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Autore: Nymeria90    27/07/2013    4 recensioni
Nel 2183 un nave non identificata attacca e distrugge la Normady SR1. Il comandante Shepard, eroe della Cittadella, muore nello scontro e il suo corpo si perde nello spazio. I superstiti della Normady, dopo aver sepolto una bara vuota, voltano pagina e cercano di ricostruirsi una vita, ma due anni dopo Alexander Shepard ritorna dal mondo dei morti. La sua missione: salvare la galassia, un'altra volta. Ma scoprirà ben presto che il prezzo da pagare è la sua anima, un prezzo che forse è troppo alto, persino per lui.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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Normandy SR2, 2185
 
Jack sbadigliò, scalciando via le coperte che le si erano arrotolate attorno alle caviglie; sollevò pigramente le palpebre e il respiro le si mozzò in gola. Davanti ai suoi occhi c’era lo spettacolo più straordinario che avesse mai visto: la Terra.
Si mise seduta, lo sguardo fisso sul pianeta che rifulgeva in tutta la sua terrena bellezza oltre il soffitto vetrato della Normandy.
In quel momento non si trovò più nell’alloggio del comandante, ma fuori, alle soglie del pianeta natale.
Non aveva mai capito l’ossessiva brama dei Quarian verso un mondo che non era più il loro, ma ora, di fronte alla vastità di quel pianeta che non aveva mai conosciuto, sentì l’impellente bisogno di rivendicarlo come “suo”.
Era bellissima la Terra, avvolta da nubi leggere, levigata dalla lieve iridescenza dell’atmosfera, accarezzata dalla pallida luminescenza di stelle lontane e da quella, vivida e pulsante, del suo unico, fulgido, astro.
Sussultò quando le braccia di Shepard l’avvolsero – Benvenuta a casa, Jacqueline.- sussurrò, roco, al suo orecchio.
- Non l’avevo mai vista.- confessò, cercando di nascondere l’emozione – Non dal vero.-
Da quando era fuggita da Pragia non aveva fatto altro che vagare per lo spazio, aveva visto infiniti mondi, attraversato i sistemi più remoti, vagando senza meta da un pianeta all’altro, ma mai, nemmeno una volta, si era avvicinata al sistema Sol. Aveva vissuto fingendo che la Terra non esistesse.
- È un mondo imperfetto.- mormorò Shepard – Sotto la superficie il suo spirito ribolle e spesso si scatena, implacabile. La sua ira è violenta e imprevedibile: terremoti, eruzioni, uragani, valanghe. La Terra conosce infiniti modi per punire chi non le porta il dovuto rispetto e spesso nel corso dei secoli l’uomo è stato castigato per la sua arroganza. E lo è tuttora.- Shepard appoggiò la testa nell’incavo del suo collo, lo sguardo fisso sullo spettacolo di fronte a loro – Ma se l’assecondi, se ti abbandoni al suo spirito, ti mostrerà cose che non oseresti nemmeno immaginare. Ho passato la mia vita nello spazio, tra nebulose e costellazioni, ho assistito alle tempeste protoniche e alle eruzioni solari, eppure, in un solo giorno, la Terra mi ha regalato più emozioni di una vita trascorsa tra le stelle.-
Jack trattenne il respiro – Che cosa hai visto?-
Lui sorrise contro la sua spalla – Ho visto l’orizzonte tingersi di rosso e il sole tuffarsi nel mare, ho udito il canto degli uccelli e il vento stormire tra le foglie degli alberi, ho sentito il calore del sole sulla pelle e il profumo del timo selvatico, ho affondato i piedi nella sabbia con la schiuma delle onde che mi accarezzava la pelle come le dita di un’amante … -
Si appoggiò contro di lui, incredula – Tu parli di cose che non riesco nemmeno a capire.-
- Prima di recarmi sulla Terra non le capivo nemmeno io. Conoscevo solo il ronzio dei motori e il sibilo dei freni iperluce, il giorno e la notte erano una mera simulazione, i respiratori del casco avevano filtrato l’aria di decine di pianeti diversi, mentre la luce di astri lontani si rifletteva sul gelido metallo della mia corazza … - le dita di Shepard corsero leggere sulla sua pelle - … io e te, Jack, abbiamo visto molto senza vivere niente.-
Non gli rispose, non ce n’era bisogno.
Rimasero in silenzio a lungo, quasi timorosi di profanare la sacralità di quel momento con vuote parole.
- Che cosa ti ha portato sulla Terra?- domandò infine Jack.
Shepard si sfilò una delle medagliette che portava al collo e gliela mise in mano – Lei mi ha portato sulla Terra.-
Jack lesse il nome sulla medaglietta: Sasha Red. Ricordò una splendida ragazza, col volto coperto di lentiggini e gli occhi verdi, che le sorrideva da una fotografia posta su una lapide bianca in un cimitero fasullo.
