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Autore: Keros_    26/07/2013    6 recensioni
[Future!Seblaine]
Blaine, dopo anni di matrimonio con Sebastian e aver messo su una famiglia, decide di divorziare dal marito a causa di un tradimento subito da quest'ultimo. Così va a vivere con suo fratello Cooper e la sua compagna Elizabeth, facendo fare ai bambini avanti e in dietro da una casa all'altra; ma affrontare un divorzio non è mai così facile come si pensa, sopratutto se si provano ancora dei sentimenti profondi verso colui che dovrebbe diventare l'ex.
Abbiamo: Cooper che è stufo d'avere il fratello in giro per casa, Elizabeth che non ne può più di ascoltare i suoi monologhi depressi, Grant che è furioso con entrambi i genitori, Juliette che vuole la felicità dei due uomini, Sebastian che decide di riconquistare Blaine, Tony innamorato di Sebastian, John che vorrebbe creare una relazione con Blaine e quest'ultimo che vorrebbe continuare ad andare avanti con il divorzio.
Ma lo sappiamo tutti, ottenere ciò che si vuole non è mai così facile.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15

 

A Sebastian non era piaciuto il modo in cui Cooper gli aveva parlato, proprio non gli era andato giù. 
 
Non gli era piaciuto che non l’avessero invitato alla festa, che Blaine avesse acconsentito, che John sarebbe stato tutto il tempo con suo marito e che per Cooper, lui era soltanto colui che riduceva Blaine in un mucchietto di cenere, ossa, lacrime e dolore.
 
Cooper si sbagliava, Sebastian sapeva che si sbagliava. Non era vero, lui rendeva suo marito felice, sorridente, lo faceva ridere e gli riempiva il cuore di gioia e gli faceva battere forte il cuore nel petto. 
 
E quel giorno lo avrebbe dimostrato. 
 
Mentre sceglieva i vestiti da indossare l’indomani, però preferì non chiedersi per chi dovesse farlo: se per sé stesso o per gli altri. 
 
 
 
*


 
Blaine guardò Juliette con amore, prima di stendersi nel letto accanto a lei e sdraiarsi di fianco. Iniziò a darle leggeri bacini sul viso mentre lei dormiva, vedendola arricciare il naso quando per sbaglio la pizzicava con la barba incolta. 
 
Juuulieeeette,” la chiamò dolcemente, dandole l’ennesimo bacio sulle guance morbide.
 
“mmm” rispose lei infastidita, prima di girarsi dall’altra parte.
 
“Amore, è tardi,” tentò di convincerla, “Elizabeth e Cooper sono già usciti, e Grant sta facendo colazione.”

Un altro mugolio senza senso. 
 
“Il vestitino lilla l’ho già stirato..” Tentò Blaine, sapendo quanto la figlia amasse quel vestitino con la gonna larga che la faceva sembrare una vera principessa. 
 
Juliette aprì un occhio e lui le diede un altro bacino. 
 
“Ti alzi, quindi?” Chiese lui ancora, prima di stringerla affettuosamente tra le braccia, ma lei scosse piano la testa, un po’ triste. Blaine, a quel punto, sbatté le palpebre più volte, stranito da quell’atteggiamento. Le diede un bacio sulla fronte e accarezzandole i boccoli continuò dolce. “Hey, principessa, c’è qualcosa che non va? Ti dovevo dare più bacini per caso?”
 
Juliette scosse la testa, con un piccolo sorriso, ma non rispose come Blaine si era aspettato. E qualcosa non andava. 
 
“Ti fa male la pancia per caso, visto che ieri con papà chissà che porcherie avete mangiato?” 
 
“No.” Rispose lei in un sussurro, accoccolandosi contro il suo petto e Blaine sentiva la preoccupazione crescere sempre di più.
 
“Hai litigato con Grant? Perché se vuoi mi faccio dire che è successo,” tentò lui, sentendo la bambina stringersi ancora di più a lui. “Hai combinato qualche disastro?”
 
Juliette non rispose, rimase in silenzio e Blaine decise di non insistere ulteriormente in quel momento; così rimase lì ad abbracciarla, mettendo di lato il pensiero della festa di fidanzamento del fratello e ad ascoltare i loro due respiri nella stanza silenziosa, mentre dalla cucina si sentivano dei piatti venire posti nel lavandino. 
 
“C’è anche John, oggi?” Chiese a un certo punto la bambina, con un fil di voce e la testa nascosta contro il petto del padre per la vergogna. Era un tipo di vergogna diversa, non derivato dall’effetto che l’uomo aveva su di lei, ma come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato e di troppo. 
 
“S-si,” rispose incerto, “gli zii lo hanno invitato.”
 
“E papà invece non c’è, vero?”

“Vero,” ripeté amaro, provando odio verso il blocco alla bocca dello stomaco che gli venne, quando disse quella parola. 
 
Juliette allora si scostò di poco, tirando indietro la testa per poter guardare meglio il padre negli occhi. “Tu e John avete fatto l’amore?”
 
Blaine strabuzzò gli occhi e iniziò a tossire senza un vero e proprio motivo logico, tanto per camuffare l’imbarazzo a quella domanda. Istintivamente pensò che Sebastian avesse chiesto alla figlia di domandarglielo, ma la conosceva troppo bene e sapeva che Juliette era capacissima di pensarci da sola a fare certe domande, ovviamente guardandone il lato romantico. 
Tuttavia preferì non rispondere, anche perché parlare di quelle cose con sua figlia di otto anni non era proprio il caso. “Perché questa domanda?”
 
“Prometti che non ti arrabbi?” 
 
Blaine alzò un sopracciglio, ma annuì anche se perplesso. Quando qualcuno glielo faceva promettere dopo gli dicevano di tutto, da 'ho gettato dalla finestra il tuo gel perché mi piaci di più con i riccioli al vento' a 'Blainey, purtroppo ho.. ecco.. rotto la tua macchina.' Però, ripensandoci, Juliette al massiamo avrebbe potuto bucare i collant o rotto qualche brutto soprammobile di Cooper. 
 
“Voglio che tu faccia l’amore solo con papà.”
 
Blaine rimase senza parole. 

