Caro
Harry,
Te ne sei andato da
due settimane ormai. Non l’ho affrontata bene. I ragazzi mi
hanno mandato da un
terapista per aiutarmi a dimenticare. Ma non ci riesco. Tu sei tutto
quello a
cui penso. La tua testa di riccioli profumati, il modo in cui il tuo
sorriso illumina
una stanza, i tuoi occhi che amo così tanto.
Sei impossibile da dimenticare. Non voglio dimenticare. Ovviamente i
ragazzi sono preoccupati per me. Anche io lo sono. La mia terapista
anche, ed
ecco perché mi ha dato questo diario, così posso
scriverci i miei pensieri più
profondi. Dovrei darglielo ogni settimana per farglielo leggere, e mi
sento
così strano nel farlo. La maggior parte dei miei pensieri
sono su di te, quindi
penso sia questo il perché lei lo voglia leggere, per
assicurarsi che io lo stia
gestendo bene. Ma a essere onesti non lo sto facendo, e si sono
abbastanza
consapevole che leggerà tutto questo. Ma la
verità deve saltare fuori prima o
poi, no? Lei non mi ha mai specificatamente detto cosa scrivere, ma
solo che
dovevo farlo. Quindi sto scrivendo a te. Spero non ti dispiaccia.
Voglio che tu
sappia come io ho affrontato la cosa. Ti dirò
com’è senza di te qui con me.
Come mi sento tutto il giorno, tutti i giorni sarà scritto
qui. Partendo dal
primo giorno, ovvero, il giorno in cui hai lasciato questo mondo.
Giorno uno:
Mi sono alzato come facevo
tutte le mattine,
aspettandomi di trovarti rannicchiato al mio fianco. Ma quando mi sono
girato,
il letto era vuoto, e non riuscivo a trovarti. All’inizio ho
ignorato questa
cosa, convincendomi che tu stessi solo preparando la colazione o
facendoti la
doccia. Ma l’assenza di rumore per tutto
l’appartamento avrebbe dovuto
allertarmi, e mi scuso se non ci ho prestato attenzione. Avrei dovuto
saperlo.
Avrei dovuto fermarti. Quando infine mi sono alzato dal letto, il
silenzio
nella casa mi stava snervando, ed ho cominciato a innervosirmi. Non
riuscivo a
pensare a nulla mentre camminavo nell’appartamento
cercandoti, le mie ginocchia
diventavano più fragili ad ogni passo che facevo. Penso di
poter dire di
essermi inginocchiato quando ti ho trovato. Ho pianto. Tanto, in
realtà. I miei
occhi bruciavano di lacrime velenose e il mio cuore pompava veleno alla
tua
vista. Ma non ti incolpo, non l’ho mai fatto. Incolpo me
stesso. Non sarò mai
capace di scordarmi di quel giorno, o cancellare l’immagine
del tuo freddo
corpo immobile che giace sul pavimento. Mi ossessiona ogni giorno, e
ogni
notte. Ho fatto l’unica cosa che ero in grado di fare, e ho
chiamato
l’ambulanza. Dopo qualche minuto erano
nell’appartamento e ti portavano via da
me. Ero incapace di muovermi, così come Niall e Zayn, che ho
chiamato assieme a
Liam subito dopo l’ambulanza. E’ stato Liam a
guidare dietro all’ambulanza,
mentre io piangevo silenziosamente nel sedile posteriore. Non volevo
crederci.
Giorno due:
La tua famiglia era
lì. Tutti eravamo lì. Ho
abbracciato tua madre, cercando di darle conforto mentre piangeva a
dirotto,
mentre cercavo di contenere le mie stesse lacrime. Il resto dei ragazzi
si è
occupato di Gemma, che ha cominciato a urlare e dimenarsi, rifiutandosi
di
credere che suo fratello l’avesse lasciata. C’erano
lacrime ovunque, ed è
diventato difficile capire di chi fossero, ma non importava. Tutti
abbiamo
guardato da fuori mentre tu venivi rimosso dal tuo letto, e portato via
su una
lunga barella, un sottile e bianco lenzuolo ti copriva, quindi non sono
stato
capace di vedere il tuo viso un’ultima volta. Mi rifiutavo di
credere che te ne
fossi andato. Mi rifiuto tuttora. Tornerai, vero? Io lo spero. Tutti
sono
abbastanza sconvolti per quello che è successo. Mi mancano i
vecchi tempi, sai?
Ora tutti sorridono a mala pena. Mi manca il tuo sorriso.
Giorno tre:
Silenzioso. E’
l’unica parola che posso usare per
descrivere quel giorno. Infatti, ogni giorno dopo il secondo
è caduto nel silenzio.
Non c’erano più parole da dire, e non ce ne sono
neanche ora. Io e i ragazzi ci
siamo seduti rigidamente sul divano di Liam, con le lacrime che ci
scivolavano
sul viso appena abbiamo realizzato che non esistevano più i
One Direction. Non
c’erano più i One Direction senza di te, e neanche
ora ci sono più. Quindi quel
giorno è stato sprecato sui nostri pietosi pensieri,
chiedendoci cosa avremmo
dovuto fare dal momento che te ne eri andato.
Giorno quattro:
Ho trovato il tuo biglietto
quel giorno. La vista
familiare della tua scrittura mi ha fatto piangere. Non riuscivo
più a
ritrovare la forza per condividerlo con qualcuno. Anne mi ha fatto
visita quel
giorno. Penso sia stato mercoledì, ma non lo so. Non
riuscivo a farmene
importare qualcosa. Di solito eravamo alle prove, ma la notizia era
già stata
fatta trapelare alla stampa, e diffusa su Twitter. Mi sono rifiutato di
connettermi, o guardare la TV. Le uniche cose che erano trasmesse erano
ipotesi
su come tu lo avessi fatto, ma io sapevo il perché, quindi
non volevo ascoltare
le altre teorie. Manchi alle nostre fans. Molte sono venute da me
mentre
camminavo per la strada, scoppiando a piangere e abbracciandomi,
facendomi le
condoglianze. Dicono che eri fantastico, e una bellissima persona, che
non
meritava di andarsene così giovane. Sono d’accordo
con loro. Perché te ne sei
andato? Beh, io lo so il perché. Ma non posso farci nulla.
Ho finito con il
mostrare a tua madre il biglietto. Lo so che volevi che io, e solamente
io, lo
vedessi, ma pensavo che lei avrebbe dovuto saperlo. Ha pianto, Haz. Ha
pianto
molto. Mi sento come se, però, io sia l’unico da
incolpare per questo, e il
peso sulle mie spalle continua a crescere.
Giorno cinque:
Abbiamo finalmente iniziato
ad organizzare il tuo
funerale quel giorno. Non so se fosse stato un po’ troppo
presto o un po’
troppo tardi, ma quello che so è che nessuno voleva farlo.
Nessuno voleva
accettare il fatto che tu te ne fossi davvero andato.
Giorno sei:
Ho mostrato ai ragazzi il
tuo biglietto quel
giorno. Beh, non gliel’ho proprio mostrato. L’ho
lasciato sul tavolo della
cucina, e Zayn l’ha trovato. E’ venuto in salone
con le lacrime che gli
rigavano il viso, e ha iniziato a urlarmi contro. Mi ha urlato contro
per non
averglielo detto. Mi ha urlato contro perché ero stato
egoista. E ha dato tutta
la colpa a me. Niall e Liam hanno provato a calmarlo. Ma non lo incolpo
per
essersi arrabbiato. Anche io ero arrabbiato con me stesso.
Giorno sette:
Una settimana senza di te
nella mia vita, sembra
come un’eternità, e ho trascorso tutto il giorno
guardando i vecchi video di X
Factor e le nostre interviste, fingendo che tu fossi lì con
me, ridendo
assieme.
