Ragazzo-sorriso
Il
vento aveva finalmente messo a tacere i suoi freschi sospiri, cedendo
il posto ad un innaturale silenzio interrotto soltanto dalle lievi
goccioline che dalla piccola fontanella s'andavano ad infrangere
nello specchio d'acqua sottostante ghiacciato dalla nevicata di pochi
giorni prima; un timido sole faceva mostra di sé in un cielo
limpido
e terso, illuminando ogni cosa con la sua debole luce e donando alla
piccola cittadella inglese un che di mistico e suggestivo.
Sulla
fredda e scomoda panchina di ferro battuto posta al di sotto delle
fronde di un secolare olmo sedeva, coperta da una morbida sciarpa, un
paio di guanti colorati ed un buffo cappellino di lana color panna,
l'esile figura di una ragazza dai fiammeggianti capelli rossi
impegnata nella lettura di un grosso libro dall'aspetto piuttosto
noioso.
Liv continuava a sfregare tra loro i piccoli piedi tentando di
riscaldarli ed ottenendo ben pochi risultati; si diede mentalmente
della stupida per aver preferito le sue amate e leggere
Converse bianche ai caldi stivali di pelle che la madre le aveva
regalato per il suo diciassettesimo compleanno giusto la settimana
prima.
Seccata,
chiuse di scatto il librone con un piccolo tonfo sordo, riponendolo
con maniacale cautela dentro la stravagante borsa il cui colore,
viola, faceva a pugni con quello della sua
appariscente
chioma.
Liv
si stropicciò i grandi occhi verdi, insonnolita, per poi
guardarsi
intorno con circospezione, alzandosi lentamente in piedi. Era sicura
che ci fosse qualcuno, tra gli alberi, che si divertiva a spiarla. Un
istante dopo, sentì il suo stomaco brontolare di protesta,
il che le
ricordava che l'ultima volta che ci aveva messo qualcosa dentro era
stata quella mattina, e che una mela ed uno yogurt non
corrispondevano esattamente ad un pranzo degno di
quel nome.
La
ragazza si incamminò verso il bar della piazza ad occhi
bassi, persa
tra i suoi pensieri e decisa, malgrado la dieta che si era proposta
di seguire senza sgarrare, a rimpinzarsi dei
deliziosi
biscotti al cioccolato che preparava Maggie, la giovane proprietaria
del locale.
Il
canto di un pettirosso la distrasse, facendola voltare verso i
cespugli congelati del piccolo parco di Bath.
Quando
volse nuovamente lo sguardo davanti a sé, la vista di Liv
venne
oscurata da un'ingombrante figura scura che le si riversò
addosso,
facendola rovinare a terra tra strilli e gemiti di dolore.
Alzato
lo sguardo, Liv si ritrovò a fissare un ragazzo dagli
scompigliati
capelli biondi che, come lei, sedeva alquanto scompostamente a terra
con un'espressione pressoché sbalordita dipinta in volto.
Liv
arrossì di botto, distogliendo lo sguardo e cercando di
raccattare
da terra il cellulare che, a causa dell'urto, le era sfuggito di
mano.
«Lascia...
faccio io!» si offrì il ragazzo che, non senza
impaccio, raccolse
il cellulare e glielo restituì. Liv rimase in silenzio,
divenendo se
possibile dello stesso colore dei suoi capelli.
L'altro
si alzò con non poca difficoltà da terra,
porgendole gentilmente
una mano che Liv non esitò ad afferrare. Una volta tornata
padrona
del proprio equilibrio, la giovane si riassestò le pieghe
del
cappotto scuro, lisciandolo accuratamente.
Il
biondino la scrutò divertito, le mani infilate nelle tasche
posteriori dei jeans e una curiosa espressione negli occhi di un
disarmante azzurro cielo, i più belli che Liv avesse mai
visto.
Quest'ultima
si ritrovò a pensare a quanto le fattezze dello sconosciuto
le
ricordassero quelle di un angelo – un angelo maldestro e
terribilmente imbarazzato.
«Piacere,
comunque! Mi chiamo Niall Horan» esclamò lui
allegramente dopo
qualche istante di assoluto silenzio, allungando nuovamente una mano
in direzione di Liv, che la strinse con inconsueto vigore.
«Olivia
Clifford... ma puoi chiamarmi Liv» sussurrò lei
semplicemente.
«Okay,
Liv. Scusami, sono... dannatamente sbadato. Spero di
non
averlo rotto» fece Niall dispiaciuto, grattandosi
nervosamente la
nuca.