“Lo so che ti avevo detto di volere la tua felicità, papi, però.. io voglio pure quella di papà.  John mi piace, è bello e mi piacete insieme, però tu e papà mi piacete di più.” Juliette tornò a rifugiarsi contro il suo petto, “Grant dice che forse John potrebbe diventare il mio nuovo papà, visto che poi papà non lo vedrò più e io non voglio!”

“Juliette,” tentò di interromperla Blaine, per dirle che si stava sbagliando e spiegarle la situazione dato che la sua voce si stava incrinando sempre più. Ma lei non glielo permise, continuando a parlare come se non l’avesse nemmeno sentito. 
 
“Io voglio papà Sebastian che mi sveglia la mattina e mi da i bacini. Lo so che mi vorrai bene anche con John tra noi, non sono come Grant che non capisce niente, però papà è papà.. e io voglio che sia ancora il mio papà, voglio vederlo tutti i giorni o quasi.” Juliette iniziò a piangere e Blaine insultò mentalmente quel cretino di suo figlio perché aveva fatto preoccupare la sorellina di cose del tutto finte e quell’idiota di Sebastian senza un motivo, ma sapeva di doverlo fare comunque.
 
In realtà, voleva solo scaricare la colpa agli altri per non dover arrabbiarsi con sè stesso. 
 
“Juliette,” la chiamò dolcemente, scostandole i capelli dal viso, “tesoro, siediti qui e calmati,” continuò facendo segno sulle sue gambe mentre lui si sedeva sul materasso e lei ubbidì, ma senza calmarsi. “Grant!” continuò lui, urlando il nome del figlio per farsi sentire. 
 
Sentirono dei bicchieri cadere nel lavandino e poi dei passi provenire dal corridoio. Dopo qualche attimo, sulla soglia apparve il ragazzino ancora in pigiama che li guardò stranito. 
 
“Siediti,” Lo invitò Blaine, facendogli segno sul materasso al figlio. 
 
Quest’ultimo li guardò alzando un sopracciglio, poi con uno sguardo di sufficienza fece il giro del letto per sedersi accanto a loro. “Ditemi.”
 
“Voglio farvi un discorso che ho rimandato per fin troppo tempo, anche se l’ho fatto in modo indiretto già un sacco di volte,” esordì Blaine. “Io e John.. non stiamo insieme,” e nonostante non avesse voluto, dire quelle parole non gli costò nulla; “Noi siamo amici, forse diventeremo qualcosa di più o forse no” spiegò alzando le spalle, “ma quello che c’è tra me e lui, non cambierà mai il rapporto che abbiamo tra di noi o con Sebastian. Siamo una famiglia,” continuò prendendo la mano di Grant mentre Juliette si stringeva un po’ più forte seduta sulle sue gambe. “Io potrò fare l’amore con qualcun altro che non sarà vostro padre.. ma non per questo gli vorrò meno bene o meno a voi. E vi assicuro, che nessuno proverà o riuscirà mai a rimpiazzarlo. Juliette, tu continuerai ancora a vedere papà, ok?  E Grant a vedere me. Forse vivremo in case separate, ma staremo insieme perché io sono vostro padre e lo è anche Sebastian.”
 
E mentre Grant ascoltava suo padre fare quel discorso, ghignò amaro. I sentimenti di Blaine per Sebastian non erano mai cambiati nonostante tutto e lo poteva capire dalla sicurezza nel tono della sua voce. Se non fosse stato così certo, avrebbe tentennato un po’; perché potrebbe sempre capitare d’innamorarsi ancora, e invece il cuore di Blaine sapeva di non potersi più rinnamorare, se non di un uomo di nome Sebastian Smythe. 
 
E in quel momento, Grant smise di preoccuparsi. 
 
 
 
*

 
 
Sorrise al suo riflesso, passandosi una mano sulla giacca del completo scuro; poi si portò una mano a ravvivarsi e capelli. 

Era pronto. 
 
Finalmente avrebbe parlato con Blaine spiegandogli la situazione dicendogli come stavano veramente le cose e che non potevano davvero divorziare.
 
Ghignò soddisfatto e uscì di casa, guardando con sufficienza i documenti già firmati posti sul mobile all’ingresso. 
 
 
 
*

 
“Buongiorno.”Blaine si girò verso la voce che lo aveva salutato, prendendo la borsetta che Juliette aveva insistito per portarsi e adesso non voleva più.
 
John era dietro di lui che gli sorrideva gentile. Indossava un pantalone scuro con un gilet dello stesso colore, una camicia bianca con i risvolti alle maniche che lasciava gli avambracci scoperti; e per rendere più elegante il tutto aveva una cravatta celeste e nera allacciata al collo. 
 
Blaine rimase un attimo a fissarlo; il pizzetto chiaro che aveva a contornagli le labbra lo faceva sembrare un po’ più grande, ma comunque bellissimo, anche se quella visione non gli tolse il respiro. 
 
“C-ciao,” rispose lui cordiale, balbettando un po’ per l’imbarazzo. 
 
“Con questo accessorio,” scherzò lui, guardando la borsetta lilla con la tracolla di perline, “sei ancora più sexy.”
 
Blaine ridacchiò, chiudendo lo sportello, “grazie, non credevo potessi piacerti anche con questa,” disse mettendosi la borsetta sulla spalla, prima di chiudere  la macchina e iniziare a camminare, seguito da John. 
 
“Credo che rimarresti sorpreso se ti dicessi in quanti modi strani continueresti a piacermi,” Continuò quest’ultimo, un po’ imbarazzato. Poi gli mise una mano sulla schiena e Blaine con un sorriso si fece guidare all’interno del locale. 
 
 
 
*
 
L’orologio batteva le dodici meno un quarto quando Sebastian fece il suo ingresso alla festa di fidanzamento di Cooper ed Elizabeth. 

Gli invitati erano tutti dispersi per la sala a chiacchierare tra di loro o a ballare sul parquet nella zona lasciata appunto a quello scopo, seguendo la musica prodotta dalla band incaricata del giorno. Tutto era curato nei minimi dettagli, ogni piccola decorazione studiata. 

Sebastian entrò lì con passo fiero e la testa alta, cercando subito con gli occhi suo marito che sicuramente era da qualche parte a parlare amorevolmente con qualche lontana zia o persone che sostanzialmente conosceva poco o niente. 
 




