It's dark inside
Convincerlo è stata un'impresa; ma, almeno, ne ha ottenuto un risultato positivo.
Louis è lì con lui, lo segue mentre gli mostra la strada che conduce all'università che frequenta; non sembra molto entusiasta, anzi è chiaro che vorrebbe essere in qualsiasi altro posto piuttosto che quello, ma Harry ha trovato il modo per convincerlo e quasi non ci crede nemmeno lui. Del resto, come affrontare quella pazza della professoressa Dunn dicendole di non avere il suo modello a portata di mano? Come minimo, gli chiederebbe un paio di disegni in più. Anche se, secondo Harry, lo farà lo stesso; perché Louis...Louis le piacerà un sacco. Louis piacerà un sacco a tutti, e improvvisamente sente una punta di orgoglio a pensarlo.
Tutti i suoi compagni di corso hanno avuto un modello, è ovvio; ma lui non ne ha avuto uno semplice da ritrarre, un amico o un fratello o una persona di scarsa importanza, il suo modello è uno dei ragazzi più belli di Londra e probabilmente -sicuramente, si corregge con un piccolo sorriso orgoglioso- dell'intera Inghilterra.
Si volta un attimo con la scusa di controllare che Louis sia ancora dietro di lui, ma in realtà lo fa solo per incontrare i suoi occhi e, tornando a girarsi, pensa tristemente di non essere riuscito a rendere loro giustizia. Perché i suoi occhi sono così belli; c'è qualcosa, dietro quell'azzurro, che non riesce a vedere, ma di cui intuisce la presenza. È qualcosa di nascosto e, forse, doloroso, perché conferisce a quell'azzurro terso un colore più scuro, impossibile da imitare. Harry è rimasto sveglio per notti intere, mischiando colori e sporcando numerose tele, ma non è riuscito a riprodurlo in nessun modo. Alla fine, avvicinandosi la data della consegna del compito e non avendo più tempo da dedicare a quella sfida personale, si è accontentato dell'azzurro scuro che più si avvicinava a quello degli occhi di Louis, pur sapendo che non sarebbe mai stato abbastanza rispetto all'originale, ma si è ripromesso di continuare a cercarlo. E, sopratutto, di trovarlo.
Si ferma davanti a un alto edificio, e Louis impiega un solo secondo a capire che si tratta della sua università. Ma Harry si è fermato a pochi passi dalle scale che portano al portone, e lo fissa serio e pronto a catturare il suo sguardo, così Louis si lascia trovare. Non lo fa spesso, dopotutto il suo lavoro consiste anche nel non incontrare quasi mai gli obbiettivi delle telecamere per conferire un aspetto misterioso alla sua fotografia, distante e irraggiungibile che permetta però a chi lo guarda di sognare di incrociare quel blu nei suoi occhi, ma con Harry è molto più semplice. Inzialmente lo fissava apposta per metterlo in soggezione e farlo arrossire, cosa che continua a fare spesso, però in quel caso è diverso; di solito è facile lasciargli trovare il suo sguardo perché Harry ha qualcosa di tranquillo, di piacevole negli occhi, che a volte gli fa venire voglia solo di ricambiare il suo sguardo e vedere quante emozioni riesce a cogliere attraverso quel verde smeraldo delle sue iridi.
E in quel momento riconosce nel suo sguardo un po' di agitazione; infatti Harry prende subito la parola, lasciando trapelare dalla sua voce una leggera preoccupazione.
“Ascolta, Louis...te ne saresti accorto da solo, quindi te lo dico adesso. La mia professoressa è una persona particolare e potrebbe...non so, dire cose un po' strane” spiega, imbarazzato, “se ti danno fastidio, limitati ad ignorarla. È solo...molto...” e Harry cerca invano un aggettivo che non sia allarmante, ma Louis gira gli occhi annoiato e sale i gradini dell'università prima di lui.
“Avanti, o saremo in ritardo” lo sprona, desideroso di togliersi da quell'impiccio al più presto.
“Aspetta, Louis!” lo ferma Harry prendendolo per un braccio, e solo in quel momento si accorge che è la prima volta che tocca Louis. La pelle di Louis è calda, e quasi ride quando si rende conto che, stupidamente, non se l'era aspettato; è abituato a pensare a Louis come a qualcosa di distante e quasi appartenente ad un altro pianeta, con una sua vita e una sua mentalità, ma credere anche che gli appartenesse un'altra pelle era stata davvero la cosa più stupida che potesse pensare.
