Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mary CM 93    30/07/2013    2 recensioni
La storia di una ragazza, Angelique, dei suoi drammi famigliari, dei suoi amori e dissapori...di una ragazza bellissima, che vive giorno per giorno, un piccolo dramma dentro di sè...che tenterà di evadere da una realtà che l'ha sempre schiacciata...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pauline era stata comprensiva, essermi confidata con lei mi era stato molto di conforto, ma non avrei sopportato di rimanere a casa mia, così Jean si offrì di ospitarmi, almeno sino a quando i suoi genitori non sarebbero tornati dal loro viaggio.
 
I giorni passavano ed era ormai una settimana che trascorrevo le mie giornate con Jean, senza dare mie notizie a Pauline, la quale tentava disperatamente di contattarmi, ma invano.
Il lunedì arrivarono i suoi genitori, con la sorellina più piccola: Margot.
Cloe e Pascal avevano trasmesso a Jean e a Margot tutta quella positività e gentilezza che per giorni mi avevano rallegrata. Era in complesso una famiglia cordiale e, per altro, avevamo subito trovato una certa affinità, tanto che mi avevano permesso di rimanere a casa loro sino a quando non mi sarei sentita pronta per tornare da Pauline.
 
Era ormai quasi un mese che abitavo a casa di Jean, e quel che più mi turbava era il fatto che la sua famiglia avesse fiducia in me…io non sarei riuscita a sopportarmi per così tanto tempo.
Un giorno eravamo a pranzo, stavo servendo, com’era diventato d’abitudine, il cibo da me cucinato, quand’ecco il cellulare: era Pauline.
Una delle tante volte in cui voleva sentirmi per avere mie notizie. Fino ad allora non avevo ma risposto, e la famiglia di Jean non mi faceva troppe pressioni per questo mio comportamento, anzi, erano soliti passare da Pauline per informarla della mia attuale situazione, ma lei non demordeva: voleva sapere da me che cosa accadeva.
Quella volta, però, fu diverso: risposi al cellulare.
“Ce ne hai messo di tempo per farti sentire, sappi che questa è l’ultima volta che ti chiamo, dimmi che stai bene e ti lascio in pace, ma voglio sentirlo da te!”.
” Sì, mi trovo benissimo…scusa Pauline, ma sto servendo a tavola, il cibo si fredda…ci sentiamo…ciao!”.
” Te l’ho detto: non ti chiamo più!”.
Non feci in tempo a risponderle che buttò giù, ma non avevo creduto neppure un secondo che non mi avrebbe più cercata.
Nessuno mi domandò nulla riguardo quella bizzarra conversazione, continuai a passare i piatti e mi sedetti. Non fiatai comunque per tutto il pranzo e non distolsi gli occhi dal cibo, assaporandolo lentamente.
Jean volontariamente o involontariamente stava calpestando la barriera che mi ero creata con il tempo, tutta la mia sicurezza, il mio menefreghismo…il mio mostro di donna perfetta stava lentamente andando in frantumi.
E più il tempo passava e più mi tormentava un dubbio: Jean mi amava ancora?
Per me aveva il valore affettivo di un fratello, seppur qualche volta non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi color castagna e rendermi conto che forse provavo qualcosa di più per lui.
Ma poi mi rendevo conto che non era vero: l’unico che m’interessava era Lui…il Lui che non conoscevo, quello che ancora non sapevo mi avrebbe fatto terribilmente soffrire.
 
Prima di conoscere Jean, terminata la scuola, ero solita andare a salutare Simon alla facoltà di Giurisprudenza, era un percorso che mi allungava la strada di almeno una quindicina di minuti, ma mi faceva piacere, sì, perché nell’aula accanto a quella di Simon c’era Lui, usciva alla stessa ora di Simon ed io ogni volta fingevo di non incrociare il suo sguardo, ma poi improvvisamente arrossivo e sorridevo come una scema.
Eppure ero sicura che non si fosse mai accorto di me, o almeno non aveva mai mostrato interesse. Simon lo sapeva, mi conosceva da quando eravamo all’asilo, era l’unico ragazzo che non ci aveva mai provato con me, per questo mi capiva quanto bastava per sapere perché lo andassi a trovare così frequentemente alla facoltà.
Ma da quando Jean era entrato nella mia vita mi recavo fin lì di rado, eppure un giorno, dopo essermi venuto a prendere all’uscita da scuola, fu Jean che mi ci portò, ma non mi spinse davanti all’aula di Simon…e lui uscì, lo incontrammo…lui…non riuscii a non sorridere, ma poi vidi lo sguardo di Jean, muto, ma al tempo stesso aveva parlato troppo, mi lasciò la mano e se ne andò. Non lo fermai, non ne ero in grado: un cuore si spezza senza parole, ma per ricostruirlo ce ne vogliono troppe e spesso sono quelle sbagliate.
Soprattutto non sapevo se mi fosse dispiaciuto, ero lì, con il ragazzo che amavo…Jean si doveva arrendere, avrei ottenuto quello che volevo, come sempre…ma se quello che desideravo fosse stato Jean?
Ritornando a casa non rividi Jean…ero preoccupata, sì, ma non per lui, ma piuttosto che non mi amasse più, l’avrei voluto ferire mille volte fortissimo al cuore, pur di avere il suo amore, e mi sentivo crudele per quello che pensavo, ma io avevo bisogno del suo amore.
Arrivato a casa mi fissò, ma non ebbi il coraggio di sostenere lo sguardo, mi faceva male saper di avere ferito Jean, non era un giocattolo, era un affetto…e si: provavo qualcosa per lui, ma non potevo cedere senza aver prima ottenuto Lui.
Gli domandai, facendo finta di aiutarlo in cucina: “Ma…ma come lo sapevi?”.
”Me l’ha detto Simon, ma prima che ci facesse conoscere, mi aveva premesso che c’era un bel tipo della sua facoltà che ti piaceva quindi…Scusa…scusa Angelique…mi dispiace…però credo che anche tu mi debba delle scuse…”.
Mi offese quella risposta: “Non ti devo chiedere scusa per i miei sentimenti…amo chi voglio!”.
Ci fu una pausa e Jean sembrava soffrire terribilmente, ma io ribadii il concetto: ”Jean…sì, lo amo da morire”.
Mi fissò: “Angelique…non sai neppure il suo nome…perché non vedi l’amore che sta ad un respiro dal tuo…”-mi risposte sconfortato.
“Io ho imparato a conoscerti meglio di chiunque altro…ed è questo che ti fa paura…ammettilo”.
Si avvicinò a me: “Angelique s’è vero quello che dici…ti amo quanto tu ami Lui…ti amo…Angelique ti amo…”.
Le nostre bocche erano quasi incollate…ancora bagnate di urla e lacrime…con le parole dell’altro…taglienti, pungenti…che avevano colpito dritto al cuore…
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mary CM 93