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Autore: JhonSavor    28/07/2013    2 recensioni
Venezia è sicuramente uno dei fiori all'occhiello del Nord Italia, e ha per certo un glorioso passato, in quanto è stata una secolare repubblica indipentente... nel Settecento poteva godere della rappresentanza del nostro Feliciano che a suo modo viveva una vita tutta particolare, per così dire... Venezia è una terra di amore e di mistero, dopo tutto... cosa accadrebbe se qualcuno arrivasse direttamente dalla corte Asburgica a trovarlo e ci fosse qualcosa che Feliciano non può rivelare proprio a loro?
Una cosa semplice in due capitoli ma spero che vi piaccia lo stesso! Grazie a voi tutti! XD
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sorpresa, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hetalia: Storie di Nazioni'
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Seconda parte: Litigi sulla Laguna Veneta
 
 
Venezia è sempre stata una città movimentata.
Città di commercio, era un via vai di mercanti, navi e merci.
Città d’arte e d’ingegno, infatti alcune delle migliori editorie della penisola erano li situate, i più grandi artisti hanno trovato ospitalità presso le mura cittadine, arricchendone le forme e l’immagine.
Città passionale e romantica, e la visione della laguna illuminata dalla luce della Luna e di tutti gli astri del cielo, possibilmente da un balcone di una qualche ricca reggia, era uno spettacolo da mozzare il fiato.
Una città degli innamorati, quindi, ma non solo! Era anche una città ricca di scandali, pettegolezzi e comportamenti dissoluti.
E in un certo palazzo, in quel di Dorsoduro, se ne avevano le più chiare ed evidenti conseguenze…
 
-Ungheria ti prego fermati!-
Un altro pezzo della sua collezione di vasellame greco, d’inestimabile valore, andava a schiantarsi contro la parete, nel tentativo fallito di centrarlo in testa.
Elizabetha Héderváry era completamente fuori di sé, e l’unica cosa che voleva era quello di dare una lezione a quel libertino italiano, quello che era, fino a poche ore prima, un suo grande amico, porto di salvezza da un mare in tempesta.
-Lurido, schifoso…-
Ogni oggetto di medie, piccole dimensioni che le capitava sotto mano andava a fracassarsi contro pareti, mobili, tavoli e credenze, insomma contro qualsiasi cosa che fosse contenuto nelle stanze dell’abitazione del Vargas.
Quanti potevano essere questi oggetti ci si potrebbe chiedere; il problema era che Feliciano aveva il pallino per il collezionismo, e casa sua era letteralmente tappezzata di manufatti, arnesi, souvenir, più o meno preziosi, più o meno di pregio.
-Bastardo depravato!-
La mano della donna si allungò verso una statuetta di marmo a forma di ferro di gondola appoggiata su un comodino
-No quella no ti prego! È un dono del Doge in persona!-
Feliciano, terrorizzato dall’idea che quella statuetta facesse la brutta esperienza del volo di Icaro, si era addirittura affacciato da dietro il suo riparo ovvero una sedia di rovere.
La mano dell’ungherese scivolò lontano dal dono regio, ma di rimbalzo afferrò un tomo con la copertina rilegata in ferro e nonostante il peso considerevole lo scagliò contro il povero, per modo di dire, Rappresentante veneto.
Adocchiato in tempo, Feliciano riuscì ad abbandonare la sedia, che venne fracassata da quel proiettile inconsueto.
“Ecco un Luigi XIV che se ne va… questo è un chiaro esempio che la cultura ha un suo peso…”
Mentre abbandonava la stanza, cercando rifugio in quella accanto, Italia del Nord ebbe il tempo di constatare che quella battuta avrebbe sicuramente fatto ridere Ungheria.
Era sempre riuscito a farla ridere.
Elizabetha si lanciò all’inseguimento.
Lei non aveva realmente intenzione di fare del male al suo amico. Non era un motivo abbastanza grave il fatto che se la fosse spassata con una szuka* o due per volerlo uccidere. Ma fracassargli un po’ la casa era sicuramente una punizione accettabile per il suo comportamento.
E inoltre l’avrebbe aiutata a sfogarsi un po’.
Feliciano se la diede a gambe percorrendo a lunghe falcate il salone chilometrico, sentendosi costantemente il fiato di Ungheria sul collo.
Vide sul fondo l’entrata della stanza e gli venne un idea.
-Dove credi di scappare? Vieni qui e prenditi la tua sana dose di legnate brutto str…-
Feliciano non riuscì a sentire la fine della frase che chiuse a chiave le due ante che separavano il salone dalla stanza in cui si era rifugiato.
La donna dall’altra parte iniziò a picchiare sui pesanti pannelli –Vigliacco! Esci fuori e combatti da uomo!-
Feliciano si sedette sul freddo pavimento in marmo, tirando un sospiro di sollievo: fortuna per lui che non c’era in casa la servitù se no, altro che scandalo, qui si rischiava la crisi internazionale!
Sentendo che i pugni contro la porta non diminuivano l’italiano tentò ancora di metterla sul ridere –Ehi Ungheria! Ricordati che sei una donna! Non dovresti usare un comportamento così poco femminile!-
Ci fu un momento di silenzio.
Accompagnata da un fracasso secco e una scarica di schegge di legno, Feliciano vide sbucare da una breccia nel pannello della porta, la lama ricurva di un’alabarda da guerra.
-Ma che diavolo…?-
Dalla breccia vide il volto di Elizabetha che gli mormorò –Aspetta un secondo che sono subito da te-
Un ghigno impietrito si formò sulla faccia dell’uomo
“P-penso che si ricordi benissimo di essere una donna… la Terribile Signora delle Steppe non si è per niente assopita dopo tutti questi secoli, vero?”
Approfittando del fatto che la porta era ancora in piedi, Feliciano, maledicendo la sua mania di attaccare oggetti tra cui delle armi alle pareti, battè in ritirata con l’intenzione di mettere più distanza possibile tra lui e quella furia armata.
Quand’ecco che gli venne un idea…
 
