Embrace
Me With Your Mind.
Orfeo e Euridice.
I miei occhi
fissano la figura di Jasper a lungo. Bella al
mio fianco è impietrita, la mia famiglia la imita. Il viso
di mio padre è
sbiancato, come se fosse sotto shock, reazione che comunque mi da
qualche
dubbio che ho paura di esprimere. Anche al mio interno. Alice inizia a
piangere
e caccia un urlo disumano, facendomi scattare verso di lei, come quando
eravamo
ragazzi, ad ogni ostacolo io per lei c’ero, ad aiutarla, a
consolarla, a darle
consigli ed infine quando l’atmosfera si alleggeriva le
dicevo qualche mia
frase da sbruffone, a volte mi sentivo ridicolo, ma mi piaceva farlo,
mi
piaceva sentire la sua risata cristallina e piena di vita. Accarezzo
mia
sorella, mantenendo lo sguardo su Jasper, che pare si sia pentito di
quello che
ha detto. Lui è il fratello di Tanya, nonostante non ci sia
alcuna somiglianza,
mi chiedo come mai lo abbia tenuto nascosto, mi chiedo come mai questo
abbia
fatto gelare tutti me compreso.
«Ssh, calmati.» Sussurro a mia sorella, guardando
Bella che porta
nella cameretta Erik, evitandogli la scena.
«Sei uno stronzo!» Urla mia sorella avvicinandosi
pericolosamente a lui.
«Adesso capisco perché non hai voluto sposarmi!
Adesso
capisco perché non hai voluto dare il tuo cognome a nostro
figlio! Perché hai
fatto questo?!» Urla mentre le lacrime le rigano copiosamente
il viso di
porcellana. Lui deglutisce, capendo finalmente la gravità
della cosa e si
avvicina a noi, chiedendo scusa con lo sguardo, mio padre scuote il
capo e si
siede seguito da mia madre, momentaneamente sconvolta.
«Ricordo ancora quando ero piccolo.
All’età di quattro anni,
i miei genitori mi comunicarono che presto avrei avuto una sorellina.
Mio padre
era felice, quando ha avuto la notizia che il suo prossimo figlio fosse
stata
una femmina. Gli anni passavano ed io amavo mia sorella e
l’affetto era
ricambiato. Mio padre cercava sempre in tutti i modi di farci litigare,
sapendo
che io ero molto geloso, lodava mia sorella lasciandomi in disparte,
come se io
fossi il figlio che lui non ha mai voluto. Ho sopportato la sua
prepotenza,
contro di me, contro mia madre. Non sopportavo che lei fosse sempre
pronta per
lui, sotto al suo volere non facendosi rispettare. Non appena trovai un
lavoro
all’età di vent’anni scappai di casa,
munendomi di documenti falsi. Volevo
sparire dalla sua vita, volevo che lui non ne facesse più
parte, odiavo mio
padre e lo odio tutt’ora. Stavo
per
andarmene in Messico, dopo qualche anno che i miei risparmi mi potevano
rendere
agiato, quando una signorina con gli occhi più belli che io
abbia mai visto tamponò
la mia macchina nuova. Da quel momento iniziai a vivere solo per
incontrarla
tra le strade di Londra, non pensando più alla mia fuga a
mio padre. Mi ero
innamorato ed ero felice.» Sussurra guardando Alice negli
occhi. Prende un
sospiro mentre noi ci guardiamo tutti negli occhi confusi.
«Non ti ho sposata Alice solo perché non volevo
farlo con un
cognome falso, non ho dato il cognome a nostro figlio per lo stesso
motivo.
Aspetto la sua morte per farlo, in modo che io possa vivere felice,
perché fin
quando lui è in vita io sono prigioniero di me stesso. Non
volevo infangare il
nostro amore con qualcosa di falso, non volevo che tuo marito fosse
Jasper
Hale, quando invece non è un Hale per niente. Se ti avessi
sposata come Jasper
Denali lui mi avrebbe trovato, avrebbe fatto in modo di rovinare la mia
vita
ancora una volta, l’ennesima. So che magari è un
ragionamento contorto, forse
ho sbagliato, ma non voglio che tu pensi che io sia un impostore. Il
mio
cognome è falso, è vero, ma il mio amore, il mio
cuore, i miei sentimenti verso
di te sono l’unica cosa vera e pura che mi è
rimasta. Avrei dovuto dirtelo
prima, perdonami.» Mormora mentre una lacrima accenna ad
uscire dal suo occhio.
Mio padre si avvicina a Jasper e gli da una pacca sulla spalla. Alice
inizia a
respirare e si siede calmandosi.
