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Autore: Ross_99    30/07/2013    1 recensioni
Questa storia parla della vita di Chester prima dei Linkin Park , dei suoi pensieri , delle sue parole e delle sue paure. Dei suoi scheletri nell' armadio e delle suoi vizzi , della sua voglia di urlare e di scappare , scappare dalla sua vita e da se stesso , il suo più grande nemico. Questa è la mia prima fan fiction quindi non siate cattivi , considerando anche il fatto che sono abbastanza giovane , se le critiche saranno buone continuerò a scrivere spero solo che non sia noioso , ma ho voglia di scrivere molto , quindi i capitoli saranno lunghi , se vi piacerà magari vi dirò anche quanti anni ho
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mi sveglio con il rumore incessante della sveglia che martella la mia mente facendola soffrire più di quanto soffrisse già, la lancio nel bagno mentre continua a suonare , ha un rumore orribile come 300 piatti che si fracassano tutti insieme. Sento un bambino fuori dalla finestra che canticchia una canzone di Jesse Mccartney e lo rispondo con un “ shut up ! fuck*ng are u listen me !” urlato con tutto il fiato che ho nei polmoni. Non sento più nessuno rumore a parte quella fottutissima sveglia che continua a suonare in bagno. Decido di alzarmi. Mi guardo allo specchio , mi faccio schifo da solo. Sono un povero fallito , i capelli sporchi di birra , gli occhiali rotti , un occhio nero , maglia stracciata , i pantaloni che non trovo da nessuna parte , spero di non essere tornato a casa in mutande , mi dico , e intanto una lacrima scorre sul mio viso partendo dall’ occhio non-nero tutto gonfio e rosso , una.. due mi ritrovo 10 minuti dopo in una pozza di lacrime , schifato da me stesso , steso a terra , stanco di questa vita miserabile. Mi guardo allo specchio di nuovo , mi faccio così schifo da solo. Do un pugno al riflesso di me stesso , sperando , in qualche modo , di far male alla parte peggiore di me. Invece ottengo solo uno specchio rotto e un pezzo del mio stesso riflesso conficcato nella mano che la sera prima aveva portato alla bocca quella pillola. Passo per il salotto , mio padre , che tra l’ altro è un poliziotto , non si accorge nemmeno del figlio tossico dipendente che passa dietro di lui piangendo con un pezzo di vetro conficcato nella mano, come sempre- mi convinco- prendo la garza che stava appoggiata in cucina senza sapere il perché stesse lì. Torno in bagno a medicarmi alla bell’ e meglio e a mettermi dei vestiti decenti addosso. Ho bisogno di stare da solo , di urlare , di andarmene da questo buco dimmerda. “Ciao papà eh !” dico , sperando in una sua risposta fuori dalla porta , seduto sullo scalino. Passano cinque minuti e non ho avuto ancora una risposta , non credo proprio che arriverà. Mi scende una lacrima mentre corro verso il vecchio palazzo abbandonato. Non guardo avanti , non guardo indietro , mentre corro verso l’ unico posto in cui io sia mai stato veramente me stesso la mia mente è persa nei miei pensieri e nell’ odio verso me stesso e chi mi vuole bene , così non mi accorgo di essere inciampato su un ragazzino ferito a terra , che guardava i suoi aggressori correre via e ridere con mazze da baseball incollate alle mani malefiche. Mi fermo , siamo tutti e due stesi per terra al centro della strada , i suoi occhi verdi e pieni di lacrime mi guardano , i miei occhi da tossico lo guardano , o almeno cercano di farlo , il pianto e il pugno che ho ricevuto da non so chi mi impediscono di vedere bene il suo viso , ma riesco a vedere la sua sofferenza nitidamente come non ho mai visto niente. Accenno un timido “ciao piccolo , tutto bene?” lui mi guarda con l’aria di chi è abituato a dire questo , a ripetizione, come una canzone. “ si. Tu ?” “Forse dovremmo alzarci da qui non credi?” gli dico , ma lui si perde nel vuoto mentre delle lacrime gli scendono sul volto , e mentre i nostri muscoli non si sono mossi di un millimetro. “e per quale motivo dovrei alzarmi , mi ributteranno per terra, forse sono destinato a strisciare per il resto della vita.” Disse il ragazzino , a quelle parole , rimasi totalmente spiazzato , tanto che mi ci volle abbastanza tempo per dargli una risposta , eravamo nella stessa situazione , destinati a strisciare. “ Piccolo non devi dire così , devi solamente trovare il modo per non essere buttato giù , il tuo modo per alzarti da terra , e levarti sopra gli altri , la cosa che ti rende speciale sarà la mano che ti alzerà da terra e ti porterà in cielo , tra le stelle. Dove gli altri non possono nemmeno raggiungerti per buttarti giù.” Il bambino pensieroso si rialza e mi guarda con aria totalmente assente , uno sguardo che conosco bene. Mi alzo e mi pulisco , lui mi tende una mano e mi dice “ il mio nome è Cory.” Io gli rispondo “ piacere, io sono Chester , Chester Bennington.” Lui comincia a fare domande sui miei tatuaggi , su che significano , soprattutto dalle fiamme che partono dal polso per poi alzarsi fino a metà braccio. Io gli spiego la storia dei miei tatuaggi , arrivando anche alla mia. Certo , omettendo parti come ‘sono un tossico dipendente , lo sapevi?’ Lui pensa che io sia il suo eroe, vuole diventare come me. Si che bella cosa essere un fallito pieno di tatuaggi che passa le sue giornate a parlare con un ragazzino , come si fa a vedermi come un idolo ? Io Chester Bennington un idolo. Pff , quant’è bella l’ ingenuità dei bambini. Lui pensa che la mia vita sia fantastica. Appena se ne va incomincio a piangere e mi avvio lentamente verso il vecchio palazzo abbandonato , dove sputo fuori tutto l’ odio che ho dentro , urlando , sputando le mie sofferenze mi rendo conto che non ho mai urlato più forte, che riesco a tenere la stessa tonalità mentre urlo e che ho fatto scappare i topi che mangiavano schifezze lasciate da ragazzi che popolano quel posto il sabato sera. Tornando a casa incontro Spike per la strada , no , non ho bisogno di quella roba mi ripeto , prenderò solamente un po’ d’erba per calmarmi. Mio padre non c’è come al solito , mi chiudo in camera e fumo, tengo lo spinello con la mano con cui ho cercato di far male al riflesso di me. Mi butto sul letto , non è tardi , domani devo andare a guadagnarmi il pane.
  
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