Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: LoonyW    30/07/2013    2 recensioni
Prima di essere arrestato per una strage non commessa, Sirius ha visto tra la folla il volto di una persona scomparsa da molto tempo, la sua Stella Polare. Tra salti avanti e indietro negli anni è ambientata la complicata storia di un amore nato in guerra, che resiste sebbene i chilometri e le vicende gli siano contro. Riuscirà l’amore di Sirius e Mary a camminare ancora agli albori di una seconda guerra, nonostante gli anni di lontananza, le calunnie, e un futuro nebuloso?
"Ti troverò. Dovessi cercarti dalla Stella Polare all’infinito."
«Sirius rimane qualche minuto a fissare quel nome, perso in tutto ciò che significa per lui: che Mary è viva, che è in Inghilterra, che è diventata una giornalista. Ha mantenuto la sua promessa a metà, eppure non riesce a portarle rancore.
Una nuvola gentile si sposta leggera nel cielo notturno, e la Stella Polare finalmente appare, quieta e immobile dove è sempre stata, segnando il Nord.»
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Wonderwall
 

 
 

Because, maybe, you’re gonna be
The one who saves me?
(Perchè, forse, sarai tu a salvarmi?)

 
 
 
 
12 Dicembre 1993, Hogsmeade (Tre Manici di Scopa)
 
 
“…Questa notte è nato il bambino di Lily e James. È un maschio. Vorrei che tu potessi vederlo, Mary… ha staccato la faccia al padre, ma gli occhi sono tutti di Lily.
Non riesco a smettere di pensare a quanto ora tutto potrebbe essere diverso, se tu non fossi mai partita. Forse il figlio di James e Lily avrebbe un compagno di giochi. Forse saremmo riusciti anche noi a costruire una famiglia. E non sarebbero passati due anni dall’ultima volta in cui ti ho vista.”
 
