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Autore: _keys_    30/07/2013    1 recensioni
-"Ma io ti amo Phoebe!"- mi disse Zayn.
-"Ti amo anche io Zayn, ma il nostro è un amore proibito!"-.
-"E come faremo?"- disse stringendomi le mani e guardando verso il basso.
-"Ci rincontreremo un giorno. Ci rincontreremo nei nostri sogni!"-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi svegliai alle undici. Me la presi con comodo, tanto non avrei dovuto fare niente.
Scesi in cucina, e presi del latte freddo. Con il bicchiere in mano, andai a sedermi fuori, al portico guardando l'orizzonte. Dov'era Londra?
 
Bevvi tutto il latte. Infondo quello non mi poteva far ingrassare.
Andai a guardare la cassetta della posta. Sentivo che c'era qualcosa per me, lo speravo tanto.
Andai a vedere a oltre a delle scartoffie, trovai una lettera per me. Da Clare.
C'eravamo sentite il giorno prima, e mi aveva inviato anche una lettera. Forse era quello che mi stava per dire su facebook.
La aprii nonostante sperassi che fosse di Zayn.
 
 
Cara Phoebe,
sicuramente non l'avrai capito, e appena hai visto il nome Clare, ci sei rimasta male, perché credevi di veder scritto il mio nome. Si, sono Zayn!
Scriverò nelle prossime lettere il nome di Clare, così che, anche se tuo padre vede le lettere, non legge il mio nome sopra, e non ha motivo di non fartele leggere.
Ho scritto questa lettera, quando mi è arrivata quella in cui parli di Boston.
Arriveranno in ritardo rispetto al giorno in cui scriviamo. Ma l'importante è che arrivino.
Mi manchi. Mi manchi troppo. Non mi sto dando pace. Non accetto l'idea che qualcuno abbia potuto portarti via da me.
Come hai detto tu, il nostro è un amore proibito.
Proibito dalla regola di tuo padre, proibito dalla lontananza. Proibito da tutto quello che ci divide.
Alla fine mi sono diplomato, l'ho fatto solo per te. 
Non so ancora a che college andare, se qui a Londra, o in America più vicino a te. Non so nemmeno se vorrò prendere il college. Credo che per questo primo semestre me ne starò a casa. Credo di studiare nel secondo semestre.
Voglio rincontrarti, voglio vederti, voglio stare insieme a te, voglio baciarti e stringerti tra le mie braccia per non farti andare via. Ma so che ti ho persa già.
Phoebe, io te lo prometto, in un modo o nell'altro, che siano sogni, che sia in cielo o che sia in terra, noi ci rivedremo, e se succederà niente e nessuno ci potrà più dividere.
Ti amo tanto da starci male.
                                                                                                                            Zayn.
 
 
Una mia lacrima bagnò il foglio che sciolse un po' di inchiostro.
Presi carta e penna e risposi alla sua lettera.
 
 
Caro Zayn,
è il quarto giorno che non ti vedo.
Ho bisogno di un tuo bacio, di un tuo abbraccio e dei tuoi modi per tirarmi su. Ho bisogno dei tuoi pollicioni che mi asciugano le lacrime che sgorgano dai miei occhi, e ho bisgono che quando piango, tu mi dica che piangere non significa essere deboli ma stanchi si tutto.
Si. sono stanca di tutto. Di questa vita che non è vita, di questa casa che è troppo casa, di questa città che è troppo calda e piena di folla. Insomma sono stanca di stare qui.
Ho ricevuto la tua prima lettera.
È un bell'ingegno scrivere il nome di qualcun altro. L'ho sempre pensato che tu fossi intelligente.
Appunto perché sei intelligente, devi iscriverti al college.
Sono più che sicura che tu dovresti andare, e se proprio non hai voglia di cominciare subito, fai come hai detto tu, e entra nel secondo semestre.
Sarebbe bellissimo che tu verresti a studiare qui a Boston, anche se sarei io che vorrei tornare a Londra.
Sai mi manca parecchio, anche voi mi mancate.
Mi mancate troppo e non so per quanto tempo io possa resistere senza di voi. Senza di te.
Anche se non sarei voluta mai venire qui, se potessi tornare indietro, continuerei a disubbidire all'ordine di mio padre. Lo rifarei lo stesso.
Ho conosciuto un vecchietto. Si chiama Tim. È molto gentile. Sta sistemando un posto in mezzo alla strada e pieno d'erba, con dei fiori colorati e profumati e con degli alberi. Chissà perché lo fa.
Tim è l'unica persona che ho conosciuto qui, a parte Tommy, il barista, e la ragazza che gli piace di nome Shelly. Con lei non ci ho mai parlato. È molto bella.
Non vedo l'ora di rivederti di nuovo Zayn.
Mi manchi un oceano.
Ti amo.
                                                                                                                           Phoebe.
 
