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Autore: RobiSmolderhalder    26/07/2013    6 recensioni
Edward Cullen. Un uomo che per molti motivi potrà sembrare acido, freddo e crudele. Per altri dolce e indifeso. Il suo lavoro è quello che ha sempre sognato: pediatra, un lavoro per cui ha 'rovinato' la sua vita.
Dal testo:
Sono quella persona che se la conosci davvero la eviti, sono quella persona che potrebbe essere considerata spregevole, sono quella persona che vive, respira agisce per interesse.
Tutti umani.
Roby.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Embrace Me With Your Mind.

 

 

 

Orfeo e Euridice.

 

 

 

 

I miei occhi fissano la figura di Jasper a lungo. Bella al mio fianco è impietrita, la mia famiglia la imita. Il viso di mio padre è sbiancato, come se fosse sotto shock, reazione che comunque mi da qualche dubbio che ho paura di esprimere. Anche al mio interno. Alice inizia a piangere e caccia un urlo disumano, facendomi scattare verso di lei, come quando eravamo ragazzi, ad ogni ostacolo io per lei c’ero, ad aiutarla, a consolarla, a darle consigli ed infine quando l’atmosfera si alleggeriva le dicevo qualche mia frase da sbruffone, a volte mi sentivo ridicolo, ma mi piaceva farlo, mi piaceva sentire la sua risata cristallina e piena di vita. Accarezzo mia sorella, mantenendo lo sguardo su Jasper, che pare si sia pentito di quello che ha detto. Lui è il fratello di Tanya, nonostante non ci sia alcuna somiglianza, mi chiedo come mai lo abbia tenuto nascosto, mi chiedo come mai questo abbia fatto gelare tutti me compreso.
«Ssh, calmati.» Sussurro a mia sorella, guardando Bella che porta nella cameretta Erik, evitandogli la scena.
«Sei uno stronzo!» Urla mia sorella avvicinandosi pericolosamente a lui.
«Adesso capisco perché non hai voluto sposarmi! Adesso capisco perché non hai voluto dare il tuo cognome a nostro figlio! Perché hai fatto questo?!» Urla mentre le lacrime le rigano copiosamente il viso di porcellana. Lui deglutisce, capendo finalmente la gravità della cosa e si avvicina a noi, chiedendo scusa con lo sguardo, mio padre scuote il capo e si siede seguito da mia madre, momentaneamente sconvolta.
«Ricordo ancora quando ero piccolo. All’età di quattro anni, i miei genitori mi comunicarono che presto avrei avuto una sorellina. Mio padre era felice, quando ha avuto la notizia che il suo prossimo figlio fosse stata una femmina. Gli anni passavano ed io amavo mia sorella e l’affetto era ricambiato. Mio padre cercava sempre in tutti i modi di farci litigare, sapendo che io ero molto geloso, lodava mia sorella lasciandomi in disparte, come se io fossi il figlio che lui non ha mai voluto. Ho sopportato la sua prepotenza, contro di me, contro mia madre. Non sopportavo che lei fosse sempre pronta per lui, sotto al suo volere non facendosi rispettare. Non appena trovai un lavoro all’età di vent’anni scappai di casa, munendomi di documenti falsi. Volevo sparire dalla sua vita, volevo che lui non ne facesse più parte, odiavo mio padre e lo odio tutt’ora.  Stavo per andarmene in Messico, dopo qualche anno che i miei risparmi mi potevano rendere agiato, quando una signorina con gli occhi più belli che io abbia mai visto tamponò la mia macchina nuova. Da quel momento iniziai a vivere solo per incontrarla tra le strade di Londra, non pensando più alla mia fuga a mio padre. Mi ero innamorato ed ero felice.» Sussurra guardando Alice negli occhi. Prende un sospiro mentre noi ci guardiamo tutti negli occhi confusi.
«Non ti ho sposata Alice solo perché non volevo farlo con un cognome falso, non ho dato il cognome a nostro figlio per lo stesso motivo. Aspetto la sua morte per farlo, in modo che io possa vivere felice, perché fin quando lui è in vita io sono prigioniero di me stesso. Non volevo infangare il nostro amore con qualcosa di falso, non volevo che tuo marito fosse Jasper Hale, quando invece non è un Hale per niente. Se ti avessi sposata come Jasper Denali lui mi avrebbe trovato, avrebbe fatto in modo di rovinare la mia vita ancora una volta, l’ennesima. So che magari è un ragionamento contorto, forse ho sbagliato, ma non voglio che tu pensi che io sia un impostore. Il mio cognome è falso, è vero, ma il mio amore, il mio cuore, i miei sentimenti verso di te sono l’unica cosa vera e pura che mi è rimasta. Avrei dovuto dirtelo prima, perdonami.» Mormora mentre una lacrima accenna ad uscire dal suo occhio. Mio padre si avvicina a Jasper e gli da una pacca sulla spalla. Alice inizia a respirare e si siede calmandosi.
«C’è una lunga storia dietro tutto questo, Edward.» Dice rivolgendosi direttamente a me.
«E mi pare assai strano che tu, Carlisle, non lo immagini.» Sussurra con lo sguardo cupo verso mio padre che si tramortisce.
«Vedi Edward. Quando mio padre frequentava l’università, era amico intimo di tuo padre. Entrambi si erano innamorati di Esme. Tua madre era innamorata di Carlisle, non appena si sposarono il rapporto d’amicizia divenne un rapporto d’odio. Ho sentito mio padre parlare al telefono, un giorno di parecchi anni fa, prometteva a qualcuno dall’altro lato del telefono che l’avrebbe fatta pagare a Cullen, in qualche modo, anche mentre era morto, ma l’avrebbe fatto. Non appena io conobbi Alice, mi resi conto che quel Cullen era tuo padre, e rivelare il mio cognome sarebbe stato peggio. Edward, ti sei infilato in un casino, lui aspetta un tuo passo falso per vendicarsi su tutta la tua famiglia. »  Guardo mio padre a lungo, leggendogli negli occhi la resa, accorgendomi che lui si aspettava una cosa del genere, solo che non ci aveva mai dato peso.