Ritorna velocemente con i piedi per terra, ma non lascia il braccio di Louis perché è davvero importante quel che sta per dirgli, e anche perché...insomma, è piacevole sapere di avere la pelle di Louis sotto al palmo della mano. È come se, finalmente, sapesse di poterlo toccare senza che svanisca, e sapesse che sia reale e umano e vicino. “Per favore, Louis, sii gentile. Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che stai facendo, ma ci tengo davvero a fare bella figura.”
Louis lo guarda per qualche istante, con quello sguardo che sembra analizzare ogni cosa a cui ormai Harry si è quasi abituato, così si lascia scrutare per dimostrargli che è qualcosa a cui tiene davvero.
In realtà, di fare bella figura come ha detto, non gliene importa proprio niente. In realtà vuole solo che si comporti bene e non risponda con il suo solito tono sarcastico e un po' altezzoso, perché è più che certo che se scoppiasse una lotta fra lui e la professoressa Dunn sarebbe davvero qualcosa di epico e gli causerebbe una immediata espulsione dall'aula e probabilmente anche dal corso.
Finalmente Louis finisce di analizzarlo ed evidentemente giunge a una conclusione positiva, perché sbuffando si dirige al portone e “muoviti, ti farò fare prendere un bel voto” dice, mentre Harry alle sue spalle sorride di nascosto.
*****
Zayn odia quella sensazione.
Niall gli sorride, è simpatico, è bello e gentile; forse un po' troppo rumoroso e socievole, il suo esatto opposto, ma quegli occhi azzurri sono troppo belli per non notarli. Ora che ci pensa, se uniti ai capelli biondi e alla pelle chiara, Niall sembra quasi il ritratto di un angelo.
Sorride anche lui, in leggero imbarazzo; certo, a scuola erano in tanti ad andargli dietro, e anche ora occhiolini e sorrisi vari non mancano, ma a lui la maggior parte delle volte dava fastidio. A cosa serve essere belli, essere corteggiati, se poi per te una relazione sarebbe solo un problema? Zayn non è fatto per stare con le persone. Zayn non si innamora, mai: Zayn ama la sua solitudine.
E sono mesi, forse anni, che non esce con nessuno. Gli incontri di una notte non gli hanno mai dato noia, quindi non ha mai sentito il bisogno di accettare l'invito di qualcuno, ma stavolta con Niall è stato diverso.
Mentre gli si avvicina pensa con una lieve risata silenziosa che forse è stato perché sapeva che Niall non avrebbe demorso tanto presto; sembrava molto intenzionato a trascorrere del tempo in sua compagnia, e a Zayn non piace essere l'ossessione di qualcuno. Quindi ha deciso di dargli una possibilità, di accontentarlo per un pomeriggio, e vedere come vanno le cose.
Ma quella sensazione lo sta già torturando; sa che non andrà bene. Quando c'è lui di mezzo, le cose non vanno mai bene.
Però Niall ha già cominciato a camminare, prendendolo da un braccio e ridendo per la sua immobilità: ancora una volta si è perso nei suoi pensieri, ma inaspettatamente la sua risata coinvolge anche lui e lo fa ridacchiare, mentre chiede scusa.
“Tutti i bibliotecari sono distratti!” commenta Niall, allegramente. In effetti, ora che ci pensa, Zayn non l'ha mai visto con in faccia un'espressione diversa.
“Senti chi parla” fa, con un piccolo sorriso, “non sono io che ho fatto crollare tutti i libri la prima volta che sei venuto in libreria.”
Niall agita una mano, con aria divertita e noncurante. “Oh, andiamo. Pensavo fosse acqua passata.”
Zayn si perde un attimo nel colore del cielo; pensa distrattamente che, a farci caso, quell'azzurro è identico a quello negli occhi di Niall. E se magari, quando è notte, i suoi occhi diventano neri? Ride da solo per la stupidità di quel pensiero, sul momento se ne imbarazza, ma quando vede che il sorriso di Niall si è allargato nel vederlo ridere, tossicchia per ricomporsi e si sente appena più a suo agio.
