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Autore: SaraRocker    27/07/2013    6 recensioni
Dopo la guerra magica, periodo immediatamente successivo.
-Hermione scopre improvvisamente che quel sentimento che ha nutrito per Ron, non era amore, e si trova dunque, costretta a lasciarlo.
Lei è improvvisamente sola, in una Hogwarts senza più i vecchi amici (quelli del settimo anno hanno lasciato gli studi), infondo chi mai dopo ciò che era accaduto sarebbe tornato tanto facilmente? Solo lei. Lei che non aveva più altra casa.
Eppure, non è la sola.
Draco, con il padre ad Azkaban, torna ad Hogwarts intento ad allontanarsi dalla propria malsana famiglia.
Cosa accadrà quando i due si incontreranno?-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Emptiness


 
Se un uomo non ha scoperto nulla per cui vale la pena morire,
non è adatto a vivere.

(MLK)

 
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"Ti amo"
 
Parole tanto dolci, sussurrate al mio orecchio a fior di labbra, erano andate a sgretolarmi in un paio di brevissimi attimi, l'esistenza.
Io, Hermione Granger, mi vidi crollare di fronte quel futuro che avevo con il mio solo e semplice pensiero eretto con una precisione tale da risultare artefatta. Un modo di vivere la mia intera esistenza da quel momento in poi, svanito.
Mi sarei sposata immediatamente, propensa ad avere almeno due bambini, un maschio e una femmina, così da poterli vedere sempre in comagnia. Avrei poi cercato un lavoro semplice, umile, possibilmente al ministero della magia, oppure anche nel mondo babbano. Se fosse stato lì, sarei stata ben propensa nel divenire insegnante; l'istruzione mi affascinava, come si sa.
Un futuro netto, preciso, sicuro.
Eretto per mano della mia stessa monotona fantasia su quel sentimento, che ero certissima di provare, ma che ora, andava con il fuggire. Non c'era mai stato davvero.
Vidi la pittura sulle tonalità sfiancanti e certe del grigio, andare a sciogliersi, privandomi di quella vita che avevo con una freddissima certezza desiderato, o meglio, convenuto di avere.
Sì, perchè non avevo imaginato altro che una vita certa, senza ripensamenti nè problemi, affiancata ad un uomo stabile, comune, sicuro.
Qualcosa in bianco e nero -lo sapevo benissimo-, che però mi era sempre parso perfettamente adattabile a me. Quel qualcosa a cui potevo abituarmi con una facilità sorprendente.
 
