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Autore: Tinkerbell92    26/07/2013    1 recensioni
STORIA IN REVISIONE
Emma Bennett è una trovatella, educata e molto intelligente, che ha passato diciannove anni nell'Orfanatrofio di Volterra.
Il suo tragico passato sembra, ormai, soltanto un lontano ricordo, quando, un giorno, assiste, per caso, al brutale omicidio di uno stranissimo essere umano dalla pelle fredda come il ghiaccio.
I giustizieri altri non sono che i Volturi, i quali, dopo aver discusso sul destino della scomoda testimone, invece che ucciderla, decidono di portarla in dono alla viziatissima figlia di uno dei tre capi.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Twilight Saga according to Tinkerbell'
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Le cose al castello non potevano andare meglio.
Io e Milady non litigavamo da giorni, i miei rapporti con i membri della famiglia diventavano sempre più stretti, avevo due ore libere al pomeriggio da passare in biblioteca con Marcus e alla sera avevo preso l’abitudine di fare un giro per la città di Volterra, per conoscere meglio la mia nuova città. In più, mi era giunta notizia che Miss Collins stava molto meglio e che presto avrei potuto andarla a trovare.
Era passato un mese e mezzo dal mio ritorno in famiglia e mi sembrava di vivere in un bel sogno, in cui l’unica nota cattiva era la continua ostilità di Heidi.
La Medium Mary Anne non si era più fatta viva e così dimenticai per un po’ la Profezia che mi aveva rivelato. Cosa che non avrei mai dovuto fare…

Erano le tre del pomeriggio, mancava circa mezz’ora all’inizio del mio turno di lavoro.
Terminai il mio libro sui Vampiri Orientali e lo posai sulla pila di volumi alla mia sinistra. Stavo per prendere Il Mercante di Venezia di Shakespeare, quando un movimento sospetto fuori dalla sala attirò la mia attenzione.
Marcus alzò lo sguardo da Le Metamorfosi di Ovidio e mi fissò con aria interrogativa: - Tutto bene, Emma?
- Ehm… sì- risposi in maniera vaga – Vado a controllare una cosa, aspettatemi pure qui.
Uscii dalla biblioteca silenziosamente, cercando di aguzzare il più possibile la vista. Forse avevo visto male, anche se il modo in cui il volto di Heidi aveva fatto capolino dalla soglia della Sala Lettura era piuttosto sospetto.
Feci per tornare in biblioteca, quando una folata di vento, entrata da una finestra aperta, mi investì, trasportando con sé un odore piuttosto strano.
Sulle prime non riuscii a capire di cosa potesse trattarsi, poi, però, ebbi un’illuminazione: sangue. Era odore di sangue.
Forse non avrei dovuto stupirmi, dato che mi trovavo in un castello abitato da vampiri, ma una seconda folata portò un altro odore molto sgradevole, misto a quello del sangue.
- Ma che cos’è?- mormorai tra me, cercando di seguire la scia – Sembra che abbiano aperto tutte le bare di Volterra ed abbiano bagnato i cadaveri col sangue!
Mi venne il voltastomaco al pensiero di una simile immagine, così cercai di concentrarmi su altre cose, trattenendo di tanto in tanto un conato ogni volta che l’odore si faceva più insistente.
Arrivai fino alle porte socchiuse della sala del trono, che, stranamente era buia e incustodita. L’olezzo rivoltante proveniva da lì.
Esitai un secondo, mentre sfioravo la maniglia fredda con le dita, e mi domandai perché nessuna guardia fosse nei paraggi. Poi, spinsi il portone e per poco non persi i sensi a causa dell’intensità dell’odore.
Cercai di tenermi sveglia e armeggiai alla ricerca di una delle candele appese alle pareti, ma non ce ne fu bisogno.
Una folata di vento entrò da una delle finestre, facendo scostare le tende con un movimento brusco. Distinsi per un attimo una specie di montagnola al centro della sala, una montagnola di materiale indefinito e privo di forma logica.
