Capitolo 19
L’odore
della disperazione
I quattro atterrarono vicino
all’accampamento magico dei
maghi, che si trovava a circa quaranta chilometri da Hogwarts. Il
fronte
sembrava stranamente tranquillo, ci doveva essere stata una battaglia e
in quel
momento c’era una tregua. Nonostante però quella
calma surreale, c’era qualcosa
di strano nell’aria, che non sfuggì a nessuno di
loro.
Rose strinse forte il manico dei suoi
coltelli, mentre
tentava, con parole sussurrate, di erigere uno scudo intorno a
sé. Scorpius lo
fece invece quasi inconsapevolmente, mentre le sue mani, chiuse a
pugno,
fremevano di luce azzurra, emettendo bagliori incandescenti.
Albus aveva stretto a sé
il giglio simbolo dei Venerabili, e
si preparò a colpire. Diana eresse uno scudo e
preparò alcune delle sue palle
di magia verde spettrale, mentre il suo An fremeva. La sua rabbia e la
sua sete
di vendetta non potevano contenersi davanti allo spettacolo che aveva
davanti.
Più si guardavano intorno,
più si chiedevano come si poteva
disperdere tanta desolazione. Nel grande spazio che divideva il fronte
dei
maghi da quello dei Demoni (che si erigeva lontano, dove spiccavano
tende rosse
come il sangue) il terreno era arido e deserto.
Qua e là, riluceva di
rosso. Macchie di sangue. Magico,
sicuramente, perché i Demoni avevano il sangue nero. Erano
ovunque. L’odore
metallico del sangue riempiva l’aria, stordendo, offuscando i
sensi dei
quattro. Mischiato a un altro odore.
Immaginate di provare disperazione,
paura, di vedere la
morte concretamente per la prima volta. Poi provate a dare a tutto
questo un
odore. Ecco. Quel campo di battaglia odorava di rassegnazione,
disperazione,
paura, morte. E sangue.
Stavano perdendo. Diana
approfittò del momento di tregua per
dare un’occhiata in giro.
Corpi di maghi erano sparsi
dappertutto. Alcuni avevano gli
occhi aperti e imploravano pietà, il viso costretto per
l’eternità in una
smorfia d’orrore. Alcuni invece erano messi a pancia in
giù, trafitti da lance,
spade, e chi più ne ha più ne metta. Rose
sbiancò dall’orrore. Albus strinse i
pugni e le piccole saette rilasciate dalla sua magia nera riempirono
l’aria.
Gli unici che non parevano
impressionati erano Scorpius e
Diana. Certo, quello spettacolo era orribile sotto tutti i punti di
vista
conosciuti e sconosciuti. Ma loro conoscevano la morte. Conoscevano
l’impatto devastante
che aveva. L’avevano provato sulla loro pelle.
L’uno aveva perso la
propria madre, per una stupida regola.
In quei volti terrorizzati, privati della gioia di un sorriso, rivedeva
quello
del padre, nei giorni in cui gli raccontava di sua madre piangendo, per
poi
rinchiudersi nelle sue stanze per giorni, senza mangiare né
parlare.
L’altra aveva perso il
proprio padre, morto in un incidente
stradale prima di raggiungere l’ospedale dove
l’avrebbe vista appena nata. E
poi ancora il volto contratto dal dolore di sua madre, del suo sorriso
stanco.
Il suo ultimo sorriso, quello che le aveva rivolto poco prima di
togliersi la
vita.
-Scorpius! Rose! Albus! – i
rispettivi genitori dei ragazzi
corsero fuori dalle tende, andando ad abbracciare i propri figli. Una
piccola
folla si formò intorno a loro. Ovunque i ragazzi guardassero
vedevano sorrisi
rassicuranti ma al tempo stesso dispiaciuti. Forse per quei quattro
ragazzi che
erano stati coinvolti in una guerra ingiusta e causata dalla voglia di
potere
di quelle creature mostruose.