Giorno otto-dodici:
Ho deciso di scrivere questi
giorni tutti assieme
perché beh, non è successo molto. Zayn si rifiuta
ancora di parlarmi, e non lo
incolpo. Niall e Liam hanno fatto del loro meglio per parlarmi, ma sono
diventato distante. Non ho parlato con nessuno, eccetto che con te
ovviamente.
Ma tu non eri davvero lì, e questo inizia a farli
preoccupare.
Giorno tredici:
Avrei dovuto dirlo
probabilmente nell’altra pagina
che dal giorno nove abbiamo finito di organizzare il tuo funerale.
Quattro
giorni dopo ed eccomi lì, in piedi vestito di nero vicino a
un profondo buco
nel terreno, dove tu saresti stato forzato a rimanere per
l’eternità. La bara
non era aperta. Tutti sapevamo quanto detestassi che le persone ti
vedessero
quando non eri in uno stato decente. Tutti erano d’accordo
che sarebbe stato
meglio, e a essere onesti, non volevo guardare il tuo viso sapendo che
i tuoi
occhi non si sarebbero più aperti, e non avrei
più avuto l’occasione di
guardare in quelle orbite verdi. Ho pianto ancora quel giorno. Diamine,
ho
pianto tutti i giorni da quando te ne sei andato. Ma quello
è stato anche
peggiore. Quando ti stavano posando nel buco, ho quasi corso per
fermarli, e ci
sono voluti Liam, Zayn e Niall a tenermi indietro. Mi sono chinato
sulle
ginocchia a piangere. Non sono stato capace di essere forte al tuo
funerale, e
mi dispiace così tanto. Devi essere deluso da me. Lo so che
hai sempre pensato
che fossi forte. Ma lo sono solo quando sono con te. Ora che te ne sei
andato,
non so cosa farne di me stesso. E’ stata lunga, e ho
abbracciato ogni membro
della tua famiglia, scusandomi e barbottando parole sconnesse durante
tutto il
mio piagnucolio. Gemma e Anne mi hanno trattenuto più di
tutti, piangendosi
addosso. Mi sono staccato da Gemma, e l’ho guardata per un
po’. Le ho detto che
voi due vi assomigliate molto. E’ così bella
Harry, e prometto di prendermi
cura di lei. Prometto di prendermi cura anche di tua madre, lei
è sempre stata
come una seconda mamma per me comunque. Quando l’ho
abbracciata, mi ha
sussurrato qualcosa all’orecchio che non
dimenticherò mai, e spero che non
stesse mentendo. “Ti amava, lo sai.”, mi ha
sussurrato, e si è staccata con un
debole sorriso in faccia. Se n’è andata prima che
potessi risponderle,
lasciandomi senza parole, prima di scoppiare a piangere di nuovo. Liam
ha
dovuto portarmi alla macchina, ma mi sono opposto. Non volevo lasciarti.
Giorno quattordici:
Voglio solo dire che non ero
disposto ad andare in
terapia. Ma i ragazzi hanno insistito perché ci andassi. Ci
sono andato, ma non
mi è piaciuto. La psicologa mi ha punzecchiato e spronato a
parlare per avere
informazioni, chiedendomi come imi sentissi e quali fossero i miei
pensieri.
Non mi è piaciuta l’invasione di privacy. I miei
pensieri avrebbero dovuto
restare nascosti, non finire qui. Ma ora eccomi mentre ti scrivo. A
volte ti
sento, lo sai. E’ come se tu mi stessi guardando. Invece di
essere spaventoso,
come immaginavo sarebbe stato, è confortante.
Giorno quindici:
E ora eccomi, oggi. Oggi mi
sento...vuoto. Ma penso
che sia come ci si senta a perdere le persone che ami, giusto? Sarah ha
letto
il mio diario ieri sera – mi sono dimenticarti di dirti che
il nome della mia
psicologa è Sarah? Oh beh, lo è. Sembra delusa da
me, ma non ero abbastanza in
me per farmene importare qualcosa. Mi ha detto di smetterla di scrivere
queste cose,
ma le ho detto che mi stava aiutando, in realtà. In un certo
senso è così. E’
come se tu fossi qui con me, leggendo tutto quello che scrivo su questa
pagina.
Ma ora, torniamo a oggi. Non ho fatto molto, ad essere onesti.
E’ venuto Niall,
e abbiamo guardato un paio di film come ai vecchi tempi. Liam mi ha
chiamato
solo per accertarsi che stessi bene. Ancora nessuna parola da Zayn
però, e sto
cominciando a preoccuparmi che la nostra amicizia non
tronerà più come prima.
Giorno sedici:
Le persone dicono che non
esistono più i One
Direction, e questo mi sta distruggendo. Sono solo passate poco
più di due
settimane e già la gente inizia a parlare. Io e i ragazzi
stiamo provando a
tornare al lavoro, ma è troppo presto. Non pensiamo di poter
sopportare di salire
su un palco o andare in uno studio ancora, sapendo che ci manca un
membro, che
non tornerà. Non è che come se avessimo negato i
rumors. In realtà, non ci
considererei neanche più One Direction. Con solo noi quattro
siamo solo Louis
Tomlinson, Niall Horan, Liam Payne e Zayn Malik. Tu hai inventato il
nome, Haz,
quindi senza di te qui è sbagliato chiamarci in quel modo.
So che probabilmente
tu vorresti che noi andassimo avanti, e continuassimo la nostra
carriera come
band. Ma è così difficile. Perché non
puoi tornare indietro?
Giorno diciassette-venti:
Mi dispiace di essermi
dimenticato di scrivere i
giorni scorsi. A essere onesti, non mi sono neanche alzato dal letto.
Sono solo
così STANCO. Penso che tu possa capire, visto che sei
addormentato per un’ eternità
ora. E’ stato brutto da dire? Non lo so. Non so cosa succede
quando muori, ma
alcuni dicono che è solo un mondo tutto nero da cui sei
circondato. Dio, spero
davvero che tu non sia nell’oscurità, Harry, tu
meriti di cantare con gli
angeli. Scommetto che saresti in armonia con loro, ho sempre pensato
che avessi
una voce come quella degli angeli. Magari potresti essere il mio angelo
custode
e cantare per farmi addormentarmi qualche volta, okay? Comunque,
tornando ai
giorni precedenti. Come ho detto, ero solo molto stanco. Non ho
lasciato il mio
letto. Tutto quello che ho con me è il mio computer, ma non
mi importa. C’è
molto da fare online. Ma faccio del mio meglio per evitare qualsiasi
tipo di
social network. Non sono ancora del tutto pronto ad affrontare il mondo
reale.
Niall ha smesso da un po’. Penso che sia il più
preoccupato per me. Prima ero
io quello che sorrideva sempre, e che illuminava la giornata degli
altri. Ora
che non sono più quella persona, Niall prova a esserlo. Lui
prova a farmi
sorridere, e apprezzo lo sforzo. E’ solo che non so se
sarò mai più capace di
sorridere.
Giorno ventuno e ventidue:
Liam è stato con
me le ultime due notti. Sta
dormendo sul divano di fianco a me ora. E’ bello avere
qualcuno che stia
nell’appartamento con me. Quando sono solo io, sembra
così grande e vuoto.
Potrei far restare uno dei ragazzi a dormire più spesso. Va
bene per te? Non
voglio più sentirmi da solo. Zayn mi ha finalmente chiamato
oggi. Si è scusato
per essersi arrabbiato con me. Ero così contento di sentire
la sua voce diretta
a me. Ovviamente io mi sono scusato per aver nascosto il biglietto. Ha
affermato che ha totalmente capito le mie ragioni. Penso che infine
potremmo
fare pace. Oh, ho rotto con Eleanor un po’ di tempo fa. Nel
caso lo volessi
sapere. Il giorno che ti ho trovato, in realtà. Solo che non
ho avuto mai il
coraggio di scriverlo prima d’ora. Avresti solo dovuto
resistere un altro
giorno. Cosi saresti stato ancora qui con me. Avremmo potuto finalmente
essere
felici.