Elizabeth lasciò il bicchiere vuoto sul vassoio di un cameriere che le stava passando accanto. Aveva i piedi che già le dolevano per via dei tacchi alti che stava indossando e il vestito forse era un po’ troppo stretto nella parte superiore. Scosse la testa a quell’assurdo pensiero, l’unico motivo per cui le batteva forte il cuore e stava per entrare in iperventilazione era l’agitazione. 
 
Non vedeva il signor e la signora Anderson da natale, dove si respirava brutta aria per via di Blaine che aveva tenuto per tutto il tempo l’aria da cane bastonato e suo padre non aveva fatto altro che ricordargli quanto avesse sbagliato senza mezzi termini. 
 
Girò su se stessa alla ricerca del suo futuro marito e con la coda dell’occhio vide qualcuno che non doveva esserci. Strabuzzò gli occhi, pensando che fosse soltanto la sua fervida immaginazione a produrre quella visione e invece dovette ricredersi quando vide il volto di Grant, dall’altra parte della sala, aprirsi in un’espressione sorpresa con tanto di ghigno in bella vista. 
 
 


“..e quindi non si sa ancora se questo progetto verrà effettuato o meno, ma la trovo una bella idea.” Concluse John, prima di prendere un sorso di una bevanda analcolica che aveva versato nel bicchiere. 
 
“Oh si, è fantastica,” rispose Blaine entusiasmato, mentre gli occhi si illuminavano giusto un po’, “finalmente avranno dei buoni medici anche in Africa! E’ proprio una bella idea e finalmente quei bambini avranno delle cure adatte,” continuò spostando gli occhi su Juliette che stava parlottando in sottovoce col fratello.  Lui, a una sua morte per una febbre, non sarebbe mai sopravvissuto. 
 
“Si e stanno cercando anche dei volontari, vorrei offrimi ma.. dovrei stare lontano da qui per minimo cinque mesi-“ John si sboccò, lasciando incompleto cioè che stava per dire. Blaine spostò di nuovo lo sguardo verso di lui, trovandolo con la bocca aperta a guardare un punto preciso, perplesso. “Non sapevo che Sebastian era stato invitato.”

“Infatti, non lo è.”
 


 
“Ha avuto anche la faccia tosta di venire, a quanto vedo.” 
 
Cooper lasciò uno sguardo glaciale a suo padre, che lo aveva interrotto nella sua conversazione riguardante l’ultimo provino in cui gli avevano detto che gli avrebbero fatto sapere. 
 
“Non ha proprio ritegno,” concordò con disprezzo la moglie, entrambi a guardare un punto indefinito dietro la spalla del figlio. 

“Chi?” Chiese quest’ultimo, irritato per il brusco cambio d’argomento. 
 
“L’ex marito di tuo fratello.”
 
Cooper spalancò gli occhi a quella frase e contrasse la mascella, irritato, prima di girarsi per vedere proprio Sebastian che si avvicinava sempre di più a Blaine. “Come si è permesso?” Chiese retorico. Guardò i suoi genitori con la coda dell’occhio, “torno subito.”
 
Cooper si allontanò da loro, diretto verso l’ospite non gradito quando Elizabeth gli piombò addosso, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo teneramente sulle labbra in un bacio a stampo molto dolce. Sentì gli sguardi accigliati dei suoi genitori addosso e El si spostò leggermente. 
 
Quest’ultima gli afferrò sia la mano che il braccio, come se volesse bloccarlo per non farlo andare via. “Salve, vi piace la festa? Vi state divertendo?” chiese tutto d’un fiato e senza lasciargli il tempo di rispondere continuò: “Io e Cooper dovremmo a ballare, questa canzone mi carica sempre parecchio ed è bellissima e siiiiii, aaaandiamoooo!”
 
Restò un attimo in silenzio, guardando i volti dei suoi suoceri che la guardavano come se fosse indemoniata, poi trascinò Cooper via da lì, a testa bassa per la figuraccia, dirigendosi a centro di pista. 
 
 



Sebastian ghignò quando Blaine si voltò di scatto per lasciargli un’occhiata sorpresa e poi rigirarsi facendo trapelare tutta la sua preoccupazione. Sebastian sentì su di sé anche gli occhi di John e il suo ghigno si ampliò ancora di più; si guardò in giro, notando anche Cooper ed Elizabeth che stavano iniziando a ballare un lento, entrambi che lo fissavano non riuscendo proprio a sembrare disinvolti. Notò che i tavoli avevano delle tovaglie bianche ed erano decorati con delle bellissime composizioni floreali. 
 
Gli venne un’adorabile idea in mente. 
 
Si avvicinò a uno di essi, con tanta calma da fare invidia a un bradipo, come se fosse stato davvero invitato. Pensando a quanto fosse strano che Juliette non gli era ancora andato in contro per abbracciarlo, scelse una piccola rosa rossa dalla composizione e spezzò lo stelo che era troppo lungo. Notò con piacere che il fioraio aveva già tolto le spine, forse perché gli era venuto meglio per lavorarci. 

Poi si allontanò dal tavolo con una nonchalance invidiabile e si diresse da Blaine, incontrando gli occhi dei due figli nel tragitto. Juliette sorrise prima di continuare ad annuire alle parole del fratello, ma le rivolse comunque un occhiolino, mentre si portava alle labbra lo stelo della rosa.

Si fermò proprio davanti a John e Blaine che fino a quel momento stavano parlando tranquillamente, come se si fossero accorti della sua presenza solo in quel momento. 

“Permette?” Chiese innocentemente, porgendo la mano a Blaine.

“Cos-Cosa-“

“Certamente,” rispose John guardando Sebastian dritto negli occhi; il moro guardò entrambi gli uomini e fu solo in quel momento capì che Sebastian non aveva chiesto direttamente il permesso a lui, ma a John.

Sebastian guardò il biondo senza espressione e poi prese la mano di Blaine, conducendolo sulla pista. 
 


 

John sbuffò infastidito mentre i due si allontanavano, chiedendosi mentalmente anche perché gli avesse dato il permesso. 

“John?” Lo chiamò una vocina dolce e subito dopo sentì una manina prendergli la sua. 

“Si?” Rispose lui, abbassando la testa per specchiarsi in un paio di occhi verdi. 

“Balli con me?”

Lui sorrise e prese la mano di Juliette, facendosi condurre al centro della zona da ballo per poi prenderle entrambe le mani e farla ballare, sentendo subito il buon umore ritornare. 
 
 


“Che sta facendo?”