A queste parole, scritte dalla storta calligrafia di Sirius, a Mary scappa un piccolo singhiozzo, accompagnato da una lacrima silenziosa, ma subito cerca di darsi un contegno, desiderosa di non attirare l’attenzione. Il locale è piuttosto affollato, ma nessuno sembra notarla o riconoscerla.
Mary si era acquattata in un angolo a rileggere le lettere di Sirius, e nonostante ogni volta divenisse sempre più doloroso, aveva bisogno di aggrapparsi a quelle parole scritte -e perciò indelebili ed eterne- che testimoniavano ciò che prima esisteva come un documento ufficiale.
Il Natale si avvicinava, ma niente dell’atmosfera che la circondava riusciva a farla sentire partecipe della festività; non con la consapevolezza che Sirius era sperduto da qualche parte, e che poteva mettersi in contatto con lei solo in maniera indiretta, senza poterle parlare. Era frustante cercare, cercare, cercare e non trovare mai nulla, se non strade sbarrate dal Ministero o dai Mangiamorte stessi che avevano ricominciato a darle la caccia da quando era tornata in Inghilterra.
Quando finalmente Mary capisce che rileggere le lettere è un atto di puro masochismo, decide di uscire dal locale, ritrovandosi nel bel mezzo della tempesta di neve di Hogsmeade. Il vento la fa barcollare, portandola avanti lungo la strada principale. Si è appena incamminata stringendosi l’enorme sciarpa al collo, quando qualcuno –o qualcosa- le strappa via il cappello di lana che la proteggeva dalla bufera. In un primo momento Mary pensa che sia colpa del vento, poi scorge il suo cappello rosso che si allontana nella direzione opposta, come se fosse animato e guidato da qualcosa.
Se si fosse trattato di un qualsiasi cappello, Mary lo avrebbe lasciato andare, ma quel preciso cappello fatto di lana rossa era stato intrecciato a mano proprio da sua madre, come regalo di Natale. Era perciò una reliquia, un ricordo, qualcosa di prezioso: non poteva semplicemente lasciarlo scappare. Si lancia all’inseguimento, inoltrandosi nella tempesta di neve fino a venire accecata, non riconoscendo più i viali di Hogsmeade.
Quando ad un punto di smarrimento crede di averlo perso di vista, il cappello rosso sbuca da un masso, trotterella lì intorno per qualche secondo –come per dare a Mary il tempo di rintracciarlo e seguirlo- e si inoltra di nuovo tra gli alberi, visibile grazie al colore vivace.
Mary si chiede a malapena come sia possibile che un cappello si comporti in un modo simile, ma è talmente stanca che non si sofferma troppo sulla questione, immaginando che in un mondo magico episodi del genere siano all’ordine del giorno.
L’inseguimento dura qualche minuto nel bosco, finché il cappello devia all’improvviso a destra e scompare dalla sua vista. In quel momento si ode un leggere miagolio strozzato, inghiottito dai fischi della bufera. Mary comincia a tremare, persa in un luogo sconosciuto e disorientata dalla neve, sola e con la minaccia dei Mangiamorte alle calcagna. Una domanda le sfiora la testa in quel momento: come hai fatto a non pensare che potrebbe essere una trappola dei Mangiamorte, stupida idiota?
Istintivamente, Mary mette mano alla bacchetta, e quando sente un fruscio e un tonfo alle sue spalle si volta di scatto con la bacchetta tesa.
«Ferma!»
La voce arrochita dell’uomo la spaventa per un attimo. Mary fa qualche passo indietro, spaventata dalla figura rattrappita e malandata che si staglia davanti ai suoi occhi, senza abbassare la bacchetta.
L’uomo sembra leggermente disorientato dal comportamento di lei, e alza le
mani in segno di pace. «Non..» riesce a dire, con grande sforzo.
I suoi panni sono stracciati e sporchi, ed evidentemente trema per il freddo. C’è come un alone di vecchiaia precoce e trascuratezza sul suo volto, che oscura i lineamenti un tempo affascinanti e giovani. Mary non lo riconosce.
«Chi sei?» domanda lei con una punta di angoscia, certa di essere appena stata catturata dai Mangiamorte.
Sirius sussulta. Quante volte aveva sognato quel momento di ricongiunzione, dove lei gli correva incontro e lo abbracciava, coprendolo di baci per ogni minuto che non avevano passato insieme! Quella domanda lo feriva più dei dodici anni passati ad Azkaban.
«Mary..» biascica stupefatto «sono io… sono Sirius! Non mi riconosci?»
Mary lo guarda stordita, poi sbalordita, poi incredula. «No.. non è vero. Tu non sei Sirius, non è vero!»
L’immagine di quell’uomo malato e sporco è troppo distante dall’ultimo ricordo che Mary aveva di Sirius, per riuscire a riconoscerlo. E la paura che prova, mista all’intontimento causato dal Wiskey Incendiario, la rendono certa che non è affatto Sirius, ma uno scherzo della vista, forse un’allucinazione, o ancora peggio un tranello dei Mangiamorte.
«Non è possibile, tu non sei tu! Io conosco Sirius, e non sei tu!» grida, indietreggiando.
Sirius lascia cadere le braccia lungo i fianchi, stupefatto. «Mary..»
«No, tu non sei reale» lo accusa lei, con sguardo allucinato «non è la prima volta che capita, sai? Ma stavolta riesco a risponderti, ormai sono preparata. Già altre volte ti ho visto, mi parlavi, ogni volta mi dicevi che eri proprio tu, e poi scomparivi! Non prenderti gioco di me, lasciami in pace!»
«Calma, calma..» cerca di rassicurala Sirius, avvicinandosi di un passo per tranquillizzarla.
«Vai via! Allontanati!» lo avverte Mary, voltandosi per scappare alla cieca, incurante di andare a sbattere contro un albero o un sasso, ignorando la voce del “finto” Sirius che la chiama nel bosco.
Solo quando giunge al limitare degli alberi, si ferma a riprendere fiato, appoggiandosi ad un albero e rendendosi conto di non aver recuperato il cappello. Mary emette un verso a metà tra un sospiro e uno sbuffo, e si accascia a terra, appoggiandosi al tronco di un albero per calmare la confusione e il mal di testa.
È un breve attimo di distrazione, ma basta a non accorgersi delle figure incappucciate che si stanno avvicinando, silenziose e vestite di nero.
Quando riapre gli occhi, Mary si ritrova di fronte il viso, rimasto quasi uguale, di Avery, che urla: «Cuccù!», e le punta la bacchetta contro.
Nessuno si accorge dell’incantesimo che illumina per un attimo il viale, attraverso lo strato di neve, né delle figure dei Mangiamorte che scompaiono portando con sé il corpo di una ragazza da tempo scomparsa.
 