Giorno ventitré:
La terapia è
assolutamente una tortura. Non mi sto
sentendo per niente meglio. Sarah continua a dirmi di lasciar stare, e
di
smetterla di scrivere queste pagine perché non mi stanno
aiutando. Ma non posso
smettere. Se smettessi, mi sentirei come se ti stessi tradendo. Non
posso
deluderti ancora.
Giorno ventiquattro:
Sarah mi ha chiesto del
biglietto oggi. Non so
perché non me lo abbia chiesto per così tanto.
Quando l’ha fatto non ho potuto
trattenere le lacrime, ma le consegnato con riluttanza il pezzo di
carta accartocciato.
E’ strano che lo porti sempre con me? E’ come un
fuoco che brucia nella mia
tasca, che mi ricorda il dolore ovunque io vada, ma non posso
separarmene. E’
una delle ultime cose che ho di te.
Giorno venticinque:
Era da un po’ che
non cantavo. Ma oggi ho cantato.
Tutti l’abbiamo fatto. E’ stato il nostro primo
giorno di ritorno allo studio,
e lasciami dire che è stato così diverso senza la
tua voce roca mixata con le
nostre. Abbiamo dovuto cambiare tutte le canzoni. Io e Niall abbiamo
avuto la
maggior parte dei tuoi assoli, ma non mi sembra giusto prendere le tue
parti.
Non sarò mai capace di cantarli bene come te. La tua voce
era una su un
milione, lo giuro. Ogni volta che cantavi il mondo diventava
un’apparenza
confusa ai miei occhi, e tutto quello che vedevo eri tu. Ho chiesto un
cd di
tutte le nostre registrazioni, ma so che non me lo daranno. Liam mi ha
sentito
chiederlo, quindi so che ha detto loro di non darmelo. Ma ho ancora
YouTube che
posso utilizzare. Sia benedetto internet. Ho ascoltato la tua voce
tutta la
notte, partendo dalle esibizioni di X Factor fino al nostro album. Non
mi
stancherò mai di ascoltare la tua voce, sembra che
però questo sia l’unico modo
che mi permetterà di ascoltarla ora.
Giorno ventisei:
Ho visitato il Cheshire
oggi. Ho camminato per le
strade per un po’,per visitare i luoghi che una volta tu mi
hai fatto
conoscere, immaginando che tu fossi lì con me, tenendomi per
mano. Dopo aver
vagato per la città, ho deciso con riluttanza di visitare la
tua vecchia casa.
Quando sono arrivato alla porta, Anne mi ha accolto a braccia aperte,
seguita
da Gemma, che ho cercato di staccare da me con fatica. Giuro che tua
sorella ha
la forza di uno scimpanzé. Abbiamo parlato bevendo del
tè, e le ho chiesto come
se la stesse passando. Stanno facendo del loro meglio Harry, ma
è difficile per
tutti noi. Non sentirti colpevole però, se la caveranno.
E’ solo di me che non
sono molto sicuro. Sono l’unico che dovrebbe sentirsi
colpevole, e quando
gliel’ho detto, si è rifiutata di sentirmi parlare
così e ha detto che se avevo
intenzione di continuare ad addossarmi tutta la colpa avrei dovuto
andarmene.
Ho camminato dritto verso la porta. Non penso si aspettasse che io me
ne sarei
andato, perché l’ho sentita chiamare il mio nome
da dentro casa, ma l’ho
ignorata e ho raggiunto la mia macchina. Piangevo talmente tanto che ho
dovuto
accostare in autostrada, ricevendo suonate di clacson a tutto volume e
occhiatacce fredde dalle persone che passavano. Ma non ne ho vista o
sentita
nessuna. Tutto quello che vedevo eri tu. Potevo sentire la tua voce che
mi
parlava, ed è stato abbastanza per calmarmi, così
ho potuto guidare fino a
casa.
Giorno ventisette:
Oggi ho passato
l’intero giorno a letto. Ho
ignorato ogni chiamata e ogni messaggio. Niall, Zayn e Liam sono tutti
venuti
da me a un certo punto, bussando alla porta della mia camera e
dicendomi di
aprirmi e parlare con loro. Ho iniziato a sentirmi colpevole ancora una
volta,
per fargli provare così tanto dolore. Desidero solo che il
dolore finisca.
Giorno ventotto:
Quando sono uscito dalla mia
stanza stamattina, ho
trovato Niall che dormiva di fianco alla mia porta. Sembrava
così stanco e
disperato che ho iniziato a piangere. Io l’avevo ridotto
così. Avevo rovinato
la vita di ognuno di loro. Tutto perché ero un egoista. Il
mio pianto dunque
l’ha svegliato, e mi ha stretto nelle sue braccia. Niall da
begli abbracci,
come sai, quindi sono stato attaccato a lui per un po’ di
tempo, senza una
volta sentire un solo lamento da parte sua, o senza che si volesse
staccare. Ha
pianto con me, e in quel momento mi sono sentito legato a Niall
più che mai. Mi
pento di non avergli dato più attenzioni prima.
Giorno ventinove:
Domani sarà un
mese intero. Un intero mese da
quando te ne sei andato e lo trovo così difficile da
pensare. Sembra che però
fosse ieri che tu eri pieno di vita e che ridevi così forte
facendo quel
sciocco applauso. Questo è reale, no?
Giorno trenta:
Oggi io e i ragazzi abbiamo
trascorso un giorno in
silenzio in tuo onore, rifiutandoci di rispondere a qualsiasi chiamata
o
messaggio, o anche solo parlare tra noi. Era puro silenzio.
Però non è stato
imbarazzate; è stato piacevole. Abbiamo poltrito nel nostro
appartamento oggi,
mettendo i tuoi film preferiti da guardare durante il giorno. Ci siamo
tutti
seduti stretti l’uno accanto all’altro, facendoci
forza gli uni con gli altri
mentre piangevamo. I nostri singhiozzi echeggiavano per tutta la stanza
e i
fazzoletti erano ammucchiati attorno a noi. Eravamo un brutto
spettacolo da
vedere. Ma inutile dire che era da un po’ che non mi sentivo
così legato a
loro.
Giorno trentuno:
Penso che fino ad ora, io
abbia avuto la certezza
nella mia mente che tu saresti tornato indietro, e quello fosse solo un
terribile incubo. Avrei potuto svegliarmi in un qualsiasi momento e tu
saresti
stato sdraiato accanto a me, sorridendo come facevi ogni mattina. Ma
sto
cominciando a rendermi conto che tu non tornerai. Oggi non sapevo
neanche cosa
fare con me stesso. Penso che i ragazzi avessero capito che volevo
stare solo,
quindi non sono stato tempestato di messaggi o chiamate, e nessuno
è venuto al
mio appartamento per vedere se stessi bene. L’ho apprezzato
molto, ma
probabilmente è andata così perché
anche loro volevano stare in lutto per conto
proprio. Ho passato tutto il giorno seduto sulla tua sedia preferita,
fissando
senza espressione il televisore e cercando di far sparire il dolore
bevendo.
Tre o massimo quattro birre, e sono caduto sul pavimento piangendo a
dirotto.
Il dolore della realtà mi ha tipo…colpito.
Giorno trentadue:
Ho sentito piacere oggi.
E’ stato piacevole, ho
guardato con soggezione il sangue che colava dalla mia mano, i
frammenti di
vetro dello specchio della mia stanza ai miei piedi. Non so cosa sia
scattato
in me, ma non ne potevo più di fissare il mio riflesso.
