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Autore: Joelle    27/07/2013    0 recensioni
Tutti pensano che il confine tra Bianco e Nero sia così grande, che non è possibile paragonarlo a qualcosa; io ritengo invece che la linea che li separa è così piccola e fragile, che si può scalfire anche con il batter d'ali di una farfalla, perchè in fondo sono così diversi, ma anche così legati.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                              Capitolo 3
                                                                             Cappuccetto Rosso e il Cacciatore






Non dovevo smettere di correre, altrimenti lui mi avrebbe preso e non sarei più riuscita a scappare: i suoi occhi azzurro ghiaccio mi avrebbero incatenata al suo sguardo, al quale non avrei potuto sottrarmi, mentre la sua salda presa avrebbe consacrato la nostra unione; e questo era proprio quello che non volevo.

“Dove fuggi, Lucifero? Lo sai anche tu che sono più veloce di te. Così ritardi solo la tua fine!” mi fece notare Black.

“I-io non.. non mi.. arrendo” risposi con fiato corto e affannoso. 

Sentii martellare nella testa il cuore che mi batteva all'impazzata; a causa della grande corsa, ero tutta accaldata, e piccole gocce di sudore imperlavano il viso, mentre i miei capelli cadevano appiccicosi sulla fronte.
Per quanto ancora devo fuggire da lui? Non ce la faccio più, pensai tra me e me. Un dolore accecante mi prese tutto il corpo, facendomi irrigidire. La milza chiedeva pietà, ma non potevo fermarmi, non mi potevo abbandonare al calore accogliente delle sue braccia. La vista si appannò e le gambe si fecero pesanti, come se al posto dei piedi avessi avuto due blocchi di piombo. Mi precipitai verso le scale che portavano alla mia camera, tranquilla che lì sarei stata al sicuro, ma nella furia inciamp
ai, slogandomi una caviglia: la rabbia di esser così debole e la paura di poter esser catturata esplosero in un pianto disperato, che inghiottì il silenzio di quella grande reggia.

In lontanza sentii i passi del Cacciatore avvicinarsi, lo scricchiolio del parquet piegarsi sotto il suo peso e il rimbombo dei miei singhiozzi che picchiava le pareti: l'ansia si impossessò di me, mentre un freddo pungente penetrava nelle mie ossa.

Una risata.

Questa è musica per le mie orecchie; un suono così dolce e sensuale può provenire da una boccaccia come quella? – mi domandai, terribilmente gelosa della sua bellezza.

Un'altra risata, più sarcastica e diabolica di prima.

Allora si diverte a farsi beffe di me!? Che gusto perverso ci trova? – osservai sconcertata – Che ragazzo ignobile!

“Eccomi qua, Cappuccetto Rosso, mi aspettavi?” esclamò subito dopo aver voltato l'angolo “Che bimba frign..” e si immobilizzò. Il suo sguardo assunse un'espressione preoccupata, quasi fosse addolorato per la mia caduta: corse velocemente su per le scale, e in un batter di ciglio si trovò di fronte a me.

“Ma che ti sei fatta? Fammi vedere..” e mi prese la caviglia per assicurarsi che non fosse nulla di grave.

“Ahi!” esclamai, mentre mi allontanavo da lui.

“Che ti prende?” sbottò Black confuso.

“Non mi toccare!” risposi tra le lacrime, rifiutando la mano che mi aveva offerto per aiutarmi a salire. “Sei un essere spregevole! Come fai a divertirti, quando io mi sono fatta male?”

“Ma che stai dicendo?! Io non mi permetterei mai..”

Mi faceva male la testa, e non avevo voglia di discutere, tanto meno con lui: con il viso rigato dalle lacrime ed un piede che pulsava, cercai invano di fare gli ultimi scalini, questa volta più lentamente. Vedendomi in difficoltà, Black mi porse il suo braccio come sostegno, ma io lo ignorai e continuai per la mia strada. Restammo in silenzio fino davanti alla porta della mia stanza.

“Vuoi che ti aiuti ad entrare?” mi propose lui, rompendo il disagio che si era creato.

Non lo ascoltai, e mentre stavo per aprire, la sua mano mi fermò.

“Che vuoi adesso? Non pensi di esserti divertito troppo oggi?!” domandai gelida. Fu allora che rimasi colpita dalla tristezza dei suoi occhi, dal rimorso e dalla vergogna di non esser riuscito a evitare l'inevitabile.

“I-io non.. non volevo f-farti soffrire” si scusò, balbettando leggermente, forse perchè preso dall'imbarazzo.

Lo scrutai per qualche istante, senza spiccare una sola parola. Era proprio buffo in quel momento: con i capelli scompigliati per la corsa e le guance rosse per lo sforzo, sembrava un'angioletto senza aureola. Lui continuò ad osservarmi, implorando perdono, ma nessun suono usciva dalla mia bocca, attorno a noi solo il silenzio. Le ampie pareti attutivano i nostri sospiri, mentre fuori la neve cadeva copiosa, comprendo l'intera pianura di un soffice manto bianco.

“Che grandi occhi che hai!” mormorai sotto voce, più a me che a lui.

“Per guardarti meglio..” rispose divertito.

Allora si fece più coraggio, e dopo un profondo respiro, proseguì:

“Mi dispiace che tu ti sia fatta male.. Se solo fossi stato più attento..” e si inginocchiò davanti ai miei piedi, come un fedele cavaliere davanti alla sua regina.

“Mi perdoni, White?” concluse speranzoso.

C-cosa?! Mi aveva chiamato per nome, o me lo ero immaginato o forse è la fine del mondo?! –pensai stupita dal suo gesto. Purtroppo non sono mai riuscita a tenergli il muso, e anche quella volta non riuscii a resistere a quei magici occhi, che risaltavano con il biondo miele dei suoi capelli.

“Alzati, sù! Non ti abbasserai mica a questi livelli, vero?” e lo abbracciai. “Perchè non entri?” gli domandai dopo.

“Come vuoi tu, Cappuccetto Rosso..”

                                                                          E in quel momento entrai nelle fauci del Cacciatore. 

  
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