Fen si fece avanti tra la folla e,
tra gli occhi sbalorditi
di tutti, fece un inchino a Scorpius e a Diana.
-Miei Angeli, non so come esprimere
la felicitò di vedervi.
Signorina Diana, sono lieto che lei abbia deciso di appoggiare la
nostra causa
– disse, rivolgendosi alla ragazza dark. Quelle parole fecero
scattare come un
clic nella mente di Diana, scatenando nell’Angelo una sorta
di reazione a
catena.
Rivide tutta la sua vita, fino al
momento in cui Fen gli
aveva rivolto, tempo prima, le stesse identiche parole.
Rivide la sua infanzia, il suicidio di sua
madre, le sue fughe da un orfanotrofio all’altro, la
felicità nel ricevere la
sua lettera per Hogwarts. E poi ancora il treno, lo Smistamento, che le
aveva
regalato una famiglia blu-nero, i suoi anni ad Hogwarts. Infine, vide
la
nascita della sua amicizia con Seira, Fen che le spiegava la sua
natura, lei
che l’accettava. E poi Fen che pronunciava quelle parole.
“Grazie per aver appoggiato
la nostra causa”. Certo, come se
avesse avuto scelta. Poi c’era stato Luis, che le aveva dato
finalmente un
motivo per vivere, altro che quella stramaledetta causa,
l’amore della sua
vita.
ma poi i Demoni
gliel’avevano portato via. Vide i loro disperati tentativi
(suoi e di Seira) di
riportarlo indietro, invano. E infine la morte più dolorosa
della sua vita,
dopo quella di sua madre.
Quella della sua quasi-sorella. Vide
Seira mentre le urlava
di mettersi in salvo, di correre via, mentre scagliava il suo ultimo
incantesimo contro un Demone. Quest’ultimo aveva riso. Riso
del debole
tentativo della sua meravigliosa Custode di darle un po’ di
tempo per fuggire.
L’aveva visto evocare una fiamma e scaraventarla contro la
figura esile di
Seira, di cui non era rimasta che un mucchietto di cenere.
Voltò il viso, cercando di
nascondere gli occhi lucidi. Fino
ad allora non aveva più avuto un motivo per combattere. Ma
ora vedeva tutte
quelle persone che guardavano lei e Scorpius speranzose, e sentiva
tornare in
sé la forza, come un fiume che tornava a scorrere dopo il
gelido letargo
dell’inverno.
E sorrise. Dopo tanto tempo, sorrise.
Sorrise perché aveva
ritrovato una ragione di vita, anche se era scaturita da
quell’orrenda guerra.
Si voltò verso Albus e
vide che anche lui le stava
sorridendo, gli occhi verde smeraldo che rilucevano di
felicità. Guardò
Scorpius, che fissava Rose, come se stesse tentando di trovare in
quella rossa
tutto pepe la migliore strategia di guerra. E infine rivolse il suo
sguardo
alla rossa in questione, che guardava Scorpius sorridendo e arrossendo.
Quei tre le avevano fatto ritrovare
la forza, per quanto li
conoscesse da così poco tempo. Certo, Albus era un conto.
Teoricamente, lei lo
aveva già conosciuto e l’aveva amato. Ma Rose e
Scorpius. L’amore che univa
quei due la faceva sentire come se al mondo fosse rimasto qualcosa di
buono,
qualcosa per cui valeva la pena lottare.
Si guardò di nuovo intorno ed
esclamò:
-Andiamo a vincere questa guerra.
-Abbiamo perso molti maghi
nell’ultima battaglia – illustrò
Harry, che di guerre ne sapeva qualcosa – e i Demoni ci
stanno costringendo ad
arretrare di giorno in giorno. Di questo passo, sarebbero arrivati ad
Hogwarts
nel giro di pochi giorni.
Sarebbero, pensò Scorpius,
stringendo la mano di Rose,
perché adesso c’erano loro e non li avrebbero
fatti passare.
