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Autore: Sexy_Shit    27/07/2013    1 recensioni
vanitoso, misterioso e scontroso, il ragazzo sbagliato per lei, eppure, così dannatamente giusto. ma Megan non è una ragazza qualunque e non si lascerà incantare facilmente dal lato di seduttore di Zayn, bensì scaverà a fondo, trovando il vero lui. e lei? riuscirà a stare bene, finalmente?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai giugno. La scuola stava per concludersi con l'imminente ballo. Da inizio maggio Dana ed Harry avevano fatto in tempo a mettersi insieme e a lasciarsi almeno tre volte, finendo col lasciarsi. Ma tutti sapevamo che Harry non avrebbe mai mollato e che Dana era innamorata persa di lui. Tra Liam e Clare andava tutto a gonfie vele, anche meglio di Louis e Laurel, anche se, tra loro era sempre andata bene. Niall era sempre il solito scapolo, che non si fermava su una storia più di due settimane. E poi c'ero io. Megan Cooper, 19 anni, vissuta fino ad allora a Parigi, quinta liceo alla saint Nazareth, promossa con la media del nove, con una splendida carriera ad attenderla. Megan Cooper, la mora dagli occhi blu, desiderata da tutti. Megan Cooper, la stronza che non la da a nessuno. Questo era quello che ero per la gente. Ma solo per pochi ero Meg, la ragazzina che non aveva mai conosciuto l'amore e che, quando l'ha trovato per la prima volta, si è scottata. Ma ora ero riuscita ad uscirne. Ridevo, scherzavo, uscivo con gli amici., piangevo e me ne stavo chiusa in casa nei fine settimana. Se pensavo ancora a lui? Ogni fottuto giorno. Quando lo vedevo passare in corridoio e quando non lo vedevo. Dopo la lite avvenuta un mese prima con Victor non si era più fatto vivo, aveva lasciato correre, ma io no. Lo guardavo appena potevo, sperando che anche lui guardasse dalla mia parte. Ma facevo finta che non me ne importasse niente. E, un giorno dopo l'altro, era arrivata la fatidica sera del ballo.

- ho detto che non ci vengo. -

- oh, si che ci verrai! - insistette ancora Dana.

- ma che ci vengo a fare? Non ho nemmeno un cavaliere. -

- Victor muore dalla voglia di venirci con te. -

- già, peccato che nemmeno lui ci verrà. -

- perchè? - chiese scendendo dall'auto.

- perchè parte per l'America. - le risposi scendendo a mia volta.

Suonò il campanello dell'enorme villa.

- e quando torna? -

- l'estate prossima. -

Il cancello scattò e Dana si voltò verso di me.

- ora io vado a lavoro. Di a Clare che vengo stasera per le otto, con Liam. Dille che dovete anche essere pronte per quell'ora. -

Io annuii sospirando. Mi diede un bacio sulla guancia e attraversò la strada, dirigendosi alla fermata dell'autobus più vicina. Io aprii il cancello e lo richiusi, percorrendo il vialetto. Clare mi attendeva sulla soglia, con un sorriso malvagio stampato in volto, mi feci il segno della croce, facendola ridere.

- avanti, entra stupida! -

 

* * *

 

- oh, ma ti prego…sembro una sposa! – dissi vedendo la mia immagine riflessa allo specchio.

- infatti, sei bellissima! Dietro ci attacchiamo le ali di Dana e sembrerai un angelo. – disse Clare, con una scintilla di entusiasmo negli occhi.

- Clare…non mi va di prenderlo… -

- ti prego, insisto. Per me porta solo brutti ricordi, se non vuoi che lo butti portalo a casa. – disse lei, convinta.

Quello era il vestito che aveva portato al secondo matrimonio di suo padre.

- davvero Meg, sei bellissima… - disse ammaliata, guardandomi ancora una volta.

