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Autore: annies    29/07/2013    7 recensioni
La sua vita era così: fatta di birra, venerdì sera in discoteca con i soliti idioti e tante ma tante sigarette. Niente di allucinante insomma, la solita vita da diciannovenne standard; c'era una cosa però, che quasi ogni notte gli si insinuava nel cervello e non gli permetteva di dormire benissimo.
«Ma porca troia, ti vuoi rendere conto che l'ho sognata di nuovo?» il riccio si lasciò cadere sul divano, distrutto e stanchissimo.
~
E se il sogno diventasse realtà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Come back, be here

Bianca Wood non poteva dirsi né una cattiva madre né una cattiva moglie. Insomma, era sempre stata una donna attenta ai particolari, alle regole, ad apparire bene in società e anche abbastanza rigida ma non era mai stata una madre cattiva che Noel era arrivata ad odiare. Glielo dicevano sempre le sue amiche, in Galles, che sua madre sembrava troppo tirata, troppo rigida e che si sarebbe dovuta ribellare, ma a Noel stava bene così, con i suoi difetti e le sue smancerie dell’ultimo minuto. Forse era proprio per questo che non riusciva a sopportare l’idea che suo padre l’avesse tradita. Scese le scale lentamente: odiava dover andare a scuola e svegliarsi a quell’orario indecente. Dopo quella domenica fantastica passata con Harry a Crosby, l’unica cosa che avrebbe voluto fare era poltrire a letto e guardare tutta la mattina i cartoni animati su Fox, non prestare attenzione ad una psicopatica dopo l’altra. 
«Buongiorno, amore» aveva detto sua madre, senza girarsi a causa dei pancakes in padella. Noel poteva però percepire il sorriso che le era spuntato in viso: era lo stesso di ogni mattina. Ci aveva pensato tutta la notte, a suo padre. Era andato a Londra per lavoro e non sarebbe tornato presto, gliel’aveva detto Bianca. L’odio, però, nei suoi confronti cominciava a crescere sempre di più e Noel sentiva l’impellente bisogno di dire la verità a sua madre: voleva soltanto che non si illudesse più e che aprisse gli occhi. Si appoggiò al bordo del bancone di marmo della cucina, ancora in vestaglia e con lo sguardo assonnato e prese un respiro profondo. Aveva bisogno di tanto, ma tanto coraggio. «Buongiorno anche a te, mamma.» disse ferma, fissando gli occhi sui pancakes che scoppiettavano in padella. 
«C’è qualcosa che non va, bimba?» domandò Bianca, abbandonando la padella sul fuoco e girandosi verso la figlia, carezzandole il volto con un sorriso malinconico. Si cominciavano a notare le piccole rughe sulla fronte e attorno alle labbra, ma per Noel restava sempre bellissima. Sorrise poco convinta anche la bionda prima di sospirare e di sedersi su una delle sedie affianco al tavolo. 
«Devo dirti una cosa, ma non è facile…» cominciò. 
«Sei incinta?!» Bianca la bloccò subito, portandosi una mano sul cuore e diventando rossa come un peperone. Forse quello era il terrore di qualsiasi madre. Noel rise, aveva visto un sacco di volte a Sixteen and Pregnant questa scena. 
«Tranquilla mamma, secondo te potrei mai essere incinta?» la bionda si indicò il volto con l’indice, quasi a volersi prendere in giro da sola e poi continuò 
«È comunque una cosa abbastanza seria». Bianca mise i pancakes ormai ben cotti su un piatto e girò il bancone, sedendosi di fronte alla figlia. 
«Noel, per favore non farmi preoccupare inutilmente, dimmi!» disse, incalzandola. La ragazza prese un respiro, chiuse gli occhi e decise di dirle tutto senza inutili fronzoli. Sarebbe dovuta arrivare subito al punto. 
«Sai che papà ti ha tradito, vero?» disse retorica Noel, mantenendo la schiena dritta e guardandola negli occhi. L’espressione contenta di sua madre si stava via via spegnendo, e si sentì improvvisamente in colpa da morire per aver rovinato la sua serenità. 
«Lo so.» disse solamente. Era invecchiata di vent’anni tutto in una volta. Lo sguardo cupo, le mani sulla guance e gli occhi fissi su un punto impreciso del muro di fronte: le aveva ricordato qualcosa di troppo doloroso. Per Noel, però, fu un colpo al cuore. 
«Cosa?! Che vuol dire “lo so”? Ti rendi conto di cosa ha fatto quell’uomo?» sbottò, alzandosi dalla sedia e cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza, nervosamente, guardandola di sbieco. 
«Non chiamarlo “quell’uomo”. È tuo padre e non puoi permetterti di rivolgerti a lui in quel modo.» affermò senza una particolare intonazione nella voce. Non avrebbe mai voluto che Noel lo scoprisse, anzi, non avrebbe mai voluto che qualcuno all’infuori di lei e Paul lo scoprisse. 
«Lo chiamo come voglio! Mamma hai solo l’idea di quello che ti ha fatto? Ci ha allontanati da Manchester e ha distrutto la tua vita!». Noel sembrava feroce. Anzi, lo era. Non poteva spiegarsi come sua madre avesse potuto perdonare Paul, che era l’ultima persona al mondo che poteva meritarlo. 
«Eri piccola, non ti ricordi neanche di Harry e degli altri tuoi amici. Manchester non era importante e non lo è neanche adesso. La prima cosa è la famiglia, e sai bene quanto io ami tuo padre». 
Harry? Cosa c’entrava Harry adesso? Quel presentimento ce l’aveva avuto, lo sapeva anche lei che doveva per forza esserci un collegamento tra di loro ma se prima Noel era arrabbiata, adesso era feroce. 
«Ti rendi conto che metà della mia infanzia l’ho passata in un modo che io neanche ricordo?» sibilò, camminando verso sua madre. 
«Amo Paul e insieme abbiamo deciso di passarci sopra per non creare scandali inutili. Comunque, credo non siano affari tuoi.» disse ancora, provando a giustificarsi. 
«Quel Paul che tanto ami ti ha tradito con la donna del suo migliore amico, ti sembra una cosa da persone normali?» le urlò Noel, invasa dalla rabbia. Harry gliel’aveva detto: suo padre, Des, gli aveva confessato che l’uomo con il quale sua moglie l’aveva tradito era il suo migliore amico, e quest’ultimo era proprio Paul Wood, suo padre. Bianca sospirò, lasciandosi cadere la testa e afferrandosi la nuca con entrambe le mani: non era più abituata a litigare con sua figlia in quel modo, l’ultima volta non se la ricordava neanche più. 
«Ti prego, Noel, queste non sono faccende che ti riguardano» disse alzando lo sguardo e fissando la figlia. Noel era il volto della rabbia misto ad una delusione profonda, ed era questo che a Bianca faceva più male in assoluto. Le lacrime, che avevano cominciato a rigarle il volto ancora preso dal sonno, erano lacrime dettate dal nervosismo. 
«Quindi la mia famiglia è una “faccenda che non mi riguarda”?» le fece il verso, citando le sue parole facendo le virgolette con le dita. Non attese la sua risposta, uscì semplicemente dalla cucina e salì le scale correndo. Non si sarebbe mai aspettata una delusione del genere da parte di sua madre. 
Bianca in fondo, non era mai stata una cattiva madre. Aveva dei segreti, ma chi al mondo, non possiede segreti?