- Sasha era nata sulla Terra, nei bassifondi di una città decaduta. Era una “bambina perduta”.- esitò, timoroso della sua reazione – Immagino tu sappia di cosa sto parlando.-
La mascella di Jack scricchiolò, ma si sforzò di annuire: era stata anche lei una “bambina perduta” in tempi e in luoghi diversi, forse, ma le differenza si esaurivano lì. Ad accomunarle c’era un’infanzia profanata dal sangue e dalla violenza.
- Sulla Terra aveva vissuto i peggiori momenti della sua vita. - riprese Shepard, nei suoi occhi si rifletteva il miraggio del pianeta natale – Avrebbe dovuto odiarla e invece l’amava, morbosamente, disperatamente, di un amore che io non riuscivo nemmeno a concepire. Ammetto di esserne stato geloso: come poteva amare quel pezzo di roccia più di me?- Shepard si alzò, lentamente, offrendosi nudo e indifeso allo sguardo implacabile del suo mondo – Dopo la sua morte decisi di andare sulla Terra, per la prima volta. Volevo sapere cosa ci fosse di così speciale in quel mondo che aveva amato con tutta se stessa.- allargò le braccia e rovesciò il capo, come un martire pronto ad immolarsi – Mi è bastato posarvi un piede sopra per capire: la Terra ci appartiene e noi le apparteniamo, siamo suoi, dal momento in cui nasciamo, è la nostra madre e il nostro Dio, è l’unica cosa per cui vale la pena vivere e morire.-
Jack rabbrividì – Mi ricordi quegli esaltati della setta religiosa di cui facevo parte.- non era un complimento.
Shepard rise tornando a sedersi al suo fianco – Non temere, non ti sacrificherò su un altare di pietra.- la baciò – Non sei né innocente né, tantomeno, vergine …-
Jack lo attirò a sé – L’innocenza è noiosa, Andrej …- sussurrò mentre le sue mani scivolavano in basso, sempre più in basso …
Shepard le morse il collo con un mugolio di piacere …
- Comandante, l’Alleanza ha appena autorizzato l’ingresso nell’atmosfera terrestre, ci prepariamo alle manovre di discesa. Arrivo previsto tra un’ora.- la voce di IDA risuonò nella cabina, facendoli sobbalzare.
Shepard espirò rumorosamente, staccandosi da Jack – Ricevuto IDA.-
Il comandante fece per alzarsi, ma Jack lo trattenne – Non così in fretta, Andrej.- lo spinse di nuovo sui cuscini, mettendosi a cavalcioni su di lui –Un’ora è un’eternità.-
- Jack …- protestò debolmente Shepard mentre lei cominciava a muoversi, lentamente, avanti e indietro.
Lei lo ignorò, chiuse gli occhi e rovesciò la testa, un velo di sudore le imperlava la fronte e il labbro superiore.
Le proteste di Andrej si spensero in un ansimo sottile, mentre continuavano a muoversi, insieme, l’energia oscura che guizzava sopra la loro pelle, attraversando i loro corpi con piccole scariche elettriche.
Shepard continuò a pronunciare il suo nome, non c’era più rimprovero nella sua voce, ma desiderio, adorazione, nessuno l’aveva mai fatta sentire così. In quel momento, per la prima volta, capì cosa fosse l’amore e seppe perfettamente, distintamente, che non l’avrebbe provato mai più.
Era un addio. Lo sapevano entrambi ed era proprio quella consapevolezza a guidarli, a farli muovere in perfetta sincronia, incapaci di distinguere dove finiva il corpo dell’uno e cominciava quello dell’altra.
Jack sentì le lacrime scivolarle lungo le guance e quando aprì gli occhi vide che lui la stava fissando, e l’azzurro dei suoi occhi tremava, sopraffatto da quella stessa malinconia che minacciava di portare via anche lei.
- Ti amo, Andrej …- sussurrò per la prima e ultima volta. Non aveva mai pronunciato quelle parole e mai più l’avrebbe fatto.
Lui mosse le mani lungo il suo corpo, sfiorandola con dita tremanti, la fissò, incredibilmente serio – Ti amo anch’io, Jacqueline.- era sincero, totalmente, assolutamente sincero. Andrej l’amava, su questo non aveva mai avuto dubbi, ma sapeva altrettanto bene che il comandante Alexander Shepard le voleva solo un gran bene e nient’altro.
Un’altra spinta e Jack rovesciò la testa all’indietro, affondando le unghie nel petto di Andrej, si sentì elettrizzata, come se tutta la parte inferiore del suo corpo avesse ricevuto una scarica ad alto voltaggio.
All’apogeo del piacere la sua mente esplose e le sembrò di perdersi nel nulla infinito e perfetto, sentì Andrej inarcarsi sotto di lei, con un roco ansimo, le mani strette sulle sue natiche.
Jack si abbandonò, a occhi chiusi, in preda agli spasmi, le sembrò di galleggiare, di essere appesa a testa in giù.
Le braccia di Andrej l’avvolsero e lui la baciò a lungo. Sulle labbra sentì il sapore salato delle lacrime, non avrebbe saputo dire di chi fossero, forse di entrambi.
