piton passò i giorni successivi chiuso nel sotterraneo.
Hermione con l’aiuto di Neville era riuscita a trovare tutti gli ingredienti che il mago aveva richiesto.
La Pozione bolliva ormai da diverse ore, mentre un incantesimo impediva al calore e ai fumi provenienti dal calderone di diffondersi per tutta la stanza.
Albus Severus dormiva, e sua madre, seduta sul suo letto, gli teneva la mano.
Piton non le aveva rivolto la parola per tutto il tempo. Aveva sminuzzato le radici e le erbe dando le spalle alla donna, per poi sedersi di fronte al calderone, in silenzio e con gli occhi fissi sulla pozione.
Sembrava una statua. Ginny alzò più volte lo sguardo su di lui, come per accertarsi che il mago respirasse ancora.
Non sembrava nemmeno reale, avvolto com’era dal fumo che era riuscito a contenere solo in quell’angolo della camera.
Quelle strane esalazioni luminose parevano volerlo inghiottire, strappandolo nuovamente alla vita.
La strega osservò la sottile figura ammantata di nero, le mani bianchissime che stringevano i braccioli della sedia, come se il mago avesse bisogno di aggrapparsi a qualcosa di solido, di reale, per ricordarsi di non essere più solo un’ombra.
Ginny si alzò dal letto e si avvicinò a Piton.
“Questa non lo guarirà, vero?”mormorò fissando la Pozione.
“No, ci concederà solo un po’ più di tempo.”
Gli occhi di Severus erano completamente assorbiti dal liquido gorgogliante. Quando parlò, con una voce del tutto inespressiva, le sue palpebre non fecero il ben che minimo movimento.
Ginny si chiese come potesse restare così vicino al fuoco e a quei vapori maleodoranti senza mai chiudere gli occhi.
Prese un profondo respiro e permise alla domanda che in quei due giorni continuava a torturarle la mente di sfuggire dalle sue labbra come l’aria:
“Harry… cosa ha trovato dall’altra parte?”
Piton alzò il capo e fissò la ex allieva al suo fianco.
Ci fu un lungo silenzio.
I suoi occhi neri sembrarono improvvisamente ardere delle fiamme stesse dell’inferno.
Poi, il mago tornò a posare lo sguardo sul calderone.
“Non ha importanza: quando tornerà, saprà dimenticare.” disse con voce roca.
Ginny sentì qualcosa stringerle lo stomaco, qualcosa di doloroso.
Dunque, Piton aveva deciso di riattraversare il Velo?
Avrebbe voluto gioire, ma non ci riuscì.
Fece qualche passo indietro allontanandosi da lui.
Non sapeva cosa provava in quel momento.
Era preoccupata: Piton non era certo di riuscire a contrastare la maledizione.
Si sentiva anche terribilmente in colpa, ogni volta che desiderava di poter riabbracciare il suo Harry.
Ogni volta che quel sogno prendeva forma nella sua mente, mostrandole l’uomo, avvolto nel suo lungo mantello nero, varcare la soglia maledetta e sparire di nuovo e per sempre, restituendole il suo amore.

Quando la pozione fu pronta, il mago si alzò e prese a travasare il contenuto del calderone in piccole ampolle che dispose ordinatamente sul tavolo.
Ne prese una e si avvicinò al letto del piccolo Albus.
Ginny si fece da parte, permettendo a Piton di sedersi al suo posto, accanto al bambino.
La giovane maga si portò le mani alla bocca cercando disperatamente di attutire almeno in parte il rumore del proprio respiro. Aveva l’impressione che i suoi polmoni stessero per scoppiare per l’affanno.
Piton che, sembrava ignorare completamente la sua presenza, fece scivolare una mano dietro il collo del bambino sollevandolo quel tanto da permettergli di bere.
Riuscì, con fatica, a fargli inghiottire l’intero contenuto dell’ampolla, poi, dopo averlo adagiato nuovamente sul cuscino, mormorò:
“Dovrà prenderne una ogni ora.”