- ma smettila… -

Continuavo a guardarmi allo specchio, ma mi sentivo sempre più stupida e fuori luogo. I capelli raccolti in uno chignon ordinato mi faceva risaltare gli occhi, scoprendomi gran parte del viso, facendomi sembrare più innocente. Il trucco che mi aveva fatto Clare, mi faceva sembrare un’altra persona: il lucidalabbra e il mascara bianco mi davano un’aria etera, quasi fossi fatta di cristallo. Il campanello suonò, riportandomi alla realtà.

- è Dana, vado ad aprirle. – disse, catapultandosi al piano di sotto. Io rimasi a guardarmi, facendo dei mezzi giri su me stessa. Il vestito era bianco candido, lungo fino al ginocchio e la scollatura a cuore era coperta da delle maniche di pizzo bianco che terminavano con delle punte che superaano la mano di un paio di centimetri.

- mio dio Megan…ma sei tu? –

Mi voltai e vidi Dana, che mi guardava sorridendo. Alle sue spalle c’era anche Liam, che stringeva Clare tra le sue braccia. Dana teneva in mano un paio d’ali bianche, composte da una marea di penne e piume disposte ordinatamente. Erano grandi quanto un braccio.

- Dana, sono bellissime! – dissi avvicinandomi a lei per accarezzarle.

- le ho fatte io l’anno scorso per uno spettacolo del cazzo a cui non ho nemmeno partecipato... - sospirò, pensando a chissà cosa - girati che te le metto. –

Mi voltai di schiena. Sentii le sue mani appoggiare delicatamente i due oggetti alla stoffa dell’abito.

- hanno un adesivo, quando le togli devi stare attenta a non strappare il vestito. – disse, terminando il suo lavoro.

- adesso tocca a noi! – disse Clare, trascinando Dana in bagno.

Io mi voltai a guardare Liam e risi.

- da cosa saresti vestito? –

- da James Bond, mi sembra ovvio. – disse indicando il suo smoking.

- giusto…quindi Clare sarà…? –

- Catwoman. Non chiedermi perché. –

Ridemmo. Lui si avvicinò a me e mi abbracciò, attento a non sciupare le ali. Io ricambiai la stretta; era da tanto che non lo abbracciavo. Il ragazzo altruista e dolce che mi aveva aiutata ad ambientarmi era ancora accanto a me.

- come vanno le cose tra voi? – gli chiesi, riferendomi a lui e Clare.

Sciolse l’abbraccio per guardarmi. Sorrise, pensando a chissà cosa.

- bè, lei…è semplicemente stupenda. In ogni cosa. Mia madre vorrebbe adottarla. –

- sono contenta. – dissi, scompigliandogli i capelli.

Lui li risistemò con un gesto secco del capo.

- tu e Zayn… -

- no. – lo interruppi prima che potesse darci del voi come coppia.

Sospirò.

- Meg…lo sa anche lui che ha sbagliato…potresti parlargli almeno… -

- sbagliato? No Liam, lui non ha sbagliato, io ho sbagliato. Ho sbagliato a credere di essere diversa dalle altre, speciale per lui. –

- ma tu lo sei… -

- no, non lo sono. E non voglio più parlarne, per favore. –

Fortunatamente la porta del bagno si aprì facendo uscire Clare, che indossava dei pantaloni lucidi molto attillati e un top di pelle nera con una scollatura vertiginosa.

- Clare! Sembri una spogliarellista! – dissi incredula.

- guardare ma non toccare. – disse lei, ammiccando.

Liam la guardava a bocca aperta.

- sei troppo sexy così… - disse fin che lei si avvicinava a lui, rimanendo a stento in piedi su quei trampoli da dodici centimetri.

- non ti piaccio? – chiese con un tono di voce graffiante.

Lui deglutì.

- troppo… -

Si baciarono. Lei fece un versetto che assomigliava a un “miao” strusciandosi contro il ragazzo. Poi mi ricordai che lì dentro doveva esserci anche Dana.