Ungheria aveva letteralmente scardinato uno dei due pannelli e più sicura che mai avanzò a passi pesanti nella stanza.
Era una di quelle salette d’angolo che facevano da tramite ad altre aree dell’edificio.
Riprese la sua marcia oltrepassando un altro uscio che conduceva in un corridoio che a sua volta riportava all’ingresso.
Senza farci caso avevano percorso l’intero perimetro di Casa Vargas.
Da dove si trovava poteva vedere benissimo il vestibolo dell’entrata principale.
Fu allora che la voce di Feliciano le giunse all’orecchio –Ehi, Eliza! Ora sono armato anch’io quindi non credere di intimorirmi con quello scopettone troppo cresciuto!-
Ungheria ricominciò ad arrabbiarsi un po’.
Il vestibolo faceva da collegamento anche con un'altra stanza, quella da cui era scappato il veneziano la prima volta, e aguzzando la vista potè vedere sporgere leggermente dallo stipite il profilo di uno scudo, anch’esso proveniente di sicuro dalle pareti della casa.
Quello era un chiaro e distinto invito alla battaglia!
-Feliciano preparati a prenderle come mai in vita tua!-
Ungheria si fiondò nel vestibolo, alabarda sventolata in aria e saldamente tenuta con entrambe le mani.
All’improvviso Feliciano sbucò dal nulla alle sue spalle e la afferrò da dietro con le braccia, sollevandola dal suolo di peso.
-Cucù! Ti ho presa!-
Ungheria non ebbe modo di replicare alcunchè che iniziarono a vorticare su loro stessi, sempre più veloci, tanto che i contorni della stanza iniziarono a farsi meno nitidi e confusi.
Alla fine l’alabarda andò a schiantarsi contro la parete della stanza, non riuscendo più la donna a tenere una salda presa su di essa.
-Ah-a! Ho vinto, ti ho disarmata!- gridò l’italiano, felice a tal punto che parlò direttamente nella sua lingua madre
-Come dici? Sto per sentirmi male... lasciami andare, subito!-
-Che deboluccia che sei diventata! Sarà l’aria che si respira a Vienna?-
Ma nonostante facesse lo spaccone anche lui iniziava a risentirne, tanto che le giravolte iniziarono a diminuire sempre più. All’ultima non riuscì a fermarsi in tempo e caddero entrambi sul pavimento.
Le due Nazioni si ritrovarono a guardare il soffitto affrescato l’una affianco all’altro sul fresco pavimento in marmo del vestibolo.
-È splendido-
-Vero? Mi è costato un patrimonio, ma gli intarsi in oro e vetro sono riusciti proprio bene-
-Voi italiani avete proprio un buon gusto nell’arte. E tu lo non smentisci affatto-
-Compensiamo con questo altre nostre mancanze-
Ungheria sbuffò –E sentiamo quale sarebbero?-
Feliciano si rizzò sui gomiti e il suo tono si fece serio –Per esempio il fatto che non siamo in grado di essere uniti, sotto un'unica bandiera, come invece altri sono stati in grado di fare già da molto tempo-
Elizabetha divenne di pietra sentendo quelle parole.
-Ma cosa stai dicendo?- gli domandò, mettendosi a sedere
-Andiamo Ungheria, questa storia sta andando avanti da troppo tempo. Io faccio parte di una delle più importanti stirpi della storia del mondo. Anche se adesso mi faccio chiamare Vargas di cognome io non dimentico di fare parte della gens Maxima. Guarda Francis cosa è stato in grado di fare in questi secoli e il mio stesso fratello Lovino è riuscito a riunire tutto il Sud Italia in un unico grande regno. E io? Che cosa ho fatto io? Sono il Custode del Nord Italia e non sono stato in grado di tenere unite le mie terre-
-Sai bene che non è così. Non è stato per colpa tua se le tue terre sono divise tra vari potentati. Sei pur sempre il Rappresentante della Serenissima Venezia-
Feliciano fissava il soffitto con aria affranta –Sarà ma io mi sento stanco, sfibrato alle volte-
La donna lo guardò con un moto di preoccupazione nel cuore -Feliciano…-
-Mi piacerebbe trovare un modo… che si presentasse la situazione giusta per cambiare le cose-
Ungheria gli mise una mano sulla sua –Sono sicura che quando accadrà ti dimostrerai all’altezza. Non posso fare altro che pregare che ciò arrivi il prima possibile-
L’uomo le abbozzò un sorriso rasserenante.
-E forse è per questo che mi lascio andare in avventure amorose…-
Elizabetha levò subito la mano seccata, e proclamò sbuffando -Quello lo fai perchè ti piacciono troppo le donne, Feliciano-
-Beh, anche quello è vero. Però con le donne sposate non vado se è per questo. Neanche in nome del tanto decantato amor cortese-
Ungheria si prese le ginocchia tra le mani -È bello vedere che non sei cambiato più di tanto in questi anni-
Feliciano si mise una mano tra i capelli –A quanto pare sono migliorato anche nel dipingere-