Così l’ho colpito, più
forte di quanto avessi mai colpito qualcosa in vita mia. I dolori dei
tagli
sono stati solo momentanei, e ho subito provato un’ondata di
estasi. Mi piaceva
il fatto di controllare il mio dolore, invece che fosse lui a
controllare me,
per una volta. Stavo tamponando i miei tagli quando è
entrato Liam, dicendo che
aveva sentito un botto quando improvvisamente si è bloccato,
e ha fissato la
mia mano. Ha fissato la mia mano, i frantumi dello specchio e poi la
mia
faccia. Penso sembrasse che stessi sorridendo, ma lui mi ha
immediatamente
portato fuori dalla camera, forzandomi di salire nella sua macchina per
portarmi in ospedale.
Giorno trentatré:
C’è una
fasciatura attorno alla mia mano ora, e non
mi piace. Voglio riuscire a vedere i tagli, e far scorrere le dita
lungo che le
pieghe che mi sono procurato. Per me sono bellissime, un bellissimo
simbolo
della mia lotta per lasciarmi alle spalle il passato. Solo che i
ragazzi non lo
capiscono. Continuano a tenermi d’occhio senza sosta, senza
permettermi di fare
qualcosa da solo o andare da qualche parte da solo. Mi stanno
soffocando.
Giorno trentaquattro:
Ho così tanta
fame, ma non posso sopportare l’idea
del cibo. Cercano di farmi mangiare, ma non sta giù. Sono
dimagrito. Tanto.
Tutti l’hanno notato, ed è difficile da
nascondere. Sono anche svenuto oggi in
studio, e ora la gente sta cominciando a preoccuparsi. Sto bene
però. Sto
davvero bene. Solo che non ho fame.
Giorno trentacinque:
I ragazzi e il management
non mi hanno permesso di
allontanarmi dalla loro vista nelle ultime ventiquattro ore,
accertandosi che
mangiassi tutto quello che avevo nel piatto e di tenerlo
giù. Fa male al mio
stomaco e non so per quanto io possa sopportare questa tortura del
cibo. Ha un
sapore così dolce e anche se il mio stomaco brontola non
posso sopportare più
di un boccone.
Giorno trentasei:
Non ho il permesso di
lasciare il mio appartamento
ora, fino a che non metto su peso. Il management non vuole che la
stampa mi
veda con questo mio nuovo corpo magrissimo, e che crei voci che tutti
noi
sappiano essere vere. Non la sto gestendo bene, e penso stia diventando
abbastanza palese ora. I ragazzi continuano a scusarsi, dicendo che
avrebbero
dovuto prestare più attenzione al mio stato il primo mese, e
avrebbero dovuto
essere lì per me quando ne avevo bisogno. Però ho
detto loro che capisco,
perché erano afflitti anche loro. Non ho bisogno di alcun
babysitter. Ma sembra
che sarò bloccato con loro d’ora in poi.
Giorno trentasette:
La voglia di alleviare il
mio dolore è forte ora
più che mai. Ma anche la contrazione involontaria della mia
mano di colpire
qualcosa fatto di vetro lo è. Però è
impossibile cedere al desiderio, quando
hai tre paia di occhi che ti guardano tutto il tempo. I ragazzi non
hanno
lasciato il mio appartamento per due giorni, e ho il presentimento che
non se
ne andranno molto presto.
Giorno trentotto:
I ragazzi mi stanno
obbligando a tornare in terapia
visto che hanno scoperto che stavo saltando delle sessioni e ignorando
le
chiamate di Sarah. Hanno detto che è la cosa migliore per
me, e che ho bisogno
d’aiuto. Quindi eccomi, mentre scrivo in un ufficio fin
troppo affollato con
Sarah che mi fissa intensamente. Sento i suoi occhi addosso a me, e ho
quasi
paura ad alzare lo sguardo. Mi ha rimproverato per un’ora, e
quando infine ha
finito, mi ha detto di scrivere, visto che non volevo smettere. Pensa
che
scrivere queste cose non mi faccia bene, perché se ti parlo
e tu non sei
davvero qui, non posso guarire, ha detto. Ma non voglio lasciarti
indietro. Non
posso farlo. Ti amo, e ti amerò sempre. Nessuno capisce.
Giorno trentanove &
quaranta:
Sarah ha preso il mio diario
l’altra sera, quindi
non ho potuto scrivere le cose del giorno prima che lei lo prendesse.
Ma ieri
non è successo nulla di importante. Ho passato la giornata
con Zayn e Niall,
mentre Liam è andato a trovare Danielle. Noi tre siamo stati
abbastanza freddi,
e abbiamo passato il giorno in silenzio. Hanno suggerito di andare al
parco, ma
a parte per l’essere obbligato ad andare in terapia, non
penso di poter
lasciare la casa per ora. Oggi Niall ha trovato il mio diario, e quando
mi ha
chiesto cosa fosse gliel’ho strappato dalle mani e gli ho
gridato di lasciarlo
perdere. So che avrei potuto essere più
gentile…siamo ancora tutti in uno stato
abbastanza fragile. Avrei dovuto sapere di essermi spinto troppo in
là quando
lui ha lasciato l’appartamento in lacrime, e Zayn
è arrivato qualche minuto
dopo, rimproverando il mio comportamento. “Devi crescere, Lou
e lasciarti alle
spalle il passato. Siamo tutti distrutti per questo, ma non devi
addossare il
tuo dolore e la tua frustrazione sugli altri! Hai bisogno di aiuto,
Lou, e noi
stiamo cercando di dartelo. Ma tu non ce lo permetti.” Con
questo gli ho chiuso
la porta in faccia, perché ero stanco di sentirmi fare la
predica su come
vivere la mia vita. Lascerò perdere quando sarò
pronto.
Giorno quarantuno:
Zayn non mi parla ancora, e
sto incominciando a
fregarmene di essere amico di qualcuno. Alle persone piace solo
ferirci, come
io ho fatto con te.
Giorno quarantadue &
quarantatré:
Mi sono alzato con il mal di
testa ieri mattina, e
ho capito che avevo solo bevuto un po’ troppo la sera prima.
Non ricordavo
nulla di ciò che avessi fatto. Quando sono uscito dalla mia
camera, ho trovato
Liam che leggeva silenziosamente un giornale sul divano. Quando ha
sentito che
mi ero alzato, ha alzato lo sguardo dolcemente verso di me, indicando
il posto
vicino a lui e invitandomi a sedere. Sono rimasto dov’ero, e
lui ha sospirato
pesantemente prima di parlare. “Come ti senti?” mi
ha chiesto. Non so se fosse
stata la sbornia a parlare, o se avessi solo dimenticato. Ma come ho
detto, mi
sembra così surreale. Ma mi pento di ciò che ho
detto dopo. “Dov’è Harry?”. Le
lacrime hanno cominciato a scendere dagli occhi di Liam, e si
è seduto sul
divano piangendo disperatamente. Stavo per chiedergli cosa
c’era che non
andasse, quando improvvisamente qualcosa mi ha colpito. Tu te ne eri
andato. So
che l’avevo detto milioni di volte prima, ma non ci ho mai
creduto fino ad ora.
Tu te ne eri davvero andato. Quindi mi sono fatto cadere sul pavimento,
ho
perso il controllo del mio corpo e tutto si è spento
completamente. Ora eccomi,
seduto in un letto d’ospedale con fili attaccati a me che
pompano sostanze
chimiche nel mio sangue, come se davvero mi servissero. Non
è come se fossi
malato o quant’altro, anche se tutti mi guardano come se lo
fossi e come se mi
potessi rompere da un momento all’altro.
Giorno quarantaquattro:
Ho visto mia madre oggi,
dopo tanto tempo. Non
l’avevo contattata dal funerale, anche se è stata
così in pensiero per me. Mi
sono svegliato vedendola piangere con la mano sulla bocca mentre
guardava il
mio fragile e magro corpo. Le ho detto di non piangere, e che stavo
bene, il
che l’ha solo fatta piangere di più. I dottori
l’hanno spinta fuori dalla
stanza, affermando che dovessi riposare. No. Ho solo bisogno di te qui
con me.