-Quanti sono i Demoni? Sono sempre
stati più numerosi di noi
Angeli, ma ora dovrebbero essere diminuiti nettamente anche loro, no?
– chiese
Scorpius.
-Una decina, più o meno
– rispose Draco. Scorpius sgranò gli
occhi.
-E quanti ne avete fatti fuori, fino
ad ora? – chiese Albus,
passandosi le mani tra i capelli, segno evidente che era agitato.
Hermione
sospirò.
-Uno. E con l’aiuto di Fen
– Rose deglutì rumorosamente e
strinse in una morsa ferrea la mano di Scorpius. Diana si
mordicchiò il labbro
inferiore.
Draco in realtà, mentre
stringeva Hermione, si sentiva un
po’ stupido. Stavano praticamente affidando la sorte di
quella battaglia (e
quindi, la loro vita) a quattro ragazzini. Senza il ben che minimo
battito di
ciglio. E il fatto che, tra questi ragazzini ci fosse anche suo figlio,
lo
rendeva anche un po’ orgoglioso.
-Ma come mai non
c’è sangue nero sul terreno di battaglia?
Insomma, non potrete distruggerli, ma almeno riuscite a ferirli, spero
–
intervenne Rose, isterica. Sua madre la fulminò con lo
sguardo.
-Chi ha mai detto che i Demoni
agiscono direttamente in
battaglia? Guardate voi stessi.
Quella sera ci fu un’altra
piccola battaglia. Niente di
grave, non ci furono morti, solo un paio di feriti, nemmeno troppo
gravemente.
Ma l’orrore che si presentò davanti agli occhi dei
quattro ragazzini fu davvero
troppo.
I Demoni che si presentarono in
battaglia erano solo due,
più che sufficienti a fare fuori una ventina di Auror
esperti. Ma quegli
omaccioni di due metri dalla carnagione rossastra e il volto deforme,
dall’aspetto orribile e vagamente simile a uno schizzo
stilizzato di Satana,
non fecero assolutamente nulla.
Semplicemente, si godettero lo
spettacolo.
Lo spettacolo di un esercito di un
centinaio di maghi urlare
di dolore davanti a zombie. Esatto, zombie.
Per quanto ne sapeva Albus (e lui di
magie proibite ne
sapeva abbastanza) quella era di alto livello, pericolosa e,
soprattutto, super
proibita. Ma a quanto pare, i Demoni non avevano problemi come quello
di farsi
trovare in flagrante da Gazza in piena notte, nel Reparto Proibito,
sotto il
Mantello dell’Invisibilità.
Avevano evocato la magia dello Zombie
del Dolore. Può
sembrare una cosa stupida a sentirlo dire così, e in
realtà un po’ lo è. Ma è
orribile da vedere. Non appena un mago si avvicinava a uno degli
zombie, per
schiantarlo o roba simile, questi si trasformava nella persona morta al
mago
più cara.
Scorpius assistette paralizzato al
combattimento impari tra
suo padre e la versione zombiesca di Astoria Greengrass. Rose vide sua
madre
mentre cercava di fare qualcosa davanti a un Silente dagli occhi vacui. Vide suo zio in lacrime
mentre tagliava la
testa di uno zombie con le fattezze di Fred Weasley.
Albus non ci vedette più
quando suo padre gettò a terra la
bacchetta davanti a uno zombie con le fattezze del suo padrino, Sirius
Black.
Il moro corse davanti a suo padre ed evocò la sua magia,
incurante dello zombie
che aveva perso le sembianze di suo nonno Arthur. In pochi secondi, una
decina
di saette nere spezzarono il collo di altrettanti zombie-nonno Arthur,
che si
erano radunati intorno ad Albus.