Gli occhi della donna riluccicarono come pietre preziose –Davvero? Hai dipinto qualcosa di nuovo-
-Un enormità!- le rispose esagerando –te l’ho detto che ho molto tempo libero. Se vuoi posso farteli vedere-
-Dici sul serio?!-
Ungheria lo abbracciò con foga.
Lei adorava i suoi quadri. Lo riteneva un grande artista, un vero genio. Le sue opere le trasmettevano sempre una tale intensità da toglierle il fiato.
Non c’era tecnica o variante che non avesse appreso o in cui non si fosse cimentato. Nonostante lui stesso non si ritenesse al pari di altri suoi colleghi e connazionali, Ungheria lo collocava tranquillamente tra i suoi artisti preferiti.
A casa sua appesi alle pareti, ne aveva alcuni che aveva fatto apposta per lei e li custodiva gelosamente.
-Sai- iniziò sciogliendo l’abbraccio –mi piacerebbe che fossi tu a farmi un ritratto-
-Un ritratto?-
-Si, è da tempo che pensavo di farmene fare uno nuovo, e se per te non è un problema…-
Feliciano le sorrise –Nessunissimo problema. Ne sarò onorato-
Dicendole questo allungò il braccio e le accarezzò la guancia destra con la mano, sentendone la morbida pelle sotto le dita.
Per te farei qualsiasi cosa Ungheria.
Inizialmente stupita da quel gesto, Ungheria gli sorrise e gli afferrò la mano con la sua.
-Sono contenta di averti rivisto Feliciano-
Lui avanzò pian piano verso di lei.
-Ungheria…-
-Si?-
La donna si accorse di quel gesto, ma non si ritrasse. Forse non aveva inteso il fine di Feliciano.
D’altronde anche lui forse stava agendo semplicemente sull’onda di sentimenti mai veramente sopiti dentro di se e che non aveva mai avuto l’ardire di rivelare a nessuno.
-Io…-
L’atmosfera venne interrotta dal suono di passi che scendevano i gradini le scale che portavano al piano di sopra e da una voce maschile.
-Feliciano?Słyszałam odgłosy pochodzące z sub. Czy coś się stało?*-
Udendo quelle parole, in una lingua che conosceva molto bene, Ungheria sentì il suo cuore perdere un colpo.
Quella voce. L’aveva già sentita. Sapeva, se non fosse stato impossibile, anche a chi appartenesse.
Ma come aveva pensato, era una cosa impossibile, giusto?
La donna guardò Feliciano negli occhi.
L’uomo aveva ritratto la mano da lei e ora la guardava come un ladro colto sul fatto.
Quel alone di nervosismo che gli aveva visto in volto quando era venuto ad aprirle alla porta era ricomparso sul suo viso.
-Feliciano, cosa...-
Ma la voce in cima alle scale torno a farsi sentire –Sai stavo pensando che per la festa in maschera a cui ti hanno invitato per il carnevale, potremmo vestirci in modo abbinato. Sarebbe divertente, non credi?-
Ungheria si voltò verso le scale ed ebbe la sensazione di avere le allucinazioni.
-Non ho ancora pensato però a... ah-
Elizabetha vide quei capelli liscie e biondi come il grano e non ci credette.
Vide quegli azzurri occhi furbi da falchetto e non volle ancora crederci.
-Ungheria?-
La donna si alzò in piedi –Feliks?-
Guardò Feliciano, che invece era rimasto seduto al suo posto, lo sguardo basso, lontano da quello dell’amica.
Riportò gli occhi sull’uomo, rimasto fermo a metà della rampa di scale.
Era impossibile ma sembrava proprio lui.
-Feliks... sei proprio tu. Sei... Polonia, vero?-
L’uomo, che anche se non lo dava a vedere era in preda ad un certo panico, le rispose sfrontato –Conosci qualche altro Feliks Lukasiewicz?-
A quell’uscita sfrontata il silenzio scese di piombo
E fu allora che Ungheria reagì come nessuno dei due uomini pensò: iniziò a piangere.
Calde lacrime scesero sulle guance della ungherese.
Con uno scatto raggiunse il polacco e lo strinse forte a sè.
Polonia no sapeva come reagire ma ancora una volta Elizabetha lo anticipò –Pensavo che fossi morto-
La voce rotta dai singhiozzi strinse il cuore sia a Feliciano che a Feliks
-Pensavo che non ti avrei più rivisto... che fossi scomparso-
Polonia le mise una mano sulla testa e con l’altra la strinse a se –Figurati se potessi lasciarglielo fare... io non mollo mai, dovresti conoscermi-
Nord Italia li guardava con un misto di sentimenti contrastanti.
Avrebbe dovuto spiegare ad Ungheria tante cose.
Avrebbe dovuto spiegarle cosa ci faceva in casa sua una Nazione che tutti pensavano scomparsa, e perchè li stava piuttosto palesemente nascondendo.
Avrebbe dovuto parlare parecchio.
Ma non lo avrebbe fatto in quel momento.
Si passò una mano nei capelli e sbuffò leggermente dalla bocca.
Non se la sentiva di interromperli.
Quante volte poteva capitare di rincontrare un amico apparentemente tornato dall’aldilà?
 