Giorno quarantacinque:
Ho fatto un sogno oggi: ho
visto il tuo viso. Dio
Harry, sto incominciando a dimenticare come sei. Certo, posso guardare
le
fotografie, ma loro non si muovono, o ridono, o sbattono le ciglia.
Sono solo
ricordi catturati. Ma i miei ricordi iniziano a svanire. Magari
è colpa delle
sostanze chimiche che si riversano nel mio sangue dai vari tubi
attaccati a me,
ma stanno comunque iniziando a svanire. Non posso perdere quei pochi
frammenti
che mi rimangono di te. Quando mi sono svegliato, ho trovato Zayn
seduto
accanto al mio letto con e lacrime che gli rigavano il viso, mentre mi
parlava.
Non si era neanche accorto che mi ero svegliato, e ha continuato a
parlare. Non
riuscivo a sentirlo, ma non importava.
Giorno quarantasei:
Sto cercando di mantenere la
calma, davvero. Questo
ospedale mi sta facendo andare fuori di testa,e ancora non mi lasciano
uscire.
Continuo a insistere che sto meglio, ma mi rispondono solo che sono fin
troppo
sottopeso e stressato. Essere chiuso in questa stanza mi sta
stressando; non
ero mai stato così stressato come lo sono ora. Sono
così annoiato. Puoi cantare
per me, per piacere?
Giorno quarantasette:
Il management mi ha
suggerito di prendermi un mese
di vacanza, per passarlo con la mia famiglia e guarire. Ma loro non
capiscono
che queste ferite non guariranno mai. Non è che io non
voglia vedere la mia
famiglia, mi mancano da impazzire. Ma se me ne vado, chi si
occuperà di casa
nostra? Non posso lasciare il nostro appartamento, Haz, non posso. Non
posso
lasciare che lo tocchino. Ho paura che se me ne vado, rimuoveranno ogni
residuo
di te, così quando torno non ci sarebbe più nulla
di te per me.
Giorno quarantotto:
Infine ho deciso
malvolentieri di prendermi questo
periodo di vacanza, dopo un’ora che mia madre stava
piangendo, dicendo quanto
le mancassi e quanto mi volesse a casa con lei. Pensano sia la cosa
migliore
per me, andarmene per un po’. Quindi ecco dove mi trovo,
scrivendo questa
pagina vicino a una valigia vuota. Forse dovrei portare il tuo berretto
preferito con me, così posso addormentarmi con te nelle mie
braccia— o almeno
con qualcosa che mi ricordi te. Spero non ti dispiaccia se lo prendo in
prestito.
Giorno quarantanove:
La stazione è
affollata e il rumore continua a
rimbombarmi nelle orecchie. Le persone continuano a spingermi e Paul mi
guida
attraverso l’ammasso di gente, mentre cerca tutto il tempo di
tenermi lontano
dalla vista delle fans. Ringrazio Paul per questo, perché
non voglio che le
fans mi vedano così. Indosso il tuo vecchio berretto assieme
ai tuoi vecchi
vestiti consumati che indossavi ogni mattina per girare per casa. Sono
piccolo
nella larga felpa che inghiotte la parte superiore del mio corpo, ma
non mi
interessa sapere come sto. Sto lasciando
l’appartamento— il nostro
appartamento. Il nostro appartamento che racchiude i nostri affettuosi
ricordi,
quelli che sto cominciando a dimenticare ogni giorno che passo senza di
te qui
al mio fianco. Avremmo potuto averne di più, fossi rimasto
più a lungo. Mentre
cammino verso il treno, salutando la città che ho iniziato
ad amare, solo una
lacrima scende dal mio occhio.
Giorno cinquanta:
Dopo un breve viaggio verso
casa ieri, e dopo aver
disfatto la valigia, mi sono infine sistemato nella mia cameretta
d’infanzia.
Mia madre non mi ha perso di vista un attimo, e sto cominciando a
sentirmi
soffocato come quando i ragazzi occupavano il mio spazio vitale. Amo
mia madre,
davvero, ma ho solo bisogno di restare solo. Le ragazze sono felici di
riavermi
a casa, e mi hanno svegliato questa mattina buttandosi sopra di me e
facendomi
il solletico. E’ stata la prima volta che ho riso dopo un
po’ di tempo. Questo
potrebbe essere un bene per me.
Giorno cinquantuno-settanta:
Si, lo so che sono molti
giorni da scrivere tutti
in una piccola pagina…ma non voglio annoiarti con ogni
singolo giorno passato a
bighellonare con le mie sorelline, mia madre e il mio patrigno.
Perché davvero,
ogni giorno passava fondamentalmente allo stesso modo. Ero svegliato da
Phoebe
o Daisy che mi tiravano le ciocche dei capelli, prendendomi in giro per
farmi
svegliare dicendomi che la colazione era pronta. Gentilmente, declinavo
l’offerta, facendole scivolare nella delusione. Il sonno mi
ricatturava solo
per un altro po’, prima che mia madre entrasse in camera mia,
con un piatto
pieno di cibo in mano. Si sedeva ai piedi del letto finché
non finivo ogni
residuo di cibo dal piatto, e lasciava la stanza tranquillamente con un
sorriso
stampato in faccia. Immagino sia stato bello farla sorridere, ma dopo
ogni
pasto che mangiavo mi sentivo fiacco, e questo mi faceva venir voglia
di
dormire ancora. Ovviamente, non mi era permesso, e alle undici ero
sempre
trascinato via dal conforto delle lenzuola e portato al parco o al
centro
commerciale o qualche altro posto in cui le ragazze desideravano
andare. Loro
giocavano e parlavano allegramente mentre io camminavo solennemente con
loro,
chiedendomi cosa avrei fatto se tu avessi camminato di fianco a me,
tenendomi
per mano e portandomi lontano dalla mia sofferenza. Non è
che non mi piaccia
prendermi cura delle ragazze, è solo che dopo un
po’—e tu questo lo sai—
diventano abbastanza ingestibili. Manchi anche alla mia famiglia, sai.
Ci sono
state alcune—molto poche, ma alcune— discussioni su
di te. Mamma non parla di
te per più di un paio di minuti però,
perché pensa che parlare di te mi farebbe
solo del male. Ma a essere sinceri, sento che il peso sulle mie spalle
si
alleggerisce ogni qualvolta pronuncio il tuo nome. Ma, allo stesso
tempo, mi
ferisce. Non so bene come spiegarlo, è solo così.
Mark è venuto da me un
giorno, chiedendomi come mi sentissi. Gli ho detto che stavo bene,
così come ho
fatto con tutti gli altri, ma per qualche ragione non sembrava convinto
della
mia facciata come tutti gli altri. Siamo stati seduti per un
po’, parlando di
tutto e niente finché non si è assicurato che
stessi di nuovo bene. E a essere
onesti, per quel poco tempo mi sono davvero sentito meglio. Ma
ovviamente, i
bei sentimenti non sembrano mai durare. Specialmente quando hai un nido
di
colpe nascosto nel cuore. Le ragazze hanno notato il cambiamento in me,
e mi
sento orribile. Sto facendo soffrire tutti attorno a me e lo odio.
Quando
notano il mio carattere acido, all’inizio provavano a farmi
sorridere e ridere,
ma ora ci passano sopra lentamente, come se non sapessero neanche
più come
gestirmi. Non penso di poterli incolpare…non lo so neanche
io come gestire me
stesso. Ho messo su peso e sono di nuovo in salute, e tutti sono felici
per
questo. Ma mi sento ancora vuoto dentro. Il peso che ho preso si
è solo
aggiunto al peso che ho sulle spalle. Non so se questo ti stia facendo
capire
molto dei giorni passati, ma come ho detto, non è successo
nulla di che. Il
dolore si è placato per un paio di giorni, solo per tornare
un’altra volta. Non
c’è bisogno di dire che non mi ha aiutato
così tanto come tutti si aspettavano.
