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Autore: OrenjiAka    27/07/2013    3 recensioni
La Londra del diciottesimo secolo è divisa in due parti: la piccola e protetta fazione dei ricchi e la marea irrimediabilmente grande dei poveri, criminali, ladri, assassini.
Zoro è uno spadaccino. Da quando è arrivato in Inghilterra, però, per avere i soldi appena sufficienti a mangiare deve lavorare o rubare. E nemmeno il suo impiego nel Galop riuscirà a proteggerlo dall'onda impetuosa della criminalità londinese.
Qualcosa nel dietro le quinte scuote le acque, e da lì che questa storia comincia.
Dalle prime righe: [Tre sono i punti fondamentali per iniziare questa storia.
Punto primo: i discorsi, se riguardano la politica, sono sempre troppo lunghi.
Come quello che l’uomo in frak dall’aspetto fantomatico stava leggendo, eppure tutta quella folla era rimasta ad ascoltarlo per una buona mezz’ora.
Ci si stupiva sempre di come le persone fossero attratte dalle esecuzioni pubbliche.]
Genere: Avventura, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eichiiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Capitolo 2, Problemi


 

C’era una cosa che Zef voleva mettere bene in chiaro:

non era il padrone del Circus Galop. 

Toc toc!
Bussavano alla porta.
Si era fatto buio. La stanza era illuminata da un mozzicone di candela acceso.

Lui era un cuoco.
E lavorava per il Circus Galop.
Un circo che trovava così tanta clientela a Londra da non aver bisogno di spostarsi.
O almeno era questo che dicevano in giro.

Zef si alzò, zoppicò sulla gamba di legno e aprì.
Fece una smorfia: «Salve, capitano».
Smoker annuì come risposta.

Ma se bisognava cercare qualcuno che dirigeva con il pugno di ferro tutta la combriccola
e che risolveva i problemi più grossi con serietà,
allora in quel caso si parlava di Zef.
Ma lui continuava a sostenere di non voler essere il capo.

«Vedo che è venuto per il solito», abbassò lo sguardo fino a incontrare due certi topi presi per la collottola dallo Yard.

Un po’ come Garp,
 che sebbene avesse una promettente carriera a Scotland Yard
 non accettava promozioni oltre un certo grado, per avere meno responsabilità.
Peccato che oltre alle responsabilità dal lavoro
Garp avesse deciso di esonerarsi dalle responsabilità della famiglia.
Per esempio, lasciando a Zef due piccoli guastafeste
che ormai erano inevitabilmente diventati grandi.

«Ciao nonnino!».
«Yo, da quanto tempo!».
Con un cenno Zef fece entrare lo Yard. Sbruffò: «Che cosa ho fatto per meritarmeli?».
Da dietro le spalle larghe di Smoker Tashigi sorrideva: «Ci facciamo la stessa domanda tutte le volte che li catturiamo».
Sia lei che il capitano venivano spesso a fargli visita. Ormai erano di famiglia.
«Hanno di nuovo mangiato in un ristorante senza pagare», Smoker lasciò la presa sui due ragazzi.
Zef si strofinò i baffi, sospirò: «Ebbene? Cosa ci fate voi qui?».
Tashigi rifletté: «Non lo so. Capitano, che ci facciamo noi qui?».
Smoker grugnì: «Non ne ho idea. Ragazzi, che ci facciamo noi qui?».
Ace sorrise: «Vi avevamo offerto un tè prima di passare dalla prigione».
«Giusto», disse il capitano.
Zef digrignò i denti: «Te lo sogni di usare il MIO tè per corrompere i TUOI sbirri!».