- che fine ha fatto Dana? –

- eccomi. –

Mi votai e la vidi ferma sulla soglia del bagno; indossava un vestito principesco, pieno di veli e brillantini. I veli della gonna erano celesti e bianchi, mentre il corpetto dalla scollatura a cuore era di un azzurro chiaro. I lunghi capelli ondulati erano stati tirati indietro in un grazioso chignon e sopra al capo portava una tiara di strass argentati.

- Dana…sembri una principessa… - dissi senza parole.

Lei sorrise timidamente e abbassò lo sguardo

- farà strage di Styles stasera! – disse Clare, ancora avvinghiata a Liam.

- oh, ma sta zitta. – disse Dana, imbarazzata.

- bè, credo che sia ora di andare. – disse Liam guardando l’orologio appeso sopra al letto di Clare.

Scendemmo le scale e salimmo sulla sua auto.

- i ragazzi? – chiese Dana.

- sono già lì. –

- Harry da cosa è vestito? - chiese ancora una volta la ragazza, agitatissima.

Liam rise.

- mi ha chiesto di non dirtelo. –

- ma non è giusto! – si lagnò lei, portando le braccia al petto.

- suvvia, solo lui e altre tre o quattro persone in tutta la scuola hanno i ricci, non sarà difficile individuarlo. – dissi io, per rassicurarla.

Lei sbuffò. Clare accese l’autoradio, che dava le note di The way you make me feel. Amavo quella canzone, che avevo cantato centinaia di volte, facendo la doccia o preparando la colazione. Mi abbandonai contro la portella dell’auto, non potendomi appoggiare allo schienale per via delle ali e chiusi gli occhi; non volevo andare a quella festa. Volevo solo andare a casa e rimanere stesa a letto, a fissare il soffitto e a pensare a quanto sarebbe stato bello poterlo fissare tra le sue braccia. Allora, anche quel soffitto freddo e scrostato sarebbe sembrato migliore.

- Meg, siamo arrivati. – disse la voce tranquilla di Dana.

Aprii gli occhi e mi accorsi di essere l’unica ancora in auto. Aprii la portella e scesi, attenta a non sgualcire le ali.

- tieni. – disse Clare, porgendomi una maschera bianca con degli strass argentati alla base dell’occhio sinistro, che copriva buona parte del viso. Lei ne indossava una nera con delle orecchie da gatto mentre Liam ne portava una nera liscia.

- noi andiamo, ci vediamo dopo! – disse ancora lei, prendendo il ragazzo per mano e incamminandosi all’interno della palestra allestita dal comitato studentesco. Dana portava una maschera veneziana blu, con un sacco di piume e brillantini. Mi fece segno di entrare.

- dopo di lei, madame. – disse scherzosamente.

Io accennai ad un inchino ed entrai. Il volume della musica era davvero alto e il locale straripava di gente, tutti impegnati a ballare e bere. Dana si guardava intorno, probabilmente in cerca di Harry. Quando vidi una testa riccia avvicinarsi a noi sorrisi.

- mi scusi signorina, lei è per caso Alice? – chiese lui.

Dana si voltò e quando lo riconobbe sorrise. Il riccio indossava uno stravagante completo, e in testa aveva un cilindro ottocentesco.

- ma dispiace, io sono Cenerentola, deve avermi confusa con qualcun’altra. – rispose lei

- e la signorina è in compagnia di qualcuno? –

- veramente no. –

Lui sorrise e si voltò verso di me. Corrucciò la fronte.

- …Clare? – chiese, confuso.

- no, io sono un angelo. Non vedi le ali? – dissi, facendo un giro su me stessa per mostrargliele.

La sua espressione divenne da confuso a sbalordito.

- Megan? Megan Cooper? Mio dio sei…bellissima… -

- risparmia i complimenti per la tua ragazza, lei si che è bella. – dissi, mettendogli una mano sulla spalla.