Trattenendo il respiro entrai lentamente nella sala, diretta verso il misterioso ammasso maleodorante, sperando che il vento scostasse nuovamente le tende.
Improvvisamente, un’orrenda sensazione si impadronì di me, mentre mi inginocchiavo davanti all’inquietante cumulo. Allungai una mano esitante, fino a quando non toccai la superficie familiare di un tessuto piuttosto grezzo.
- Un ammasso di vestiti?- mi domandai, cercando di identificare col tatto ciò che avevo davanti.
Ebbi un brivido non appena il tessuto sparì, portando le mie dita su un materiale freddo e rigido.
- Che strano- mormorai – Sembra quasi… sembra quasi un collo…
Avvertii un paio di buchi in quella superficie gelida e, quando ritrassi la mano, notai che la mia pelle era macchiata di una strana sostanza scura.
Esitante, portai le dita al naso, rabbrividendo non appena ebbi conferma di ciò che pensavo. Sangue.
Sangue umano. Non molto fresco, a giudicare dalla consistenza.
Mi sentii come inghiottire da un vortice oscuro, mentre iniziavo a realizzare cosa si trovasse davanti a me. Ma una parte del mio cervello mi impediva di accettare la cosa.
“Non è possibile” pensai “Ci dev’essere un errore... magari sto tirando conclusioni affrettate…”
Il vento scostò di nuovo le tende, facendo entrare un fascio di luce solare all’interno della stanza. Tremante, aguzzai un po’ la vista, quando i raggi illuminarono improvvisamente una parte del mucchio, quella che si trovava proprio davanti a me.
Un volto immobile e pallido mi fissò, gli occhi vitrei e la bocca spalancata, bloccata nel bel mezzo di un urlo. Un cadavere. Un cadavere dissanguato.
E non era il solo: in quella stanza, in quella stanza così immensa ed elegante, una ventina di corpi pallidi giacevano ammassati sul pavimento di marmo, le espressioni contratte in un silenzioso grido di terrore.
La testa mi girò, mentre la stanza si faceva di nuovo buia, e, per qualche secondo, non riuscii nemmeno a respirare. Le labbra mi tremavano, così come le mani e tutto il resto del corpo. Le gambe mi si informicolarono. Se non fossi stata già in ginocchio credo che sarei crollata.
Inspirai un po’ a fatica, ma l’odore dei cadaveri mi stordì ancora di più, provocandomi un fortissimo conato. Fu un miracolo se riuscii a non vomitare.
Le tende si spostarono di nuovo e la luce entrò violenta nella stanza, mostrandomi ogni minimo dettaglio della macabra visione. A quel punto, credo di aver gridato. Sentivo le guance bagnate ed il respiro era irregolare e interrotto da prepotenti singhiozzi.
Mi voltai mettendomi carponi e strisciai a fatica verso le porte. Fu un viaggio penoso e quasi eterno.
Non appena arrivai, mi appoggiai tremando alla soglia e mi alzai in piedi lentamente. Appoggiai la schiena contro la porta di destra e la chiusi.
Tremavo come una foglia e continuavo ad avere la visione di quei volti impressa nella testa.
- Oh cielo…
Alzai lo sguardo, ritrovandomi davanti ad Aro, il quale aveva un’espressione piuttosto imbarazzata sul volto. Accanto a lui c’erano Sulpicia, Athenodora e Caius. Alle loro spalle, Marcus.
- Emma?- mormorò incerta la vampira bionda – Va… tutto bene?
Era evidente che non andava tutto bene, le mie labbra avevano dei fremiti continui e non riuscivo a parlare.
Sussultai non appena una folata di vento mi raggiunse. Mi aspettai di nuovo l’odore del sangue e dei cadaveri, ma, per fortuna, era stato l’arrivo di Felix e Demetri a causarlo.
- Abbiamo sentito urlare- disse la gigantesca guardia – Cos’è successo?