“Cosa c'è?” domanda il ragazzo, confuso ma felice. “Stai ridendo.”
“No, nulla” scrolla le spalle Zayn. Affonda le mani nelle tasche, prima di chiedere: “allora, dove mi porti?”, e Niall gli piazza davanti un foglio pieno di cancellature e scritte sovrapposte, facendogli sgranare gli occhi dorati.
“Questa è la mia lista di cose da fare!” sorride allegro.
Zayn gli rivolge un piccolo sorriso divertito, perché almeno è ben organizzato, anche se quello è davvero un modo assurdo di pianificare un appuntamento.
“D'accordo” ride, “però non capisco assolutamente nulla di quello che hai scritto.”
“Non serve che capisci!” replica Niall. “Devi chiudere gli occhi e posare l'indice da qualsiasi parte sul foglio. Il posto che sceglierai sarà quello dove andremo.”
Zayn lo guarda un attimo stranito, ma il sorriso di Niall è lì al suo solito posto e non sembra affatto che stia scherzando o che comprenda la stranezza della situazione; così Zayn sbatte un paio di volte le palpebre, ancora sorpreso, e infine le abbassa definitivamente mentre al contrario solleva il braccio.
Alza la mano fino a quando la punta del suo indice si posa contro il foglio che Niall regge davanti a lui; un secondo dopo riapre gli occhi, e incontra il sorriso di Niall addirittura più allegro.
“Okay, Zayn” fa entusiasta, “sai pattinare?”
*****
Louis
ancora non riesce a capicitarsene.
Davvero
si è fatto convincere così? Con tutti gli impegni
che lo tormentano
giorno e notte?
È mattina presto e non è decisamente abituato a
svegliarsi così presto: alle sette e mezza. Impossibile.
Alla
fine, non sa nemmeno lui come Harry sia riuscito a convincerlo con
qualcosa di semplice. In fondo gli ha soltanto assicurato che non
dovrà parlare molto, che non dovrà quasi muoversi
e Dio,
Louis
potrebbe morirne nello stesso momento in cui entra dentro
quell'edificio che gli sa tanto di carcere.
Gioisce del fatto che
ci saranno più persone da studiare, da guardare nei minimi
dettagli
e questa cosa non gli dispiace poi tanto, se alla fine non deve
parlare.
Con Harry sembra quasi tutto più semplice e quasi non
vuole credere ai suoi stessi pensieri quando una vocina interna gli
suggerisce che alla fine, gli occhi verdi e limpidi di Harry non
siano così male, che dopotutto, le sue guance che si
colorano di
rosso possano risultare persino adorabili.
Già, il rosso.
Quando
ha macchiato la sua fossetta di quel colore, pensava davvero che quel
ragazzino avrebbe preso fuoco da un momento all'altro, e la cosa lo
divertiva anche; lo diverte ancora, mentre la pazza della
professoressa di Harry lo studia con attenzione in ogni minimo
dettaglio.
A Louis non dà noia essere osservato, è abituato
a
gli sguardi degli sconosciuti su di sé.
“Io ti ho già visto,
da qualche parte”, afferma con tono deciso, mentre continua
ad
osservarlo come se fosse la miglior opera d'arte di Leonardo Da
Vinci.
Harry gli ha esplicitamente chiesto di parlare il
necessario -per quanto già lo faccia- e di limitarsi ad
ignorarla.
“Forse, e dico forse,”
comincia, beccandosi un'occhiataccia dal ragazzo che l'ha dipinto
“su
una rivista di moda? Sbattuto mezzo nudo su un cartellone
pubblicitario sull'autostrada, o anche su un calendario porno,
perché
no” vede Harry, con la coda dell'occhio, che si passa una
mano sul
viso, quasi disperato e mentalmente si manda un paio di
accidenti.
Sei
fottuto, Louis.
“Voglio
dire,” ricomincia “può darsi che lei mi
abbia già rivisto.
Magari in giro... In gelateria” la butta lì,
facendo ridere
sommessamente mezza classe.
Louis non ascolta molto quello che
quella donna starnazza subito dopo, sente, eccome se sente la voce da
oca che ha, ma la ignora, girandosi verso Harry.
Gli sorride, come
per incoraggiarlo che vada tutto bene e si stupisce di se stesso per
il sorriso quasi
vero.