- io vado a divertirmi con i miei amici Whiskey e Coca Cola, ci vediamo dopo. – dissi, mescolandomi tra la folla.

La palestra, sebbene fosse enorme, era piena zeppa di studenti che si strusciavano sudati tra di loro. Mi avvicinai a fatica al tavolo delle bevande. Per regola non avrebbe dovuto circolare alcol ma, ovviamente, metà delle bevande erano state corrette con rum e vodka. Per non parlare delle bottiglie di birra mezze vuote abbandonate sul tavolo. Gli unici professori incaricati di controllarci erano Groover e la Kelly, cioè uguale a “para culo assicurato”. Versai in un bicchiere del punch. Quando ne presi una sorsata mi resi conto che anche quello era alcolico. Lo buttai giù tutto d’un fiato, senza badare alla gola in fiamme e ne presi un altro bicchiere. Guardavo distrattamente i costumi dei ragazzi ma, in realtà, sapevo benissimo cosa stavo cercando. O meglio, chi stavo cercando. Chissà come l’avevano conciato quei coglioni dei suoi amici. Anzi, chissà se era venuto. Ad un certo punto sentii due mani cingermi i fianchi.

- sei bellissima. –

Non ebbi il bisogno di voltarmi per capire di chi si trattasse. Appoggiai la testa sul suo petto.

- grazie Niall. –

- sei il mio angelo? –

Io risi.

- se vuoi. Ma non credo sia un grande affare. –

Mi voltai e incontrai i suoi occhi azzurri. Poi guardai com’era vestito.

- cosa saresti tu? – chiesi confusa.

- un folletto irlandese! –

Risi. Allungai una mano e iniziai a giocare con la barba rossa che aveva attaccato al mento. Indossava un panciotto verde, intonato al gilet e ai calzoni. Portava una bombetta in testa e una pipa in bocca.

- la sai ballare la danza irlandese? – chiesi, incuriosita.

- certo. – disse lui, prendendo a muovere i piedi velocemente. Non sapevo se fossero giusti, ma era forte. Risi.

- wow, sei un folletto in tutto e per tutto. –

- ti va di ballare? Ti insegno come si fa. – disse lui, sorridente.

Io risi ancora.

- mi dispiace, ma mi vedo costretta a declinare la tua offerta. –

Lui fece una faccia da cucciolo ma subito dopo fece spallucce.

- d’accordo. Io vado a catturare qualche fata dispettosa. Ci vediamo dopo. –

- a dopo. -

Non feci nemmeno a tempo a salutarlo che un uragano alto un metro e cinquanta mi investi, abbracciandomi.

- Megan sei bellissima! – dissi la voce squillante di Laurel.

- grazie, anche tu sei…Raperonzolo? – chiesi, vedendola vestita di rosa confetto con una lunghissima treccia bionda che toccava quasi a terra.

Lei annuì sorridente. Louis alle sue spalle indossava un paio di orecchie da coniglio e un panciotto bianco, con in mano una tazzina di tè.

- tu sei il Bianconiglio? – chiesi sorridendo.

- no, il Leprotto Marzolino! Ma perché mi confondete tutti? Io devo prendere il tè con il Cappellaio e non porto orologi da taschino. – disse indispettito.

- scusa…comunque credo che non rivedrai il tuo Cappellaio per un bel po’ di tempo. – dissi maliziosa.

Lui sbuffò. La piccola principessa lo prese per mano.

- noi andiamo a ballare, ci vediamo dopo Meg! – disse dileguandosi con il suo ragazzo tra la folla. Ero sola, di nuovo. Buttai giù il quinto bicchiere di punch corretto. La testa iniziava a girarmi e quella confusione non mi aiutava. Mi feci largo tra le persone e riuscii a trovare la porta che conduceva alle scale. Le percorsi e arrivai al terrazzo. Il cielo era completamente buio. Le strade erano illuminate dai lampioni. Era aprile, ma faceva ancora abbastanza freddo. Cacciai fuori una sigaretta da una piccola scatola metallica che che avevo infilato nel reggiseno, insieme ad un piccolo accendino; il mio kit d'emergenza. L’accesi e feci un tiro. La nube di fumo bianco mi investì, circondandomi. Sciolsi i capelli facendoli ricadere sulle mie spalle.