Harry si svegliò con un piede di Niall praticamente in bocca e la sua gamba sullo stomaco. Quando dormiva a casa sua, Niall, si prendeva la libertà di fare quel che voleva e la metà del letto. 
«Svegliati, merda» disse il riccio, scuotendo vigorosamente l’amico, che aprì gli occhi d’improvviso e gli bestemmiò contro con lo sguardo. Chi al mondo non odiava i lunedì mattina? Harry rise, notando la bocca corrucciata del biondo e lo sguardo assottigliato, come se stesse programmando di ucciderlo come faceva ai suoi stupidi giochi della playstation. 
«Che hai fatto ieri tutto il giorno, che sei così stanco?» chiese ancora, dando un colpo sulla pancia – scoperta – di Niall, che per la botta si alzò e gli tirò un pugno. Facevano sempre così, ormai era routine. 
«Ma più che altro dimmi che hai fatto tu. Sei scomparso e io ti odio. Avevamo l’ultima del torneo di calcio ieri, sei una merda.» disse Niall, puntandogli il dito contro. Purtroppo era vero: aveva mandato a quel paese tutti i suoi impegni soltanto per fare quella sorpresa a Noel e non se n’era pentito minimamente, anche se si sentiva un po’ in colpa per aver abbandonato Niall. 
«Lo sai dove sono stato, te ne ho anche parlato!» Harry alzò le braccia e sorrise. Solo pensare a Noel gli metteva il buon umore, era incredibile. Sfilò una sigaretta dal pacchetto e si alzò, cercando in giro per la stanza un paio di pantaloni e la maglietta verde che tanto gli piaceva. Con quel cumulo di roba sopra, non si riusciva neanche a distinguere la moquette dalla fantasia delle sue mutande. 
«Prima o poi la faccio emigrare di nuovo, quella ragazza» borbottò il biondo, alzandosi dal letto e camminando lentamente verso il bagno. 
Niall era il tipico ragazzo irlandese, tutto birra e maschilismo. Non poteva sopportare l’idea di vedere Harry innamorato e con una ragazza al suo fianco. Entrambi avevano avuto diverse storie ma mai nessuna era entrata nel cuore del suo amico così tanto come Noel Wood, e se da un lato poteva essere relativamente contento per Harry, dall’altro cominciava ad odiarla perché lo stava cambiando. 
«Niall, non parlare in quel modo di lei, lo sai.» lo rimproverò Harry, frugando tra le cose per trovare quella dannata maglietta verde. Se ripensava al bacio che gli aveva finalmente concesso il giorno prima, contraeva la mascella per non bestemmiare in tutte le lingue del mondo: a distanza di poche ore gli mancava tremendamente. 
«Fratello, secondo me stai perdendo la testa! Hai presente che grazie a te quelle merde viventi di Finnigan e la sua squadra hanno vinto?» disse Harry ancora a petto nudo, guardando Niall uscire dal bagno dopo pochi minuti. Ci metteva decisamente poco. 
Rise «Sei un coglione, secondo me» disse 
«ma è normale che non trovo questa maglietta?».
Era sicuro di averla messa sopra quell'ammasso indefinito appena qualche giorno prima, suo padre non prendeva mai la sua roba - a parte il suo cellulare e qualche sigaretta di nascosto -, per giunta sporca, quindi doveva decisamente averla persa.

