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Autore: Angie _    29/07/2013    0 recensioni
Sentimenti che non dovrebbero esserci. Cugini che non dovrebbero esserlo.
ROXOUIS.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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'"Cause trying not to love you, only goes so far 
Trying not to need you, is tearing me apart 
Can't see the silver lining, from down here on the floor 
And I just keep on trying, but I don't know what for 
'Cause trying not to love you 
Only makes me love you more "

Trying Not To Love You, Nickelback.




“Ci sto provando!”

Era conscio di tutta la gente che lo guardava, gente che probabilmente non capiva quello che diceva. Misurava a grandi passi una porzione dello spiazzo sottostante la Tour Eiffel, cercando di non alzare gli occhi, sapendo che si sarebbe ritrovato a fissare lo sguardo in quello di Roxanne, che riusciva a dimostrare tutto il suo disappunto senza dire una parola.

“Ci provo, ok? Non posso, Rox. Non posso smettere.”

La voce si trasformò in un sussurro, le mani andarono a scompigliare i capelli e Louis, sconfitto, alzò finalmente lo sguardo. Non si era mossa di un centimetro, Roxanne era ancora nello stesso punto, le braccia incrociate al petto e il sopracciglio inarcato, in maniera quasi sarcastica.
Come ci erano finiti in quella situazione?


*Flashback*

“Stammi vicina e cerca di non perderti, ok?”

Erano appena arrivati a Parigi, dopo aver lasciato i bagagli a casa di sua nonna e aver preso la prima passaporta disponibile. Louis sembrava al settimo cielo, finalmente solo con Roxanne e lei, lei sembrava una bambina in un negozio di caramelle.  Le orecchie tese, in cerca di suoni a lei poco familiari ma che, evidentemente, le piacevano; gli occhi scrutavano frenetici la folla in cerca di un esemplare di “portatore di baguette” e le mani stringevano la fotocamera babbana che aveva comprato per l’occasione.
Louis cercava di starle il più vicino possibile, tanto che le loro mani si sfioravano.
Quando succedeva, Louis sorrideva e voltava la testa di lato, per non essere visto e Roxanne alzava lo sguardo di scatto, come se qualcosa l’avesse appena morsa e lei cercasse di capire cosa.
Nel ragazzo vi era un solo e unico sentimento, ma non si poteva dire altrettanto della ragazza che ora gli camminava affianco, borbottando che lei non era affatto una bambina e che non si sarebbe persa.

Sfortunatamente, le convinzioni di Roxanne svanirono ben presto, quando si ritrovò sotto la Tour Eiffel da sola, senza sapere dove andare, come chiedere indicazioni e, soprattutto, come trovare quel deficiente di suo cugino. Ovviamente era colpa sua se si era persa, non era di certo lei che era corsa come una pazza a fotografare un francese con una baguette sotto braccio…o forse sì?
Non importava poi molto, la colpa era sempre di Louis. Anche il suo continuo rimuginare era colpa di Louis, di Louis e delle sue stupide tempeste ormonali che lo portavano a volere tutto quello che respirasse, persino lei, sua cugina.
Roxanne, nei dieci minuti in cui rimase da sola, non si fece prendere dal panico, ovviamente, ma si sedette a osservare la grande costruzione di ferro, che svettava orgogliosa contro il sole estivo.
Sembrava immensa e salda, sembrava che non avesse mai subito alcun danno; un po’ come Roxanne. Roxanne era salda e apparentemente illesa, senza alcuna traccia di delusione sul viso, o nella voce, persino guardando fra i suoi moltissimi capelli non si sarebbe trovato nulla. Roxanne era un porto sicuro, per Louis, sapeva che avrebbe sempre tirato su gli animi, anche quando il suo si ritrovava a strisciare sul fondo del Lago Nero.

Louis, nel frattempo, girava come una trottola, chiedendo ai passanti se avessero visto una ragazza piuttosto bassa, scura di carnagione e con i capelli più ricci e voluminosi che avessero mai visto. Di Roxanne Weasley e delle sue battute sarcastiche, però, non vi era nessuna traccia. Louis non aveva potuto fare altro che raggiungere la Tour Eiffel, sperando che quella stupida si fosse diretta lì e lo avesse aspettato.
Era davvero preoccupato e lo era per niente, perché sapeva che, in un modo o nell’altro, Roxanne se ne sarebbe tirata fuori e probabilmente, l’avrebbe trovata a casa di sua nonna a raccontarle quanto schifosa fosse questa loro usanza di portare il pane sotto l’ascella e a chiederle se vi fosse un motivo gastronomico che li spingeva a farlo. Si sedette sull’erba, all’ombra della famosa torre. Non riusciva a non guardarsi intorno con fare frenetico, scrutando fra la folla e cercando l’inconfondibile sagoma di sua cugina.

“Sei un deficiente, Louis Weasley!”