Quando
chiede ad Harry di far vedere il suo lavoro, lui si gira verso
qualcuno dietro, sentendosi osservato.
Squadra la ragazza che lo
fissa da quasi cinque minuti abbondanti e come è solito fare
solo
con chi vuole capire, affonda i suoi occhi dentro quelli ambrati di
lei. Regge il suo sguardo, lo regge anche troppo bene per i suoi
gusti e si passa una mano tra i capelli, mentre continua a
guardarlo.
Sicura
di sé.
Classifica
la sua mente all'istante.
Povera
illusa, pensa,
non
rientri nei miei gusti.
A
Louis non piace illudere le persone, a dire la verità non
pensa
nemmeno di farlo, ma forse, la maggior parte della gente che si ferma
a studiare,
interpreta il suo sguardo da osservatore come una tacita richiesta di
uscire insieme o qualche altra sciocchezza. Non vuole illudere le
persone, sono le persone che si illudono da sole.
Le dita di Harry
gli pizzicano il fianco in tutti i modi tranne che dolcemente ed
è
costretto a girarsi. Gli urlerebbe sul viso, a due centimentri dalle
labbra, prima che si ritrovi il viso di quell'isterica vicino, troppo
vicino.
“I tuoi occhi, ragazzo. Sono arte” inarca un
sopracciglio, del tutto sconvolto da quell'osservazione che, per lui,
non sa di nulla.
Harry, a quel punto, prima che Louis possa dire
anche solo una parola, prende in mano il discorso e mentre dice che
ha passato notte insonni a cercare di trovare il colore giusto che
potesse somigliare ai suoi occhi, Louis si sente picchiettare sulla
spalla.
Si gira, mezzo infastidito perché non gli piace che lo
tocchino in quel modo e quando un profumo soffocante lo avvolge
completamente, riuscirebbe a starnutire anche in faccia alla stessa
ragazza di prima.
Sottovoce, per non farsi sentire dalla pazza
isterica che pone delle domande ad Harry, gli chiede se per quella
sera è libero e sì, Louis ha l'ennesima
dimostrazione di aver
illuso per l'ennesima volta.
Tuttavia sorride e le fa cenno di
avvicinarsi “Ti dico un segreto, piccola,” sussurra
e tiene
d'occhio anche la professoressa, prima di “mi piace il
cazzo”
mormorare vicino alla piccola conchiglia che è l'orecchio
della
ragazza.
La
finezza, poi, non è mai stata il suo forte.
“Hai finito di
parlottare con lei?”
“Che c'è, ti dà fastidio?”
vede
nuovamente un leggero rossore imporporare le guance di Harry e decide
di osservarlo.
Non gli importa di illuderlo, Harry non è
decisamente il suo tipo: troppo dolce, pudico, è quel genere
di
ragazzo che coprirebbe le gambe anche ai tavoli se solo potesse e
quindi no, non fa per lui.
Lo osserva nel profilo e sa, sa che
Harry sappia di essere squadrato come se gli stessero facendo una
radiografia ed è proprio in quel momento che la
professoressa gira
il suo ritratto di fronte a tutta la classe.
E Louis, che completo
non l'aveva mai visto, per la prima volta in tanti anni, percepisce
quel calore invadergli le guance, il sangue scorrergli più
velocemente sotto la superficie della pelle e
“Cazzo.” mormora
con una risatina nervosa abbassando gli occhi.
Non si è mai
sentito così perfetto in tutta la sua vita come su quella
tela.
*****
Zayn deve ammettere che, a conti fatti, non è affatto andata male.
Ha i propri pattini in mano, mentre Niall tiene i suoi e chiacchierano tranquillamente; il sole sta tramontando, conferendo una tonalità più scura ai colori luminosi e chiari del viso di Niall.
“Ti sei divertito?” gli chiede il ragazzo, con un sorriso enorme sul volto. “Perché io sì, tantissimo!”
Zayn pensa che, di fronte a una simile aria allegra, anche se si fosse annoiato a morte tutto il pomeriggio avrebbe volentieri mentito. Ma la realtà è diversa, è assolutamente contraria, perciò annuisce sorridendo anche lui.
