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Autore: _acchiappasogni    28/07/2013    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Questo non è un appuntamento, Gemma, quindi perché non ti limiti a farla entrare? Prometto su i miei adorati capelli, che non la morderò né la licenzierò su due piedi. Contenta adesso?”
“Okay.” Harry osservò sua sorella alzarsi, con un pò di difficoltà a causa del pancione. La gravidanza le donava, anche se il dottore aveva previsto che il bambino sarebbe nato in ritardo, ma questo non sembrava turbare l'animo di Gemma, che invece, mostrava a tutti, il grembo gonfio, fiera di ciò che l'amore tra lei e suo marito era stato capace di creare.
Un movimento alla porta attirò la sua attenzione.
“Fratello, ecco la tua nuova segretaria, Simona Killer.”
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I'm sorry, but it's the only way.













“Allora, sta andando bene in ufficio?”
Gemma si infilò in bocca un altro pezzo di torta al cioccolato.
“E' tutto tranquillo, per adesso.” Ammise Simona. “Scrivo a macchina, archivio e Harry parla con me solo quando deve.”
Era giovedì sera, e le due avevano appena terminato di cenare. Poiché la serata di luglio era piuttosto fresca, avevano scelto di mangiare nel gazebo vetrato che dava sulla piscina della casa di Gemma.
“Ma davvero non ti ha ancora riconosciuto? E pensare che si ritiene così intelligente.” ridacchiò la donna che si allungò a prendere il dolce che Simona aveva lasciato. “Tu avevi finito, vero? Il piccolo ha ancora fame.”
“Dillo che sei tu quella ancora affamata, e smettila di usare la scusa della gravidanza.” 
“Non essere puntigliosa, e comunque, volevo ringraziarti per essere venuta a farmi compagnia stasera. Eddie aveva degli impegni al club e non volevo che li mancasse.”
“Sono felice che tu mi abbia invitato, ero stanca di cenare ogni sera da Antonio, anche se, per carità, mi tratta come una nipote.”
“A proposito di parentele, ti considero anch'io una di famiglia. Sarai la madrina del piccolo, sai.”
“Mio dio Gemma, ne sono davvero onorata.” le sorrise Simona, ancora incredula. 
“Simona, per me sei stata più una sorella che un'amica.” insistette. 
“Anche per Eddie lo sei, e sai anche che ha detto che sei sempre la benvenuta da noi.”
“Chi è la benvenuta da noi?”
Simona si sentì gelare. Dopo quattro giorni di lavoro con Harry Styles avrebbe riconosciuto la sua voce ovunque.
“Harry!” esclamò Gemma. “Che cosa ti porta da queste parti?”
Il fratello le sorrise, aprendo la porta di vetro scorrevole, e poi le rispose.
“Cercavo un pò di compagnia.”
Bugiardo. Sapevi che Eddie non era in casa e sei venuto a controllarmi, non è così fratellino?”
“Beccato.” Harry rise. Scompigliò poi i capelli della sorella con un gesto scherzoso. “Mi ha chiamato questa mattina per informarmi.”
“Okay, come puoi vedere, sto bene. Mona è qui a tenermi compagnia.”
Gemma usò con naturalezza il soprannome di Simona.
“Mona?”
Harry era confuso, girò poi la testa verso l'ospite, e quasi non si strozzò con la sua stessa saliva. Quei capelli .. li avrebbe riconosciuti anche al buio.
La sua segretaria era amica di sua sorella?
“La mia compagna di stanza? La mia damigella d'onore? Non imbarazzarla non ricordandoti di lei .. pensavo fosse solo una cosa momentanea, invece tu davvero non l'avevi riconosciuta.”
Simona si sarebbe voluta nascondere sotto il tavolo, invece sorrise e utilizzò ogni briciola di talento recitativo che aveva. Con il suo nuovo look era difficile per chiunque riconoscerla, non c'era modo che Harry la collegasse all'amica di sua sorella.
“Salve.” 
Non sapeva come comportarsi, alla fine rimaneva pur sempre il suo capo.
“Mona è venuta in città in cerca di lavoro ma anche per farmi visita ed aiutarmi col bambino.” spiegò Gemma. “E poiché la nostra azienda aveva bisogno di una segretaria in più, ho deciso di prendere due piccioni con una fava.”
Una domestica bussò discretamente alla porta.