Toc Toc Toc!
Bussavano alla porta. Fu catturata l’attenzione di tutti.
TOC! TOC! TOC!
Divenne più insistente.
«Arrivo!», Zef zoppicò verso la porta.
TOC! TOC! TOC! TOC! TOC! TOC! TOC! TOC! TOC! TOC! TOC! TOC!
«Smettetela di fare tutto questo casino! Non potete aspettare un minuto?», aprì.
Zoro era ricoperto di sangue dal petto un giù, buona parte era già scura e incrostata. Non era il suo. Sanji era appeso per il suo braccio che passava dietro la nuca dello spadaccino. Il contrasto tra il cremisi del suo sangue e il bianco della sua pelle era impressionante.
Zoro rispose: «Un minuto e sarà già troppo tardi».
~~~

Il tavolo fu spogliato della tovaglia, Sanji fu messo prono su di esso. La sua maglia fu tagliata, così come le bende inzuppate di rosso. La pelle era tesa come se fosse stata sfregata più e più volte. Dall'ultima volta che Zoro le aveva dato un’occhiata, la ferita si era ingrossata. La cute era lucida e umida, col sangue fuoriusciva una sostanza viscida. L’odore che emanava era nauseante.
«Si è infettata», mormorò Chopper. L’idea di spostare Sanji in un’altra stanza era stata sua. Prese un utensile e lo passò su una fiammella.
«Credevo di averci già pensato», sussurrò Zoro.
«Se disinfetti solo una parte della ferita non basta. Non hai usato alcol, vero?».
Chopper abbassò lo strumento, il contatto con la carne lesa fu devastante. Sanji si ricurvò sulla schiena con un gemito.
Zoro lo sentì come se fosse stato sulla sua pelle: «No».
Chopper infilò la lama nel buco di pelle e il biondò si dimenò. «Cosa hai usato allora?».
«Un normale disinfettante».
«E dov’è che l’hai preso?», Chopper cercava di tenere fermo il paziente, con scarso successo.
Non ci fu alcuna risposta.
«... Zoro?», Chopper si voltò.
L’altro stava tremando, aveva gli occhi fissi su Sanji.
Fremé: «Sono sicuro che Zef vorrà spiegazioni, va da lui».
Zoro annuì e uscì silenziosamente.

Si diceva che Zef in passato fosse stato un pericoloso criminale,
ma nessuno conosceva la sua storia prima dell’entrata nel circo.

Un minuto prima c’era stata una discussione accesa tra gli Yard e i due fratelli, ora rimaneva solo Zef che fissava la fiamma della candela con un gomito sul tavolo. Adesso lo spadaccino doveva solo dare le spiegazioni.
~~~

«Wire, Heat!».
Si voltarono. Il loro capo sembrava particolarmente contento.
«Stasera usciamo e andiamo a provare il nostro nuovo “giocattolo”», mise la mano su un telo che copriva un oggetto alto un metro e mezzo o giù di lì. «Tenetevi pronti».
~~~

«Fammi capire bene», Zef si stropicciò i baffi. «Hanno sparato a Sanji perché era evaso, era evaso perché lo avevano condannato a morte, era condannato a morte per furto... e il ragazzino si è fatto catturare perché durante l’inseguimento ha urtato una signora e non poteva non aiutarla?».
Lo spadaccino rifletté: «Sì».
«Oh, bene, abbiamo il premio di miglior casinista dell’anno. Ora sì che ha sorpassato Ace e
Rufy!».
Zoro prendeva in giro ogni giorno il cuoco. Era molto tentato di farlo anche in quel momento. Un'immagine glielo impedì: quella di un bisturi infilato sottopelle.
«E non fare quella faccia! Dovevi badare a lui, non beccarti una pallottola al posto suo», il sesto senso di Zef era qualcosa di fenomenale.
Un cigolio. La porta della sala operatoria improvvisata si aprì. Non era Sanji.
«Abbiamo un problema», Chopper si asciugò la fronte. «L’infezione l’ho sistemata, ma ha perso molto sangue, e ci sono solo due persone con il suo stesso gruppo sanguigno: l’S negativo».
Zef inarcò un sopracciglio: «E allora?».
«Una di queste è Robin, e nel suo stato non si tocca».
Robin, giusto. Zoro pensò alle bottigliette di antibiotici che aveva visto quel giorno.
«E l’altra?», chiese ancora il vecchio.
«L’altra persona... beh, è Brook».
Ci fu silenzio nella stanza. Lo spadaccino ruppe il ghiaccio: «Ma Brook non è uno scheletro vivente? Da dove...».
«Sì, sì, lo so. Non avrei nemmeno dovuto tenerlo in considerazione».

 
~~~

“Non c’è giustizia in questo mondo”.
Era una frase vecchia, un po’ banale.