“Cooper!” lo rimproverò Elizabeth, staccando la mano della sua spalla per portargliela a fargli girare la testa per guardarla negli occhi, “lasciagli solo due minuti e vedi che succede.” 

Lui sbuffò, poi si lasciò andare, stringendo ancora di più Elizabeth tra le braccia e chinarsi a baciarle il collo.
 

 

Sebastian rallentò gradualmente e si portò di fronte a lui, facendo ruotare dolcemente la mano in quella di Blaine, per poi far intrecciare le loro dita. 

“Non è così la posizione delle mani,” lo corresse, guardandolo in viso per qualche secondo prima di riabbassare lo sguardo. 

“D’accordo,” commentò Sebastian, sciogliendo le loro dita per far poggiare nel modo corretto la mano di Blaine sulla sua, mentre con l’altra si toglieva la rosa dalle labbra. 

Blaine lo vide chinarsi su di sé e infilare lo stelo del fiore nel taschino della giacca, sul cuore; ammirando le sue mani e le sue sopracciglia aggrottarsi. Sebastian alzò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono. 

E anche se Blaine non voleva, quando gli sorrise, i colori tornarono nel suo mondo; almeno per il momento. 
 
 


“Lo sta baciando!” 

Elizabeth alzò gli occhi al cielo, “Non lo sta baciando.” 

“Ma-“

“Cooper, non lo sta baciando, gli sta sistemando qualcosa… ma.. se vuoi.. potresti sempre baciare me..” 
 
 


“Sebastian, perché sei qui?” Gli chiese Blaine mentre lui gli poggiava una mano su un fianco. 

“Perché voglio ballare con te.”

“Sebastian, perché sei qui?” Ripeté lui, non prendendo nemmeno in considerazione la risposta precedente. 

“Perché ti amo.” 
 

Blaine rimase affascinato dal colore dei suoi occhi, così intensi, così vivi e belli che lo fecero restare senza fiato. 
 
 


“Ogni volta non mi fai mai parlare, comandi tu la conversazione e io ho bisogno di farti ragionare,” Sebastian disse serio, prima di prendere un lungo respiro e iniziare a ballare girando in torno. “Hai ragione a essere furioso con me. Hai tutto il diritto di chiedermi il divorzio per tutto ciò che ti ho fatto: per il tradimento, per aver abbandonato la speranza, per aver fatto di tutto e facendoti soffrire, per aver offeso riccioli d’oro, per non aver cercato di dialogare con Grant. Hai ragione su tutte queste cose, ma tu volevi tornare con me. Me l’hai detto esplicitamente; eri disposto a passare sopra tutto questo.”
 
Blaine abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio per qualche secondo. “Si, poi sei andato a letto con Tony.”

Sebastian si maledisse ancora e ancora, rimpiangendo come non mai quell’errore. “Blaine, l’ho fatto perché sono un coglione e so cosa stai pensando, non andrò di nuovo a letto con qualcun altro se mi arrabbiassi di nuovo con te.”

 
Blaine continuò a seguire Sebastian nei movimenti. 

Era in conflitto con se stesso; il suo cuore voleva credere a quelle parole con tutto sè stesso, ma il suo cervello gli faceva ricordare i fatti.
Decise che nonostante il calore dentro al petto che sentiva, tutto ciò non bastava. "Però lo hai fatto. ” 

Sebastian lo fece allontanare per fargli fare un giro su sè stesso continuando a tenergli la mano, facendo alzare gli occhi al cielo, poi una volta tornato al suo posto usò la scusa di dovergli rimettere la mano sul fianco per tirarlo ancora di più a sé. 

“Blaine, è successo quando eravamo divisi, quando non ti avevo più accanto. Con te sono migliore, te l’ho dimostrato un sacco di volte. Sei il mio lato luminoso e io sono il tuo.” 
 
Blaine rimase in apnea per quella frase. 
 
 


“Ora ci vado. Gli starà dicendo altre cose per ferirlo e sono pure passati i due minuti che dovevo concedergli.” 

Cooper fece per allontanarsi, ma Elizabeth lo afferrò per il polso costringendolo a tornare al suo posto e posizionargli le mani suoi fianchi.

“Io ho ancora voglia di ballare. E guarda il suo viso: non è ferito, è luminoso come non era da tempo.” 
 
 

John sorrise teneramente a Juliette, lasciando andare le sue mani; per poi farle un piccolo applauso, “non ho mai visto una bambina ballare bene come te, complimenti.” 

La bambina arrossì come un pomodoro, stringendosi nelle spalle. “G-grazie,” balbettò in fine. Poi alzò lo sguardo verso i suoi genitori che stavano ancora ballando poco lontano da loro, senza musica a un ritmo inventato perché erano talmente presi l’uno dall’altro da non accorgersi che la canzone era finita e stava per iniziarne un’altra. 

Cercò con lo sguardo gli occhi del fratello e lì trovò poco dopo nel punto in cui si erano lasciati, e adesso gli faceva segno di continuare a ballare. 

“John, balli ancora con me?”

Lui non poté dirle di no. 
 
 


Blaine si perse in quel viso e in quelle parole, non sapendo più come doversi sentire sul serio. Perché il suo cuore batteva impazzito e la
sua mente non faceva altro che ripetergli che era vero, Sebastian aveva ragione. 

“Ma non posso fidarmi di te.” Rispose amaro.

“Lo so e sono disposto a lavorarci per farti capire che sono perfetto per te e il tuo culo per me.” 
 
Blaine scoppiò a ridere come un bambino a cui si fa il solletico; doveva aspettarsi qualcosa del genere da parte di Sebastian che era fin troppo dolce in quella occasione. “Quanto sei scemo.” 

“Scemo? È vero!” ribatté lui con tono finto innocente e grazie al suono della loro risata sembrava che tutto fosse cambiato, la tensione si allentò in un lampo e  inconsapevolmente per quel momento si concessero di far finta che nulla fosse mai accaduto.

“Sei il solito, non riesci mai a fare un discorso senza andare a parare in quelle cose.” 

“Oh, perdonami,” rispose fingendosi dispiaciuto Sebastian, “ma non si direbbe che ti dispiace.” 
 



“Non mi piace questa storia.”

“Lo so, perché è la dimostrazione che avevo ragione e tu torto,” Elizabeth fece una pausa, “come al solito.”