Se possibile, il sorriso di Niall si allarga ancora di più. Non l'ha visto sorridere così nemmeno mentre pattinavano sulla corsia apposita del parco, e lo prendeva in giro per il casco che indossava come se non si fosse reso conto di avere addosso delle ginocchiere ridicole; quando Zayn gliel'aveva rinfacciato, difendendo il suo utilissimo casco, Niall aveva risposto ridendo forte che da piccolo era vivacissimo, cadeva sempre sulle ginocchia e adesso non aveva voglia di riempirsele ancora di nuove cicatrici. A quel punto Zayn aveva riso con lui, dimenticandosi di caschi e protezioni varie e concentrandosi soltanto sugli occhi azzurri di Niall, felice e spensierato come se fosse di nuovo il sé stesso bambino di cui raccontava.
Abbassa un secondo gli occhi, sorridendo, e Niall non è turbato da quella sua azione. Ha capito che Zayn abbassa lo sguardo quando è emozionato, e la trova una cosa bella; come se non volesse far vedere che è felice, ma lo fosse segretamente. Niall vuole scoprire tutti i segreti di Zayn. O meglio, vuole che sia Zayn a svelarsi passo dopo passo.
È vero che è sempre stato un tipo impulsivo, che ha sempre baciato al primo appuntamento, ma stavolta non vuole correre; Zayn non è quel ragazzo che si conquista facilmente, e sa per certo che ci sono ancora tantissime cose che non sa di lui e che Zayn non vuole ancora che sappia. Perciò vuole conquistare la sua fiducia, dovessero anche volerci mesi, prima di conquistare le sue labbra.
“Sono stato bene con te, oggi” confida Zayn inaspettatamente, sollevando lo sguardo e rompendo il silenzio. Non guarda lui, lascia invece vagare gli occhi, ma a Niall non dispiace. “È stato divertente, e non me lo aspettavo.”
“Solo perché non ti ho portato a vedere i chihuahua” ride il ragazzo, guadagnandosi un'occhiata storta che in due secondi si trasforma in una risata.
“No, davvero!” ribatte l'altro, senza smettere di sorridere, ma con aria seria. “Mi è piaciuto.”
Niall pensa che Zayn sia così bello, con addosso i colori del tramonto. E in effetti si è ripromesso di non correre, ma vorrebbe baciarlo con tutto sé stesso.
“Questo vuol dire che ci rivedremo?” e il sorriso di Zayn, anche se silenzioso, gli fa capire che la sua è una risposta affermativa.
“Fantastico! La prossima volta voglio farti vedere un posto bellissimo dove-”
Ma non riesce a finire la frase, perché Zayn lo bacia.
Delicato, come un soffio, lo bacia di rimando con un po' più forza un secondo prima che lui si allontani e gli sorrida; Zayn ridacchia osservando la sua espressione stupita, le sue labbra dischiuse
dalla sorpresa che ha appena baciato.
E sì, pensa fra sé e sé, oggi mi è piaciuto davvero tanto.
*****
Harry è appena uscito dall'università; gli tremano le gambe, è inutile negarlo, sin dal momento in cui la professoressa Dunn ha pronunciato il nome “Louis Tomlinson” nel fare un discorso privato con lui.
Gli ha assegnato altri suoi ritratti da fare, con una strizzata d'occhio e la promessa invitante di un voto più alto; Harry ha pensato che praticamente lo stava incitando a corromperla o qualcosa del genere, ma non ha avuto il coraggio di dirle che i suoi voti erano già alti e non aveva bisogno di ulteriori crediti, temendo una sua -folle- reazione. Insomma, aveva facilmente capito che l'unico motivo che la spingeva a chiedere altri ritratti, era dovuto solo alla sua voglia di vedere ancora quel bellissimo ragazzo disegnato sulla tela.
“Non mi interessa cosa disegni” aveva tagliato corto, uscendo dalla classe prima che lui potesse obiettare, “voglio solo che ci sia lui.”
E adesso Harry ha il proprio cellulare in mano, il nome Louis sul display e un labbro fra i denti; pigia il tasto verde, avvicinando il telefonino all'orecchio, ascoltando i numerosi squilli che fa prima che Louis risponda dall'altra parte.
“Louis, devo parlarti” dice a mo' di saluto, sistemandosi meglio lo zaino in spalla.
Non se n'è accorto nemmeno lui, ma un sorriso è spuntato automaticamente sulle sue labbra.