La risata di Arlong riecheggiò in tutta la sala: «Tu... vorresti fare affari con me?».
Le labbra dell'uomo davanti a lui si aprirono in un sorriso. Non uno di quelli rassicuranti, era un ghigno che metteva i brividi: «Come ho già detto, sì».
Solo l’individuo accanto a lui sembrava non avere problemi con quel tipo, e non sorrideva mai.

Arlong trattenne l'ennesima risata: «Sentiamo, perché dovrei interessarti? Oltre al fatto che sono uno dei più forti di tutta Londra, intendo».
«A dire il vero ci sono parecchi personaggi più potenti di lei, signor Arlong».
Il sorriso sul volto dell’uomo pesce scomparve. Lui non ci fece caso: «Ma la rete di contatti che ha al suo servizio, quella è davvero affascinante!».
L’uomo pesce indugiò: «Dove vuole arrivare?».
Doflamingo si chinò in avanti: «Ha mai sentito parlare di “criminalità organizzata” ?».
Arlong si passò le dita sul mento: «Sì, parlarne. Ma persino a Scotland Yard mettono in dubbio l’esistenza di qualcosa del genere».
«Lei mette in dubbio o ci crede?», Doflamingo si sdraiò sullo schienale della poltrona.
«Se ci pensa, si diventa un criminale solo quando ci si stacca dalla legge per fare i comodi propri, a danno degli altri. Com’è possibile che tante persone che fanno i comodi propri si mettano d’accordo in una grande organizzazione malavitosa? Ognuno sarebbe tradito da quello accanto».
«Fufufufu!», Doflamingo rise di gusto. «Com’è possibile, allora, che nessuno dei suoi si sia ancora ammutinato?».
Silenzio.
«Mi risponda lei», fece Arlong, e lei era arrivata nel momento sbagliato.

L’aveva sentita così tante volte che ci aveva fatto l’abitudine.
Eppure in quel momento credeva di capirla completamente.

«Ah, Nami!», la salutò l’uomo pesce.
«Ciao», la ragazza s'interessò ai nuovi arrivati. «Voi due sareste?».
Doflamingo sogghignò, si rivolse ad Arlong: «Credevo che con te lavorassero solo uomini pesce grandi, forti e brutti...».
L’altro assunse un’espressione irritata.
«... e quella rossa è con te?».
«Il suo nome è Nami», la indicò. «E sì, lavora per me. Quindi non provare a metterle le mani addosso».
Già, perché era proprietà di Arlong e non si toccava. Lei odiava quella situazione.
«Calma, calma. Quanto siamo gelosi!», ironizzò il biondo. «Forse un po’ troppo. Non sarà la tua donna da comodo, eh?».
Un sibilo. Il coltellino serramanico non raggiunse il metro di distanza da Doflamingo. Il suo sottoposto teneva stretto il polso della ragazza. 
«Non ci siamo, Nami», Arlong socchiuse gli occhi.
Vergo stritolò l’arto. Lei emise un gemito acuto e il coltellino le cadde dalle mani.
«Non si trattano così gli ospiti», continuò l’uomo pesce.
Nami respirò pesantemente. Bramava di poter sfogare l’odio accumulato negli anni che provava per Arlong, e quello istintivo e impetuoso per il nuovo arrivato. Il mondo, però, era ingiusto e lei non poteva fare niente di tutto questo: «Ho fatto quello che mi hai chiesto, ho trovato le medicine».

«Kuroobi si è preso l’influenza» continuò lui.
 Sul suo volto apparve un sorriso sghembo.
 «Fai un salto da un dottore?».

Lei di certo non avrebbe rubato un’intera scatola di medicine per una sola persona. 
Kuroobi non era così simpatico da farla uscire dagli schemi.

 
«Quante ne hai prese?».
«In quel negozio erano rimaste solo tre o quattro bottigliette, ma sono abbastanza per un malato».
«Puoi andare», Arlong la congedò con un cenno.
Nami risistemò la tracolla scivolata in tutto quel trambusto e si allontanò. Non sentiva gli occhi di Doflamingo puntati su di lei.
«Rossa», alzò la mano, le sue dita assunsero una posizione contorta. La tracolla di Nami cadde a terra, tutto il suo contenuto scivolò fuori. Comprese una decina di bottiglie di antibiotico. «Non lo sai che non si dicono le bugie?».
Nami sentì il sangue gelarle nelle vene. Avrebbe dovuto nasconderle prima ancora di entrare.