Piegai il foglio e lo misi cautamente nella sua busta.
Tornai dentro per prepararmi per uscire e spedire la lettera.
Dove avevo messo il post-it il giorno prima c'era una busta e un altro post-it:”Ecco ciò che hai chiesto! Mamma e papà!”.
Bene. Il mio piano stava procedendo come doveva.
Mi vestii, misi gli occhiali da sole, presi il telefono, la lettera e uscii.
Rincontrai Tim.
-”Buongiorno Tim!”- dissi gentilmente.
-”Oh Phoebe, speravo tu passassi, potrei chiederti un favore?”- disse lentamente.
-”Se le devo comprare altri fiori, sono molto felice di farlo. Mi piace quello che fa!”-.
-”Sei troppo gentile, potresti prendere dei garofani per favore?”- disse dandomi dei soldi.
-”Ovviamente! Non ritorno tardi!”- dissi allontanandomi.
-”Io sono sempre qui!”- rispose.
 
Arrivai in città, e al solito posto comprai il francobollo e imbucai la lettera.
Poi andai verso il bar da Tommy.
Era dietro il suo bancone, e dopo che entrai definitivamente, notai che stava parlando con Shelly.
Lei era divertita.
-”Ciao Tommy!”- salutai entrando.
-”Ciao Phoebe, lascia che ti presenti Shelly!”- esclamò-”Shelly lei è Phoebe, Phoebe lei è Shelly!”- prosegui.
Strinsi la sua mano.
-”È la tua fidanzata?”- chiese lei scrupolosa.
-”Nono, sono innamorata di un altro ragazzo!”- risposi per non creare problemi.
-”È una mia amica che si è trasferita da poco!”- proseguì Tommy al posto mio.
-”Si sono di Londra!”-.
-”E come mai ti sei trasferita?”- mi chiese sorridendo.
-”Beh è una lunga storia!”- dissi abbassando lo sguardo.
Lei sorrise vedendomi in difficoltà e non chiese più niente.
Rimanemmo in silenzio.
-”Vi porto qualcosa?”- chiese Tommy.
-”Un bicchiere d'acqua!”- risposi io.
-”A me un succo di frutta!”- ordinò lei.
Subito dopo a me arrivò un bicchiere d'acqua e a lei un succo alla pesca.
-”Sei magrissima! Ci fossi io così! Cioè sei troppo bella!”- disse lei squadrandomi.
-”Peccato che io non mi piaccio!”- dissi guardandomi.
-”Vuoi essere più magra?”- disse sbalordita.
-”No vorrei avere qualche chilo in più!”- risposi.
In poco tempo che ci parlavamo aveva già colpito i miei due colpi deboli.
-”Comunque stai bene così!”- esclamai io.
-”Grazie!”- rispose.
Tommy intanto faceva dei caffè a delle signore.  
Guardai l'orologio e si era fatto mezzogiorno.
Salutai Shelly e Tommy e mi diressi verso il fioraio.
Quel giorno volevo tornare a casa per l'ora di pranzo.
Andai dallo stesso fioraio e presi quel che mi aveva chiesto Tim.
Pagai e mi incamminai sulla strada per casa.
 
