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Autore: Eleo_Schrei94    29/07/2013    1 recensioni
Michelle Muller è una giovane ragazza che abita in Germania durante il periodo della seconda guerra mondiale. In un periodo di difficoltà economiche e la possibilità di essere uccisa da un momento all'altro, Michelle incontra un ragazzo con il quale condivide delle esperienze che li faranno avvicinare sempre di più, fino a quando...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Michelle: scusa puoi darmi il mio camice?
Ragazzo: si tieni
Michelle: grazie
Ragazzo: tieni queste sono le scarpe – poi a bassa voce mi chiese- come ti chiami?
Michelle: michelle tu?
Ragazzo: tom di dove sei?
Michelle: halle tu?
Tom: hamburg un mio amico è di halle ma l'hanno preso e non so dove sia!
Donna sergente: silenzio voi due, tu muoviti ragazzina!
Mi prese un braccio e mi spostò con forza nella fila di quelle che avevano preso gli indumenti. Mi misi quella tunica usata e un paio di scarpe che appartenevano a qualcun altro. Ci dissero di cavare ogni tipo di gioielli, spille e di darli a loro. Io avevo due forcine e gliele diedi poi ci portarono in un'altra stanza dove c'era il dottore che mi aveva sorriso la prima volta, ci dissero di spogliarci ancora e di farci visitare da lui. Rimanemmo nude in piedi mentre lui ci guardava arrossì, lui mi sorrise di nuovo non penso fosse tedesco ma se lo era forse era un tedesco buono. Mi fece cenno di rivestirmi e di andare in una fila. Andai in quella da lui indicata mi dissero di dirgli il mio nome e cognome, data di nascita e cose varie. “Michelle Müller 17 anni nata il 28 ottobre 1923 a halle da genitori ebrei Paul Müller e Amelie Kikgt, due sorelle Teresa Müller e Anja Müller.
Salute: buona
Mansioni: consegnare il cibo e lavori forzati nella costruzione di strada ferrovia
Codice: 78569201
Cabina: 135
Soldato: dimentica chi sei ora tu sei 78569201 non ti chiami più Michelle non hai una famiglia sei solo un numero! Capito?
Michelle: si
mi prese il braccio lo portò verso di se mi tirò su il pezzo di manica e mi impiantò con un ferro bollente quel numero sul braccio urlai dal dolore. E lui rise volevo sputargli in faccia ma quel dolore mi penetrò le vene e mi fece ribollire il sangue. Finita la mia scheda mi portarono in una stanza dove mi tagliarono i capelli, come se non bastasse ora era pelata. Piansi, ero triste tenevo molto ai miei capelli più di ogni altra cosa, mi diedero un cappellino a strisce come il pigiama e me lo misero in testa mi fecero uscire con una spinta e caddi sul fango, mi dissero di andare nella cabina 135 dove avrei trascorso la mia misera vita per il resto di essa. Mi incamminai ci fecero andare in direzione di un arco con inciso ARBEIT MACHT FREI! Entrammo vidi tante cabine di legno con delle finestre mal ridotte, tanta gente tutta uguale vestita come me, altre fabbriche con del fumo che usciva, vidi i bambini anche loro rasati e con dei pigiamini erano piccoli età media 5 anni in giù erano piccole creature che stavano vivendo quell'orrore come me. Vidi mia sorella le corsi incontro ma un soldato mi puntò un fucile addosso in quel momento il cuore mi cominciò a battere fortissimo mi disse “ non correre tu rimanere ferma proseguire piede!” annui con la testa molto probabilmente era un soldato italiano. Cominciai a camminare feci cenno a Anja di rimanere ferma le chiesi in che cabina fosse mi rispose la 135 dove ero io almeno eravamo insieme. Trovammo la nostra cabina entrammo e vedemmo letti a castello a forma quadrata, un tavolo al centro con sopra delle posate e delle pentole e tante persone in cerca di un letto e di riposo. Trovammo un letto lo cedetti a mia sorella, io andai avanti quando mi sentii prendere una spalla era il ragazzo. Tom: ti serve un letto?
Michelle: si lo sto cercando
Tom: se vuoi puoi prendere il mio io dormo con mio fratello, il suo è più grande!
Michelle: oh grazie sei gentile!
Tom: vieni ti faccio vedere dov è! Eccolo è qui
Michelle: ah perfetto è davanti a quello di mia sorella beh grazie ancora.
Tom: niente ci vediamo..
Michelle: ok
Tom: aa che mansioni ti hanno dato?
Michelle: ehm consegnare il cibo e lavori forzati nel costruire la strada per la ferrovia credo
Tom: aa allora sei con me
abbozzò un sorriso, aveva sofferto si leggeva nel viso, un viso stremato privo di vita, sorrideva a fatica era magrissimo. Michelle: ma stai bene?
Tom: si è solo che qui non ci danno molto da mangiare e allora sono così tu invece sei molto carina
Michelle: oh grazie se vuoi puoi tenerlo il letto ne hai più bisogno tu di me
Tom: nono tienilo io dormo con bill è mio fratello è il letto a fianco
Mi girai e vidi in un angolo con le gambe portate al petto un ragazzo uguale a tom triste molto triste stava piangendo. Tom: non badarci piange sempre hanno ucciso nostra madre sul fronte e non si da pace dice che è colpa sua!
Michelle: tu non sembri tanto dispiaciuto
Tom: tanto morirò anche io che senso a deprimersi, ci fanno vivere ma non vivo più io, dentro di me sono morto sono solo un corpo che vaga per le strade fangose di questo lurido posto
Michelle: ma perchè ci hanno preso?
Tom: ma non l'hai ancora capito? Siamo ebrei vogliono ucciderci tutti cosa credi che sia quel fumo che esce da quei forni.
Allora non sono fabbriche ma forni crematori oh mio dio. Michelle: e perchè non ti hanno ancora ucciso allora?
Tom: perchè finché siamo in salute ti sfruttano fino a farti perdere le forze usandoti come vogliono, se gli serve una strada loro te la fanno costruire, se gli serve un forno loro te lo fanno costruire siamo come dei prigionieri rinchiusi qui dentro non abbiamo via di fuga e tutto quello che ci è concesso è una penna e un foglio di carta.
Michelle: oddio devo andare
Tom: dove?
Michelle: devo andare
Corsi verso mio sorella a raccontarle quell'orrore che mi era appena stato detto, volevo morire dopo quelle parole. Raccontai tutto a mia sorella la strinsi forte poi aprirono la porta e un soldato entrò ci disse che avremmo iniziato a lavorare da oggi ma prima ci servirono un pezzo di pane e un bicchiere di acqua il nostro pranzo. Degno di un re. Mangiammo quella miseria, ero preoccupata per mia sorella e la sua gravidanza prima o poi la pancia si sarebbe vista e dopo sarebbe stato un problema. Mia sorella ad un certo punto mi disse: Anja: Michelle devi aiutarmi... Devo perdere il bambino se lo tengo mi uccideranno!
  
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