«C’è una lunga storia dietro tutto
questo, Edward.» Dice
rivolgendosi direttamente a me.
«E mi pare assai strano che tu, Carlisle, non lo
immagini.»
Sussurra con lo sguardo cupo verso mio padre che si tramortisce.
«Vedi Edward. Quando mio padre frequentava
l’università, era
amico intimo di tuo padre. Entrambi si erano innamorati di Esme. Tua
madre era
innamorata di Carlisle, non appena si sposarono il rapporto
d’amicizia divenne
un rapporto d’odio. Ho sentito mio padre parlare al telefono,
un giorno di
parecchi anni fa, prometteva a qualcuno dall’altro lato del
telefono che
l’avrebbe fatta pagare a Cullen, in qualche modo, anche
mentre era morto, ma
l’avrebbe fatto. Non appena io conobbi Alice, mi resi conto
che quel Cullen era
tuo padre, e rivelare il mio cognome sarebbe stato peggio. Edward, ti
sei
infilato in un casino, lui aspetta un tuo passo falso per vendicarsi su
tutta
la tua famiglia. » Guardo
mio padre a
lungo, leggendogli negli occhi la resa, accorgendomi che lui si
aspettava una
cosa del genere, solo che non ci aveva mai dato peso.
Accarezzo il
velluto del cofanetto che contiene il regalo
per Bella. Avrei voluto darglielo nel momento in cui le avrei chiesto
di andare
a vivere insieme, non sapendo che quel giorno pare non voler arrivare.
Avrei
donato questo regalo a lei, dicendole che volevo iniziare la mia vita,
ormai
distrutta. Non c’è più nulla da fare,
sono condannato, devo morire qui, in
questa casa. Volevo passare la notte con Bella, ma mi ha detto che ha
bisogno
di realizzare il tutto, mi ha detto che domani parleremo di tutto
quanto.
Spengo l’abat-jour dando le spalle a Tanya. Una lacrima solca
il mio viso,
questa è la mia vita, me la sono scelta io, inconsapevole
dello sbaglio che
stavo commettendo. Se forse avrei ragionato, ai tempi, adesso sarei un
uomo
felice, invece mi sento come quando si rompe un vaso, come quando stai
per
raccogliere e incollare tutti i pezzetti e non appena manca
l’ultimo ti accorgi
che è ormai frantumato e che quel vaso non potrà
mai essere aggiustato. Un
dolore all’altezza del petto mi fa piegare in due. Inizio a
tossire sperando di
morire, in modo da non poter più vivere questo supplizio che
io stesso mi sono
creato. Prendo a pugni il mio stomaco, fregandomene della donna che
dorme al
mio fianco. Dicono che i sogni nel cassetto devono essere liberati, che
dobbiamo lottare per farli uscire da quel cassetto e renderli reali
anziché
solo sogni, ma a che scopo? Vale la pena realizzare un sogno per poi
distruggere la propria vita? Chiudo gli occhi troppo provato
emotivamente per
pensare ancora, distruggendomi l’anima, inutilmente,
perché qualsiasi cosa io
faccia è inutile.
«Un grazie sarebbe ben accetto.» Mormora
distrattamente,
mente io alzo gli occhi per incontrare il suo viso, lo guardo confuso e
lui
scoppia a ridere malignamente.
«Avresti dovuto essere fuori!» Urla divenendo
immediatamente
serio, non batto ciglio sorpreso dal mio atteggiamento mite e continuo
a
guardarlo, facendolo parlare, facendogli confessare quando stronzo e
vile sia.
«Ho voluto darti un’altra possibilità,
trattandoti come se
fossi mio figlio, vedi di non farmene pentire.»
«Ce l’hai già un figlio.»
Sussurro confondendolo, sgrana gli
occhi e rimane impietrito al suo posto. «So bene quello che
hai in mente,
purtroppo. Falla finita, inizia a vivere la tua vita e lasciala vivere
anche
agli altri. » Mormoro sicuro che mi abbia sentito mentre esce
a grandi falcate
dal mio studio. Scuoto la mia
testa
pesante, piena di pensieri razionali e non. Cerco di pensare ad una via
d’uscita
ma non trovo nulla. Lui non ce l’ha con me, ce l’ha
con mio padre, per avergli
portato via il suo grande amore, mia madre. Mi chiedo cosa fosse
successo se io
non fossi scappato di casa quella notte, lui non mi avrebbe trovato,
è vero, ma
avrebbe cercato di vendicarsi in altri modi, forse più
velocemente. Si è
stancato anche lui dell’attesa, nove anni sono tanti, dicono
che la vendetta si
serve in un piatto freddo, ma ormai quel piatto è congelato,
e non ne può più
di aspettare. La mia vita distrutta continua a percorrersi, la mia vita
che non
è lecito chiamarla tale è stanca, vuole farla
finita, perché quando la tua vita
è distrutta per cosa vivi davvero?