***
 
15 Gennaio 1977, Hogwarts (Sesto anno)
 
Severus Piton era un ragazzo intelligente e anche fantasioso, per quanto riguardava le vendette. Purtroppo per i suoi nemici, e in particolare per i Malandrini, si impegnava nell’ideare e cercare punizioni adeguate nella stessa misura in cui si impegnava nello studio scolastico.
Bisogna ammettere, però, che Severus Piton era anche un gentiluomo: nonostante lo scherzo del mese precedente fosse stato organizzato sia da Sirius che da Mary, Piton evitò signorilmente di vendicarsi su Mary, concentrando invece tutti i suoi sforzi sul ragazzo.
Voci di corridoio dicevano che Piton non si fosse vendicato di Mary solo perché amica della Evans, che quindi fosse un gesto teso a cercare di riguadagnare la stima di Lily, e non pura galanteria.
Tanto bastò affinché Mary venisse graziata, mentre Sirius non fu così fortunato.
L’arguzia di Piton stava proprio nel creare vendette su misura: ad esempio, avrebbe circondato un ipocondriaco di muffa e sporcizia, o avrebbe chiuso in una bolla un claustrofobico, mirando sempre alle debolezze e alle paure delle sue vittime.
Sirius Black poteva apparire senza macchia e senza paura ad uno sguardo superficiale, ma non agli occhi attenti e penetranti di Piton.
In questo caso, però, nemmeno Piton riuscì a cogliere nell’atteggiamento freddo e distaccato di Sirius ciò che c’era di vero: paura di aprirsi, di essere rifiutato come lo era stato dalla sua vera famiglia, paura di farsi del male. Neanche Piton, accecato dall’odio e dal disprezzo, riusciva a cogliere ciò che di lodevole e meraviglioso c’era nel comportamento di Sirius insieme ai suoi amici, perché solo in quei casi riusciva a essere sé stesso. Il Serpeverde interpretava le sue azioni solo come voglia di essere lodato e apprezzato, conseguenza della paura del giudizio altrui. 
Un giorno qualsiasi dopo pranzo, i Malandrini stavano bighellonando per i corridoi, progettando chissà cosa e chiacchierando animatamente con gli altri studenti.
Accadde tutto in un attimo: l’incantesimo fu scagliato a distanza, ma con molta precisione. Ci fu un momento di dubbio, poi, lentamente, sulla faccia di Sirius cominciarono a crescere peli neri che si allungarono e si moltiplicarono fino a ricoprirgli tutta la faccia. Quando Sirius se ne accorse iniziò a urlare –in modo poco cavalleresco- e scappò via quando i peli si congiunsero con la barba e i capelli, formando un compatto strato nero che avvolgeva tutta la testa e continuava a scendere verso il basso. Sirius sentì le risate che lo inseguivano per i corridoi, finché riuscì ad uscire dal castello, rifugiandosi nel suo luogo preferito, dove spesso andava per stare da solo: un albero storto e dai rami larghi e alti, che affacciava sul lago ma era coperto alle spalle da altri alberi più grandi. Si arrampicò in alto su di esso, fino ad arrivare quasi in cima. Allora si mise seduto e tirò un pugno al ramo, aspettando ad occhi chiusi che l’effetto dell’incantesimo svanisse.
«Questa gliela faccio pagare» mormorava rabbiosamente sottovoce, già certo di chi fosse il colpevole. Iniziò subito ad ideare una vendetta adeguata, immaginando di farlo vergognare quanto lui si era vergognato per quella figuraccia pubblica.
Piton non aveva torto: Sirius aveva realmente paura del giudizio pubblico, influenzato dall’educazione severa della sua famiglia, nonostante cercasse sempre di atteggiarsi a indifferente.
«Heylà, Tarzan» cinguettò una voce interrompendo i suoi pensieri.
Dopo qualche fruscio, apparve la figura di Mary tra i rami, con qualche foglia impigliata tra i capelli.
«Mmm, o forse dovrei dire “salve, uomo della caverne”!» ridacchiò lei, guardando bene gli effetti della vendetta.
Sirius brontolò e si voltò dall’altra parte «Non guardarmi così, sono tremendo, sembro un orso bruno!» si lagnò.
«Sai, ti donano. Si intonano con i capelli» sdrammatizzò Mary.
Sirius le rifilò un’occhiataccia, ma suo malgrado le sorrise, apprezzando il tentativo della ragazza.
«Dai, non c’è bisogno di nascondersi» lo tranquillizzò lei «i peli superflui sono un problema di tutti i ragazzi, basta una pinzetta e risolvi il problema».
Sirius rise, poggiando la testa contro il ramo «Ti stai divertendo a mie spese, vero?»
«Moltissimo» ghignò lei «scherzi a parte, esiste di certo un contro incantesimo, se proprio non vuoi aspettare che passi da solo. Dorcas lo sta già cercando».
«Davvero?» chiese Sirius sollevato.
Mary annuì e cercò di non ridere nel guardarlo, perché sembrava proprio una montagnola di peli a forma di uovo, cui fossero stati incastonati due occhi, un naso e una bocca.
«Sembri esattamente un tartufo» sospirò Mary con un sorriso.
«Un cosa?»
«Oh Santo Merlino, Sirius, un tartufo! Non lo hai mai assaggiato?» chiese sbalordita.
«Avrei dovuto?»
«Maghi» fece spallucce Mary con una linguaccia. Si sporse in avanti per afferrare qualcosa dall’alto di un ramo, staccandone una grossa castagna.
«Quella è una castagna» fece notare Sirius.
«Esatto, geniaccio» confermò Mary sorridendo.
Tirò fuori la bacchetta e mormorò qualcosa sottovoce, trasfigurando la castagna. «E questo è un tartufo» disse mostrandogli il risultato «un tartufo nero, per la precisione. È molto buono da mangiare, ma così crudo senza nient’altro non te lo consiglio».
Mary lo avvicinò alla faccia di Sirius «Già, siete proprio uguali».
Sirius prese un’altra castagna e la mise a confronto con il viso di Mary «Hai trovato la tua gemella, cara»
Entrambi risero, concordando mentalmente sulla loro idiozia intellettuale.
«Bene, tartufo, le va ora di scendere e fare una passeggiata, o ha intenzione di rimanere qui a piangersi addosso tutto il giorno?» chiese Mary in tono fintamente cerimonioso.
«Solo se per pranzo posso aver delle castagne» rispose Sirius.
«Anche adesso» ribatté Mary, avvicinandosi e stampandogli un bacio sulle labbra. «E magari anche una rasatura, che ne dici, tartufo?»
«Prima le castagne» ghignò lui stringendola a sé.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LoonyW