Giorno settantuno:
Sono sul treno di ritorno
per Londra ora, e
lasciami dire che sono nervoso. Più nervoso di quanto non lo
sia mai stato. Più
nervoso di quanto lo fossi prima della nostra prima esibizione, quando
mi hai
sussurrato parole di incoraggiamento all’orecchio prima che
salissimo sul
palco. Mi hai sorriso rassicurante prima che la canzone iniziasse, e
dopo questo
mi sono sentito come se stessi volando. E’ triste pensare che
non avrò più
l’occasione di esibirmi con te ancora, o coccolarti nel bel
mezzo della notte
quando non riesco a dormire, o venire da te quando ho bisogno di un
abbraccio.
Ho paura di tornare all’appartamento. E se lo hanno cambiato?
—
Sono a casa ora, seduto in
camera tua, in realtà.
E’ rimasta esattamente com’era. Sono
così sollevato ora che non posso neanche
spiegarlo. Sono solo felice che non dovrò dormire senza un
pezzetto di te qui
con me.
Giorno settantadue:
Sono venuti i ragazzi oggi.
E’ stata la prima volta
che li ho visti dopo un mese. Si aspettavano sicuramente di
più…magari una
versione più felice di me— come ero prima. Beh,
notizia flash per loro, non
sarò mai più quel Louis. Lo so per certo ora. Ti
sei portato via un pezzo di
me, Harry. Sono solo una parte di ciò che ero prima. Ora
sono rotto, lacerato
dentro. Niall e Liam mi hanno abbracciato forte per un po’,
piangendo lacrime
di felicità e sollievo nel vedere che avevo riacquistato
peso. Hanno detto di
essere felici che io fossi tornato, ma non penso lo siano stati. Non
sono il
Louis che loro conoscono o a cui vogliono bene, sono uno sconosciuto.
Per
quanto riguarda Zayn, è rimasto dietro per un po’
aspettando che gli altri finissero
di darmi il bentornato a casa. Quando hanno finito mi ha abbracciato
anche lui.
Penso che lui abbia pianto più di tutti.
Giorno
settantatré:
Sono uscito
dall’appartamento stamattina, in
vestaglia e pantofole. Il sole brillava ardentemente nei miei occhi, e
ho
aggrottato la fronte per il disgusto. Tutto quello di cui avevo bisogno
era del
latte per i miei cereali, ma ovviamente, nulla va mai come programmato.
Alla
mia vista, circa quattro o cinque ragazze hanno iniziato a strillare e
avvicinarsi a me. Io non ero molto in vena, ma ho continuato con la
messa in
scena. Sai come funziona. Hanno cominciato tutte eccitate a
chiacchierare con
me, parlando di cose che a me non interessavano minimamente, e ho
forzato un
sorriso in faccia. Improvvisamente si sono calmate guardando il mio
aspetto, e
una si è avvicinata lentamente per darmi un piccolo
abbraccio. Anche se fosse
stata una scusa per toccarmi, ho apprezzato il gesto della ragazza. Non
volevo,
ma ho cominciato a piangere tra le sue braccia. Lei è
rimasta lì, stringendomi
finché le mie lacrime non sono finite e poi mi ha
allontanato per asciugarmele.
“Tutti gli volevamo bene, lo sai. Voi due vi amavate
però, ed era evidente. Ti
amava così tanto Lou, non dimenticarlo. Non dimenticarlo
mai.” Mi ha sussurrato,
stringendomi un’altra volta prima di andarsene. Non mi aveva
neppure chiesto un
autografo o una foto, ed ecco quando ho realizzato: alle nostre fans
importa
davvero. Non è solo per il fatto che siamo famosi o
“carini”. Ho capito molto
oggi. Ma una grande cosa in particolare che sento il bisogno di
condividere con
te è che ho capito di non poter vivere senza di te.
Giorno settantaquattro:
Ho provato a resistere
all’impulso, ma non mi si
ripresentava da un bel po’. Ho colpito un altro specchio
oggi, con la mano sana
ovviamente. La vista del liquido cremisi che colava dalle fessure
appena create
nella mia pelle mi ha affascinato, e sono rimasto lì a
sanguinare, finché non
ho sentito nient’altro che intorpidimento. Non
c’era dolore, solo una calma
persistente spazzata dentro di me, fino a quando mi sono lasciato
andare nello
stato di incoscienza.
Giorno settantacinque:
Mi sono appena reso conto
che sono passati due mesi
senza di te, e questo lo rende solo più reale. Non sono
nient’altro che un
guscio vuoto ora. Vivo senza uno scopo e non ho nient’altro
da dare a questo
mondo.
Giorno settantasei:
Ho ritirato fuori il tuo
biglietto oggi. Era
nascosto sul retro del cassetto del mio comodino,
nell’intento di nasconderlo
da me stesso. Ma avevo bisogno di vedere la tua calligrafia, e leggere
le
parole stampate sulla pagina che conosco a memoria, parole che potrei
recitare
nel sonno. Mi sento colpevole ora più che mai, come se il
dolore iniziasse a
filtrare attraverso la mia anima ancora una volta. Ma rileggere la tua
lettera
mi ha fatto male in un modo che mai avevo immaginato finora. Eleanor se
n’è
andata ora; è fuori dai giochi. Non l’ho
più richiamata da quando ho messo fine
a tutto. Non posso credere che sia stato necessario che tu te ne
andassi per
capire che lei non era ciò che volevo. Tu avresti dovuto
dirmelo. L’avrei
mollata subito. Avrei dovuto dirtelo, credo, ma non ero a conoscenza di
quei
sentimenti in quel momento. Tutto quello che posso fare è
incolparmi però. E’
colpa mia e lo sarà sempre.
Giorno settantasette:
Mi sono imbattuto in Anne
oggi. Non so cosa ci
facesse a Londra, non gliel’ho chiesto, ma appena mi ha visto
mi si è buttata
tra le braccia, piangendo disperatamente sul mio petto. “Mi
fa sempre più male
ogni volta che la vedo.” Mi ha sussurrato
all’orecchio, e si è allontanata
prima che potessi rispondere. Sono rimasto sbigottito sulla strada tra
un mare
di persone, fissando a bocca aperta alla figura di tua madre che
scompariva. Ho
supposto stesse parlando della tua tomba.
Giorno settantotto:
Non ho visitato la tua tomba
ieri semplicemente
perché ero troppo spaventato. Ho appena realizzato che non
ti ho fatto visita
mai una volta dal funerale, e la colpevolezza mi divora ora
più che mai. Mi
sento malissimo. Mi sento completamente, assolutamente male. Sono stato
così
egoista. Sono sempre stato così egoista.Ho sempre pensato a
me stesso invece
che a te. Quindi eccomi, seduto accanto alla tua tomba con le lacrime
che mi
rigano il viso. I fiori sono freschi, e ce ne sono a dozzine, Haz. La
gente ti
ama. Ho portato solo una rosa; spero davvero che sia abbastanza. Non
volevo
riempire lo spazio, ma vedere tutti questi tipi diversi di fiori fa
sembrare il
mio patetico. Te l’ho dato ad ogni modo. L’ho messo
proprio di fronte. ho
intenzione di restare qui un po’, quindi ho un paio di
coperte con me e una
bottiglia di vino. Rosso. E’ sempre stato il tuo preferito.
Giusto, Harry?
Giorno settantotto:
Mi sono svegliato ancora qui
vicino alla tua tomba
oggi, solo per capire che mi sono ubriacato ieri sera, e sono svenuto
nell’erba. Devi vergognarti di me.