- Adesso devi andare, Jackie.-
Intorno a lei il mondo riprese a girare, ma dalla parte sbagliata. Fu come una secchiata d’acqua fredda in pieno viso.
Si divincolò dalla sua stretta, con stizza e si alzò di colpo, senza guardarlo.
- Jack …-
Si rivestì con gesti rabbiosi, continuando a ignorarlo. Non voleva sentire le sue patetiche scuse, non voleva assistere al ritorno del grande comandante Shepard.
- Ne abbiamo già parlato.- insistette lui, ottusamente – Non voglio che ti arrestino, devi scendere con la navetta prima dell’attracco.-
Non rispose, sarebbe stato inutile, lui aveva già scelto per entrambi.
Si voltò per uscire e in quel momento il suo sguardo cadde su una fotografia appoggiata sul tavolino. Immortalava tre persone, due uomini e una donna, che sorridevano all’obiettivo. Riconobbe Shepard e la Williams, immaginò che il terzo fosse quel tenente Alenko di cui aveva molto sentito parlare.
Quella fotografia ricordava il passato e annunciava il futuro. La Normandy sarebbe tornata ad essere una nave dell’Alleanza e accanto a Shepard ci sarebbero stati gli amici di un tempo.
Jack non si faceva illusioni: nel futuro di Shepard lei non c’era.
- Andrej se n’è andato per sempre, non è così?- si era ripromessa di non dire niente, ma alla fine era stato più forte di lei.
Lui le aveva dato tanto, più di chiunque altro, l’aveva aiutata a risorgere dalle sue stesse ceneri. Non meritava il suo silenzio.
- Ho scelto di essere Alexander Shepard molto tempo fa, Jack. Sapevamo entrambi che non sarebbe durata.-
Lei annuì, sentendo nella bocca il sapore amaro della parola “addio” – Nessuna promessa.- ricordò. Non avrebbe mai potuto odiarlo, nemmeno volendo. La stava abbandonando, certo, ma aveva sempre saputo che prima o poi l’avrebbe fatto. La colpa era sua, lei che si era innamorata di un uomo che esisteva solo nel suo presente e che non avrebbe mai avuto un futuro.
Lui l’abbracciò, per l’ultima volta.
- Sono fiero di te, Jack. Sei libera adesso, non sprecare la vita che ti sei conquistata.-
Aveva paura, paura che ricadesse in quel baratro di follia, odio, dolore, dalla quale l’aveva estratta.
Non temere, Shepard. Non tornerei indietro per nulla al mondo. Nemmeno per te.
- Il Soggetto Zero non esiste più, Shepard.- finalmente si girò a guardarlo e gli sorrise, nonostante tutto – Non diventerò mai una brava ragazza e continuerò a cacciarmi nei guai. Ma non sarà più la follia a guidarmi né l’odio. Prima o poi mi metterò a fare qualcosa di buono.- si strinse nelle spalle – Ma prima voglio spassarmela un po’.-
Lui scosse il capo, esasperato – Io starò via per un po’, ma se mai avrai bisogno di aiuto, per qualsiasi cosa, rivolgiti all’ammiraglio Anderson. È un amico.-
- Ci penserò.-
Rimasero in silenzio, a guardarsi, incapaci di dirsi addio.
- L’arrivo è previsto tra venti minuti, comandante. Consiglio a Jack di recarsi alla navetta.-
- Grazie, IDA.-
Jack gli tese la mano – Allora arrivederci, comandante.-
Lui si accigliò – Non vuoi che ti accompagni?-
Lei scosse il capo – Detesto gli addii.-
Shepard annuì e le strinse la mano – Buona fortuna, Jack.-
Jack entrò nell’ascensore, allungò la mano e si bloccò. Alzò lo sguardo e lui capì.
Si ritrovarono l’uno nelle braccia dell’altra – Non farti ammazzare.- lo sentì mormorare contro il suo collo.
Jack sfiorò le sue labbra con un bacio – Nemmeno tu. Addio, Andrej.-
Lui le mise qualcosa intorno al collo, quando guardò vide che era la sua vecchia medaglietta identificativa – Addio, Jacqueline. Ci vediamo in un’altra vita.-
Fece un passo indietro e le porte dell’ascensore si chiusero.
La missione era finita.
 
 
 
 
 
Note conclusive
 
Con questo capitolo si chiude la mia prima storia, ma sto già lavorando al seguito che ripercorrerà gli eventi di ME3; chi è curioso di vedere come andrà a finire per Alex e tutti gli altri non deve far altro che pazientare un po’ perché presto faranno ritorno, ma prima me ne vado in vacanza ;)
 
Un saluto a tutti quelli che sono arrivati fini qui e a chi ha inserito questa storia tra le seguite, le ricordate o le preferite.
Grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di recensirmi, ho apprezzato tanto ogni vostra recensione; un ringraziamento del tutto speciale va a shadow_sea e andromedahawke che mi hanno seguito fin dall’inizio con interventi davvero preziosi ed interessanti, grazie davvero di cuore per tutte le vostre belle parole!
Un abbraccio a tutti, spero di ritrovarvi nel prossimo capitolo!

  
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