«Ma che maglietta verde?» domandò Niall, infilandosi dalla testa una canottiera bianca e larga con stampato lo stemma di una squadra di calcio per cui tifava. Harry neanche lo ricordava, sapeva soltanto che l'irlandese era avverso al Manchester e questo bastava a definire qualsiasi squadra per cui tifasse "uno scempio", quindi non era importante saperlo.
«Quella che metto praticamente ogni giorno della mia vita, Niall.» si grattò il capo, infilandosi intanto un paio di pantaloni neri, non smettendo di guardarsi intorno. Non poteva andare a scuola senza la sua maglietta preferita, era indecente.
«Ma non è la bandana che metti tutti i giorni?» cominciò Niall «Ah, a proposito, io sono tuo fratello, il tuo migliore amico, quindi devo dirtelo: fa cagare il cazzo, quella cosa».
«Ma la bandana?» Harry strabuzzò gli occhi: quella bandana attorcigliata intorno alla testa era la cosa più bella del mondo, certo, non gli avrebbe mai detto che per imparare a mettera aveva dovuto guardare un tutorial su Youtube, ma restava comunque bellissima.
«Non cambierai mai, Harry» disse rassegnato Niall, infilandosi un paio di Vans e sedendosi sul bordo del letto.
«Beh comunque aspetta un attimo, vado a chiedere a mio padre se...» camminò frettolosamente verso la porta, abbassò la maniglia e appena alzò gli occhi si sentì sprofondare.
«L'ho messa a lavare, Harold, puzzava come un cane morto».
Anne Cox, quaranta tré anni, capelli neri, fisico slanciato, sguardo apprensivo. Sua madre.

«Cosa ci fai qua?» domandò Harry, atono.
«Che vuol dire? Questa è anche casa mia!» esclamò, senza perdere quello strano sorriso tenero sulle labbra. Harry non la vedeva da troppo, troppo tempo e non era né in grado di perdonarla, né in grado di vederla di fronte a sé come se niente fosse stato.
«Sarà meglio che vada...» mormorò Niall, passando lateralmente sia ad Anne che ad Harry, dando a quest'ultimo un'impercettibile pacca d'incoraggiamento sulla schiena.
Si sentì soltanto il rumore della porta d'ingresso sbattere e poi un rumore di passi salire le scale: Des Styles si stava avvicinando alla camera di Harry, ancora impassibile di fronte a sua madre, a petto nudo e con la testa piena di pensieri.
«Cosa sta succedendo qui?» disse Des, entrando nel campo visivo di Harry e facendogli crollare il mondo addosso. Una giornata più di merda di quella non poteva esistere.

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Buongiorno! Sono un'idiota perché vi sto postando un ultimissimissimo capitolo prima di partire (parto domani AHAH) ma ho fatto insieme alla mia migliore amica - che mi ha aiutata un sacco - lo scaletta capitolo per capitolo quindi adesso ho decisamente le idee più chiare :) La fan fiction durerà venti capitoli precisi senza epilogo né niente dato che manca di prologo. Io ne sono entusiasta, credo sia una delle fan fiction che mi ha resa più orgogliosa (anche se non mi piace comunque il mio modo di scrivere). Spero vi piaccia.
Vi mando un bacione,
Ari


s

(guardate quanto è bello il mio amore 
♥ ♥)
  
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