“Signora Longo, posso portare via i piatti e servirvi da bere?”
“Sarebbe fantastico Norah.” replicò Gemma. “In effetti, potrei anche aiutarti ..”
“Oh no, lascia fare a me, l'aiuto io.” Scattò in piedi Simona.
“Siediti.” le ordinò l'amica. “Sono incinta. Togliere i piatti era solo una scusa. Stavo cercando di avitare di annunciare a cani e porci che devo andare in bagno. Voi due aspettate qui, e non scannatevi, torno subito. Norah, porta una bottiglia di vino, ti dispiace? Sono sicura che mio fratello ne gradisce un pò.”
Il cuore di Simona ebbe un fremito .. era sola con Harry.
“Perché non me lo hai detto?”
La profonda voce dell'uomo si insinuò nel silenzio, e non sembrava arrabbiato, bensì, confuso.
“Perché non me lo ha mai chiesto espressamente, sono venuta principalmente per la nascita del piccolo, e starò finché non tornerà anche Isabelle, ho un biglietto aperto, e Gemma ed io pensavamo che il bambino sarebbe nato presto, invece ..”
“I bambini Styles non nascono mai presto. Io ho ritardato di tre settimane mentre mia sorella di quattro. Sono sicuro che a lei ne manca almeno un'altra, e probabilmente è un bene che tu sia qui a trattenerla dall'uccidere suo marito.” scherzò Harry. “E comunque, penso che sia arrivato anche il momento di darci del tu, o almeno, fuori dall'orario di lavoro.”
“Mi ha anche finito il dolce.” ammise Simona, per poi annuire all'ultima frase detta dall'uomo.
“Ultimamente è stata un pozzo senza fondo riguardo al cibo.” ammise anche Harry. “Ha perfino quelle bizzarre voglie.”
“Penso sia una cosa femminile. La moglie di mio fratello era quella dei sottaceti e del gelato a notte fonda. Il marito non ha chiuso occhio per tutto l'ultimo mese.”
“Non riesco neanche ad immaginare come faccia Eddie. Deve amarla davvero tanto per sopportare le sue manie.”
“Alla fine non sono così terribili.” scherzò Simona. “Io ho vissuto con lei per quattro anni, quindi dovrei saperlo.”
“Io ho vissuto con lei più a lungo, ma ti darei lo stesso un premio per la sanità, perché tu hai deciso di farlo di tua spontanea volontà. Dimmi solo una cosa, gioca dei tiri mancini anche a te?”
“Tiri mancini?” Simona si rannuvolò un poco. “Come spifferare al ragazzo che ti piace da nove anni, che hai una cotta per lui? Oppure come verniciare la stanza di nero perché pensava fossi depressa? Oh no, non mi ha mai fatto scherzi del genere, perché?”
“A me ne fa una tonnellata.”
“Stai scherzando.” 
“Non sai quanto mi piacerebbe.” Harry fece una pausa mentre Norah tornava con una bottiglia di vino e due bicchieri. 
“La signora Longo mi ha riferito di dirvi che forse le occorrerà qualche minuto, ma che tornerà fuori.” Annunciò Norah mentre con destrezza levava il tappo.
“Allora, Simona, in cosa ti sei laureata? Non mi ricordo che corsi avevi scelto.”
“Ho una laurea in lingue, ma stavo pensando di prenderla una anche in arte e design. Ho lavorato nell'ufficio costumi di una compagnia teatrale locale. Devo immaginare cosa dovrebbero indossare i vari personaggi, poi disegnare i costumi e supervisionarne la realizzazione.” Simona omise che aveva ormai smesso.
“Io mi dilettavo a cantare.” commentò poi Harry. “Avevo una band, e abbiamo fatto vari spettacoli nel locale di mio zio. Inoltre recitavo anche, ma ora il mio interesse deve limitarsi a vedere film, oppure ad ascoltare musica evitando di comporla.”
“Ehi, voi due! Guardate chi ho trovato.” 
Harry e Simona si girarono e videro il marito di Gemma scortarla lungo il vialetto che portava al gazebo. “Eddie ha fatto presto.”
“Ciao amico.” Harry si alzò e gli strinse la mano. “Noto con piacere che sopravvivi.”
“A fatica, ma sono ancora qui.” rispose sorridendo.
Gemma ignorò il commento del marito e la battuta del fratello e posò un mazzo di carte sul tavolo. 
“Le signore sfidano voi uomini. Siamo le campionesse imbattute del nostro collegio.”
“Non possiamo certo resistere ad una simile sdifa.” replicò Harry. “Preparatevi a perdere.”
 