«Sareste
disposti tutti quanti a fuggire via da qui?» Chiedo
alla mia famiglia al completo, siamo in una trattoria in centro, mio
padre ci
ha radunati tutti per parlare di questa situazione che ormai non
appartiene
solo a me, non lo ha mai fatto. Mio padre tossisce fragorosamente,
rispondendomi, oh ma certo come farà senza la sua azienda? Mia sorella, mia madre e
Jasper restano in
silenzio , sbuffo alzo gli occhi al cielo.
«Edward. Se non avresti incontrato Bella avresti continuato
la tua vita così!» Dice mio padre con veemenza,
facendomi sgranare gli occhi.
Sì forse è vero, ma non è una cosa
assolutamente positiva voler cambiare vita?
Voler iniziare a vivere? Forse per mio padre non è
così, ma lui non può capire,
nessuno può farlo. Stringo i denti, cercando di mandare
giù il cibo pensando a
tutto e a niente, preferirei lavare le scale per avere Bella,
preferirei morire
senza di lei. Finisco il pasto e saluto tutti, non dandogli
appuntamento,
sarebbe inutile, loro sono tranquilli, ma non sanno cosa li aspetta,
non sanno
fin quanto si può spingere la cattiveria di Denali, forse
non la conosce bene
nemmeno il figlio, Jasper. Forse dovrei arrendermi come lui, aspettare
che
muoia per poter cominciare la mia vita senza interruzioni o paure da
parte sua.
Scuoto la testa, mentre metto la prima e parto, mi dirigo verso casa
mia,
voglio parlare con Tanya, lei dovrà pur sapermi dire
qualcosa.
«Non lo so, Edward.» Sussurra Tanya, quando le
chiedo il
motivo per cui non sono ancora licenziato.
«Tu mi ami Tanya?» Mormoro, sicuro della sua
risposta
negativa. Lei sgrana gli occhi e scuote vigorosamente il capo.
«Chiedi il divorzio allora. Liberami. Da solo non posso
farcela.»
«Senti Edward. Non sei mai stato gentile con me, mi ha
sempre allontanata a calci, non puoi aspettarti che io ti
aiuti.»
«Ne vale anche della vita di tuo fratello.» Mormoro
amareggiato mentre mi chiudo la porta di casa alle spalle. Ho scelto la
mia
vita, non posso iniziarla a vivere. Che senso ha restare qui? Vorrei
scappare,
se solo sarei sicuro che la mia famiglia resterebbe indenne, ma che
posso fare?
Mi siedo sul marciapiede prendendomi la testa tra le mani, lacrime
copiose
scivolano forsennate nelle mie guance, inizio a singhiozzare per poi
sdraiarmi
al suolo, sfinito da tutto questo schifo. Una mano sfiora la mia spalla, costringendomi ad aprire
gli occhi, Jasper mi
guarda facendomi un sorriso di circostanza, mi alzo e mi chiede se mi
va di
prendere insieme un caffè, accetto e ci dirigiamo in
caffetteria.
«Mi dispiace Edward.»
«Non è colpa tua.»
«Dobbiamo trovare una soluzione, Edward.» Sussurra
guardandomi negli occhi. Scuoto la testa e butto giù il mio
caffè.
«Non ci sono soluzioni Jasper. Devo andare.» Gli do
una
pacca sulla spalla e vado via, sconfitto, deluso.
Non vedo
più nulla, non sento più nulla, i miei sensi si
sono annientati, vedo solo me e lei una combinazione perfetta.
Accarezzo la sua
spalla nuda, ricoperta di brividi che aumentano ad ogni mio tocco.