Cooper alzò gli occhi al cielo, facendola girare. “Non è vero.  Anch’io ho spesso ragione, lo dimostra la presenza di Sebastian.”

“Sei stato tu a non volerlo invitare!” Gli ricordo lei, rimproverandolo. 

“Si, ma io ti avevo detto di non dirglielo, tu hai voluto che gli parlassi.” 

“Appunto.” Controbatté con un sorriso malizioso, “fa due più due.”

Cooper la guardò confuso, alzando un sopracciglio. 
 
  


“Grant, tesoro,” lo salutò sua nonna, accarezzandogli la nuca, “tutto bene?”

“Si, nonna, è un piacere rivederti,” mentì lui mentre le lasciava un bacio sulla guancia. 

Grant vedeva i suoi nonni Anderson davvero raramente perché abitavano in due stati diversi, quindi soprattutto per le feste comandate o i grandi eventi. Eppure, per quanto poco tempo passasse con loro, non gli erano mai piaciuti più di tanto. Aveva sempre l’impressione che lo trattassero diversamente da Juliette solo perché figlio biologico di Sebastian, per non parlare che dedicavano sempre più attenzioni a suo Zio Cooper che a suo padre. 

“Oh lo è anche per me, caro,” disse lei con un tono che voleva sembrare materno. 

Grant annuì piano, guardandola con la coda dell’occhio, prima di tornare a guardare i suoi papà che stavano ballando muovendosi di qualche passo dallo stesso punto, conversando come se niente fosse e con dei sorrisi che sicuramente non sapevano d’avere. 
 


“..Ero arrabbiato con te perché sembrava che non t’importasse niente dei nostri figli. Sembravi talmente disposto a volermi tagliare fuori dalla tua vita che non t’importava nemmeno un po’ di Grant o di Juliette.”

“Ma mi sembra d’averti dato la dimostrazione che non era così, l’altro giorno dall’avvocato,” lo canzonò Blaine, non riuscendo a resistere. 

Perché lo amava, continuava ad amarlo ancora e il suo cuore batteva veloce nel sentire la voce di Sebastian quasi nel suo orecchio e il suo respiro sul collo. Era tutto talmente intenso che sentiva il bisogno di mettere gli occhiali da sole e di allontanarsi un poco da Sebastian perché il suo profumo gli riempiva le narici e piano piano gli stava dando alla testa, eppure non riusciva ad allontanarsi o anche solo la mano sul fianco che gli riscaldava tutto il corpo. 

Continuava comunque a lottare contro sè stesso e contro Sebastian, perché non era giusto dargliela per vinta come se lui non valesse niente, come se non lo avesse ferito talmente tanto da farlo a pezzi giorno dopo giorno senza mai uccidere l’amore che provava per lui; perché Blaine lo sapeva che Sebastian giocava su quello. 

“Lo so, Blaine. Ma io non potevo saperlo; come avrei potuto? Anche l’accordo che abbiamo raggiunto è ingiusto, fa schifo, però ho capito che non vuoi separarli sul serio. Mi dispiace tantissimo d’averti ferito. Ho bisogno soltanto di un’altra possibilità.”

Blaine sapeva che doveva rispondergli a tono e concentrarsi su tutto il discorso e non soltanto sulle scuse, ma proprio non ci riuscì perché era più forte di lui ascoltare le scuse di Sebastian; o forse ci aveva soltanto fatto l’abitudine.
 
 


“Juliette, sono un po’ stanco,” disse John con tono dispiaciuto, rallentando il ritmo con cui muoveva le spalle e il bacino, “ci fermiamo cinque minuti?”

La bambina guardò un attimo i due genitori e poi tornò a guardare l’uomo. Abbassò lo sguardo e con tono supplichevole farfuglio: “la canzone sta finendo.. per faaaaaavoore.”

John scosse la testa, ridacchiando da solo alla sua incapacità di dire di no ai bambini, nonostante cercassero di prenderlo per fesso. 
 
 


“Ti amo.”

Blaine alzò di scattò la testa, allontanandosi di nuovo un po’ da Sebastian per guardarlo negli occhi e lì lo vide, quel sentimento che Sebastian diceva tanto di provare. Lì in tutta la sua bellezza. 

“Sai che è vero,” sussurrò ancora Sebastian, fermandosi in mezzo alla pista da ballo. 

Blaine si fermò a sua volta e sentì la mano dell’ex marito sfiorargli la guancia e accarezzargli lo zigomo sinistro con il pollice. Sebastian si chinò su di lui e Blaine rimase in mobile e come se il tempo andasse a rallentatore, lo vide da prima chiudere gli occhi e poi avvicinarsi sempre di più, le labbra distendersi in un piccolo sorriso. Sentì il suo respiro sul viso e le labbra di Sebastian a distanza di un bacio.
 

 
 
 

“Oh mio Dio, Cooper! Lo sta baciando!”
 
“COSA?”
 
 
 
 
“Lo sapevo che aveva preso dalla tua famiglia per essere così idiota.”
 
“Gli Anderson non hanno mai avuto gay nell’interno della nostra famiglia.” 
 
Grant smise d’ascoltare i nonni. 
 
 
 
 
Juliette si fermò a guardare Blaine e Sebastian che stavano per baciarsi, stringendo un po’ più forti le mani di John, mentre lui abbassava lo sguardo, spostandolo da un’altra parte.
 
 
 
 
Sebastian stava per premere le labbra su quelle di Blaine quando lui lo bloccò dicendo: “E’ finita la musica.”
 
“Scusami?” Chiese lui accigliato, riaprendo gli occhi per guardare il marito. 
 
“E’ finita la musica. Mi avevi chiesto un ballo e te l’ho concesso.” Gli spiegò quest’ultimo come se fosse la cosa più naturale possibile. Lasciò andare la sua mano e Sebastian sentì subito il freddo penetrare nelle ossa nel punto in cui prima c’era il calore di Blaine. 
 
“Io stavo per-“
 
“Ciao, Sebashian.” Concluse il moro, facendogli  un cenno con la testa prima di voltarsi e andarsene al proprio posto. Lasciando Sebastian lì da solo, con il dolore di quel nome pronunciato male nel petto. 
 
 
 
 
“Ha fatto bene.”
 
“Sei un idiota.” Controbatté Elizabeth dandogli una spallata per allontanarlo e superarlo. 
 