«Tenere certe cose nascoste al tuo capo non è carino da parte tua, fufufufu!», Doflamingo ridacchiò. Le spalle le tremarono.

Era già morta sua madre per quella dannata influenza.
Adesso stava morendo sua sorella.

«Oh, tranquilla. Non me la prenderò con te», il tono di Arlong era calmo. «Quando Kuroobi starà meglio lascerò fare a lui».
Nami annuì, proseguì verso l’uscita nel modo più impassibile possibile.

Arlong le dava la possibilità di avere da mangiare, in cambio di lavorare per lui.
Niojiko non poteva sopravvivere in eterno così, aveva bisogno di medicine.
L’uomo pesce impediva l’arrivo dei farmaci: sapeva che una volta arrivati, Nami sarebbe scappata.

«Che stavamo dicendo?», Doflamingo piegò la testa all'indietro.
«Mi avevi chiesto perché nessuno dei miei si fosse ancora ammutinato, avevo lasciato a te la risposta».
«Oh, ma è più semplice di quanto creda. Lei ha rispetto, signor Arlong, perché lei incute timore. Quella rossa era talmente terrorizzata che ora sono sicuro che avrà rispetto per lei. Perché la linea tra rispetto e timore è sempre stata così sottile da non essere quasi mai considerata. Timore significa rispetto, rispetto significa potere. Ora, immagini quanto timore possa incutere un’enorme organizzazione criminale».
 
~~~

Avevano un piano.
O meglio, l’aveva avuto Zef.
Zoro e Brook stavano solo eseguendo gli ordini.
«Zoro-san, la gioielleria è questa».
Lo spadaccino sciolse una bandana dal braccio sinistro, nera come lo era il cielo di quella notte, e la legò sulla testa. Un ladro di solito si copriva il viso, ma i capelli verdi sarebbero stati sufficienti a identificare Zoro.
«Avranno una porta sul retro?», Brook si rimboccò le maniche.
«Non credo, non avrebbe senso per una gioielleria. Dovremo entrare dall’ingresso».
Lo scheletro prese dalla tasca il grimaldello: «Era da tanto che non scassinavo un lucchetto, yohohoho!».
 


 
 
 
*Il grimaldello è uno strumento utilizzato per aprire serrature senza avere la chiave.
 
 
 


N.d.A.
Sono tornata.
Ciao! :D
Vorrei ringraziare ancora una volta chi è arrivato a leggere fino a questo punto.
. <-- il punto
Hahaha!
No. Non fa ridere.
Perdonatemi il delirio, non ho resistito.
Vogliamo darci dentro con le note?

Circus Galop è il nome di una canzone per piano scritta da Hamelin Marc-André.
La canzone in questione però non può essere suonata da alcun essere umano, perchè alcuni pezzi richiedono la padronanza di ventuno note simultanealmente.

Brook è uno scheletro vivente.
Perché se in questo Alternative Universe non ci sono frutti del diavolo?
Perché, infatti, lui è uno scheletro vivente a causa di qualcosa che non sono i frutti del diavolo.
Vi farò leggere di lui, ovviamente.
 
La descrizione della ferita di Sanji mi ha fatto aggiungere una nuova nota alla storia (la “Non per stomaci delicati”). Ma se devo essere sincera avrei voluto scrivere meglio quella scena.

Questo capitolo è stato molto più lento rispetto al primo, quindi pubblicherò il terzo prima.


Avevo paura che la mia storia non venisse seguita, eppure:
celiane4ever , EmmaStarr , Kaizokuo_Roger, michiru93 , SaraPallina l’hanno messa tra le seguite.
Harley Dell Clarence nemesis_inframe92 l’hanno messa tra le preferite.
E Akemichan, celiane4ever, love 666 e michiru93 l’hanno recensita. Ringrazio nel particolare chi mi ha fatto notare alcune imprecisioni: ho già revisionato il primo capitolo :)
Grazie mille.
  
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