È passione
profonda la mia, mescolata con la sua. Spingo dentro di lei come se non
ci
fosse un domani, le sua unghia graffiano la mia schiena provocandomi
qualche
sussulto, ma è piacevole, vedere quanto le appartengo, sono
sempre stato suo,
anche quando le nostre strade non si erano ancora incrociate. I suoi
gemiti danno
il via ai miei, e ci susseguiamo come abbiamo sempre fatto, dalla prima
volta
che i nostri occhi si sono incontrati, dalla prima volta che ho capito
che lei
sarebbe stata tutto ciò di cui ho bisogno. Mordo il suo
collo profumato, quell’oasi
che non permetterei mai più che mi sfugga dalle mani. Questa
è lei, la dolcezza
mischiata alla passione, la felicità contro la tristezza,
lei è la medicina per
la mia influenza, lei è la salvezza per la mia vita. Mi sono
affidato a lei,
sicuro di fare la cosa migliore che potrei, sicuro che lei non mi
deluderà e se
anche fosse perdonerei ogni cosa a lei, che mi ha aperto il cuore
ancora una
volta. Sono un uomo completo adesso, rinuncerò a tutto
purché lei rimanga nella
mia vita. Esco da lei con il respiro spezzato, chiudo gli occhi ma un
singhiozzo acuti me li fa riaprire rigorosamente.
«Che succede?» Mormoro abbracciandola, ma non
appena la sua
pelle tocca le mie braccia si divincola immediatamente. Sgrano gli
occhi e
continuo a guardarla, spaesato. I singhiozzi le percuoto il petto, e la
paura
si impossessa di me, prendo velocemente i boxer e vado a prenderle un
bicchiere
d’acqua. Non appena mi volto per dirigermi in camera la vedo
di fronte a me, in
lacrime che si tortura i capelli nervosamente, mi avvicino con il
bicchiere ma
con una mossa repentina lo rovescia per terra, facendo fuoriuscire
l’acqua
bagnando il pavimento e gran parte del divano.
«Cosa c’è Bella?!» Urlo
innervosendomi dal suo comportamento
inconcepibile.
«Cosa vedi Edward!? Cosa senti? DIMMELO…dimmelo,
perché io
non lo so!» Urla scoppiando a piangere nuovamente. Mi
avvicino a lei, capendo
immediatamente cosa intende e l’abbraccio forte a me, lei,
dal suo canto,
questa volta non rifiuta il mio abbraccio.
«Vedo due persone innamorate. Vedo un gran casino, ma sento
che possiamo trovare un modo. Io ti amo Bella, ho capito che quando si
ama si è
disposti a tutto, ed io lo sono. Dio, giuro che lo sono.»
Mormoro piangendo
insieme a lei, sentendomi svuotato dal suo pianto, sentendomi
tremendamente in
colpa per tutto questo che solo ed esclusivamente io ho creato.
«Sai cosa vedo io Edward?» Mi chiede asciugandosi
le
lacrime, i suoi occhi sono indecifrabili, e ho paura di questo,
perché quando
non capisco il suo modo, le sue parole guardo i suoi occhi e tutto si
fa
chiaro, ma adesso sto vendendo l’ignoto e muoio di paura.
«Vedo me stessa che si contorce dal dolore quando mi manchi
e tu non ci sei. Vedo te e quella donna dormire sullo stesso letto. Ti
vedo
mentre fai colazione nel suo stesso tavolo. Non sono mai stata una
ragazza
stabile con le relazioni, non mi sono mai innamorata. Da piccola, come
tutte le
bambine, sognavo il principe azzurro in groppa ad un bellissimo cavallo
bianco
con la criniera biondo cenere. Crescendo ho realizzato che lui non
esiste, che
l’uomo perfetto è solo Orfeo per Euridice, che
sono sempre stata quella
classica e solita illusa. Quando ti ho conosciuto credevo di aver
trovato il
mio Orfeo, sapevo che
all’interno di te
c’era qualcosa di molto più grande di quello che
potevo immaginare. Ma nei tuoi
gesti, nei tuoi sguardi avevo capito che mi amavi, a modo tuo ma lo
facevi. Mi
sono innamorata di te spensierato mentre dormivi al mio fianco. Mi sono
innamorata del tuo sesso rude e passionale, mi sono innamorata di un
uomo che
credevo fosse l’altra metà di me. Ma vedi Edward,
io voglio un uomo al mio
fianco, il mio uomo. Non voglio dividerti, non ce la faccio. Credevo di
poter
aspettare, pensavo di farcela, ma la mia volontà per quanto
sembri immensa non
lo è. Ho paura Edward, paura che questo stato
d’impasse non finirà mai. Non ce
la faccio Edward…io…» La interrompo,
mentre il mio cuore si spezza pian piano,
mentre la mia anima geme e la mia vita si distrugge ancora una volta.
«Devo parlare con Tanya. Chiederà lei il
divorzio.» Sussurro
in preda al panico, trovo la forza di afferrare il suo viso tra le mie
mani e
la guardo negli occhi. «Stasera, domani, non di
più. Ti prego amore mio. Non
mollare tutto adesso. Ce la farò, ce la faremo, ma se vai
via non posso vivere.