 
-”Ecco a te Tim!”- dissi sorridendo porgendogli la busta con i fiori.
-”Grazie mille Phoebe sei una ragazza d'oro!”- esclamò.
Mi girai a torno.
-”È davvero molto bello qui!”-.
-”Ci lavoro da un po'!”- rispose Tim.
-”Se non sembro indiscreta, posso chiederti perché abbellisci questo posto?”- chiesi.
-”Non me lo chiede mai nessuno, e sarei felice di raccontarti il perché, ma a patto che non mi prenda per scemo, e che ti sieda perché è un po' lunga!”- disse invitandomi a sedermi sulla panchina che c'era lì.
Accettai incuriosita.
-”È una cosa strana a cui non potresti credere molto facilmente...
Avevo venitré anni quando mi innamorai di Anita. Era una ragazza bellissima, era italiana ma si era trasferita qui. Lavorava in un negozio di fiori, faceva composizioni, addobbava chiese, ville, sistemava giardini e in più si dedicava molto alla botanica. Annaffiava fiori tutti i giorni, si interessava alle caratteristiche delle piante, andava a visitare posti con fiori strani e faceva tante ricerche su queste. Insomma, amava tantissimo tutti i fiori e non ce n'era nemmeno uno che non le piacesse. 
Era il compleanno di mia madre, e con mio padre e i miei fratelli decidemmo di regalarle un bel mazzo di fiori. Nessuno aveva tempo, e dato che ero il più giovane e non ero impegnato, quel giorno mandarono a me a comprare il mazzo di fiori.
Fatalità, andai al fioraio dove lavorava questa ragazza. Mi servì lei e fece una bellissima composizione.
Mi invaghii così tanto di lei, che andavo a quel fioraio tutti i giorni, a prendere un mazzo di fiori, anche se poi non ci facevo niente. Avevo la casa inondata da fiori di tutte le specie.
Un giorno lei mi chiese perché andavo tutti i santissimi giorni al suo negozio e io le dissi che era per amore. Le chiesi finalmente di uscire e lei accettò. 
Così uscimmo e dopo esserci frequentati un po', ci innamorammo l'uno dell'altro finché non ci fidanzammo. Ma io avevo cinque anni in più di lei, mi ero diplomato ma non trovavo lavoro, mentre lei stava finendo la scuola. Così il padre le proibì di vedermi!”-.
Alla parola proibì rabbrividii mentre gli occhi cominciavano a riempirsi di lacrime.
Tim ed io avevamo la stessa storia.
-”Non mi diedi pace!”- proseguì-”Il giorno dopo la rividi, e lei mi disse che avrebbe disubbidito al padre, e che saremmo partiti per il sud. Disse anche di aspettarla in questo posto la mattina dopo, e di portare con me una valigia.
Puntuale la mattina dopo la aspettai. Ma lei non arrivò mai più. Sono rimasto qui, e ho costruito la casa di fronte. La sto ancora aspettando, consapevole che non arriverà mai più. Ripongo in me delle speranze van, destinate a sparire solo alla morte, che fervono e che crescono ogni volta che ci ripenso, e ogni volta che sfilò una lacrima dai miei occhi, che cade sulla sua foto.
La abbellisco con tutti i fiori perché quella era la sua passione, e poi se mai tornasse non è bello far trovare un luogo inospitale. Lei si merita tutto quello che ho!”- finì.
Intanto immancabilmente i miei occhi erano rossi e le mie guance erano bagnate. Il trucco era colato ma alla fine non me ne importava niente.
Non so cosa fu a farmi incontrare con quel signore. 
Forse il fato, forse Dio, forse la volontà! Proprio io non lo sapevo.
-”Perché piangi?”- chiese preoccupato prendendo qualcosa dalla sua tasca.
-”Vedi, mi trovo qui a Boston perché mio padre mi ha proibito di vedere l'amore della mia vita. Io ho disubbidito, ma lui se ne è accorto e mi ha allontanato da lui, ma io gli scrivo lettere e lui mi risponde. Non so per quanto tempo possa durare questa cosa. Forse finché uno dei due non si farà una nuova vita!”- dissi asciugandomi gli occhi con un fazzoletto che mi aveva dato Tim.
-”Mi dispiace tanto Phoebe, ci sono passato so cosa vuol dire. Ma un consiglio te lo posso dare. Non rinunciare. Se è amore vero,  niente e nessuno può ostacolare un sentimento così forte. Ricordalo niente e nessuno tranne la morte!”-.
 