“Perché?” Domandò Cooper confuso, afferrandola per un polso per non farla andare via e costringerla a guardarlo. “Ascoltami, non è la fine del mondo se per una volta hai torto e io ragione.”
 
“Disse colui che mette il broncio se gli fa notare che sbaglia,” lo canzonò lei in risposta, facendo un movimento convesso con la mano per rafforzare il concetto. 
 
“Perché ci devo andare di mezzo io se stiamo parlando di te?” 
 
“Non è questo, quello che vuoi?” domandò lei a sua volta, in tono tagliante. “Stare sempre al centro dell’attenzione?”
 
“Elizabeth.”
 
“Sei disposto a far andare a monte il matrimonio di tuo fratello pur di non smentirti.” Continuò lei incredula, portando le mani al cielo. “Io non ci posso credere.” 
 
“Se lo sono distrutti da soli, il matrimonio.” Gli fece notare Cooper, non capendo perché gli stesse addossando la colpa a lui. 
 
“Dimmi che non hai visto quello che ho visto io, Cooper, dimmelo.” Fece lei, intrecciando le braccia al petto e confondendo sempre di più l’uomo. “Tu hai detto che Sebastian lo riduce come uno zombie, che lo distrugge, ma hai appena avuto la prova che non è così. Blaine sorrideva e non mi riferisco solo alle labbra- siamo capaci tutti a piegare le labbra all’insù. Lui sorrideva davvero, anche con gli occhi. Non riusciva a togliere lo sguardo da Sebastian e a smettere di muoversi- lo hai visto pure tu che era Blaine a guidare anche se in teoria doveva essere Sebastian. Non andavano a tempo come noi perché la musica ce l’avevano nel cervello, hanno ballato due canzoni e forse non se ne sono nemmeno accorti.”
 
“Erano troppo presi, è normale.”
 
“Esattamente!” Incalzò lei, puntando le mani verso di lui, prima di prendergli il viso tra le mani e baciarlo piano. “Parlaci, per favore.”
 
“Perché non lo fai tu?” chiese Cooper acido, nonostante non avesse ben capito il motivo per cui dovesse parlarci. 
 
“Io con Blaine litigo spesso, e comunque è scemo. Devi parlare con Sebastian e lo sai che tra uomini è diverso.”
 
“Blaine ti uccide se ti rimetti di nuovo in mezzo al suo matrimonio, vero?”
 
“Ti amo perché sei perspicace.”
 
Mentre Cooper ed Elizabeth complottavano tra di loro, Sebastian si dirigeva verso l’uscita del locale con passo fermo e deciso, senza guardarsi indietro o anche solo pensare di salutare i figli perché troppo preso da altri pensieri. 
 
Elizabeth se ne accorse proprio mentre usciva dalla porta in vetro e si allontanò subito da Cooper che la guardò accigliato. “Se ne sta andando, vai a dirglielo, su” gli disse lei, spingendolo nella stessa direzione in cui era andato Sebastian. 
 
 
 
 
Cooper si lasciò cacciare via dalla sua fidanzata e raggiunse Sebastian fuori dal locale, fermandosi a stringere la mano ai ritardatari che arrivavano in quel momento o a dire che sarebbe ripassato dopo ai suoi amici che cercavano d’intavolare una conversazione con lui. 
 
Cooper lo raggiunse vicino alla macchina su cui Sebastian era comodamente poggiato mentre accendeva una sigaretta, pensieroso e cupo. 
 
“Tu non fumi,” affermò Cooper guardandolo sbigottito mentre Sebastian portava la sigaretta alle labbra e la aspirava. 
 
“Ciao Cooper,” Lo salutò lui in risposta, cambiando discorso come se non l’avesse nemmeno sentito. 
 
C’era qualcosa di strano in quel tono di voce, di debole, incolore e di sconfitto. Cooper notò  che Sebastian stava per parlare di nuovo, così rimase in silenzio. 
 
“Non sarei dovuto venire oggi, mi spiace.”
 
Cooper notò che aveva un atteggiamento strano e remissivo, come se gli fosse appena morto il gatto eppure aveva quel piccolo ghigno sulle labbra. Lo guardò di sottecchi, trovandolo espirare con fare bisognoso la sigaretta. 
 
“Figurati, anzi se vuoi puoi rimanere. Ciò che ho detto l’altro giorno non vale più.”
 
Sebastian si girò verso di lui a guardarlo, andando un sopracciglio. “Avevi detto che non ero invitato.” 
 
“Si, lo so; ma ho capito che il discorso dell’altra volta era tutto completamente sbagliato…” Cooper ci rifletté un attimo prima di aggiungere: “o quasi.” 
 
“Che intendi?”
 
“Che- non so per quale strano scherzo del destino, sul serio- quando è con te è felice; è pazzesco ma è così, quindi.. resta. Almeno per il discorso di Blaine.” 
 
“Blaine farà un discorso?” Chiese Sebastian incredulo, la cosa gli sembrava abbastanza strana. 
 
Nessuno avrebbe voluto tenere un discorso sull’amore e il matrimonio dopo quello che gli stava succedendo, ma ovviamente nessuno era Blaine.
 
“Si, io gliel’ho proposto per conto di Elizabeth e lui ha accettato.” Cooper sorrise nel vedere Sebastian gettare a terra più di metà sigaretta e schiacciarla con il piede; ormai la curiosità si era impadronita di lui. 
 
 
 
*
 
 
 
Un’ora dopo, Blaine stava conversando con Marika e Mark, un'amica di El e il suo nuovo frequentante. La ragazza portava un vestitino bianco a fiori, lungo fino al ginocchio e stava in piedi su delle zeppe alte almeno dieci centimetri; si vedeva che non era abituata a portare altre scarpe al di fuori di ballerine e quelle da tennis, così per non sbilanciarsi troppo e rischiare di cadere, teneva ben stretta la mano del ragazzo accanto a lei. 
 
Lui continuava a guardarla di sottecchi nelle pause che faceva mentre parlava con Blaine o lui non lo guardasse negli occhi, cercando di non farsi scoprire, ma ovviamente senza risultati. Si vedeva che era nervoso dal modo in cui giocava col tovagliolo di carta che aveva all’interno della tasca dei pantaloni.
 