“Ci penserò io, lei dovrebbe dormire un po'.” suggerì gentilmente la strega.
Piton le rivolse un’occhiata indignata, come se gli avesse proposto la cosa più assurda del mondo. Dormire? A che scopo? Doveva solo portare a termine il suo compito, e poi andarsene.
E più aspettava, più sarebbe stato difficile.
Ogni nuovo respiro, ogni più piccolo sussurro che giungeva alle sue orecchie, ogni volta che le sue dita si stringevano su qualcosa di solido, il richiamo della vita si faceva più forte; una vita che non aveva mai voluto, nemmeno ora, che gli era stata forzatamente restituita.
No, lui non la voleva, ma il suo corpo sì.
Il suo cuore la voleva: continuava a martellare allegramente nel suo petto, come un bimbo che gioca inconsapevole in mezzo allo sfacelo.
Se solo fosse riuscito a non sentirlo!
“Non è il momento di dormire, signora Potter.”
Immediatamente Piton s’irrigidì: solo dopo averle sbadatamente pronunciate, si era reso conto di quanto il suono di quelle ultime parole potesse essere doloroso.
Strinse i pugni, regalando alla sua interlocutrice uno delle sue peggiori espressioni di disgusto: il destino sembrava davvero farsi beffe di lui, e non si era accontentato di una sola vita per farlo.
Ginny, non gli diede peso e continuò, esibendo un cipiglio degno di sua madre:
“Se non si riposa, crollerà. Pensa, forse, di essere diventato indistruttibile?”
“Non ho bisogno della balia. Le consiglio di rivolgere le sue attenzioni a suo figlio e di non preoccuparsi per la mia salute.” le voltò le spalle e fece per uscire dalla stanza. “Mi chiami immediatamente se ci sono cambiamenti.” disse chiudendo con poco garbo la porta dietro di sé.


* * *



I due giorni successivi, Piton li trascorse, andando e venendo dalla stanza nel sotterraneo.
Ne era uscito per mangiare: un’altra cosa di cui avrebbe voluto poter fare a meno, ma, anche in questo caso, aveva dovuto obbedire alle esigenze del suo corpo.
Alla fine aveva dovuto cedere persino al sonno, almeno per qualche ora, ovviamente rannicchiato alla meglio su una poltrona.
La pozione che aveva preparato era riuscita a rallentare la maledizione, come, del resto, aveva fatto la prima volta che l’aveva usata contro il maleficio dell’anello dei Gaunt, ma non l’aveva fermata.
Il mago si era visto costretto ad aumentare le dosi: ora somministrava al piccolo Potter un’ampolla di quel liquido ogni dieci minuti.
Ed ogni volta che lo faceva scuoteva il capo, sapendo di combattere una battaglia già persa.
Aveva guadagnato qualche giorno, ma niente di più: la maledizione era davvero potente e lui era arrivato troppo tardi, persino per regalargli quel misero anno di vita che era riuscito a donare a Silente.
Sedeva accanto al letto di Albus Severus, gli occhi chiusi e la testa appoggiata sullo schienale della poltrona, quando, le urla di Ginny lo svegliarono all’improvviso.
Ciò che vide gli gelò il sangue: la strega piangeva e scuoteva il bambino. Le coperte erano scivolate sul pavimento, lasciando nude le gambe del piccolo Albus: erano nere e raggrinzite, esattamente come la mano di Silente, inoltre la macchia si stava espandendo a vista d’occhio, come la fiamma su un foglio di carta.
Piton si alzò di scatto afferrando la bacchetta. Si precipitò verso il letto e, senza nemmeno pensare, prese per un braccio Ginny spingendola lontano con una tale forza che per poco la strega non cadde all’indietro.
Sotto lo sguardo allibito della madre, puntò la bacchetta sulle gambe del piccolo urlando le parole dell’incantesimo; parole incomprensibili, simili ad una serie di sillabe accostate, apparentemente, senza nessun criterio.