Tornai sulla via di casa. La storia di Tim mi aveva stupita. Anche se avevamo molti anni di differenza, la storia era la stessa.
Chissà che fine aveva fatto la sua ragazza. Forse era morta. Credevo che il loro amore era amore vero, e perciò se mi aveva detto che niente e nessuno può ostacolare un sentimento così forte, tranne la morte, allora sicuramente era proprio lei che li aveva divisi per l'eternità.
 
Rientrai in casa, e andai in camera mia.
Mi sedetti frastornata sul letto fissando un punto sul muro.
Io dovevo tornare da Zayn, niente mi avrebbe potuto dividere da lui. Era il mio unico pensiero. La testa mi avrebbe fatto male a lungo andare, e la mente si sarebbe erosa prima o poi. 
Avevo paura. Paura di non farcela, paura di crollare, paura di piangere, paura di sentirmi debole, paura di sprofondare, paura di non rivedere Zayn, paura che la morte ci potesse dividere, paura del presente, paura di pensare, paura di ricordare, paura di urlare, paura della paura.
Non mi meritavo tutto quello che stavo passando. Di certo non ero la persona perfetta, ma non avevo mai fatto niente di male. Ero una ragazza tranquilla, nonostante nell'ultimo periodo avessi diffidato di me e la mia diffidenza mi abbia portato a rispondere a tono.
Non ero mai stata gelosa o invidiosa di qualcuno o di qualcosa.
Una cosa che avevo imparato era che “L'invidioso non soffre per quello che non ha, ma soffre per il bene altrui!”.
E perché dovevo soffrire? Ero stanca di piangere e sprofondare ogni volta. Volevo ridere, perché alla fine a cosa serviva piangere, se tanto non ti ascoltava nessuno, e nessuno ti consolava.
Basta ero stanca di vivere in quel modo.
Uscii fuori al balcone della mia camera continuando ad osservare l'orizzonte, cercando una nuova vita. 
Mi squillò il telefono.
Lo presi per rispondere ma mi cadde giù vicino la piscina.
Cazzo.
Corsi di fretta al piano di sotto uscii fuori e trovai il mio telefono frantumato in due mila pezzi.
Presi la sim, la memory card ed entrai dentro.
Scrissi un post-it:”Telefono nuovo! Si è distrutto! Grazie”.
Da quell'istante le richieste sarebbero cominciate ad essere costose. Mio padre doveva rimanere in mutande. Quello stronzo doveva rimpiangere di avermi fatto soffrire e di avermi allontanato dalla vita che amavo.
 
Ero arrabbiata così tanto, che avrei potuto prendere a calci e a pugni qualunque persona mi fosse passata sotto lo sguardo in quel momento.
Strinsi i pugni e mi tuffai in piscina vestita. Non mi importava se si potevano rovinare col cloro.
Uscii e rientrai in casa bagnando tutto.
Mi infilai nel bagno di camera mia e mi feci una doccia.
Mi calmai un po'.
Non volevo uscire di pomeriggio non volevo fare niente.
Così aspettai che venne sera, per mangiare una piccola porzione di un'insalata povera, e poi andai ad infilarmi nel letto.
 
Perché quando urlo nessuno mi sente?
  
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