- gli angeli non fumano. – disse qualcuno alle mie spalle.

Non mi voltai per capire chi fosse, non m’importava.

- io sono un angelo caduto. – dissi, per poi fare un altro tiro.

Lo sentii avvicinarsi.

- io sono un diavolo redento. –

Sorrisi alla sua affermazione.

- allora siamo sullo stesso piano. –

Anche lui tirò fuori una sigaretta e l’accese.

- perché sei caduta? – chiese.

- perché…mi sono lasciata tentare da un diavolo. –

Lui accennò a mezza risata.

- quindi è colpa mia. –

- in poche parole… - dissi, ridendo a mia volta.

Feci un altro tiro, più forte degli altri, che mi fece girare la testa.

- e tu perché sei redento? –

- perché mi sono innamorato di un angelo. –

Chiusi gli occhi e sospirai. Gettai a terra il mozzicone e accesi un’altra sigaretta.

- non ti piace la festa? – chiese, notando la mia insofferenza.

- sì, è fantastica ma…non vorrei essere qui. –

- e dove vorresti essere? – chiese ancora una volta.

- …in paradiso… -

Si voltò dalla mia parte sorridendo sghembo. Quel sorriso…mi ricordava terribilmente il suo. Perché qualsiasi cosa vedessi o sentissi mi portava comunque a lui? Era straziante. Ad un certo punto feci un cenno un po’ brusco del capo per spostare il ciuffo di capelli che mi cadeva sugli occhi e l’elastico della maschera che portavo si ruppe, cadendo a terra.

- cazzo… - dissi piano. Mi chinai per raccoglierla ma non cercai di indossarla nuovamente, non avevo bisogno di nascondermi. Tornai a guardare la strada sotto al terrazzo.

- e tu? Dove vorresti essere? –

Anche lui tornò a guardare avanti a se e dopo qualche attimo di silenzio, in cui pensai che non mi avesse sentita, rispose.

- anch’io vorrei essere in paradiso ma l’unico posto che mi merito è l’inferno. –

- cos’hai fatto di così terribile? –

- ho fatto scappare il mio angelo. Non l’ho saputo trattare come meritava e…se n’è andata. –

- e tu la ami? –

- …sì. –

- se anche lei ti ama ti lascerà spiegare. –

- e tu? Cos’ha fatto il tuo diavolo? –

- mi ha fatto credere di essere diversa, speciale e invece…per lui non sono niente. Così sono caduta.-

- e tu lo ami? –

- io…non lo so. Quando si tratta di lui non so mai niente. E puoi chiedermi qualsiasi cosa su di lui, cosa gli piace, quali sono i suoi sogni, ma se mi chiedi perché lo voglio…io non lo so. –

- sai, quando sai spiegarti il motivo è solo una cotta ma quando non sai perché…allora è amore. –

Mi voltai a guardarlo; quelle parole me lo ricordavano troppo, non poteva essere un caso. La maschera nera che portava gli copriva più di metà viso, anche il naso. I capelli erano tirati indietro con del gel. Indossava una camicia bianca con le maniche rimboccate, una cravatta nera slacciata e dei jeans strappati e consumati. Anche lui si voltò, trafiggendomi con lo sguardo.

- sai…mi ricordi un sacco una persona… - dissi avvicinandomi a lui.

Mi posizionai davanti a lui e, per appurare i miei dubbi, sollevai le braccia, portando le mani alle estremità della sua maschera. La sollevai lentamente, scoprendo il suo volto, così dannatamente e dolorosamente familiare.

  
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