Giorno settantanove:
Penso che
diventerà un’abitudine visitare la tua
tomba. Prometto di portare una rosa ogni giorno, così posso
almeno un po’
competere con tutti questi bellissimi fiori che ti circondano. Ci sono
margherite e gigli, hai sempre amato i gigli. Mi sono seduto e ho
cantato per
te oggi; spero tu mi abbia sentito, ovunque tu sia. So quanto ti piace
quella
canzone. I ricordi mi inondano, e ricordo quel giorno alla casa dei
giudici
quando l’hai cantata mettendoci tutto te stesso per
impressionarli. Non
dimenticherò mai la tua voce in quella canzone, o la tua
voce in qualsiasi
altra canzone se è per questo. Ma l’ho cantata per
un’altra ragione, Harry.
Sono lacerato. Lo sono davvero.Non socosafare…e voglio solo
che tu mi mandi
qualcosa, qualsiasi cosa. Ho bisogno di un segnale che mi dica se sto
facendo
la cosa giusta o no.
Giorno ottanta &
ottantuno:
Mi scuso per non averti
fatto visita ieri. Niall,
Liam e Zayn hanno avuto piani diversi, e mi hanno portato alla
spiaggia. Non è
ancora abbastanza caldo fuori, ma penso abbiano pensato che sarebbe
stato
divertente a prescindere dal tempo. A dire la verità,
l’ho odiato. Mentre loro
correvano sulla sabbia calciando un pallone da calcio, io sono rimasto
seduto
nell’erba, guardando le onde scontrarsi sulla costa e le
infrangersi contro le
rocce. Era così pacifico e tranquillo. Mi ero quasi perso
nella scena quando ho
sentito una voce. La tua voce per l’esattezza. Potevo sentire
la tua presenza
accanto a me, quando mi hai circondato la spalla con il tuo braccio.
Quando mi
sono voltato, tu stavi mi sorridendo con quel sorriso che ha sempre
fatto
balbettare il mio cuore. “Amo la spiaggia Lou, non
è bellissima?”. In momento
ero così sopraffatto che non sono stato in grado di
rispondere, e le lacrime
hanno superato la mia abilità nel parlare o anche muovermi
rapidamente. I
ragazzi l’hanno immediatamente notato e sono piombati al mio
fianco, portandomi
via mentre gridavo il tuo nome, pregandoti di tornare indietro. Oggi
sono
costretto a passare l’intera giornata con Zayn, che si
è gentilmente offerto di
tenermi d’occhio durante la notte. Ho rifiutato, ma dopo un
po’ di insistenza e
supplica, affermando che era per il mio bene, ho accettato arrabbiato.
Non
abbiamo fatto nulla, siamo solo stati seduti a parlare di tutto. Non mi
ha
nemmeno permesso di parlare di te però, e mi ha ferito
questo. Mi dispiace così
tanto di non essere potuto venire.
Giorno ottantadue:
Giuro di averti sentito
cantare oggi. Mentre mi
stavo facendo la doccia, ho potuto sentire il debole ronzio della tua
voce che
cantava assieme alla canzone a palla negli altoparlanti. La voce era
così bella
e allettante, sono entrato in trance sentendola. Ho capito che era la
tua voce
nell’esatto secondo in cui l’ho sentita. Era
così bella, Harry. Sembri davvero
un angelo ora. Finalmente ho visitato ancora la tua tomba oggi, con tre
rose
stavolta, per gli scorsi due giorni che sono mancato. Quando ho
cantato, ho
potuto sentire l’eco della tua voce che diventava
tutt’uno con la mia. Ho
cantato “Moments” solo per te, perché so
quanto ti piacesse quella canzone. Mi
ricordo che una volta sei scoppiato in lacrime mentre la cantavi, e io
ho
dovuto asciugartele per farti continuare.
Giorno ottantatré:
I ragazzi pensano che io
stia meglio. Pensano che
la stia superando. Ma la verità è che non sanno
che ascolto la tua voce per
farmi addormentare ogni notte.
Giorno ottantaquattro:
Ti ho visto nei miei sogni
ieri notte. Eri sul
palco, che non mi sorprende perché è dove mi hai
sempre detto ti piaceva stare
di più. Mi guardavi e mi sorridevi, facendomi cenno di
venire più vicino.
Quando hai preso le mie mani, sembrava fosse vero…e non
volevo lasciarti
andare. Non volevo mai che il momento finisse. La tua bocca si
è chinata a
sfiorare il mio orecchio, e ho sentito immediatamente i brividi
scorrermi lungo
la schiena. “Vieni con me.” Mi hai sussurrato, e ti
sei allontanato solo per un
attimo prima di far scontrare le tue labbra contro le mie. E’
stato il bacio
più bello che io abbia mai dato. Eppure non era reale.
Quindi quando mi sono
svegliato per trovarti non al mio fianco, ho iniziato a piangere.
Giorno ottantacinque:
Mi sono imbattuto in Eleanor
oggi. Lei sta bene,
non che mi sorprenda. E’ sempre stata un po’
egoista, e non riesco a credere
che mi sia servito ciò per accorgermene. Mi ha chiesto come
stessi, anche se
dubito che gliene importasse davvero qualcosa. Dopo, ha cominciato a
parlare di
te. Non potevo sopportare di sentirla pronunciare il tuo nome, quindi
me ne
sono andato senza dire una parola.
Giorno ottantasei-
ottantotto:
Ho dormito questi tre
giorni. Non c’è molto che io
possa dire. Tutto quello che posso dire è che è
stato bello vederti, e che era
dura svegliarsi. Ecco perché ho continuato a dormire. Volevo
solo vederti e
sentirti.
Giorno ottantanove:
Liam mi ha chiamato oggi,
chiedendomi se volessi
prendere qualcosa da mangiare. Il mio stomaco ha brontolato in
risposta, quindi
ho accettato. Penso sia stata solo una scusa per smetterla di
torturarmi con i
sogni che stavo facendo… Siamo passati dal cimitero andando
al ristorante, e ho
chiesto al conducente di accostare velocemente. Liam mi ha guardato
stranito,
prima di seguirmi attraverso la portiera e verso la tua tomba. Non
avevo mai
visitato la tomba con nessun altro, quindi non sono stato molto capace
di fare
la mia solita routine. Scusami. Però sono riuscito a cantare
con te assieme
anche a Liam. Le nostre voci echeggiavano in tutto il cimitero da una
lapide
all’altra, attorno alla zona. Spero ti sia piaciuta la nostra
canzone. Ma mi
manca essere l’unico a cantare per te, quindi penso che
continuerò a farti
visita da solo. Comunque, il cibo al ristorante era buono, e ho
finalmente
riacquistato il mio appetito. Non che importi.
Giorno novanta:
Oggi ho fatto visita a mia
madre, subito dopo
averla fatta alla tua ovviamente. Ho passato tutto il giorno stando in
giro per
casa, giocando con le ragazze e recuperando il tempo perso con mamma e
Mark. E’
stato bello stare ancora con la famiglia, e mi è dispiaciuto
andarmene così
presto. Quando ho baciato mia mamma sulla guancia, per salutarla, lei
mi ha
stretto forte a sé. Non voleva che me ne andassi, e me lo ha
fatto capire
quando ha cominciato a pregarmi di restare per la notte, quindi ho
accettato.
Penso che almeno potrei avere la decenza di passare più
tempo in famiglia prima
di andarmene.
Giorno novantuno:
Ho passato la giornata al
parco oggi, seduto sulle
panchine a leggere il mio diario mentre le ragazze giocavano nel parco
giochi.
Ho scritto molto Harry, ma non è abbastanza. Non
sarà mai abbastanza. Dopo aver
portato fuori le ragazze per un gelato, e aver passato un paio
d’ore con mamma
fuori vicino al fuoco, ho deciso che era arrivato il momento di
salutarci. Li
ho tenuti stretti nelle mie braccia, assicurandomi che non potessero
respirare.