Il raggio di luce bianca, sgorgato dalla bacchetta del mago, sembrò, in un primo momento, fermare la maledizione, che però riprese subito vigore continuando a divorare con la sua ombra scura le gambe del bambino.
Il legno magico cominciò a vibrare con violenza tra le dita di Piton, che dovette stringerlo con tutte e due le mani, perché non schizzasse via, mentre cercava di di far sì che quell’orrore smettesse di avanzare.
Le grida disperate di Ginny richiamarono nella stanza Hermione che, in quel momento, era la più vicina al luogo dove si trovavano.
Le due donne non poterono far altro che stringersi l’una all’altra fissando agghiacciate la scena.
La maledizione sembrava progredire come una marea: a tratti respinta dall’incantesimo di Piton, tornava come un’onda riconquistando ciò che il mago le aveva faticosamente strappato.
Hermione guardò l'uomo, mentre continuava caparbiamente a mantenere la bacchetta puntata sul bambino, urlando l'incantesimo fin quasi a perdere la voce.
Non avrebbe mai potuto farcela, la strega lo sapeva e, certamente, lo sapeva anche Piton: in quella assurda gara di resistenza, lui era destinato a perdere. Eppure, era certa che non avrebbe mai abbassato la bacchetta: Albus sarebbe morto immediatamente, non appena la maledizione fosse stata lasciata libera di agire.
Le due donne sussultarono, quando il mago cadde pesantemente in ginocchio. Era finita.
Hermione strinse con forza l’amica fra le braccia coprendole il viso, affinché i suoi occhi non potessero vedere l’inevitabile epilogo di quella lotta impari.
Piton era allo stremo, aveva gli occhi chiusi.
Dal movimento delle sue labbra, Hermione capì che stava ancora recitando l’incantesimo, ma la sua voce era ormai ridotta ad un sussurro.
Fu chiaro il momento in cui la forza del mago venne meno: la bacchetta scivolò pericolosamente dalle sue dita, inclinandosi verso il pavimento, mentre lui barcollò in avanti.
Il raggio di luce bianca, però, deviò dal suo bersaglio solo per pochi istanti.
Ginny si era gettata in ginocchio al fianco del mago risollevando le sue braccia.
Quattro mani sostennero la piccola asticella che sembrava essere diventata pesantissima, finché la luce dell’incantesimo divenne abbagliante, e un’improvvisa fiammata blu scaraventò i due maghi contro il muro in fondo alla stanza.
Hermione si precipitò verso Ginny e l’aiutò ad alzarsi da terra, mentre l'altro, stordito e sfinito si trascinava verso il letto di Albus.
Gli occhi di Piton si spalancarono, quando non trovò ciò che si aspettava: il piccolo non era morto e la maledizione sembrava essersi arrestata.
Mentre Ginny correva ad abbracciare il suo bambino che si era appena svegliato, Hermione si avvicinò a Piton.
“Cos’è successo?” domandò, offrendogli il braccio perché si appoggiasse cercando di rimettersi in piedi.
Il mago fissò il piccolo Potter ansimando e poi guardò sua madre.
“E’ stata lei… lei...”
Per la prima volta da quando Hermione lo conosceva, il mago sembrava essere rimasto senza parole.
“Sua madre ha potenziato l’incantesimo.” disse, infine, con un filo di voce.
“Vuol dire che Albus è guarito?”
“No, ma ora so cosa devo fare.”
Le due donne si guardarono stupite.
Ginny, sistemò il cuscino del bambino: era così debole che, dopo aver emesso solo flebile lamento, si era di nuovo addormentato. Poi si alzò e si avvicinò al mago.
“Dovrà essere lei a recitare l’incantesimo.”disse Piton indicando la giovane dai capelli rossi.
“Io, ma… io… no, io non posso, non riuscirò mai ad imparare quella formula: è impossibile.” Ginny prese di nuovo a tremare.
Non poteva essere: la vita di suo figlio non poteva dipendere da lei, dalla sua capacità di pronunciare un incantesimo complicatissimo, in una lingua sconosciuta. E se avesse sbagliato?