 
 
 
Alla fine, contro ogni aspettativa, le ragazze sconfissero gli uomini.
“Hai davvero bisogno di riposarti un pò, mia vittoriosa moglie.”
Eddie si chinò verso Gemma, che stava reprimendo uno sbadiglio.
“Probabilmente hai ragione, tesoro. Harry, è stato bello vederti e averti qui a casa. Mona, noi invece ci sentiamo prima di sabato, vero?”
“Contaci.” 
Il gruppetto si incamminò per il sentiero che conduceva alla casa.
“Allora, hai in programma di visitare la città?” le chiese Harry.
“Non so, Gemma non è in condizioni di andare molto in giro, ed io non vorrei farla partorire in mezzo alla strada.” ammise lei.
“Dovrai accompagnarla tu, Harry.” suggerì la donna. “Io domani nel tardo pomeriggio ho un appuntamento dal ginecologo, e tu potresti portare Mona fuori a cena e poi a fare una passeggiata in centro.”
“Domani non posso, ho un appuntamento con Celine, mi porta fuori per il mio compleanno. Ma sabato potrebbe andare bene.”
“E' deciso allora. La puoi portare fuori a pranzo e a fare un giro, e poi riaccompagnarla qui per cena.”
“Harry, guarda che non sei obbligato a farmi da balia. Sono sicura di poter girare da sola, non sono una bambina.”
Protestò Simona, mentre entravano nel salone.
“No, sarei felice di farlo, ti passo a prendere sabato, diciamo a mezzogiorno?”
“Okay, va bene.” la ragazza riuscì a sorridere. Il pensiero di passare un intero pomeriggio con Harry la sconvolgeva, e poi, pochi minuti dopo, quando sentì il motore dell'auto del ragazzo accendersi, si volse verso l'amica.
“Io ti uccido!”
“Guarda che non avevo previsto la sua comparsa! Ho solo improvvisato.” protestò Gemma.
“Oh certo. Sto per fare un giro turistico con lui sabato! Come diavolo devo comportarmi?” la ragazza percorreva a grandi passi la stanza. “Non posso davvero farlo.”
“Oh Mona, certo che puoi.”
“Qualcuno vuole cortesemente dirmi cosa sta succedendo?” intervenne Eddie, che aveva l'aria confusa.
“Ehm, è una lunga storia.” gli rispose la moglie.
“Tu hai in mente qualcosa, ed io ho tutta la notte, quindi sputa il rospo.”
Commentò il marito.
“Io invece no.” invervenne Simona. “Chiamerò un taxi, e dato che sono in questo pasticcio per colpa tua, pagherai tu.” Alzò il telefono e digitò il numero ormai abituale.
“Pensavo rimanesse a dormire qua.”
Disse Eddie mentre Simona dava il loro indirizzo alla centrale operativa.
“No, domattina deve lavorare.” disse Gemma, mettendo una mano sul braccio del marito.
“Lavorare? E dove?” Eddie era davvero perplesso.
“Per Harry, è la sua segretaria.” sbottò la moglie esasperata.
“Quando ci siamo visti a pranzo ieri, mi ha detto che è una donna troppo particolare .. oh mio Dio, che hai combinato?”
Gemma sorrise a suo marito e lo prese sottobraccio.
“Fidati di me, amore. Ho mai fallito prima?”
 
 
 
 
I timori di Simona di essere trattata in modo diverso, erano stati inutili.
Arrivò il mattino dopo al solito orario e Harry non sembrava turbato.
“No, questa è mia.” Le sottrasse la busta dalle mani mentre stavano smistando la posta insieme. “Prenda invece questa, vogliono soldi.”
“E cosa ne faccio?”
“La mandi al nostro ufficio per i contributi di beneficenza.” 
Harry prese la lettera successiva. “Oh, questa è personale.”
“Cos'è?” si limitò a chiedere la ragazza.
“Gli auguri per il mio compleanno da un'agente letteraria con la quale sono uscito una volta.” Harry strappò la busta ed estrasse il biglietto. “Mi augura il meglio e mi comunica che si è sposata. Non è carina?”
Simona annuì mentre apriva un curriculum e lo girava all'ufficio del personale.
“Ha intenzione di festeggiare?”
“No, domani sono impegnato e questa sera invece, incontro Celine per un aperitivo alla Galleria d'Arte. C'è l'inaugurazione della personale di un artista che non conosco. Poi usciremo a cena.” le rivolse uno strano sguardo, e lei gli sorrise complice.
“Sembra interessante.”
“In realtà mi aspetto che l'inaugurazione sia noiosa. Non sono tagliato per certe cose.”
“Allora perché andarci?”
“Perché Celine lo ha organizzato per il mio compleanno. Non ho parlato con lei da quando è partita per il suo viaggio, e comunque gli altri si aspettano che io faccia questo tipo di cose .. sono stato allevato in questo modo.”
“Mi sembra stupido.” ammise ad alta voce la ragazza.
“Già, molte cose nella vita lo sono, ma io ho una reputazione da mantenere e una società da dirigere che porta il mio nome.” dichiarò Harry. “Bene, questo mucchio è tutto mio, ha preso i fax, vero?”
“Si.” le dita di Simona toccarono le sue mentre gli allungava i fax arrivati durante la notte. Come sempre, una piccola scossa elettrica corse tra loro.
Come Harry però, lei finse di ignorarla.
L'uomo li studiò velocemente e gliene restituì due.
“Chiami Joe Slown e veda se può venire qui da me. Il suo numero è sul fax. Mandi poi il secondo in contabilità e faccia in modo che Brigitte Sherman si procuri subito i numeri di cui Donovan ha bisogno. A proposito, Edward Thompson passerà oggi. Mi faccia sapere quando arriva, lo riceverò appena possibile.”
Simona osservò Harry entrare nel suo ufficio e chiudersi la porta alle spalle. Lentamente respirò, quasi inconsapevole di aver trattenuto il respiro. Anche se Glenda era assente per un'influenza, la settimana era trascorsa tranquilla.
Ora doveva solo sabotare in qualche modo i piani di Harry per la serata.
 