 


* prostituta in ungherese
 
* Feliciano? Ho sentito dei rumori provenire da la sotto. È successo qualcosa?
 
 
 
 
Note dell’autore:
Finalmente ho finito il capitolo. Si è così la fic finisce in sospeso con questa apparizione improvvisa di Polonia in casa di Italia.
Il fatto è che i motivi, le spiegazioni che Feliciano dovrà, per forza di cose, dare a Ungheria sono tema di un altra fic, legata per lo più ai travagliati rapporti famigliari di Polonia stesso (per chi si domandasse che diavolo sto dicendo, vi consiglio di leggere la mia fanfic su Bielorussia Racconto di una vita perduta).
Però posso fornirvi qualche coordinata storica: nel 1795 la Polonia scomparve per la prima volta dalla cartina europea, attraverso quella che è conosciuta come la Terza Spartizione della Polonia, ad opera di Austria, Prussia e Russia.
Nessuno però potè vantarsi di avere Feliks sotto di se perchè era scomparso.
Il motivo del perchè Ungheria, nel primo capitolo, si allontanava da Vienna perchè si sentiva soffocare era anche per questo: perchè aveva assistito impotente alla scomparsa di un suo carissimo amico (nonché antica cotta, ma questo è un altro discorso che affronterò probabilmente in uno capitolo extra della fic su Gilbert, Cavalleria e Onore, XD)
 
Bon aspetto le vostre recensione e i molto probabili lanci di verdura marcia (XD)
 
Ciao e grazie a tutti per la lettura ma soprattutto:
* Hoel
* Historygirl93
* Molly93
* Malice
* Chibs
* Misora
per le vostre recensioni del primo capitolo e per aver messo questa fic tra le Preferite/Seguite (thank you very much!)
Senza scordarsi ovviamente di Feli98, Xincho e Ale_Victory_chan! 

  
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