“…la proposta di Cooper è stata fantastica! E’ stata pazzesca, ancora non ci credo d’avervi aiutato a fare una cosa simile.” Commentò Marika gesticolando con la mano intrecciata a quella di Mark, come se anch’essa fosse sua.
 
Gli occhi di Blaine vi caddero sopra involontariamente e si dovette trattenere dal fare un mormorio stridulo e arricciare il naso per quanto quella visione fosse dolce. Lei aveva le dita affusolate e chiare come la sua carnagione, con le unghie smaltate di un rosa pallido, mentre le dita di Mark erano più tozze, grandi, con un colorito olivastro e le unghie erano mangiucchiate qua e là. 
 
Sentì uno strano senso di vuoto nel petto e si sentì solo.
 
Quando Blaine tornò da John dopo aver ballato con Sebastian, era diventato glaciale. Ovviamente continuava a essere educato e a rispondere cordialmente a ogni sua domanda, ma ogni qualvolta che Blaine cercava di iniziare una conversazione, John la faceva concludere dopo poche battute; così al quinto tentativo il moro smise di provarci, capendo che l’unico motivo per cui gli parlava e non era nel suo stile mandare a quel paese le persone. Poi si erano divisi e non lo vedeva da almeno mezz’ora.
 
Blaine non si era nemmeno lontanamente sognato di potergli dire qualcosa, rassicurarlo o chiedergli il motivo per quel comportamento; il perché lo poteva vedere benissimo anche un cieco. 
 
Sebastian era ancora dentro la sala e Blaine di tanto in tanto poteva sentire quegli occhi color verde smeraldo posarsi sul suo viso e sul suo corpo. Non si erano più parlati da quando avevano ballato e la minima distanza tra loro era stata di dieci metri e per puro caso. Blaine sapeva che Sebastian c’era rimasto un po’ così perché era riuscito a ritrarsi proprio nel momento prima di baciarlo e adesso gli voleva lasciare un messaggio: tocca a te. 

Si, toccava a lui prenderlo a colpi di sedia in testa. 

La verità, purtroppo, era che a quello che Sebastian gli aveva detto ci pensava. 
 
“Blaine.. tuo fratello sta facendo dei gesti inquietanti con le braccia,” disse Mark guardando perplesso altre la sua spalla, “Si, credo proprio che ti stia chiamando.”
 
Blaine fece un mezzo giro su sè stesso per seguire gli occhi del ragazzo e scorgere suo fratello Cooper che muoveva le braccia in aria; perché doveva essere così teatrale? 
 
Si gratto la fronte e alzò lo sguardo per guardare le iridi chiare del fratello, lui gli fece cenno di avvicinarsi e Blaine obbedì. Si diresse da lui con passo svelto e deciso, per poi fermarsi al suo fianco. 
 
“Adesso io ed El annunciamo il fidanzamento, poi tu fai il tuo discorso, ok?” Gli chiese Cooper tutto agitato, nonostante sembrasse una statua. 

“Ok,” rispose lui dolcemente, sfregandogli una mano sulla schiena per tranquillizzarlo un po’ e lui per tutta risposta gli sorrise mordicchiandosi un labbro. 
 
Elizabeth apparve poco dopo alle spalle di Cooper e lo abbracciò teneramente da dietro, poggiando una guancia contro la sua giacca scura. Fece l’occhiolino a Blaine e poi si allontanò dal maggiore degli Anderson per prenderlo per mano. Gli annunciò che era arrivato il momento di dare la conferma ufficiale del fidanzamento e annunciare la data del loro matrimonio. 
 
Blaine le strinse un braccio per rassicurarla a tutti e tre si diressero al centro della pista da ballo e pochi minuti dopo tutti gli ospiti erano raccolti in un grande semicerchio accanto a loro e Blaine si fece da parte per lasciare annunciare a Cooper ed Elizabeth il tutto. 

 
Cinque minuti dopo nella sala si levò un applauso generale ed entusiasta, i due promessi sposi erano un po’ rossi per i complimenti e ridevano per la felicità e le battute che gli ospiti facevano loro, comprese quelle di Blaine e Sebastian che non si risparmiavano di prenderli in giro. 
 
Poco dopo, quando le acque stavano di nuovo per rasserenarsi, Cooper prese la parola e concentrò su di sé tutta l’attenzione dei presenti; Blaine gli vide un certo luccichio negli occhi per tutte quelle attenzioni.
 
“Adesso lasciamo la parola al mio fratellino Schizzo che vuole dire qualcosa in proposito.” 
 
Blaine per un attimo rifletté se strangolarlo o meno per quel soprannome che odiava tanto, poi decise che almeno per quel giorno poteva lasciare stare. 
 
Rigirò tra l’indice e il pollice il bicchiere di spumante ancora mezzo pieno che gli avevano dato per il brindisi poco prima e da cui aveva già bevuto due piccoli sorsi. Cooper lo prese per una spalla e lo spinse in avanti per dargli coraggio e fargli dare una mossa. 
 
Blaine sorrise al pubblico e si ricordò in quel momento di non aver ripassato il discorso che si era scritto il giorno prima da studiare e adesso non ne ricordava neanche una riga. Sbuffò sconfitto e poi si rassegnò al fatto che fosse un completo idiota. 

Era un attore sento cielo e quindi, tanto che non aveva altra scelta, avrebbe improvvisato. 
 
“Salve a tutti e come hanno già detto, io sono il fratello di Cooper, Blaine…” ok, avrebbe optato per qualcosa di sintetico e indolore, “.. e sono felicissimo che abbia chiesto a Elizabeth si sposarlo; lei per me è come una sorella e sono perfetti insieme.” 

Blaine parlava spostando lo sguardo sul viso di ogni persona, soffermandosi su di esso per non più di dieci secondi, così d’avere un punto
di riferimento a cui guardare senza mettere a disaggio nessuno. 
 
“Lui ha l’insana predisposizione a combinare disastri e lei a rimettere le cose apposto,” i suoi occhi color nocciola incontrarono quelli di un verde intenso, “direi che si completano.”

Sebastian per tutta risposta si fece più attento, sollevandosi di poco sulle punte per poter guardare meglio Blaine, dato che si trovava dietro una ragazza con i tacchi alti che gli impediva una completa visione del moro. 
 