Ron mi aveva detto quelle parole con un sorriso imbarazzato, mentre mi abbracciava; eravamo ancora cirondati dalle macerie di ciò che aveva distrutto senza pietà la guerra magica, sopra quel ponte per Hogwarts in parte in frantumi, ed io avevo avvertito un tonfo al cuore.
Non ero in grado di rispondergli con il suo medesimo ardore e questo mi imbarazzava e spaventava. Mi faceva sentire sbagliata, sporca, maligna, doppiogiochista, ma non riuscivo ad evitarlo, non riuscivo ad andare contro a me stessa, ai miei ideali per i quali la verità era qualcosa di fondamentale, se non scontato in sè.
Avevo mutato il mio tipico cipiglio in un'espressione spaventata quasi, e lui se ne era accorto, eccome.
"Hermione, che succede?" mi chiese scostandosi, e non nascondendo nemmeno un istante una preoccupazione che aveva tutte le ragioni di esistere e che io, non potevo dunque minimamente biasimare.
Iniziai a scuotere la testa da destra a sinistra farfugliando in continuazione, come una balbuziente dei 'no' tremanti, mentre avvertivo le lacrime spingere  contro le mie palpebre serrate, come una diga spaventata dalla piena imminente. Non avrebbe retto, ne ero certa.
"No, ma... Ma che hai?" Sforzò un sorriso Ronald cercando nuovamente il contatto tra di noi, che si era pochi attimi prima interrotto, e che io evitai bruscamente quella volta, facendolo visibilmente sussultare.
Ma che mi prendeva?
"Non posso... Io..."
Siamo solo amici. Lo avrei desiderato urlare, ma allo stesso tempo mi sentivo così profondamente in torto, che non ci riuscivo. Anche per me, era tutto destabilizzante. Anche io credevo di amarlo, ne ero stata certa sino a pochi secondi prima, troppo pochi perchè potessi assorbire tanto velocemente la notizia, la scoperta.
Ed improvvisamente mi parse alla mente quel futuro da me dipinto e ridipinto, e vidi che ora, al posto del quadro perfettamente delinato con una linea nera e spessa, c'era solo che una tela bianca con qualche macchia rossa, che invece che vernice mi pariva solo che sangue. Il sangue di un cuore infranto.
"Io..." ripresi rendendomi conto di avere lasciato troppe parole e spiegazioni sospese nel vento, quel vento che doveva essere leggero, finalmente portatore di pace, ma che invece mi pareva pesante quanto mille macigni, tutti perfettamente impilati sulle spalle.
"Io sono desolata Ronald, ma... Non possiamo" mi fermai sospirando, per poi rimuginare sulle parole appena dette e capendo di essere in errore, mi corressi "Non posso" conclusi stringendo i pugni sui fianchi amareggiata con me stessa. Odiandomi quasi.
"Che... Che intendi?" domandò Ron, fingendo di non avere capito, oppure sperando di non avere capito. Desiderandolo ardentemente, lo sapevo, perchè lui mi amava davvero, ed io lo sapevo; ne ero dolorosamente al corrente.
"Hai capito benissimo cosa intendo" risposi secca, intenzionata come non mai di chiudere al più presto quella discussione che era diventata nient'altro che un peso.
"E-Ed ora dove andrai? Hai obliviato i tuoi genitori! Credevo saresti stata da me e-" "No" lo interruppi scuotendo il capo, e facendo così lo stesso anche con i capelli che mi scivolavano lunghi sulle spalle "Frequenterò l'anno perso ad Hogwarts come ripetente.." aggiunsi poi senza nemmeno rifletterci. 
Minerva ci aveva offerto questa occasione poco prima dell'inizio della guerra, dicendoci che se avessimo vinto, avremmo avuto l'occasione di scegliere se divenire Auror o ripetere l'anno perduto, ma  effettivamente non avevo preso in considerazione quella ipotesi, eppure in quell'istante, mi pareva la sola possibilità.
"Ma come? Avevi detto che saresti diventata Auror con noi.." ribattè severo il rosso, non nascondendo un tocco di rabbia, che si amalgamava perfettamente alla torbida delusione che provava verso di me.
"Lo so cosa ho detto... Ma adesso mi sembra la cosa migliore Ronald. Mi dispiace... Oltretutto, voglio diplomarmi come ogni altro studente... Anche se c'è stata la guerra non importa. Mi interessano davvero gli studi e poi... E poi servirà qualcuno che li aiuti a rimettere in sesto tutto ed io li aiuterò" conclusi cercando i suoi occhi cristallini, che trovai colmi di lacrime, che potevo con tristezza comprendere. Lo avevo distrutto, e me ne rammaricavo pur non pentendomene.
"Mi dispiace. Non ti amo" mormorai infine, capendo che ancora non gli avevo detto tutto. A quell'affermazione crollai in lacrime, confusa ed insicura d'improvviso. Mi sentivo male per ciò che avevo appena fatto nonostante lo avessi fatto per il bene di entrambi.
Sì, entrambi, perchè sapevo che lui era meglio di me e che si meritava che qualcuno lo amasse realmente, non una sorta di relazione univoca e asettica.
 
Lui aveva annuito a vuoto, come stesse analizzando solo in quel momento il risultato della conversazione -se si poteva definire tale- appena avuta.
"Capito" mormorò infine non nascondendo un dolore nato proprio là, nei meandri di un cuore in frantumi. "Divertiti, Hermione" 
Detto ciò si smaterializzò, probabilmente per non vedermi oltre, per non farsi vedere oltre. Per non mostrarmi le sue lacrime, ed io lo compresi, perchè anche io avevo avuto la tentazione di andarmente dell'esatto istante in cui lui aveva sussurrato 'Ti amo' sorridendomi.
 
Emisi un sospiro che nascondeva un'afflizione profonda e punitiva, per poi voltarmi verso Harry, che era rimasto in un angolo ad osservare la scena muto. Mi ero persino dimenticata della sua presenza.
Gli sorrisi malinconicamente, ricordando ogni attimo passato con lui, vedendolo come il mio migliore amico, e sapendo con una certezza dolorosa, che in quel momento non sarebbe venuto verso di me a consolarmi, ma sarebbe andato da Ron, il suo migliore amico.
 
Non amavo Harry. Non avrei mai potuto.
 
