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Autore: Beliel    05/02/2008    0 recensioni
E anche se nessuno ti rivedrà mai più, rimane il pensiero di vederli, di accarezzarli, di salutarli per quell’ultima volta, prima che il sole nero scenda a prenderti, prima che la tua anima si trasformi in vita, prima che il mondo sia lontano e solo il ghiaccio sia raggiungibile. E sopraggiunge la morte.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il sole nero

Altar

Rimasi ad ascoltare le parole di quell’uomo, nella mia mente, per molti anni, ogni giorno, alla luce o al buio, ma il senso mi sfuggiva sempre: ”e anche se nessuno ti rivedrà mai più, rimane il pensiero di vederli, di accarezzarli, di salutarli per quell’ultima volta, prima che il sole nero scenda a prenderti, prima che la tua anima si trasformi in vita, prima che il mondo sia lontano e solo il ghiaccio sia raggiungibile. E sopraggiunge la morte”.

L’inafferrabile crudeltà di quelle parole, in quella notte, riecheggiava nella mia mente, nei miei più cupi pensieri. E la maschera che portavo s’infrangeva non appena ero solo, non appena solo gli dei potevano vedere il mio tormento, la mia pena, il sapore aspro di quelle parole che ancora opprimevano il mio cuore.

Qualcuno bussò alla porta, qualcuno aprì la porta ed entrò. La sua figura non riuscivo a delineare, era tutta una nebbia confusa. Si mosse, e subito dopo morii, gridando il mio nome.

“ALTAR”

Lucrezia

Non aveva più importanza quello che pensava la gente, non più, da quando l’estate scorsa, l’uomo mi sussurrò quelle parole all’orecchio: “e anche se nessuno ti rivedrà mai più, rimane il pensiero di vederli, di accarezzarli, di salutarli per quell’ultima volta, prima che il sole nero scenda a prenderti, prima che la tua anima si trasformi in vita, prima che il mondo sia lontano e solo il ghiaccio sia raggiungibile. E sopraggiunge la morte”.

Inizialmente non prestai attenzione alle parole dello sconosciuto, ma quella stessa notte, i più orrendi spettri si presentarono nei miei sogni, ripetendo come un canto di morte quelle parole.

E ora che sono qui, in cima a questa torre, so già che non avrò il coraggio di lanciarmi, perché soltanto la paura può vincere il dolore e la follia, e la mia paura ha vinto anche questa volta.

Sento dei passi dietro di me, mi volto e vedo un uomo, una specie di nebbia con le sembianze di uomo. Mi spinge giù, cado inesorabilmente, solo il suolo sotto di me. Gridai il mio nome, in un moto di paura, che non ho mai provato prima.

“LUCREZIA”

Daemon

È solo confusione, è solo un dolore, la mia testa sta per scoppiare. Ancora una volta i combattimenti sono finiti con la mia sconfitta, la sconfitta di un mercenario, costretto a combattere per vivere, il corpo lacerato dalle ferite, nessuno si prende cura di me.

In questo delirio, mi ritornano in mente, più forti le parole di chissà quanti anni prima: ”e anche se nessuno ti rivedrà mai più, rimane il pensiero di vederli, di accarezzarli, di salutarli per quell’ultima volta, prima che il sole nero scenda a prenderti, prima che la tua anima si trasformi in vita, prima che il mondo sia lontano e solo il ghiaccio sia raggiungibile. E sopraggiunge la morte”.

Ora disteso sul campo di battaglia, perdo sangue da chissà quanti punti, i fumi della battaglia m’impediscono il respiro, o forse ho un polmone perforato.

Qualcosa, dal cielo, si avvicina a me, è sempre più vicina, è un uomo che precipita, mi entra dentro, sento il cuore che si lacera. Grido il mio nome.

“DAEMON”

  
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