“Sono felice che abbiano trovato la loro metà mancante che li rende migliori; Da piccolo ricordo che dicevo sempre a Cooper che non avrebbe mai trovato nessuno per il suo caratteraccio e per molti anni ho avuto ragione.” Ci fu una piccola risata generale e Blaine sorrise, continuando a guardare Sebastian negli occhi. “Q-quando.. incontrò Elizabeth e successivamente me la presentò come la sua ragazza.. non ci avrei scommesso un centesimo che sarebbero restati insieme tutti questi anni e che si sarebbero sposati. Erano troppo diversi per stare insieme nella mia mente.. e lo sono ancora, nonostante tutto sono ancora innamorati l’uno dell’altra.”
 
Blaine distolse lo sguardo quando vide nascere un piccolo ghigno sulle labbra di Sebastian, spostandolo su quello degli altri invitati, trovandoli tutti un po’ accigliati e confusi, non capendone il perché. 

“Sono dolci e distaccati allo stesso tempo -hanno entrambi un caratteraccio, che credete? La loro relazione è bellissima, ve lo assicuro; è quel tipo di storia che bisogna provare per capirla fino in fondo, entrambi sono stati disposti a fare diversi cambiamenti nella loro vita per l’altro, ad amarsi nonostante i guai, a rinunciare a molte cose. Ed è questo che significa amare, mettere la persona che si ama prima di sè stessi; eppure loro non l’hanno sempre fatto, si sono feriti a volte e altre sono stati egoisti; ad esempio.. m-mio fratello ha fatto aspettare per parecchi anni Elizabeth per questo momento,” Blaine abbassò lo guardo soltanto per vedere la donna abbracciare Cooper e accarezzargli il petto sussurrandogli parole dolci, “nonostante questo lei non ha mai insistito, più di tanto eh, perché in amore ci vuole anche la comprensione e sapeva che non era quello che Cooper cercava, non smettendo mai d’amarlo. Ci sono sempre stati l’uno per l’altra, erano sempre lì a stringersi la mano nei momenti difficili e anche divertenti, allegri, a sostenersi. A ridere e piangere insieme.  Adesso invece sono qui, soltanto in attesa del grande giorno- perché sappiamo tutti che El aspetta solo quello-  ma vi voglio dire una cosa, con il giorno delle nozze il vostro rapporto cambierà.” Si sollevò un mormorio d’assenso da tutte le coppie sposate, soprattutto dagli uomini che annuivano solenni. Sebastian si limitò a fare un sorriso bello e sincero che si vedeva raramente sul suo volto. “Ma” Blaine ridacchiò appena “...no, no, non come credete voi. Si, è vero, a volte col matrimonio ci si lascia un po’ troppo andare, ma non è questo il suo vero significato? Lasciarsi andare senza paure perché si ha la consapevolezza che l’altra persona ci ama nonostante tutto? Cooper, El, rassegnatevi, ciò che vi dico è vero, cambierà… in meglio, ve lo assicuro.” Inevitabilmente, gli occhi di Blaine cercarono un paio di iridi verde smeraldo e le trovò poco dopo, come se non aspettassero altro che quel momento, di nuovo.  “Q-quella fede al dito servirà a unirvi ancora di più, a rendere quella stretta di mano un po’ più forte, i pianti un po’ più isterici, gli abbracci un po’ più bisognosi. Vi farà comprendere meglio la felicità dietro ai silenzi, a leggere meglio la paura e le insicurezze dietro quelle iridi che ormai conoscete a memoria, a capire la motivazione dietro ai ghigni. Vi aiuterà a sorprendervi sempre di più per ogni piccolo gesto che non vi aspettavate, ad aprire ancora di più il vostro cuore e a essere più vulnerabili. Di questo però non dovete averne paura,” vide Sebastian abbassare lo sguardo per un attimo, prima di portarlo di nuovo su di lui e Blaine sentì una piccola lacrima solcargli la guancia. Non l’asciugò. “L’amore è anche esporsi e fin quando c’è davvero amore si riuscirà sempre a perdonare, n-non importa quanto male il vostro partner vi possa procurare, se il vostro cuore batte per lui allora non potrete far altro che perdonarlo, in un modo o nell’altro. Prima o poi la rabbia passa e resterà soltanto il dolore, ma se sarete disposti a riaprirvi di nuovo, quell’esperienza vi aiuterà a farvi conoscere e unire ancora di più. Perché quando si ama veramente, non si può fare a meno di quella persona, la si vuole sempre nella propria vita: nel il ruolo di moglie, marito, migliore amico, amico o conoscente.”
 
Era un discorso che Blaine non sapeva come concludere, perché più parlava, più Sebastian sembrava illuminarsi sempre di più e lui stava mettendo troppo di personale; decise comunque che era tempo di tornare al suo posto, nonostante le numerose cose che aveva ancora da dire.

Si schiarì la gola e riprese: “Questo vale anche per Cooper ed Elizabeth, a cui voglio bene e si meritano tutta la felicità che stanno avendo. Quindi, ci vedremo tutti al giorno delle nozze.” 
 
Detto questo tutti fecero un piccolo applauso, molti di loro ancora con delle facce accigliate e altri invece erano solo annoiati. Elizabeth lo guardò con un sopracciglio alzato ma non gli disse niente, si limito ad accarezzargli un braccio e a superarlo per andare a chiacchierare con altri invitati. 
 
Cercò John con lo sguardo per andare a parlargli, ma lo trovò già impegnato in una conversazione con una donna con i capelli scuri e indosso un vestito blu, sembrava volerci provare con lui; Blaine ridacchiò e decise di non disturbarli, tanto per divertirsi di più quando John glielo avrebbe raccontato. 
 
Si guardò in torno per cercare i figli con lo sguardo ma al posto loro trovò Sebastian e Cooper a parlare dell’altra parte della sala, molto vicini e a tono basso, come se stessero complottando qualcosa. Li guardò con sospetto e stava per avvicinarsi a loro quando sentì due piccole braccia abbracciarlo da dietro e lui di voltò a guardare sua figlia.
 
“Papà, mi accompagni in bagno che ho paura di macchiarmi il vestitino se ci vado da sola?”






Eheheheh. Niente, ok, questa volta non ho proprio niente da dire, se non che spero davvero tanto che il discorso di Blaine sia piaciuto, perché sul serio, sennò non ho dove andare a sbattere la testa. Yeah!
 
In questo capitolo sono stata davvero baldracca, potete benissimo dirmelo LOL
 
Un bacione!
 
   
 
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