 

Accarezzo il velluto del cofanetto che contiene il regalo per Bella. Avrei voluto darglielo nel momento in cui le avrei chiesto di andare a vivere insieme, non sapendo che quel giorno pare non voler arrivare. Avrei donato questo regalo a lei, dicendole che volevo iniziare la mia vita, ormai distrutta. Non c’è più nulla da fare, sono condannato, devo morire qui, in questa casa. Volevo passare la notte con Bella, ma mi ha detto che ha bisogno di realizzare il tutto, mi ha detto che domani parleremo di tutto quanto. Spengo l’abat-jour dando le spalle a Tanya. Una lacrima solca il mio viso, questa è la mia vita, me la sono scelta io, inconsapevole dello sbaglio che stavo commettendo. Se forse avrei ragionato, ai tempi, adesso sarei un uomo felice, invece mi sento come quando si rompe un vaso, come quando stai per raccogliere e incollare tutti i pezzetti e non appena manca l’ultimo ti accorgi che è ormai frantumato e che quel vaso non potrà mai essere aggiustato. Un dolore all’altezza del petto mi fa piegare in due. Inizio a tossire sperando di morire, in modo da non poter più vivere questo supplizio che io stesso mi sono creato. Prendo a pugni il mio stomaco, fregandomene della donna che dorme al mio fianco. Dicono che i sogni nel cassetto devono essere liberati, che dobbiamo lottare per farli uscire da quel cassetto e renderli reali anziché solo sogni, ma a che scopo? Vale la pena realizzare un sogno per poi distruggere la propria vita? Chiudo gli occhi troppo provato emotivamente per pensare ancora, distruggendomi l’anima, inutilmente, perché qualsiasi cosa io faccia è inutile.

«Edward Cullen! Come va qui?» Mormora Denali sedendosi davanti a me e appoggiando i gomiti sulla mia scrivania. Io annuisco non proferendo parola. Ho paura di lui, soprattutto adesso che mi sono reso conto di quanto è spietato, di quanto il suo cuore e la sua anima siano oscuri. Continuo a leggere alcune diagnosi ignorandolo, o almeno provandoci, so bene che la sua presenza mi incute terrore e lui, questo lo sa, e ci gode, si nutre della mia paura per rendermi suo succube.
«Un grazie sarebbe ben accetto.» Mormora distrattamente, mente io alzo gli occhi per incontrare il suo viso, lo guardo confuso e lui scoppia a ridere malignamente.
«Avresti dovuto essere fuori!» Urla divenendo immediatamente serio, non batto ciglio sorpreso dal mio atteggiamento mite e continuo a guardarlo, facendolo parlare, facendogli confessare quando stronzo e vile sia.
«Ho voluto darti un’altra possibilità, trattandoti come se fossi mio figlio, vedi di non farmene pentire.»
«Ce l’hai già un figlio.» Sussurro confondendolo, sgrana gli occhi e rimane impietrito al suo posto. «So bene quello che hai in mente, purtroppo. Falla finita, inizia a vivere la tua vita e lasciala vivere anche agli altri. » Mormoro sicuro che mi abbia sentito mentre esce a grandi falcate dal mio studio. Scuoto la  mia testa pesante, piena di pensieri razionali e non. Cerco di pensare ad una via d’uscita ma non trovo nulla. Lui non ce l’ha con me, ce l’ha con mio padre, per avergli portato via il suo grande amore, mia madre. Mi chiedo cosa fosse successo se io non fossi scappato di casa quella notte, lui non mi avrebbe trovato, è vero, ma avrebbe cercato di vendicarsi in altri modi, forse più velocemente. Si è stancato anche lui dell’attesa, nove anni sono tanti, dicono che la vendetta si serve in un piatto freddo, ma ormai quel piatto è congelato, e non ne può più di aspettare. La mia vita distrutta continua a percorrersi, la mia vita che non è lecito chiamarla tale è stanca, vuole farla finita, perché quando la tua vita è distrutta per cosa vivi davvero?