 
 
Quando Edward Thompson arrivò, portava una busta sottile. Non aveva il classico aspetto dell'uomo d'affari. Vestito in jeans, scarpe da ginnastica e una maglietta stinta, sembrava decisamente fuori posto nell'elegante ufficio aziendale .. un pò come lei.
Harry lo ricevette subito, e lui si trattenne solo cinque minuti. Quando uscì, non aveva più la busta.
“Ha fatto in un lampo.” notò Simona.
“Era una caso di facile soluzione.” Edward scrollò le spalle dirigendosi verso l'ascensore.
Subito dopo arrivo Joe Slown, che rimase nell'ufficio di Harry più di tre ore.
“Allora?”
Simona sussultò al suono della voce di Glenda. “Non farlo, dannazione!” sbottò esasperata, lasciando cadere il panino che stava mangiando sulla scrivania.
“Fare cosa, precisamente?”
“Arrivarmi alle spalle. Dovresti sapere che sono un fascio di nervi a causa di questa situazione. E' tutto parecchio complicato.”
“Beh, scusami se mi sono ammalata martedì. Mi dispiace che la mia febbre non mi abbia fatta rientrare in tempo per aiutarti a salvare la tua bellissima e preziosa pelle. A proposito, cos'è successo alla tua testa? Deve essere stato un bel bernoccolo.”
“E' stata la mazza da baseball di Harry.” le spiegò cupa Simona, raccontando poi in breve tutta la storia, inclusa la sera precedente a casa di Gemma.
“E Celine?” chiese la donna perplessa. 
“Ritorna oggi dal suo viaggio e Harry la incontrerà in una galleria d'arte.”
“Quanti fax ha mandato?”
“Questo è appena arrivato.”
Glenda lo prese e lo studiò per un lungo momento con occhio critico. “Sei super fortunata Simo. Gli dà il suo numero di telefono, si scusa perché deve cancellare l'uscita per il compleanno e gli chiede di chiamarla. Sembra proprio che non riuscirà a venire, dopotutto. Il servizio è stato prolungato di una settimana.”
“Okay bene, ma adesso cosa faccio?”
“Semplice: la chiami.”
What? il tono di Simona era incredulo. “Non lo farò. Ogni volta che la chiamo impreca contro di me .. e la mia pazienza ha un limite.”
“Chiamerai l'hotel. Lei sta lavorando, ricordi? Lasciale detto che Harry ha ricevuto i suoi messaggi, che è occupato in riunione per tutto il giorno, e che la richiamerà presto.”
“Ma questo non è vero.” protestò Simoan. “Lui non lo sa neanche, non glielo ho detto. Si aspetta di incontrarla stasera alla galleria d'arte.”
“Dammi qualche secondo per inventare qualcosa di nuovo allora.”
“Di preciso, cos'hai in mente?”
“Ancora nulla, ma mi verrà qualche idea. Meglio ancora, perché non la faccio io la telefonata a Celine? Dopo averti lasciata a piedi questa settimana, probabilmente te lo devo. Oh, e tu sai che c'è un salottino su questo piano che puoi usare se vuoi pranzare?”
“Lo so, ma sono stata occupata a gestire le telefonate e a far passare visitatori. Dubito che mi sarei potuta assentare.” Simona scrollò le spalle e allungò l'agenda degli appuntamenti a Glenda.
“Vedo che Ed è stato qui.”
“Si, ma si è fermato davvero poco, cinque minuti al massimo. A proposito, chi è quel tipo?”
“L'investigatore privato di Alex. Se è stato poco tempo, come mi hai appena detto, è molto probabile che fossi tu il suo incarico.”
“Harry mi ha fatto controllare? Cazzo stai dicendo?” il panico di Simona era evidente e allontanò la sedia dal tavolo.
“Lui sa. Deve per forza saperlo. Voglio dire, il mio vero numero di previdenza sociale è sulla domanda di assunzione. Non è possibile che l'investigatore non l'abbia notato.”
“Simona!” la voce di Harry all'interfono la fece sussultare.
“Sì, signor Styles?”
“Venga da me, per favore. Subito.”
“Sì signore.”
“Oh per l'amor del cielo!” Glenda scrollò le spalle e roteò gli occhi. “Che dilettante. Come se non ci aspettassimo anche questo.”
 