Io…mi dispiace per quello che sono, ma voglio provarci,
voglio essere il tuo
Orfeo mia bellissima Euridice, voglio renderti felice, ma devi darmi
ancora un
pochino di tempo, solo poco. Te lo prometto.» Sussurro
piangendo, cercando di
fermare queste dannate lacrime che non accennano a fermarsi, la fisso
sperando
in una sua resa, sperando che ragioni che mi dia il tempo, che non
è facile,
che non è una cosa che comando io. Chiude gli occhi e
appoggia la testa sulla
mia spalla, sospiro di sollievo ma con la paura che lentamente
schiaccia il mio
cuore.
«Tanya!
Ti prego, farò tutto ciò che vuoi! Chiedi questo
dannato
divorzio, fallo per umanità, fallo per qualsiasi cosa, ti
darò qualsiasi cosa
in cambio. Ma ti prego!» Urlo disperato, inginocchiato di
fronte a Tanya che
anziché guardarmi e ascoltarmi si spazzola le unghia
tranquillamente. MI alzo
di scatto preso dalla rabbia e afferro la limetta, scaraventandola per
terra. Lei
mi guarda sgranando gli occhi e un sorriso furbo le si dipinge in volto.
«Picchiami Edward. Fallo avanti!» Urla ad un
centimetro dal
mio viso. Per un millesimo di secondo penso alla soddisfazione che
potrei ricavare
picchiandola a morte, riducendola grondante di sangue, vendicandomi una
volta
per tutte. E invece, la ragione uccide l’istinto, facendomi
indietreggiare e
facendomi pentire di aver pensato una cosa simile. Non ho mai picchiato
una
donna, trovo deboli gli uomini che lo fanno.
«Perché non vuoi chiedere il divorzio
Tanya?» Chiedo ormai
senza speranze, rendendomi conto che suo padre le ha trasmesso la
caparbia.
«Per difendere l’onore di mia madre
Edward.»
«Ma che cazzo vuol dire? Tua madre non è mai
esistita per
te, falla finita. Tanya, ti scongiuro, chiedi il divorzio. Non mi ami!
Non tenermi
legato a te in questo modo!»
«Vuoi il divorzio Edward? Chiedilo tu! Non vedo cosa ti
cambia!» Scoppio a ridere alla sua affermazione, una risata
che va dall’isterico
al disperato.
«Lo sai che tuo padre farebbe fuori la mia famiglia,
stronza!»
«Ci sarebbe una cosa che potrebbe farmi cambiare
idea.»
Sussurra alzando un sopracciglio con fare pensieroso.
«Qualsiasi cosa. Giuro, qualsiasi.» Dico
sospirando,
giungendo le mani a mo’ di preghiera.
«Devi…»
«Aaaaaaaaaah
» Urlo, notando la mia mano gonfia e
sanguinante. Il cofano ammaccato della mia macchina fa bella mostra di
sé, in
questa notte senza luna. Inizio a correre piangendo, rendendomi conto
che ho
perso davvero tutto e per sempre questa volta.
«Dimmi perché Edward!» Esclama Bella
davanti a me con il
volto ricoperto di lacrime. Abbasso la testa vergognandomi di me stesso
e di tutte le scelte che ho fatto fino ad oggi.
«Non posso dirtelo.» Sussurro, rispondendo al suo
ennesimo
perché. Le ho detto francamente che non possiamo mai
più amarci, che Tanya non
mi darebbe mai il divorzio, che mi dispiace, ma ci sta male lei quanto
me.
Vorrei correrle incontro ad abbracciarla a sussurrarle che troveremo un
modo,
che andrà tutto bene, ma niente andrà tutto bene.
Non ci sono soluzioni.
«Vai fuori Edward. Vaffanculo stronzo di merda! Vattene, non
voglio più vederti. Esci dalla mia vita.» Urla
disperata. Mi avvicino
lentamente, le accarezzo il viso con un dito, conservando il suo
ricordo nella
mia anima per sempre, in modo da accompagnarmi ovunque io decida di
andare,
ovunque il destino, o chiunque comandi il tutto deciderà.
Sussurro un “Ti amo”
flebile, sussurrato al vento che lo porteranno sempre accanto a lei.
Alla mia
Euridice.
Esco da casa sua e afferro la pistola che avevo nella tasca
posteriore del Jeans, la posiziono sulla mia tempia, basterebbe solo
premere il
grilletto per vivere in pace finalmente.
Non ho nulla da aggiungere.
Non odiatemi, andrà tutto bene.
Un bacione
Roby <3