Capitolo 18: 1 Novembre 2005 – Holmes Chapel, UK
Quella mattina, Caroline non aveva proprio voglia di andare a scuola, per via di ciò che era successo il giorno prima, ma la madre la scaraventò letteralmente dal letto e le gettò fra le braccia i vestiti.
- Mamma, non mi v... - non riuscì a finire la frase.
- Caro, non fare storie! Non è giornata! E perché mai non dovresti andare? No, non voglio sentirti. Veloce. Vestiti. Corri.
- Un attimo, sì! - sbottò e andò in bagno col passo pesante e rumoroso, così tanto che Josh mugugnò qualcosa dal suo letto, lamentandosi.
- E alzati pure tu, dài! - lo sgridò la madre.
Una volta arrivata a scuola, Caroline vide Harry parlare con Joel e subito fece finta di non averli visti e, mimetizzandosi tra gli altri studenti, corse in aula.
Non aveva voglia di affrontare nè Joel, nè Harry; entrambi l'avrebbero messa a disagio, anche se in modi diversi. Il suo piano di ignorarli, però, non andò a buon fine: era martedì e, quel giorno, la sua ora di Ginnastica coincideva con quella di Joel.
"Chiederò al professore di farmi esercitare nello cheerleading..." pensò, speranzosa, ma, sfortunatamente, Mr. Collins aveva già organizzato un torneo di pallavolo e creato le quattro squadre.
"Non con Joel. Non con Joel. Non con Joel."
Sembrò quasi che Mr. Collins avesse previsto tutto: li aveva collocati in due squadre differenti e, inizialmente, Caroline ne fu felice, ma poi si rese conto che, così, sarebbe stato più probabile trovarsi di fronte a lui. E così fu.
- Anche tu sotto rete, Caroline?
- Sì...
- Allora... Come hai...?
- Dawn sta per battere, sta' attento.
Joel sembrò riprendersi da un incantesimo e rivolse il suo sguardo - attento e serio - verso la ragazza che si prestava a lanciare la palla. Dawn giocava a pallavolo da quando aveva 7 anni ed era una forza della natura, ma anche Caroline non scherzava: essere una cheerleader le permetteva di fare salti in aria alti anche quasi un metro e, in una partita di pallavolo, il muro era molto importante.
Con il cambio di posizioni, Joel e Caro non si ritrovarono altre volte sotto rete contemporaneamente e, solo quando terminarono di giocare e la squadra di Caroline vinse, Joel le rivolse la parola, comgratulandosi per la bella partita.
- Grazie, Joel. E buona fortuna per l'altra partita.
- Grazie, altret...cioè, anche a te. - fece una breve risatina nervosa e si grattò dietro la testa - Allora...ehm...per ciò che è accaduto ieri...
Caroline arrossì di colpo e spalancò gli occhi, per poi dire velocemente, fermandolo: - Sarà meglio che vada, stanno per cominciare e voglio vedere come giocano, sai? Per vedere cosa fare dopo... Ciao. - e scappò via, sedendosi, poi, sulle gradinate da cui si poteva assistere alla partita, facendo ben attenzione ad intrufolarsi proprio nel centro della sua squadra - al completo, sui gradini -, in modo che Joel non l'avesse potuta seguire e parlarle ancora.
Durando un quarto d'ora ciascuno, le partite poterono essere giocate tutte e la squadra di Caroline fece il secondo posto, forse per la leggera distrazione di Caroline o per vis dell'infortunio di uno dei suoi compagni di squadra. La squadra di Joel, invece, arrivò ultima e, quando lui provò a rivolgere di nuovo la parola a colei che - sapeva - aveva una cotta per lui, lei fece finta di non vederlo e fuggì via, verso i bagni, fino a che la campanella non suonò e il corridoio non si svuotò.
Uscì cauta dalla toilette, aprendo lentamente la porta e guardandosi intorno.
- Via libera. - sussurrò a se stessa e si diresse velocemente verso il suo armadietto e, poi, verso la sua classe di Inglese, sapendo già di essere in ritardo.
- Miss Butler, sa che ore sono?
- Mi scusi, non sono stata bene... - disse a bassa voce e con un'espressione convincente.
- Si sieda, giri a pagina 93 e cominci a leggere il paragrafo 4.
- Certo. - rispose e, dopodiché, obbedì.
|