«Nessun
problema. È talmente vecchio... spero si sia rotto,
sinceramente.
Così finalmente potrei cambiarlo» lo
informò lei, sorridendogli
per la prima volta.
Niall
scoppiò in una calda e genuina risata che alle orecchie di
Liv suonò
maledettamente perfetta.
«Nessun
rimpianto, allora! Credevo—»
«Di
dove sei? Sembri... sei irlandese?» l'interruppe, perplessa,
accorgendosi solo allora dello strano accento del biondo.
Niall
si bloccò, interdetto, poi si aprì nell'ennesimo
sorrisetto
raggiante.
«Hai
indovinato, Liv. I miei sono di Mullingar, ci siamo trasferiti qui da
poco.»
«Sul
serio? Non sai quanto t'invidio. Ho sempre sognato di abitare in
Irlanda, viaggiare in giro per il mondo... invece sono bloccata qui a
Bath da quando sono nata. Mia mamma è irlandese, ma si
è trasferita
qui quando ha sposato papà» sospirò Liv
parlando velocemente ed
accarezzandosi distrattamente i capelli senza accorgersi delle
continue occhiate che Niall le rivolgeva.
Liv
sorrise, poi riprese a camminare. Lui si affrettò a seguirla.
Un
imbarazzato silenzio si propagò velocemente tra i due; Liv
torturava
continuamente i suoi poveri riccioli, mentre Niall fissava con grande
intensità un punto imprecisato oltre il muretto che
costeggiava la
stradicciola.
Ad
un certo punto, il piede destro di Liv si trovò la strada
bloccata
da una pietra giunta per caso nel mezzo del sentiero; la ragazza
c'inciampò, ondeggiando pericolosamente. Niall
l'afferrò
prontamente per la vita, impedendole di cadere a terra.
Liv
boccheggiò, presa alla sprovvista, ed incrociò lo
sguardo di Niall:
un leggero tremolio la percorse, facendola sentire leggera come una
foglia. Niall ammutolì, pervaso da una serie di forti
scariche
elettriche che lo scossero e lo lasciarono totalmente disorientato.
Lasciò
andare Liv quasi immediatamente, poi si scompigliò in fretta
i corti
capelli biondi ed infilò nuovamente le grandi mani in tasca,
sgranando i suoi bellissimi occhi celesti.
«Scusami!»
borbottò, visibilmente a disagio.
Liv
lo fissò intensamente per qualche istante, poi
guardò altrove.
«Grazie»
mormorò. «Credo... Credo sia ora che io torni a
casa.»
«Devo
andare anch'io!» esclamò lui in fretta,
improvvisamente agitato.
«A
presto...» disse Liv, delusa dalla fredda risposta di quel
ragazzo
così bello e gentile e dal sorriso estremamente gioioso e
rassicurante.
Niall
annuì. Fece per voltarsi ma, prima di andarsene,
salutò Liv con un
piccolo cenno della mano, le guance nuovamente imporporate.
Lei
rimase ferma al suo posto, pensierosa. Si massaggiò piano il
punto
in cui le mani del ragazzo l'avevano afferrata, appena pochi istanti
prima, ed arrossì.
Da
quel giorno, per quattro settimane, due ragazzi si incontrarono sotto
il grande olmo, e ogni giorno si scambiarono un sorriso.
Quel
legame nato in maniera così imprevista si tramutò
ben presto in
una passione inestinguibile, in un amore che accrebbe giorno dopo
giorno senza mai accennare a diminuire.
Lo
splendente sorriso che accompagnava da sempre la vita di Niall non se
n'era mai andato; per Liv era come un faro, la luce necessaria per
sconfiggere le tenebre.
E
gli occhi, gli occhi verdi di Liv, gli occhi che avevano il potere di
rallegrare anche il più triste degli uomini... Niall li
amava, li
amava incondizionatamente. Amava quegli occhi capaci di leggergli
l'anima, quegli occhi che rispecchiavano anche il più
piccolo
cambiamento d'umore di quella ragazza così apparentemente
fragile.
Amava
ogni più piccola sfaccettatura del carattere della sua Liv.
L'amava
quando gli strillava di smettere di farle il solletico, fingendosi
arrabbiata; amava il modo in cui gli si stringeva al petto, di notte,
quando faceva un brutto sogno; l'amava anche quando gli urlava di non
volerlo vedere mai più, per poi tornare da lui con le
lacrime agli
occhi cercando un suo bacio, un bacio che faceva dimenticare per
sempre ad entrambi il motivo di quei litigi.