Diana si gettò nella
mischia. Esitò incerta quando i
quattro-cinque zombie davanti a lei assunsero le sembianze gentili di
una
ragazza con i capelli castani e gli occhi scuri, poi si fece coraggio
ed evocò
una decina di sfere verdi, con cui tagliò la testa ad ognuna
di loro.
Rose guardò Scorpius e
tirò fuori i coltelli. Il biondo si
voltò verso di lei e appoggiò le mani sulle lame,
impregnandole della propria
magia. Le lame assunsero una tonalità azzurrina. Rose
sorrise, per poi
lanciarsi nella battaglia.
Non vedeva nulla intorno a lei, era
tutto sfocato. Udiva in
lontananza incantesimi urlati, fragorio delle lame e il tuono
inconfondibile
delle saette di Albus. Per il resto, vedeva solamente gli zombie che le
si
presentavano davanti, assumendo la stessa forma di quelli di Albus, per
poi
staccar loro il collo con un movimento netto dei coltelli.
Domenique, che combatteva poco
lontano con una spada a
doppio filo in una mano e la bacchetta nell’altra, la
guardò fiera. Rose non
sarebbe mai stata un asso nella magia manuale, ma era una vera e
propria
macchina da guerra.
Scorpius guardò la
battaglia dall’alto, sentendo il mostro
dentro di sé che fremeva per uscire. Non aveva nessuna
voglia di tagliare la
testa a uno zombie con il viso di sua madre, perciò chiuse
gli occhi.
Visualizzò il suo An, il
mostro di sé, e nient’altro.
Sorrise quando vide che il mostro aveva la stessa forma del suo
Patronus: una
volpe a nove code. Solamente che questa era infinitamente
più mostruosa e
decisamente molto lontana dall’essere adorabile, come Rose
aveva definito il
suo Patronus.
Fammi
prendere il
possesso del tuo corpo, gli ordinò la volpe con
voce roca, e di quei mostri non ne
rimarrà nemmeno
l’ombra.
Già,
e la stessa fine
farai fare ai miei amici, non è vero?, ironizzò
Scorpius, no, ho solo bisogno del tuo potere.
Sei strano,
Scorpius
Malfoy, oppure semplicemente ipocrita, sbuffò la
volpe, contrariata, non vuoi concedermi il
tuo corpo ma vuoi il
mio potere. E va bene, attingi. Dopotutto, è il tuo.
Detto questo, gli occhi di Scorpius
si spalancarono,
risplendendo di luce azzurra. Come gli aveva spiegato Diana,
visualizzò il suo
An intorno a sé, come una gigantesca ombra, e
indirizzò il suo potere verso i
due Demoni. Sentì quell’energia spaventosa
scorrergli nelle vene, mentre tutti
gli zombie svanivano e i Demoni gridavano terrorizzati, tentando di
sfuggire
all’enorme tornado di energia che la volpe stava creando
vorticando le code.
I Demoni cercarono di difendersi,
evocando fiammate, scudi e
quant’altro, ma nulla riuscirono a fare, e di loro non rimase
nulla.
Scorpius si afflosciò su
sé stesso, esausto ma sorridente.
Meno due, pensò, forse
possiamo vincerla questa guerra.
Sorrise ancora, prima che Morfeo lo
accogliesse tra le sue
calde e morbide braccia.
Salve a tutti! Al diavolo il mio pessimismo, l’ispirazione è tornata! Purtroppo però starò via circa venti giorni, andrò in montagna dai miei nonni e, indovinate un po’, niente connessione internet!
Ma come farò a sopravvivere?? Comunque, cercherò di scrivere qualcosa su carta mentre sono lì, per velocizzare i ritmi.
Mi
dispiace, a tutti coloro che seguono anche il giglio nero, per non
essere
riuscita ad aggiornare in tempo.
Mi
rifarò, almeno spero.
Quando
torno voglio vedere tante recensioni, tante tante! Me lo fate questo
regalo?
Dai, tra pochi giorni è anche il mio compleanno! Please!
Un bacione, a
presto, Nihal Potter