Li ho abbracciati con tutta la forza che avevo, facendogli capire
quanto
volessi loro bene. Ho baciato mia madre sulla guancia, dicendole quanto
le
volessi bene così come alle ragazze. Ho anche abbracciato
Mark. Quando mi ha
detto di tornare presto, ho potuto sentire le lacrime che cominciavano
a
scendermi, così ho frettolosamente raggiunto la macchina.
E’ stata l’ultima
volta che li avrei rivisti.
Giorno novantadue:
Ho fatto pace con Eleanor
oggi. So quanto non ti
piacesse, e che lei è una delle ragioni per la quale te ne
sei andato, ma non
potevo sopportare l’idea di andarmene senza essermi prima
accertato che tutti i
debiti fossero salvati.
Giorno novantatré:
Ho trascorso la giornata
allo studio con i ragazzi,
cantando e dando il meglio di me stesso al microfono per le nuove
canzoni
dell’album. Mi sono sentito un po’ male,
perché quando me ne sarò andato loro
saranno costretti a registrarle tutte un’altra volta. Ho
visitato la tua tomba
ancora una volta, lasciando due rose ai piedi della tua lapide.
Giorno novantaquattro:
Niall, Zayn e Liam hanno
insistito per andare al
giro turistico. E’ pazzo pensare che per tutto questo tempo
che ho vissuto a
Londra, non abbia mai visto la metà delle cose in
città. Quindi oggi l’ho
trascorso ancora con i ragazzi, passando da un’attrazione
turistica a un’altra,
scattando diverse fotografie assieme davanti ad alcuni monumenti e con
alcune
fans che ci hanno riconosciuti. Questa volta non mi è
dispiaciuto, perché i
miei ultimi giorni devono essere spesi bene.
Giorno novantacinque:
Dove sei andato? Non eri nei
miei sogni l’altra
notte, e non hai cantato con me alla tua tomba. Sto cominciando a
sentirmi solo
ancora.
Giorno novantasei:
Mi sono fermato al negozio
tornando a casa dallo
studio, assicurandomi che nessuno dei ragazzi mi stesse seguendo. Ho
afferrato
una grossa bottiglia di pillole e l’ho comprata, senza
nemmeno guardare il
cassiere. Me ne andrò nel tuo stesso modo Harry, te lo devo.
Giorno novantasette:
L’urgenza di
prendere le pillole c’è, ma non ho
ancora finito di vivere i miei giorni ancora. Oggi ho chiamato tutti
quelli che
conosco, e ho detto loro quanto gli volessi bene. La maggior parte mi
ha
chiesto il perché, ma li ho rassicurati dicendo loro che mi
sentivo dolce.
Ovviamente mi hanno creduto. Niall, Liam e Zayn sono venuti da me. Ci
siamo
seduti attorno al mio computer a guardare i video di X Factor e qualche
nostra
esibizione. Abbiamo riso e pianto. Li ho guardati tutti e tre e ho
iniziato a
capire quanto tenessi a loro. Non voglio perderli. Davvero non voglio.
E
davvero, so quanto sarà difficile per loro quando me ne
sarò andato. Ma sono
pronto. Non posso più vivere qui senza di te.
Giorno novantotto:
Sono rientrato in Twitter
per la prima volta dopo
secoli, trovando le mie menzioni piene e le fans fuori di testa su
tutta la mia
time line. Sono preoccupate per me, ed è duro leggere tutti
i messaggi di
conforto che mi hanno lasciato, realizzando che entro domani me ne
sarò già
andato. Ho inviato un ultimo tweet, fingendo felicità ma
credendo in tutte le
parole che ho scritto: “Scusatemi se non sono stato su
Twitter amori…ma vi amo,
non dimenticatevelo mai! Xx.” Quasi subito Twitter si
è riempito di menzioni e
risposte al mio post, chiedendosi dove diamine fossi stato. Ma le ho
ignorate,
e ho spento il mio computer, permettendomi di prendermi
un’ultima notte di
sonno.
Giorno novantanove:
Ho visitato la tua tomba
un’ultima volta. Ho
lasciato un paio di rose come scusa della mia assenza dei giorni
scorsi, ma non
avrà più importanza tra un paio d’ore.
Ti ho cantato un’ultima canzone, la tua
preferita di tutti i tempi, e finalmente ti ho sentito cantare con me.
La tua
voce sembrava più vicina ora, e quindi ho capito che era
giunto il momento.
Prenderò l’intera bottiglia di pillole, e mi
rinchiuderò nella tua stanza.
Indosserò tutti i tuoi vestiti così
potrò sentire il tuo odore mentre esalo i
miei ultimi respiri. Novantanove giorni senza di te sono sembrati
un’eternità,
ed è impossibile stare qui ancora. Ora ho il diario e il tuo
biglietto nelle
mie mani tremanti, e sono fottutamente nervoso Harry, spero tu lo
sappia. Sto
lasciando questi qui con te, così saranno più
facili da trovare una volta che
sarò morto. Questi erano tuoi. Il mio cuore è
sparso dentro questo diario, e il
mio cuore è tuo. Ci vediamo presto, ti amo.
-Lou xx
Alcuni dicono che
l’amore sia l’emozione più forte
che una persona possa provare. Prende tutte le fibre del tuo corpo,
facendosi
strada attraverso la tuo anima e uccidendoti dall’interno.
Deteriora il tuo
buon senso, facendoti fare cose stupide in suo nome. Questo
è quanto hanno
teorizzato.
Quando trovarono il corpo
freddo e immobile di
Louis, coperto nel piumino di Harry, indossando i vecchi vestiti di
Harry, beh
quella fu l’unica spiegazione al momento. Era stato tutto
fatto nel nome
dell’amore. Quando i paramedici arrivarono, era troppo tardi:
se ne era andato.
Niall, Liam e Zayn avevano perso già un altro amico.
Rimasero lì a piangere per
la perdita di un altro dei loro migliori amici. Louis li fissava, un
triste
sorriso impresso sulle sue labbra mentre il suo corpo veniva tirato via
dal
letto, e fuori dall’appartamento. Guardò quando i
ragazzi caddero a terra sul
pavimento, piangendo a dirotto. Non poteva farci nulla, ma voleva
raggiungerli
e confortarli. Era impossibile. Cominciarono ad incolpare loro stessi,
dicendo
che non ci erano stati abbastanza per lui, il che fece solo Louis
guardare loro
con frustrazione. Era felice ora, e voleva che loro fossero felici per
lui.
Louis sentì una
mano toccargli la spalla, e si girò
per trovarsi davanti un paio d’occhi verdi—
lampeggianti, in movimento, tutto.
Sorrise al ragazzo prima di lui, che a suo volta gli sorrise
ampiamente. Le
lacrime scesero dagli occhi dei due ragazzi non appena si girarono a
guardare i
loro migliori amici, che avevano fatto soffrire per la lotta del loro
amore.
“Sei
pronto?” chiese Harry, richiamando
l’attenzione di Louis su di sé. Louis
annuì, e Harry gli prese la mano,
portandolo lontano verso la sua nuova vita.
“Ti
amo.” Sussurrò Louis, chinandosi per baciare
Harry sulle labbra.
“Ti amo anche
io.”
Quindi i due camminarono
verso la luce, tenendosi
per mano e cantando, assieme con gli angeli che chiamavano i loro nomi,
la loro
ninna nanna preferita. Louis si girò a guardare Harry, il
ragazzo che aveva
amato per così tanto tempo e a cui aveva inflitto molto
dolore nella precedente
vita. Ora avevano una nuova vita, che avrebbero potuto passare assieme
per
sempre, cantando con gli angeli.