Louis si alzò di scatto, girando su se stesso per cercare di individuare il luogo dal quale era arrivata la voce di Roxanne.  Quando si ritrovò davanti i suoi occhi e la zazzera di capelli costantemente in disordine, si lasciò andare a una risata liberatoria, stendendosi a terra, con gli occhi rivolti verso il cielo.
Qualcosa –qualcuno- però, gli fece mancare il respiro. Louis alzò il busto, per quanto gli fu possibile, e si accorse che Roxanne si era seduta sulla sua pancia, e che -“Roxanne, mi fai male!”- aveva iniziato a prenderlo a schiaffi. Louis non capiva molto questa reazione, dopotutto era stata lei ad allontanarsi per fotografare Merlino solo sapeva cosa. Ingenuamente, quindi, si disse che la ragazza reagiva così perché aveva avuto paura.
Allungò le braccia, agguantando la sua vita, e la tirò con sé mentre tornava a sdraiarsi sull’erba. Roxanne rimase ferma, probabilmente troppo sorpresa dal gesto e strinse gli occhi.

“Mi dispiace, non so per cosa, ma mi dispiace.  Ero così preoccupato, Rox.  Non allontanarti più, non scappare da me..”

Entrambi si resero conto che quello che Louis stava dicendo non riguardava più la breve scomparsa di Roxanne, ma bensì quello che si erano detti alla Tana, quello che Louis aveva fatto. Inutile dire che Roxanne si era alzata di scatto, come se il corpo al quale era appoggiata fino a pochi secondi prima avesse preso a bruciare in maniera insopportabile.
Louis si alzò a sua volta, il capo chino e la consapevolezza di aver rovinato tutto.

*Flashback*

“Tu non stai provando a fare niente, razza di imbecille!”


Roxanne aveva finalmente deciso di parlare e le parole che gli stava riservando non erano dolci, ma quelle che si aspettava che avrebbe usato. Sapeva quanto difficile fosse questa situazione per lei e lo sapeva perché ci era passato. I “Siamo cugini, non possiamo.” Che, probabilmente, vorticavano nella testa di Roxanne, erano stati anche nella sua.

“Riportami a casa, voglio tornare in Inghilterra.”

Detto ciò, Roxanne si diresse in una direzione completamente sbagliata da quella che avrebbero dovuto prendere e Louis fu costretto a fermarla, prendendola per un braccio. Non pago del nervosismo della ragazza, prese la sua mano, mentre la guardava negli occhi.

“Non voglio che tu ti perda di nuovo.”

Roxanne gli lanciò uno sguardo furioso, ma non potè fare a meno di stringere la mano del ragazzo, non tanto dispiaciuta quanto voleva dar a vedere.
“Sei sicura di voler andare via?”

*****


Si trovavano a casa di Apolline Delacour, che, vedendoli rientrare mano nella mano, non aveva potuto fare a meno di sorridere, innervosendo ancora di più Roxanne.
Stavano rifacendo i bagagli, la ragazza aveva deciso che non sarebbero stati in Francia un minuto di più, convinta che quel paese avesse una cattiva influenza sul ragazzino confuso davanti a lei.
Lanciava i vestiti a caso nella valigia senza degnare di uno sguardo Louis, appoggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte.
Aveva totalmente fallito e ora era più demoralizzato che mai, non sarebbe mai riuscito a far cambiare idea a quella testa dura, anzi, non sarebbe mai riuscito a farle semplicemente capire che quello che diceva era la pura verità.
La voce, appena udibile, di Roxanne lo distolse dai suoi pensieri.

“Torna a Villa Conchiglia, quando saremo in Inghilterra. Per favore.”

Louis incassò anche questa, annuendo impercettibilmente e voltando le spalle alla ragazza; aveva un impellente bisogno di uscire da lì, di andare a fare una passeggiata e tornare solo quando sarebbero stati pronti per partire. I suoi piedi non sembravano voler collaborare, però, erano come attaccati al chiaro parquet che ricopriva i pavimenti di tutta la villetta di sua nonna. Non se ne sarebbe andato senza dire niente.

“Io ci provo a non amarti, Rox. Tu non provi ad amare me.”

Ancora una volta, Roxanne non potè fare altro che mormorare il suo dissenso, quando ormai Louis aveva abbandonato la stanza ma, questa volta, il destinatario dei suoi improperi era qualcun altro.

“Stupida ragazzina spaventata.”






L'angolo della Pazza.
Inutile dirlo, i Nickelback sono una manna dal cielo. Il titolo del capitolo è ovviamente (mica tanto) il titolo di una loro canzone.
Scrivere questo capitolo mi ha spezzato il cuore non mi ha fatto nessun effetto, sono una tosta.
Potete dirmi se siete tosti come me nelle recensioni, sono il pane quotidiano di ogni autore!
Angie.
  
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