 

 
“Il motivo per cui l'ho chiamata qui è Edward. Mi dispiace che lei lo abbia scoperto prima che avessi la possibilità di dirle che io faccio controllare chiunque. E' una normale procedura. Comunque, l'ho chiamata qui perché possa vedere la sua scheda. Io non credo nei segreti, così ho pensato che magari desiderava darci un'occhiata.”
“Forse è meglio se non la vedo. Davvero, non sto scherzando.” 
Simona sentì le sue forze abbandonarla, e sperò che Harry non riuscisse a percepire che le sue ginocchia stavano tremando.
“Non ci vuole niente. Sicura che non vuole darci un'occhiata? A meno che non ci sia qualcosa che lei sta cercando di nascondere ..”
Lui .. sapeva? O stava giocando con lei aspettando la sua confessione?
Incapace di sostenere il suo sguardo, si decise a sollevare la cartellina, sfogliando rapidamente il rapporto.
Respirò profondamente. Edward si era limitato a confermare i fatti elencati nella domanda di impiego di Simona .. non c'era nessun accenno alla sua vita privata.
“Bene, aveva ragione.”
“Mona .. ” la ragazza si bloccò al suono del suo soprannome. Cosa voleva adesso?
“Si, signor Styles?”
Harry la fissà per un momento, poi scosse la testa.
“Niente. Vuole chiamare Eddie Longo al telefono, per cortesia?”
Simona fu grata che il resto della giornata passasse senza altre emozioni.
Verso le quattro decise poi di concedersi una barretta dolce e si diresse nel salottino.
Quando fece ritorno, trovò Glenda appollaiata sulla sua scrivania.
“Mi sono occupata di Celine.”
“Grazie, questo è un altro peso che mi togli. Lo apprezzo molto. Hai anch detto ad Harry che ha annullato l'appuntamento?”
“Ehm, in realtà, no. Stavo per dire a te di farlo, ma eri sparita.”
Simona la guardò stralunata. “Ero nel salottino. Beh, dammi il fax così posso andare a comunicarglielo.
Entrò in ufficio, si guardò in giro, ma non vide nessuno.
Sulla soglia comparve poi Glenda, apparentemente a disagio.
“Ehm, Simona .. deve essersene andato mentre eri in pausa.” la donna sospirò prima di continuare. “Non ti preoccupare, ho fatto in modo che il fax sembri essere arrivato solo qualche minuto fa.”
“Già .. ma lui non è qui per leggerlo!” strillò in ansia la ragazza.
“Allora dovrai portarglielo tu. Davvero Simo, mi dispiace, ma è l'unico modo.”











Oh mamma, è passato davvero tanto tempo dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia. Sono mortificata, davvero.
Avevo lasciato questo capitolo in sospeso prima del 18 aprile (data particolarmente importante per me, perché mi ha permesso di incontrare Conor a Roma, ma questo forse non vi interessa), e ho finito di scriverlo solo l'altro ieri. So che è un mese particolare, molti di voi sono in vacanza, quindi potranno non sapere dell'aggiornamento, ma ho comunque deciso di pubblicare questo quarto capitolo perché ne avevo bisogno io in prima persona.
Non sono sicura che sia venuto bene, perché comunque è difficile tenere i personaggi in una storia che ha dei tratti diversi da questa, però ci sto provando perché mi sono appassionata subito, e mi son detta 'posso farcela. Mona ed Harry avranno una fine' e sinceramente, con l'andare avanti, capirete che la storia di base, può essere ritrovata in alcune battute dei miei due ragazzi.
Comunque, adesso non vorrei continuare, e sembrare poi noiosa, quindi spero che la lettura sia stata di vostro gradimento .. e se il capitolo ha qualcosa che non va, vi prego di scrivermelo, per me è molto importante. 
Okay, bene, adesso me ne vado davvero. Bye. 

 
  
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