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Autore: Laay    26/07/2013    5 recensioni
Lex, insieme all'infanzia, la felicità e l'ingenuità di Lane, si era preso brutalmente anche la cosa più importante che una ragazza possa conservare: la sua verginità.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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http://www.youtube.com/watch?v=e-aaencD-dY

La tavola non era ancora stata sparecchiata, c’erano tutti i resti della cena. Quella sera Lane aveva preparato il piatto preferito di Joseph: pollo al forno con patate e piselli. Erano le 22:00, il suo piccolo già dormiva da circa un quarto d’ora mentre Lex girovagava ancora senza meta per la casa, andando avanti e indietro, uscendo e rientrando, fumando e spegnendo sigarette, guardandola, senza batter ciglio.

Lane aveva il sospetto di quello che stava per accadere, ma cercò di dedicarsi alle faccende domestiche ed evitare di pensarci. Canticchiava una canzone che le piaceva molto, era brava. Aveva una bella voce, ma nessuno gliel’aveva mai detto, anche perché nessuno l’aveva mai sentita cantare oltre Lex.
Stava lavando i piatti, con ancora quel motivo tra le labbra, quando l’uomo le si avvicinò.
-Questo puoi farlo più tardi.- Le sussurrò all'orecchio, mentre con l'indice le sfiorava il braccio destro. 
Lane si ritrasse di colpo.
-Lo sai che non mi piace fare tardi. Devo finire ora.- Cercò di controbattere mentre sperava vivamente che quell'affermazione bastasse.
-Dai, non c'è fretta.- Disse presuntuoso lui, staccandola letteralmente dal lavello e girandola verso di sè per tentare di baciarla.
Lane tentava di resistergli, scaraventarsi, di allontanarsi, ma l'uomo era davvero troppo grande e grosso. Senza che se ne accorgesse, si ritrovò sul letto matrimoniale in camera di Lex. 
Loro avevano due camere separate, lui non voleva dormire col bambino perchè sosteneva che durante la notte piangesse troppo, così Joseph dormiva con sua madre.
Lane non era molto abituata a quel letto, i rapporti col il suo compagno erano diventati più rari, molto più rari. Ma da quando era tornata a New York, Lex non faceva altro che voler affermare il suo possesso su di lei, e quello era un modo come un altro per farlo.
Joe Jonas era diventato la principale ossessione di quell'uomo, colui che con un solo schiocco delle dita avrebbe potuto portargli via tutto, compagna e figlio, ma lui non l'avrebbe permesso. Lex non lo dava a vedere, in realtà nessuno l'avrebbe mai sospettato, ma era debole, debole quanto una foglia su un ramo che viene sottoposta al violento fruscio del vento invernale e inutile, quanto un fiammifero spento. 
Alle 2:00 del mattino Lane si alzò dal letto, sgattaiolando fuori dalla stanza con indosso soltanto un lenzuolo bianco. Chiuse lentamente la porta per cercare di non far rumore, mentre sentiva ancora l'eco di Lex soddisfatto mentre si impastava la bocca. Corse velocemente nella stanza del suo bambino e lo trovò ancora a dormire come un angioletto. Infilò in pigiama e la sua vestaglia di seta color indaco elettrico e si distese accanto a quello. Gli accarezzò la testa, piena di capelli, e pensò a quello che era successo poco prima. Stentava ancora a credere di come potesse nascere una creatura tanto bella da un atto così violento e meschino. In realtà poteva considerarsi violento e meschino solo nel suo caso, perché di solito era un atto d'amore e desiderio. Avrebbe voluto affermare che le facesse schifo, come succedeva all'inizio, ma ormai ci era abituata. E per quanto le potesse far girare lo stomanco non aveva molta alternativa. 
Si ricordò improvvisamente di aver lasciato qualcosa in sospeso, non aveva ancora terminato di lavare i piatti. Scese velocemente dal letto e senza la minima voglia di farlo, si diresse in cucina. 
Era lì, a strofinare con la spugna insaponata l'ultimo piatto, quando il telefono riposto sulla tavola vibrò.
'Esci. Nicholas.' Recitava il messaggio.
Un po' sorpresa e alquanto incredula, Lane prima controllò che nessuno fosse sveglio, e poi uscì di soppiatto dalla casa. Trovò un ragazzo seduto sui gradini dell'entrata, con le spalle alla porta.
-Ma io dico, sarai mica impazzito? Tu hai idea di cosa ti succede se Lex ti trova qui?!- Gli rimproverò Lane, chiudendosi meglio la vestaglia.
-Avevo bisogno di parlarti.- Le spiegò il ragazzo, facendo spallucce. Girò la testa verso di lei: non era Nicholas.
-Joe? Cosa ci fai qui?- Esclamò la ragazza, ancora più stupita di quanto non lo fosse già.
-Siediti.- Le disse, picchiettando la mano sul legno del primo scalino.
-Mi aveva scritto Nicholas, non pensavo di trovarti qui.» Gli spiegò.
-Lo so, gliel'ho chiesto io.-
-E perché non me l'hai detto tu?-
-Non so, pensavo non saresti uscita.-