Niall
amava quando, dopo aver fatto l'amore, Liv prendeva sonno tra le sue
braccia calde e protettive e se ne stava lì, immobile, il
battito
del suo cuore a scandire i respiri di lui.
Liv
e Niall si amavano in tutti i modi possibili ed immaginabili,
talmente tanto da non riuscire a descriverlo a parole.
sei anni dopo
Un
leggero venticello primaverile accarezzava il volto arrossato della
giovane appoggiata alla balaustra della grande finestra di una
piccola villetta nella periferia di Mullingar.
La
donna s'aggiustò scompostamente una ciocca di capelli rosso
fuoco
dietro l'orecchio sinistro, mentre l'altra mano volava alla fronte,
la quale aveva preso a dolerle provocandole un fastidioso quanto
ormai familiare senso di nausea. Liv
sbuffò, contrariata,
certa che sarebbe stata meglio entro pochi minuti.
Una
fragorosa risata – la sua –
proruppe da un punto
indefinito dietro di Liv, costringendola a voltarsi.
Niall,
appoggiato al piccolo divanetto, osservava teneramente la moglie, gli
occhi cerulei più luminosi che mai. Liv
assottigliò i suoi, verdi,
sbuffando per la seconda volta.
«Piantala
di prendermi in giro, Horan. Ti ricordo che è colpa tua»
borbottò Liv, tornando a guardare fuori.
Dopo
un altro risolino, l'uomo le si avvicinò prudentemente, fino
a
trovarsi ad un passo da lei. Le picchiettò dolcemente la
spalla,
invitandola a voltarsi; poi s'inginocchiò, fino a trovarsi
faccia
faccia con il ventre della moglie sul quale, con cautela,
appoggiò
entrambe le mani.
Liv
l'osservò piegando la testa di lato, come faceva sempre
quando suo
marito faceva qualcosa d'insolito. Lui ricambiò lo sguardo,
negli
occhi un'incontenibile felicità.
In
quel momento, Niall sentì due attutiti quanto poderosi
colpetti
provenire dai punti in cui le sue mani accarezzavano l'ormai visibile
pancione di Liv.
Entrambi
trattennero rumorosamente il fiato; Liv si asciugò
frettolosamente
la lacrima di gioia che le era sfuggita, mentre sul volto di lui
andava a formarsi il più bello e felice dei sorrisi.
Niall,
dopo aver baciato dolcemente il ventre di Liv, si rimise goffamente
in piedi, la afferrò per la vita e la fece volteggiare senza
mai
smettere di ridere nel suo modo spensierato e genuino che finiva
sempre per contagiare anche lei.
Liv
lo guardò dritto negli occhi, appropriandosi delle sue
labbra
morbide e regalandogli un bacio che sapeva di speranza per il nuovo
capitolo della loro vita che Niall e Liv si apprestavano a scrivere.
Con
l'aiuto, ovviamente, di due piccoli esserini urlanti dagli occhi
verdi e i capelli biondi.
Nda:
modalità fluffosa mode: on! Ebbene sì,
cari i miei Efpiani(?):
Lilies si è tuffata di pancia in un fandom che la
incuriosiva... e
la sua testolina l'ha portata a scrivere una one shot assolutamente
dolce, zuccherosa, diabetica... e chi più ne ha
più ne metta!
Però
boh, ne sono piuttosto soddisfatta, sapete?
Gli
One Direction sono territorio assolutamente sconosciuto
per una che fangirleggiava esclusivamente su Jily, Harmony e Old
Generation (Harry Potter → true love).
La
scelta del protagonista maschile è ricaduta su Niall senza
un motivo
ben preciso, semplicemente mi sembrava il più adatto per una
storia
del genere, visto che mi sono praticamente innamorata
del suo
sorrisone allegro e super tenero.
Bebem(?),
tutto qua. Mi mancava Efp, e mi era venuta un'improvvisa voglia di
sperimentare.
Peeeerciò...
Cosa ne pensi, tu che hai letto?
Mi
piacerebbe seriamente sentire il parere di qualche Directioner, ne
sarei davvero lieta *__*
Ps:
per chi seguisse la mia long fiction sull'Era dei
Malandrini(“RESISTANCE”).. Sto riguardando il
15° capitolo per
la 23429845199sima volta, e dovrei riuscire a postarlo entro domani.
Al massimo, mercoledì.
Vi
abbraccio tutti,
Lilies