Aro spostò le pupille rosse verso di me, evidentemente incerto: - Temo che abbia visto…
Demetri gettò l’occhio attraverso la fessura della porta e sussultò: - Perché non è stata ripulita?
- Perché mancano ancora dieci minuti all’arrivo dell’addetto alle pulizie- rispose Caius impassibile, tenendo lo sguardo fisso a terra.
Restammo in silenzio per alcuni minuti, poi il nodo alla gola si sciolse: - Allora… è questo che fate…
I vampiri mi fissarono con aria imbarazzata, senza riuscire a rispondere qualcosa. Perfino Aro sembrava a corto di parole.
- E’ questo che significa “Heidi porta il pranzo”… questo è il vostro modo di nutrirvi…- il peso che mi opprimeva il petto esplose all’improvviso, trasformandosi in una rabbia cieca – LE FATE CONDURRE QUI LE PERSONE CON L’INGANNO E POI LE UCCIDETE!
- Emma…- tentò di farmi ragionare Aro – Noi siamo vampiri… in che altro modo dovremmo…
- CI SONO ANCHE DEI BAMBINI LA’ IN MEZZO!- urlai con quanto fiato avevo in corpo – SIETE COSI’ VIGLIACCHI DA UCCIDERE ANCHE DEI BAMBINI?
A quel punto nessuno osava più incrociare il mio sguardo. Demetri fece un passo verso di me: - Emma…
- NO!- mi scostai con un gesto di stizza – Non voglio avere più niente a che fare con voi! E dire che ho lasciato la mia casa per venire qui! Hanno ragione quelli che vi danno la caccia perché non siete altro che… mostri! Sì, siete solo dei mostri!
Mi voltai ed iniziai a correre, senza sapere dove stavo andando. Le lacrime scendevano copiose sul mio viso. Lacrime di rabbia, delusione, frustrazione.
D’accordo, erano vampiri, sapevo che si nutrivano di sangue umano. Ma sapere o immaginare era un conto. Vedere era tutt’altra cosa.
Ero stata una stupida a non accorgermi di quello che succedeva nel castello in quei mesi. Come avevo fatto a non sentire le grida delle vittime? Come avevo fatto a non avvertire mai l’odore di sangue e cadaveri che veniva dalla sala del trono?
Continuai a scendere intere rampe di scale, senza nemmeno guardare dove stavo andando, fino a quando non mi resi conto di essere arrivata nei sotterranei del castello.
L’aria era ferma e fredda e odorava di umidità e chiuso.
Mi fermai ansimante, appoggiandomi ad una parete di pietra, ed osservai la mia ombra proiettata sul muro dal fuoco delle torce.
Mi ci volle un po’ prima di riprendermi dalla corsa e dalla terribile esperienza.
Riuscii lentamente a regolarizzare il respiro, anche se non ero del tutto sicura di volermi staccare dalla parete. Avevo paura di cadere senza quel sostegno.
Emisi un profondo sospiro, poi, lentamente, iniziai ad allontanarmi dal muro, quando una seconda ombra affiancò la mia.
Mi voltai, ritrovandomi faccia a faccia con Heidi. Un ghigno era dipinto sul suo volto.
- Non ti facevo così impressionabile, umana- sibilò, con aria decisamente soddisfatta – Hai visto che bel lavoretto mi è toccato? La bellezza è un dono prezioso, che può essere usato per qualsiasi fine. Non hai idea di quanto mi ecciti sentire quelli della tua razza gridare, mentre li dissanguiamo lentamente…
Mi morsi la lingua, cercando di trattenermi, e sostenni il suo sguardo: - Dì pure quello che vuoi, tanto non resterò qui a lungo. Me ne torno all'orfanatrofio, da Miss Collins, così finalmente avrai quello che desideri.
- Quello che desidero?- gli occhi di Heidi scintillarono pericolosamente – Io non desidero affatto che tu te ne vada! Forse una volta mi sarei accontentata di vederti andare via, ma adesso è diverso. Tutti quanti si sono inspiegabilmente affezionati a te. Se te ne andrai, di sicuro dovrò sorbirmi di nuovo quei piagnistei tediosi e quelle lamentele inutili su quanto sia diverso il castello senza di te. Di sicuro, prima o poi, ti raggiungeranno, anche solo per vederti. Devi essere cancellata definitivamente dalla faccia della Terra.