 

«Sareste disposti tutti quanti a fuggire via da qui?» Chiedo alla mia famiglia al completo, siamo in una trattoria in centro, mio padre ci ha radunati tutti per parlare di questa situazione che ormai non appartiene solo a me, non lo ha mai fatto. Mio padre tossisce fragorosamente, rispondendomi, oh ma certo come farà senza la sua azienda?  Mia sorella, mia madre e Jasper restano in silenzio , sbuffo alzo gli occhi al cielo.
«Edward. Se non avresti incontrato Bella avresti continuato la tua vita così!» Dice mio padre con veemenza, facendomi sgranare gli occhi. Sì forse è vero, ma non è una cosa assolutamente positiva voler cambiare vita? Voler iniziare a vivere? Forse per mio padre non è così, ma lui non può capire, nessuno può farlo. Stringo i denti, cercando di mandare giù il cibo pensando a tutto e a niente, preferirei lavare le scale per avere Bella, preferirei morire senza di lei. Finisco il pasto e saluto tutti, non dandogli appuntamento, sarebbe inutile, loro sono tranquilli, ma non sanno cosa li aspetta, non sanno fin quanto si può spingere la cattiveria di Denali, forse non la conosce bene nemmeno il figlio, Jasper. Forse dovrei arrendermi come lui, aspettare che muoia per poter cominciare la mia vita senza interruzioni o paure da parte sua. Scuoto la testa, mentre metto la prima e parto, mi dirigo verso casa mia, voglio parlare con Tanya, lei dovrà pur sapermi dire qualcosa.
«Non lo so, Edward.» Sussurra Tanya, quando le chiedo il motivo per cui non sono ancora licenziato.
«Tu mi ami Tanya?» Mormoro, sicuro della sua risposta negativa. Lei sgrana gli occhi e scuote vigorosamente il capo.
«Chiedi il divorzio allora. Liberami. Da solo non posso farcela.»
«Senti Edward. Non sei mai stato gentile con me, mi ha sempre allontanata a calci, non puoi aspettarti che io ti aiuti.»
«Ne vale anche della vita di tuo fratello.» Mormoro amareggiato mentre mi chiudo la porta di casa alle spalle. Ho scelto la mia vita, non posso iniziarla a vivere. Che senso ha restare qui? Vorrei scappare, se solo sarei sicuro che la mia famiglia resterebbe indenne, ma che posso fare? Mi siedo sul marciapiede prendendomi la testa tra le mani, lacrime copiose scivolano forsennate nelle mie guance, inizio a singhiozzare per poi sdraiarmi al suolo, sfinito da tutto questo schifo. Una mano sfiora la mia spalla,  costringendomi ad aprire gli occhi, Jasper mi guarda facendomi un sorriso di circostanza, mi alzo e mi chiede se mi va di prendere insieme un caffè, accetto e ci dirigiamo in caffetteria.
«Mi dispiace Edward.»
«Non è colpa tua.»
«Dobbiamo trovare una soluzione, Edward.» Sussurra guardandomi negli occhi. Scuoto la testa e butto giù il mio caffè.
«Non ci sono soluzioni Jasper. Devo andare.» Gli do una pacca sulla spalla e vado via, sconfitto, deluso.