Fece un paio di passi verso di me, ma senza avvicinarsi troppo, come spaventato di potere essere ferito persino lui; improvvisamente mi sentivo un'arma a doppiotaglio.
Non proferì parola, ma mi sorrise in modo caldo e gentile, e capii che quello era un suo bizzarro ed incerto modo per farmi capire che non mi odiava, che mi perdonava e che con il tempo, forse, lo avrebbe fatto anche Ronald, ma ne dubitavo fortemente.
Annui impercettibilmente in risposta osservando quei suoi occhiali che nascondevano una storia profonda quanto il mare, per poi osservare oltre; i suoi occhi che mi chiedevano scusa.
 
Sei il mio migliore amico, Harry Potter.
 
Agitando in modo fluido e veloce la bacchetta, scomparve di fronte a me, non lasciando che aria e foglie trasportate da essa.
 
Visto? Hai scelto Ron
 
Sorrisi.
 
Mi voltai poi verso quell'imponente ed antico castello che era l'omonimo istituto di stregoneria ed inziai ad incamminarmi verso esso, convinta che se non potessi avere un nuovo inizio, potevo proseguire sui miei passi, quella scuola era improvvisamente divenuta l'unico luogo che potevo chiamare casa.
Mi accolse con materna apprensione Minerva McGrannit, che non mi fece domande di troppo se non se per caso avessi deciso di continuare a frequentare l'istituto.
Risposi affermativamente ed imediatamente mi sentii avvolta in un abbraccio che mi ricordò drasticamente mia madre, quella donna che avevo dovuto abbandonare per sempre. Trattenni le lacrime nonostante tutto e sfoderai un sorriso colmo di dolore e menzogne. 
Non potevo essere tanto debole.
 
***
 
Il giorno successivo, durante la colazione, la preside si prolesse in un lungo ed ispirato discorso, prima di indire, con immancabile trasporto, una settimana di vacanza, durante la quale era possibile tornare a casa se lo si desiderava.
 
Io, io lo desideravo immensamente, eppure non potevo.
 
Rimasi ad Hogwarts da sola; non avevo notato nessuno della mia casata e del mio stesso anno, rimasto a studiare nell'istituto dopo la guerra, non che mi avesse sorpreso: infondo chi mai avrebbe avuto tanto ardore -o follia- nel tornare in quel luogo di lugubri ricordi?
Io ne ero stata obbligata, ma ogni volta che ripercorrevo un corridoio di troppo, o l'infermeria, mi pareva di essere nuovamente là, con i cadaveri di chi era morto in battaglia, il sangue che bagnava copiosamente il terreno.
E così giungevano i conati.
Vomitavo spesso, a causa dei ricordi tetri e guardinghi che bussavano alla mia mente, però avevo capito come abbatterli, anche se non sempre ci riuscivo.
Mi rifugevo spesso nel bagno dei prefetti, in quanto ero tale, e piangevo avvolta dalle bolle di quell'enorme vasca da bagno che mi accoglieva sempre dandomi un senso di quasi completa tranquillità. Quasi.
 
Durante quella settimana erano pochissime le persone rimaste. E purtroppo ancora meno quelle che effettivamente conoscevo, ma comunque, nessuno di loro era mio amico. 
 
Quella sera ero rimasta alzata fino a tardi, trovando un sorprendente conforto in una lettura di un romanzo -ovviamente a lieto fine, non avrei potuto sopportare altra sofferenza- in biblioteca. Stavo correndo verso il dormitorio, perchè, in quanto prefetto non potevo farmi trovare fuoriposto durante il coprifuoco, anche se dovevo ammettere, che ormai rispettavo le regole solo per dare esempio. Non ero più interessata a quelli che giudicavano. Con che coraggio infondo potevano ancora farlo?
Avevo salvato il mondo.
 
