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Autore: Duvrangrgata    29/07/2013    1 recensioni
Che cosa hanno pensato alcuni dei Tributi che abbiamo incontrato nei tre libri della saga il giorno prima della Mietitura in cui, anche se ancora non lo sapevano, sarebbero stati scelti?
Leggete questa raccolta e lo scoprirete!
N.B: Non saranno presenti tutti i tributi.
[1. Clove - La Ragazza Dei Coltelli]
[2. Cato - Il Ragazzo Nato Per Uccidere]
[3. Annie - La ragazza Pazza]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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The Day Before The Reaping

 

 

 

 

Cato - Il Ragazzo Nato Per Uccidere

 

 

 

I muscoli delle braccia gli dolevano per la forza dei colpi e il sudore che gli imperlava la fronte continuava a colargli sugli occhi, costringendolo a sbattere in continuazione le palpebre.
Si stava allenando da quelle che ormai dovevano essere ore, ma non gli importava; finché avesse avuto la forza di sollevare una spada avrebbe continuato.
Con un affondo trapassò il manichino, estraendo poi velocemente l'arma e voltandosi per decapitare quello alle sue spalle. La testa rotolò, fermandosi ai suoi piedi. Guardò il volto privo di lineamenti senza realmente vederlo, perchè la stanchezza gli annebbiava i sensi e le gambe sembravano sul punto di cedere. Con un ringhio strinse i denti e ricominciò, continuando finchè dei manichini restanti non rimase che qualche pezzo sparso.
Soddisfatto si trascinò fino alla rastrelliera e ripose la spada insieme alle altre, dirigendosi poi negli spogliatoi. Si tolse gli abiti da allenamento – una maglietta nera aderente e a maniche corte e un paio di pantaloni dello stesso colore – lanciandoli su una delle panche e dirigendosi poi verso le docce.
Si infilò sotto il getto dell'acqua calda, lasciando che gli sciogliesse i muscoli contratti e affaticati dalle troppe ore di allenamento, per poi girare la manopola verso quella fredda e godersi la sensazione di refrigerio. Si passò una mano tra i capelli, tirandoseli indietro sulla fronte e passandosi poi entrambe le mani sul viso, la pelle pallida e gli occhi azzurri cerchiati da pesanti occhiaie violacee. Era sempre in quello stato le settimane prima della Mietitura: gli allenamenti giornalieri già duri di per sé che seguiva normalmente si intensificavano notevolmente, tanto che qualche anno prima, quando era ancora troppo piccolo per offrirsi come Tributo, il suo professore di scherma aveva dovuto costringerlo ad andarci più piano, preoccupato per la sua salute, e l'anno prima invece era svenuto, il fisico troppo provato, e aveva passato la Mietitura in un letto di ospedale.
Ma quell'anno sarebbe andata diversamente, niente e nessuno gli avrebbe impedito di offrirsi volontario come Tributo.
Uscì dalla doccia, avvolgendosi un asciugamano bianco in vita e asciugandosi i capelli gocciolanti con un altro. Si avvicinò allo specchio rettangolare appeso a una delle pareti, osservando la sua immagine riflessa. Analizzò con cura il proprio corpo: i muscoli del petto ben sviluppati, le spalle larghe, le gambe forti. Anni e anni di allenamento avevano dato i loro frutti, rendendolo una macchina da guerra creata per un solo scopo: vincere.
A qualsiasi costo.
Si vestì e uscì dal Centro di Addestramento dell'Accademia del Distretto 2, avviandosi a piedi verso casa. Il sole era tramontato già da un pezzo e le strade erano quasi deserte, le uniche persone che ancora si arrischiavano ad uscire a quell'ora erano i Pacificatori. Si strinse nella giacca e affrettò il passo, desiderando soltanto di poter affondare il viso nel suo cuscino e dormire. A quell'ora sua madre doveva già essere a letto, mentre suo padre probabilmente stava ancora lavorando.
Raggiunse la casa relativamente in fretta e infilò con una mano le chiavi nella serratura, mentre con l'altra reggeva il suo borsone. Si trascinò a fatica oltre la soglia e poi su per le scale, fino alla sua camera. Durante il tragitto passò davanti alla stanza dei suoi: la porta di legno scuro era socchiusa e un leggero bagliore filtrava dalla fessura. Incuriosito fece per aprirla, ma le voci provenienti dall'interno bloccarono il movimento sul nascere.
«Credi che sia una buona idea? Ha solo quindici anni! Potremmo aspettare, mancano ancora tre anni e...» Non ebbe bisogno di vedere l'espressione di suo padre per intuire la sua rabbia, quindi, al contrario di sua madre, non fece una piega quando l'uomo sbatté con forza le mani sul mobile della specchiera.
«E subire l'umiliazione di essere etichettati come codardi? Non permetterò ad uno stupido ragazzino di rovinare anni di lavoro passati a scalare la gerarchia sociale di questo Distretto. Non gli permetterò di rovinarmi la vita più di quanto non abbia già fatto.»
Nonostante si sia sentito rivolgere queste parole più di una volta, non può fare a meno di stringere i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi. È una cosa talmente ricorrente che ormai il dolore è stato completamente rimpiazzato dalla rabbia. Rabbia che dilania, scavando dentro di lui con i denti e con le unghie e brucia come fuoco, lasciando solo cenere dietro di sé.
«È solo un ragazzo!» gemette sua madre, e un tonfo attutito gli fece capire che doveva essersi lasciata cadere sul letto.
«È praticamente un uomo ormai, Elizabeth, non è più un bambino!» ribatté lui con tono definitivo, facendole capire che il discorso era chiuso e che non avrebbe tollerato altre parole, per quella sera. Elizabeth conosceva abbastanza il marito da sapere quando era meglio fermarsi, quindi non disse più nulla e poco dopo entrambi si coricarono, spegnendo la luce.
Rimase fermo nell'oscurità ad ascoltare i loro respiri farsi sempre più pensati e regolari per qualche altro minuto – o ora, o vita – poi si diresse nella sua stanza, mollando il borsone senza curarsene e lasciandosi cadere sul materasso proprio come aveva fatto sua madre qualche minuto prima. Fissò il soffitto della stanza senza vederlo realmente, diversi pensieri che gli vorticavano nella testa, rendendola sempre più pesante.
Strinse le coperte tra le dita, una gelida determinazione che gli si faceva largo nel petto.
Si sarebbe offerto, sarebbe andato nell'Arena e avrebbe ucciso tutti gli altri Tributi.
Avrebbe vinto gli Hunger Games.
Avrebbe reso orgoglioso suo padre.