 

Non vedo più nulla, non sento più nulla, i miei sensi si sono annientati, vedo solo me e lei una combinazione perfetta. Accarezzo la sua spalla nuda, ricoperta di brividi che aumentano ad ogni mio tocco. È passione profonda la mia, mescolata con la sua. Spingo dentro di lei come se non ci fosse un domani, le sua unghia graffiano la mia schiena provocandomi qualche sussulto, ma è piacevole, vedere quanto le appartengo, sono sempre stato suo, anche quando le nostre strade non si erano ancora incrociate. I suoi gemiti danno il via ai miei, e ci susseguiamo come abbiamo sempre fatto, dalla prima volta che i nostri occhi si sono incontrati, dalla prima volta che ho capito che lei sarebbe stata tutto ciò di cui ho bisogno. Mordo il suo collo profumato, quell’oasi che non permetterei mai più che mi sfugga dalle mani. Questa è lei, la dolcezza mischiata alla passione, la felicità contro la tristezza, lei è la medicina per la mia influenza, lei è la salvezza per la mia vita. Mi sono affidato a lei, sicuro di fare la cosa migliore che potrei, sicuro che lei non mi deluderà e se anche fosse perdonerei ogni cosa a lei, che mi ha aperto il cuore ancora una volta. Sono un uomo completo adesso, rinuncerò a tutto purché lei rimanga nella mia vita. Esco da lei con il respiro spezzato, chiudo gli occhi ma un singhiozzo acuti me li fa riaprire rigorosamente.
«Che succede?» Mormoro abbracciandola, ma non appena la sua pelle tocca le mie braccia si divincola immediatamente. Sgrano gli occhi e continuo a guardarla, spaesato. I singhiozzi le percuoto il petto, e la paura si impossessa di me, prendo velocemente i boxer e vado a prenderle un bicchiere d’acqua. Non appena mi volto per dirigermi in camera la vedo di fronte a me, in lacrime che si tortura i capelli nervosamente, mi avvicino con il bicchiere ma con una mossa repentina lo rovescia per terra, facendo fuoriuscire l’acqua bagnando il pavimento e gran parte del divano.
«Cosa c’è Bella?!» Urlo innervosendomi dal suo comportamento inconcepibile.
«Cosa vedi Edward!? Cosa senti? DIMMELO…dimmelo, perché io non lo so!» Urla scoppiando a piangere nuovamente. Mi avvicino a lei, capendo immediatamente cosa intende e l’abbraccio forte a me, lei, dal suo canto, questa volta non rifiuta il mio abbraccio.
«Vedo due persone innamorate. Vedo un gran casino, ma sento che possiamo trovare un modo. Io ti amo Bella, ho capito che quando si ama si è disposti a tutto, ed io lo sono. Dio, giuro che lo sono.» Mormoro piangendo insieme a lei, sentendomi svuotato dal suo pianto, sentendomi tremendamente in colpa per tutto questo che solo ed esclusivamente io ho creato.
«Sai cosa vedo io Edward?» Mi chiede asciugandosi le lacrime, i suoi occhi sono indecifrabili, e ho paura di questo, perché quando non capisco il suo modo, le sue parole guardo i suoi occhi e tutto si fa chiaro, ma adesso sto vendendo l’ignoto e muoio di paura.
«Vedo me stessa che si contorce dal dolore quando mi manchi e tu non ci sei. Vedo te e quella donna dormire sullo stesso letto. Ti vedo mentre fai colazione nel suo stesso tavolo. Non sono mai stata una ragazza stabile con le relazioni, non mi sono mai innamorata. Da piccola, come tutte le bambine, sognavo il principe azzurro in groppa ad un bellissimo cavallo bianco con la criniera biondo cenere. Crescendo ho realizzato che lui non esiste, che l’uomo perfetto è solo Orfeo per Euridice, che sono sempre stata quella classica e solita illusa. Quando ti ho conosciuto credevo di aver trovato il mio Orfeo, sapevo  che all’interno di te c’era qualcosa di molto più grande di quello che potevo immaginare. Ma nei tuoi gesti, nei tuoi sguardi avevo capito che mi amavi, a modo tuo ma lo facevi. Mi sono innamorata di te spensierato mentre dormivi al mio fianco. Mi sono innamorata del tuo sesso rude e passionale, mi sono innamorata di un uomo che credevo fosse l’altra metà di me. Ma vedi Edward, io voglio un uomo al mio fianco, il mio uomo. Non voglio dividerti, non ce la faccio. Credevo di poter aspettare, pensavo di farcela, ma la mia volontà per quanto sembri immensa non lo è. Ho paura Edward, paura che questo stato d’impasse non finirà mai. Non ce la faccio Edward…io…» La interrompo, mentre il mio cuore si spezza pian piano, mentre la mia anima geme e la mia vita si distrugge ancora una volta.
«Devo parlare con Tanya. Chiederà lei il divorzio.» Sussurro in preda al panico, trovo la forza di afferrare il suo viso tra le mie mani e la guardo negli occhi. «Stasera, domani, non di più. Ti prego amore mio. Non mollare tutto adesso. Ce la farò, ce la faremo, ma se vai via non posso vivere. Io…mi dispiace per quello che sono, ma voglio provarci, voglio essere il tuo Orfeo mia bellissima Euridice, voglio renderti felice, ma devi darmi ancora un pochino di tempo, solo poco. Te lo prometto.» Sussurro piangendo, cercando di fermare queste dannate lacrime che non accennano a fermarsi, la fisso sperando in una sua resa, sperando che ragioni che mi dia il tempo, che non è facile, che non è una cosa che comando io. Chiude gli occhi e appoggia la testa sulla mia spalla, sospiro di sollievo ma con la paura che lentamente schiaccia il mio cuore.