- Lo sai- replicai duramente – E’ esattamente quello che penso della gente come te. Con la differenza che, se sparissi, non credo mancheresti a molti…
- Fai la spiritosa, vedo- soffiò la vampira – Ma se pensi di ferirmi ti sbagli di grosso. Io, invece, posso ferire te come e quando voglio. Mi basterebbe raccontarti di come inganno i poveri contadini e bimbi della città per poi assassinarli… di come quegli insulsi mocciosi frignano, mentre vengono dissanguati sotto gli occhi dei loro famigliari… o - i suoi occhi si socchiusero in maniera pericolosa- di come io e Demetri amavamo divertirci quando ancora lui non ti conosceva. Immagino non ti abbia raccontato del nostro primo incontro, vero? L’avevano mandato a scovare il mio clan in Germania, ma io lo sedussi e permisi alle mie sorelle di guadagnare tempo. Pensa un po’: l’ho convinto a venire a letto con me dopo pochi minuti di conoscenza. Cosa credi, posso riprendermelo quando voglio, lo sai? Sarai anche una tipa arrogante e sicura di te, Emma, ma non puoi cambiare l’ordine delle cose: io sono una meravigliosa vampira e tu un’insulsa umana. Accettalo e stà al tuo posto.
Avevo così tante cose da dirle che non sarebbe bastata l’eternità per finire il discorso. Ma c’era una piccola semplice frase che riassumeva più o meno ogni cosa.
Feci un passo verso di lei e, fissandola dritta negli occhi, sibilai velenosa: - Tu sei soltanto una sciacquetta ignorante.
Riuscii appena a leggere la rabbia cieca nel suo sguardo, poi venni sbalzata con violenza contro una parete. L’urto mi provocò un forte colpo di tosse, che venne soffocato dalla morsa fredda che mi si serrò attorno alla gola, impedendomi di cadere a terra.
Le labbra fredde della vampira si appoggiarono al mio orecchio: - Cosa credi… che solo perché hai un sangue maleodorante non abbia il coraggio di berlo?- la sua voce trasudava veleno – Io ti ucciderò, umana. Ti farò a pezzi e poi berrò il tuo sangue a costo di vomitarlo. Hai finito di fare l’arrogante.
Provai a divincolarmi, ma sapevo di non avere scampo. Umano contro vampiro non era mai stata una lotta alla pari.
Strinsi i denti e decisi di non emettere nemmeno un grido, qualunque fosse stato il tipo di tortura a cui mi avrebbe sottoposta. Mai e poi mai le avrei dato la soddisfazione di vedermi soffrire o supplicare.
All’improvviso, la stretta di Heidi su di me si allentò, facendomi cadere in ginocchio sul pavimento freddo e polveroso. Udii un sibilo inferocito e, alzando lo sguardo, vidi Demetri piazzato tra me e Heidi, trattenuta dalla presa di Felix.
Provai ad alzarmi, ma un forte capogiro mi costrinse ad appoggiarmi al muro. Lottai contro la nausea che mi stava tormentando e cercai di afferrare i discorsi dei tre vampiri.
La voce di Demetri esprimeva sdegno e incredulità: - Sei diventata matta o cosa? Cosa pensavi di risolvere uccidendola?
Heidi si dimenò e ruggì: - Mi sono stancata di quella mocciosa! Si può sapere cosa ci trovi in lei? E’ un’umana, Demetri! Non ti può dare neanche la metà di quello che posso darti io!
- Quindi la tua è una questione di gelosia- replicò calmo lui – Dèi, Heidi, pensavo che fossi più matura! Sei fisicamente più vecchia di me ma hai ancora il cervello di un neonato.