“E’ stato il suo amore a rafforzare la mia magia, l’amore di una madre. Non c’è niente di più potente.” Piton sospirò: inevitabilmente il suo pensiero era corso ad un’altra madre, alla straordinaria magia che la sua Lily aveva compiuto sacrificandosi per il proprio figlio.
“La maledizione, non è stata sconfitta, non del tutto. Abbiamo guadagnato forse ancora un paio di giorni, ma, se vogliamo che il ragazzo si salvi, questo è l’unico modo.”
Gli occhi di Ginny corsero ad incontrare quelli della sua amica, cercando il suo sostegno, ma Hermione chinò il capo sconfortata.
Nessuna delle due aveva il coraggio di dire una sola parola. Fu Piton a spezzare quell’angoscioso silenzio:
“L’aiuterò,” disse agitando la bacchetta in direzione della parete dove, immediatamente, apparve una scritta fiammeggiante. “Dovrà solo leggere lentamente questa formula, al resto penserò io.”
Ginny, si morse il labbro: doveva riuscirci, per suo figlio e per Harry. Non poteva rendere vano il suo sacrificio. Annuì, sforzandosi di non scoppiare a piangere.
Piton l’afferrò per un braccio allontanandola di qualche passo dal letto e lei, dopo aver preso un profondo respiro, strinse la sua bacchetta e la puntò verso il bambino.
“Qualsiasi cosa succeda, non dovrà smettere di leggere.” L’avvertì il mago, unendo le sue mani a quelle della donna nel sostenere la bacchetta.
“Va bene! Sono pronta.”
Gli occhi di Piton accennarono alla scritta luminosa, mentre sue le dita strinsero con maggior vigore le piccole mani di Ginny che iniziò lentamente la lettura.
La bacchetta prese a vibrare, quando il raggio di luce bianca raggiunse il piccolo Albus.
Nuovamente la maledizione, sembrò voler lottare per la propria sopravvivenza, ma, questa volta, il raggio ebbe la meglio: la macchia scura cominciò lentamente a ritirarsi.
Purtroppo, Albus, che stava gradatamente riacquistando le forze, tornò cosciente proprio in quel momento ed iniziò a gridare.
Hermione si coprì gli occhi, mentre le mani di Ginny tremarono così forte che Piton dovette stringerle tanto da bloccarle la circolazione del sangue, per impedire che il legno magico sfuggisse dalle sue dita.
“Non smettere.” urlò. “Devi continuare a leggere.”
La strega ormai non riusciva più a trattenere il pianto. Si sentiva soffocare, ma continuò a recitare la formula sforzandosi di pronunciare correttamente le parole.
Strinse gli occhi cercando di leggere attraverso il velo di lacrime, ma tutte quelle sillabe cominciavano a diventare sbiadite e confuse. Scosse il capo, forse stava sbagliando, non riusciva più a distinguerle, forse ne aveva saltata qualcuna, eppure l’incantesimo era ancora attivo.
Improvvisamente udì la voce di Piton: il mago le stava suggerendo le parole, scandendole come fossero note musicali. Sembravano formare un ritmo, come di tamburi, come il battito di un cuore. Così era più semplice leggerle, senza sussulti, senza interruzioni, come una musica.
La strega si fece trasportare dal ritmo della voce di Piton: ne era come ipnotizzata.
Lasciò che il movimento delle sue labbra si uniformasse a quello del mago, come una danzatrice si lascia guidare dal suo compagno.
Poi sentì le dita di Piton rilassarsi.
“Ce l’abbiamo fatta.” mormorò.
Come se si fosse appena svegliata, Ginny sbatté le palpebre e guardò il bambino: era seduto sul letto e sorrideva.
“Albus, Albus, tesoro mio!” si precipitò verso di lui e lo abbracciò.
Anche Hermione si strinse alla sua amica, piangendo e riempiendo di baci e carezze il piccolo Albus.
Nessuna delle due si accorse che, intanto, il mago era uscito silenziosamente dalla stanza.



Continua…






  
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