 

«Tanya! Ti prego, farò tutto ciò che vuoi! Chiedi questo dannato divorzio, fallo per umanità, fallo per qualsiasi cosa, ti darò qualsiasi cosa in cambio. Ma ti prego!» Urlo disperato, inginocchiato di fronte a Tanya che anziché guardarmi e ascoltarmi si spazzola le unghia tranquillamente. MI alzo di scatto preso dalla rabbia e afferro la limetta, scaraventandola per terra. Lei mi guarda sgranando gli occhi e un sorriso furbo le si dipinge in volto.
«Picchiami Edward. Fallo avanti!» Urla ad un centimetro dal mio viso. Per un millesimo di secondo penso alla soddisfazione che potrei ricavare picchiandola a morte, riducendola grondante di sangue, vendicandomi una volta per tutte. E invece, la ragione uccide l’istinto, facendomi indietreggiare e facendomi pentire di aver pensato una cosa simile. Non ho mai picchiato una donna, trovo deboli gli uomini che lo fanno.
«Perché non vuoi chiedere il divorzio Tanya?» Chiedo ormai senza speranze, rendendomi conto che suo padre le ha trasmesso la caparbia.
«Per difendere l’onore di mia madre Edward.»
«Ma che cazzo vuol dire? Tua madre non è mai esistita per te, falla finita. Tanya, ti scongiuro, chiedi il divorzio. Non mi ami! Non tenermi legato a te in questo modo!»
«Vuoi il divorzio Edward? Chiedilo tu! Non vedo cosa ti cambia!» Scoppio a ridere alla sua affermazione, una risata che va dall’isterico al disperato.
«Lo sai che tuo padre farebbe fuori la mia famiglia, stronza!»
«Ci sarebbe una cosa che potrebbe farmi cambiare idea.» Sussurra alzando un sopracciglio con fare pensieroso.
«Qualsiasi cosa. Giuro, qualsiasi.» Dico sospirando, giungendo le mani a mo’ di preghiera.
«Devi…»

 

«Aaaaaaaaaah » Urlo, notando la mia mano gonfia e sanguinante. Il cofano ammaccato della mia macchina fa bella mostra di sé, in questa notte senza luna. Inizio a correre piangendo, rendendomi conto che ho perso davvero tutto e per sempre questa volta.
«Dimmi perché Edward!» Esclama Bella davanti a me con il volto ricoperto di lacrime. Abbasso la testa vergognandomi di me stesso e di tutte le scelte che ho fatto fino ad oggi.
«Non posso dirtelo.» Sussurro, rispondendo al suo ennesimo perché. Le ho detto francamente che non possiamo mai più amarci, che Tanya non mi darebbe mai il divorzio, che mi dispiace, ma ci sta male lei quanto me. Vorrei correrle incontro ad abbracciarla a sussurrarle che troveremo un modo, che andrà tutto bene, ma niente andrà tutto bene. Non ci sono soluzioni.
«Vai fuori Edward. Vaffanculo stronzo di merda! Vattene, non voglio più vederti. Esci dalla mia vita.» Urla disperata. Mi avvicino lentamente, le accarezzo il viso con un dito, conservando il suo ricordo nella mia anima per sempre, in modo da accompagnarmi ovunque io decida di andare, ovunque il destino, o chiunque comandi il tutto deciderà. Sussurro un “Ti amo” flebile, sussurrato al vento che lo porteranno sempre accanto a lei. Alla mia Euridice.
Esco da casa sua e afferro la pistola che avevo nella tasca posteriore del Jeans, la posiziono sulla mia tempia, basterebbe solo premere il grilletto per vivere in pace finalmente.

 

 

 

 

Non ho nulla da aggiungere. Non odiatemi, andrà tutto bene.
Un bacione

Roby <3

   
 
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