Camminavo mantenendo una cadenza veloce, così da arrivare il prima possibile di fronte al quadro che proteggeva la mia casata. Stavo attraversando i maestosi portici esterni all'edificio, intarsiati tutti con un'accuratezza tale da mozzare il fiato, ma che però io in quel momento, non osservavo minimamente, troppo concentrata sulla strada che dovevo, velocemente percorrere.
Non guardavo nemmeno dove mettessi i piedi, mentre mi sistemavo con cura il mantello della divisa, così da evitare il freddo che era calato all'esterno, e fu per quella ragione, che mi imbattei contro una figura cadendo rovinosamente a terra.
Mi ritrovai sul punto di imprecare, o maledire colui o colei che mi aveva appena fatto finire a terra, ma dovetti mordermi il labbro prima, rendendomi perfettamente conto che la colpa era solo che mia e della mia assurda goffaggine.
"S-Scusami.." mormorai alzandomi lentamente e controllando di non essermi sbucciata le ginochcia, visto le gambe scoperte.
"Tsk!"
Alzai lo sguardo a quella sorta di verso, che chiunque avrebbe riconosciuto se solo avesse frequentato Hogwarts anche solo per uno di quei sette anni che erano i miei. 
Draco Malfoy era di fronte a me manifestando un'espressione saccente ed imperiosa, e che manifestava tutt'altro che gentilezza nei confronti di quella scusa da parte mia.
"Malfoy?" domandai senza fare troppo caso al suo sguardo, che manteneva come sempre quel cipiglio severo, ma elegante. Ero particolarmente sorpresa nel vederlo lì di fronte a me.
"Non è evidente?" domandò il biondo con una punta di ironia, che non tolse però al suo tono la sua regalità. Sembrava sempre un passo avanti a tutti. Un passo avanti a me. Non lo accettavo.
"Intendevo... Sei tornato ad Hogwarts?" chiesi correggendomi, realmente e palesemente, effettivamente, sorpresa.
"Sì"
"Ma tuo padre-" "Non sono interessato a ciò che fa o meno mi padre. E' dove deve essere... Se lo è meritato se non sbaglio, mezzosangue" mi interruppe severo, senza mai scomporsi, per poi mettersi a braccia conserte contro una parete, assumendo una posa... Intrigante?
"Già" commentai semplicemente non sapendo realmente che altro dire. Lucius Malfoy era finito ad Azkaban appena una settimana prima, ed il figlio non solo ne era pienamente consapevole e lo accettava, ma era sopratutto stato uno dei testimoni per la condanna. Ed aveva esplicitamente testimoniato per l'accusa.
Quando lo venni a sapere, rimasi palesemente allibita, ma poi capii. Malfoy odiava ciò che gli altri pensavano di lui e probabilmente era sempre stato così, sin dal primo anno, da quando tutti coloro che lo circondavano erano lusinghieri corrotti. Certo, aveva finto molto bene.
"Bene, ora devo andare, ed anche tu dovresti Granger, se non sbaglio" asserì allusivo lui riferendosi al fatto che fossi un prefetto e che non mi trovavo nella zona a me dedita.
Lo squadrai, cercando con un'immancabile attenzione i suoi occhi che erano -e perchè mentire?- incredibilmente magnetici. Li trovai a riflettere la bellezza di quell'astro che era luna e che quella notte splendeva meravigliosamente, mentre i suoi capelli brillavano in modo incantevole insieme alle stelle. Dovetti ammettere che era bellissimo sotto quella luce.
"Ciao" esordì poi afferrando la borsa che aveva poggiato a terra quando ci eravamo drasticamente scontrati, risvegliandomi così dai miei pensieri contorti e sbagliati.
 
Sì, sbagliati.
 
Non riuscii nemmeno a rispondergli che lui era già sparito oltre un angolo.
Ma che mi prendeva? Perchè ero rimasta tanto allibita di fronte a quel ragazzo -quel nemico- che conoscevo da sempre ed avevo sempre e solamente detestato?
Certo, la sua bellezza era indiscussa, ma questo da sempre.
Era come se ora fosse tutto diverso. Probabilmente era a causa del fatto che con la fine della guerra era venuta a galla la vera natura del ragazzo, il fatto che non avesse mai desiderato allearsi a loro.
Non che ciò significasse che fosse diverso caratterialmente, eppure ero certa che tutte le ombre che prima lo circondavano rendendolo solo che un'ombra offuscata dalla nebbia, fossero -se non svanite- diradate.







-Angolo dell'autrice-

Buonsalve a tutti e Buon Viaggio a Vederci (Cit. Cappellaio matto ahhaha)!
Questa storiella per quanto banale (perchè ammettiamolo, lo è e mi spiace), mi ispiracchia, e quindi continuerò a scriverla u.u
Ovviamente smetterò se mi dite che scrivo capitoli deleteri xD ahahahha Solo che Draco... Draco... DRACOOO :Q____
ok, la smetto :')
fatemi, quindi, sapere che ne pensate :D e ancora Buon viaggio a vederci ;)
  
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