- Perché mi parli così?- si sdegnò lei, senza smettere di agitarsi – L’amore che c’era tra noi non ha più significato per te?
Demetri sospirò e adottò un tono più calmo: - Heidi… sesso e amore non coincidono per forza e tu lo sai. E nemmeno tu mi hai mai amato: per te ero solo un possedimento, un giocattolino erotico. Lo sai benissimo, smettila di comportarti da fidanzatina ferita.
- Ah, la metti così?
Percepii un tono decisamente pericoloso nella voce di Heidi, ma, mentre cercavo di rimettermi in piedi, udii un fortissimo ringhio, seguito da un’imprecazione ed una specie di schianto, come se due montagne fossero appena cozzate l’una contro l’altra.
Alzai lo sguardo, vedendo la vampira che avanzava rapidamente verso di me, poi udii un secondo schianto. Demetri e Heidi iniziarono a lottare alla velocità della luce: lei cercava di avvicinarsi a me, lui di tenermela lontana. Non riuscivo a vedere Felix.
Qualcosa mi colpì alla testa, facendomi quasi svenire.
Improvvisamente, una voce acuta e familiare tuonò minacciosa: - COSA SUCCEDE QUI?
Mi alzai a fatica, cercando di mettermi in ginocchio, mentre Milady avanzava lentamente. Si fermò al centro esatto della stanza, squadrando tutti quanti con aria severa. Vista così, faceva quasi paura.
- Milady…- mormorò Felix – Credo che Heidi e Emma abbiano avuto un piccolo diverbio…
- Sono stanca di lei, Milady!- si lamentò la vampira, dimenandosi dalla presa di Demetri – Credo sarebbe un bene per tutti se sparisse.
- Che cosa?- sibilò Milady, socchiudendo gli occhi grigi con fare assassino.
- Ha cercato di ucciderla- ansimò Demetri, con un tono leggermente sofferente – Non… non riesce ad accettarla…
- Perché dovrebbe restare qui con noi?- piagnucolò Heidi- E’ un’umana! Noi dovremmo nutrirci del suo sangue, non farla sentire un membro della famiglia!
Sembrava essersi calmata, ma, non appena Demetri si distrasse un secondo, con un guizzo fulmineo si lanciò di nuovo contro di me, le zanne puntate verso la mia gola.
Fu a quel punto che successe il peggio.
Milady la intercettò con uno scatto, gettandola a terra con un tremendo ceffone: - NON OSARE TOCCARLA!- la sua voce aveva ormai raggiunto tonalità impressionanti e quasi insostenibili – HAI CAPITO? NON TOCCARLA MAI PIU’!
Il suo piede pestò con forza il pavimento, aprendo una lunga crepa. Il castello cominciò a tremare.
- Milady, fermatevi!- gridò Felix – Vi prego o succederà come l’ultima volta!
Le sue preghiere, però, non servirono a nulla. Quando Milady si arrabbiava sul serio era difficile fermarla. Marcus mi aveva raccontato cosa accadeva ogni volta che la vampira perdeva il controllo.
Per una qualche strana ragione, non riuscii a sostenere altre visioni orribili e chiusi gli occhi, coprendoli anche con le mani, sperando che tutto finisse presto.
Sentivo il pavimento tremare sotto di me, mentre rumori agghiaccianti giungevano alle mie orecchie. Non sapevo cosa stava succedendo e non lo volevo neanche sapere.
Tutto quello che sapevo era che, forse, avrei dovuto far più attenzione alle profezie di Mary Anne.
Per un momento, avvertii il peso del mondo crollarmi addosso. E poi, tutto si fermò.

***
Angolo dell’Autrice: Ehm… lo so, ci ho messo anni ad aggiornare. Penso che le scuse non bastino più.
Cercherò di aggiornare in fretta anche le altre storie ora che ho un po’ di tempo. L’unica cosa è che sarò via questa settimana, quindi spero di trovare un modo per connettermi.
Grazie a chi ha ancora voglia di seguirmi e scusatemi tanto!

  
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