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Ecco qui il secondo capitolo di questa raccolta, questa volta narrato dal punto di vista di Cato.
Cato è un personaggio che, insieme a quello di Clove, mi ha sempre incuriosita, e nella mia mente ciò che l'ha reso come l'abbiamo visto – crudele, feroce e assetato di sangue – è il mondo in cui è cresciuto, un mondo che fin dalla più tenera età ti costringere a combattere o morire, e, almeno nella mia personale visione dei Distretti dei Favoriti, anche ad allenarti per vincere.
Il padre di Cato, che attualmente non ha un nome, è un uomo molto duro ed esigente, e tutto quello che Cato vuole è renderlo orgoglioso, a qualsiasi costo.
Beh, non ho molto altro da dire in proposito, posso solo invitarvi a recensire – negativamente e positivamente, sempre con i dovuti modi – e a segnalarmi eventuali errori, perché questa shot non è ancora stata betata, ma visto che sabato parto e non avrò il pc per circa due settimane non mi andava di lasciarvi senza un nuovo capitolo.
Beh, basta, credo non ci sia altro se non i soliti contatti: la mia
Pagina Facebook e il mio Account Efp per restare aggiornati sulle pubblicazioni inerenti a questa raccolta e a molto altro ancora!

See you soon!

Dru

   
 
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