Ci fu un attimo di silenzio, entrambi presero a guardare oltre la staccionata bianca che confinava il giardino della casa. Non c'era un alito di vento, nè una nuvola. Tutto era stranamente fermo.
-Non la senti?- Chiese Joseph, chiudendo gli occhi.
-Cosa?-
-La pace, la calma. Se respiri l'aria non ti pesa.- Le spiegò lui, con un fare così naturale e pacato che sembrava appartenere alla notte.
-Io.. si, forse.- Gli rispose titubante la ragazza.
-Tu non senti più, Lane.-
-Cosa dovrei sentire?-
-I sentimenti, il mondo. Non sei più consapevole. Per te ci siete solo tu e Joseph.- Joe si girò a guardarla. Lane iniziava a non capire. Perché stava dicendo quelle cose? Cos'altro sarebbe dovuto esistere per lei se non suo figlio?
-Cosa stai blaterando, Joe?! Certo che per me esiste solo Joseph, è mio figlio!- La ragazza iniziava a scaldarsi così si alzò in piedi bruscamente, mettendo piede sull'erba fresca.
-Non deve essere così. C'è un mondo così grande! Se continui così anche tuo figlio non vedrà nient'altro!- Le disse lui, alzandosi di sua volta.
-Stai forse dicendo che non sono una buona madre per Joseph?!- Lane era adirata da quelle parole, delusa dal fatto che fosse proprio Joe a pronunciarle.
-Non sto dicendo questo...- Obiettò lui.
-Invece tu stai dicendo proprio questo, e non sai quanto mi fa stare male detto da te!- La ragazza girò il viso e si strinse nella sua vestaglia.
-No, Lane.. mi stai fraintendendo.- Il ragazzo le si avvicinò, prendendole le mani. -Sto dicendo che hai il cuore spezzato, che non vuoi più provare nulla perché sei nella tua bolla protettiva dove hai riposto anche Joseph e non ne hai intenzione di uscire. Sto dicendo che non sai più cosa sia restare a guardare le stelle, o ascoltare una canzone, o divertirsi, o fare qualcosa per te, sapere che sei importante per te stessa.. sto dicendo che non sai più cosa sia amare, perché non vuoi farlo.- Le disse, tutto d'un fiato, sembrava avesse fatto una maratona perché sull'ultima parola si poteva leggere un accenno di fiatone.
La ragazza rimase per un po' immobile a fissarlo, poi le sembrò quasi di star per piangere, ma non lo fece.
-Sei un cantante, non uno psicologo.- Disse fredda, distogliendo lo sguardo.
-Tu lo sai che è tutto vero quello che sto dicendo, lo sai. Guardati, non hai neanche il coraggio di piangere.- Le fece notare.
Nessuno parlò, finché Joe non aprì di nuovo bocca.
-Dove sono le tue speranze e i tuoi sogni?- Le chiese, quasi supplichevole.
-Non ci sono mai state, lo sai.-
Lane non dava segni di scomporsi, non aveva intenzione di cedere. Seguì il ragazzo con lo sguardo mentre si allontanava, puntando lo sguardo sulla luna. Era piena, grande. Lane non l'aveva mai vista così. 
-Joe, dovresti anda...- 
Il ragazzo non le diede neanche il tempo di finire la frase. -Guarda, è bellissima.- Lane gli si avvicinò. -A volte mi ispira, mi fa scrivere belle canzoni. E' un peccato per quelli che non la guardano, si perdono uno spettacolo incantevole.-
-Non la penso così. Tu ami la luna perché riesci a vederla, non ti acceca. Prova a guardare il sole, ci riesci? No. Per questo non ti soffermi su di esso. E così è anche la vita. Le persone amano le cose facili, è per questo che più niente ha valore.- 
-Io.. non l'avevo mai pensata sotto questo punto di vista.- Confessò il ragazzo, ancora un po' scosso dalle parole appena sentite.
-Lo so, nessuno la vede sotto questo punto di vista.- 
-Quindi io sarei una persona come tutte le altre, a cui piacciono le cose facili.- 
-Può darsi.- Rispose Lane, tornando sui suoi passi. 
Joseph continuò ad osservare la luna, senza smuoversi di un centimetro. Il silenzio regnava padrone nell'aria, nessuno dei due osava spezzarlo, ma nessuno dei due osava neanche andare via.
-Pensi di essere una persona facile?- Chiese Joe, inaspettatamente.
-No Joe, per niente.- 
-E quindi pensi di non trovare mai nessuno che ti amerà per quello che sei, non è così?- Continuò il ragazzo.
-Te l'ho detto Joe. Come il sole, se qualcuno mi amasse, si brucerebbe. Non ne guadagnerebbe niente.- Gli spiegò Lane, quasi come se quello fosse un concetto palese.
-Sai, Lane, ci si può mettere gli occhiali da sole, io li ho proprio qui...- Fece per prendere gli occhiali che aveva appeso alla maglia, quando Lane lo fermò.
-E' tardi, devo andare a dormire, Joseph potrebbe volere sua madre.- Disse lei, sottolineando l'ultima parola e facendo per allontanarsi.
-Lo vedi che avevo ragione?-
-Va a dormire, è tardi. Buonanotte.- Disse e così sparì dietro la porta d'ingresso.


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Salve a tutti!
Sono ancora qui, ma non c'è più nessuno! AHAHAH
Per quelli che vogliono restare, grazie davvero, per me è un'ardua impresa finire una FF, quindi vi ringrazio davvero!
Questo non è il massimo, ma spero vi possa piacere!
Grazie se ancora ci siete, un bacio a tutti! <3
  
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