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Autore: AstreaArcadia    30/07/2013    3 recensioni
Sono gli anni '60 e Emily è una ragazza di ventidue anni dai capelli rossi, i grandi occhi neri e la passione per le pin up. È un giorno comune quando Rogers, il fratello di Emma, la sua migliore amica, le propone di partire per un viaggio verso la libertà. Verso Los Angeles. Ed Emily non se lo farà ripetere e correrà verso quel sogno che si chiama California. E li incontrerà lui, William, un giovane musicista e marinaio dal carattere conservatore e avverso a tutto quel mondo che Emily ha sempre cercato.
Sarà un amore tormentato, uno scontro continuo tra due ragazzi che rappresentano le due facce dell'America avente come sfondo la musica di Bob Dylan, le grandi autostrade americane, i festival e le prime droghe. La vita di due giovani che hanno vissuto un epoca che ha cambiato la storia. Per sempre.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
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April come She will
Comunque le donne sono tremende. Alla domanda “Lo ami veramente?”, ancora prima di rispondere: “ma chi?” hanno già in testa un nome, un cognome, un paio d’occhi distanti e troppo sentimento soffocato.
[nonientepoitispiego]



“How many roads must a man walk down
Before you call him a man?”

C’era musica nell’aria, in quell’estate del 1965: il vento soffiava e con sé portava la melodia lontano, al di là del lago, mentre guardavo il cielo che splendeva ancora del colore delle stelle. Respiravo piano, lentamente, perché niente potesse disturbarmi mentre mi riposavo in quell’oasi di pace.
Vicino a me c’era la macchina di una coppia, da cui provenivano gemiti soffocati: sorridevo piacevolmente, mentre sentivo dei ragazzi, poco più in là, suonare la loro chitarra ed imitare i grandi, mentre due ragazze ballavano a ritmo, conquistando così l’attenzione dei giovani musicisti.
Erano gli anni ’60 quelli, gli anni in cui l’America si sentiva invincibile e il boom economico aveva permesso a noi giovani di goderci al massimo la nostra vita. Erano gli anni del proibizionismo, che venivano combattuti a forza di chitarre e di erba, la ricerca della felicità in sella a motociclette e poi via, per le grandi strade fino alla fine del mondo. Non avevamo bisogno di molto, alla fine: un po’ di buona musica, una motocicletta e la compagnia.
<< A cosa pensi, Emily? >> Mi domandò Emma, la mia compagna di viaggi, sdraiata lì affianco a me, mentre aspirava un tiro di erba.
<< All’infinito. >> Sussurrai, e la sentii ridere, mentre i suoi lunghi capelli biondi si muovevano nel vento.
<< Giusto te puoi dire ciò senza aver fumato! >>
<< Mi conosci, sono una sognatrice. >>
<< Come tutti noi, Emily. Come tutti noi. >>

<< Ehi Rogers, dove vai? >> Domandai al mio giovane vicino, a cui vedevo caricare le valigie sulla sua macchina rosso fiammante, con impeto e velocità.
<< Me ne vado. >>
<< E dove vai? >> Mi accigliai allora, guardandolo stranita.
<< Non importa dove, Emily. Ma devi andare. Devi andare sempre, per sentirti libera. Ho intenzione di toccare San Francisco e poi via, verso Los Angeles! >>
Rogers era sempre così entusiasta di tutto ciò che faceva. Lo ammiravo così tanto, coi suoi occhi blu luccicanti come il mare e i corti capelli biondi che volavano nel vento, mentre il suo sorriso non si spegneva mai, per nessun motivo: era uguale ad Emma, sua sorella, in questo.
<< Emma non mi ha detto che partivi. >>
<< È stato improvviso. >> Disse, prima di tornare a guardarmi, sorridendo. << Vuoi venire con me? >>
<< Ed Emma? >>
<< Chiamala. Ma stasera io parto, con o senza di voi. >>
Ero una sciocca ragazzina, a quel tempo. Ventidue anni appena compiuti, la voglia di fuggire da Milwaukee e tanta rabbia in corpo: eppure, se quel giorno Rogers non mi avesse proposto quel magnifico, e pazzo, viaggio verso la città degli angeli, probabilmente avrei vissuto la mia vita borghese. Sarei rimasta a Milwaukee, mi sarei sposata e, nel giro di due anni, avrei messo su famiglia. Che vita terribile, per uno spirito come il mio: era ciò da cui era scappato mio fratello, e ciò da cui scappai io. Non per codardia, ma per bisogno. Per necessità di vita.
Alle sette finii di truccarmi, indossai il mio vestitino bianco a fiori rossi, un paio di vertiginosi tacchi sanguigni e scesi le scale con le mie due valigie, che caricai in macchina. Guardai quelle villette bianche, quelle che si vedono nei film, con la bandiera americana che sventolava: mia madre era sul balcone, a fissarmi, mentre scuoteva la testa. ”Non farai mai nulla nella vita” mi ripeteva continuamente, e io le sorridevo: stavo facendo qualcosa, stavo prendendo in mano il mio futuro e via, stavo correndo verso la libertà. Avevo lasciato una lettera a mio padre, per quando sarebbe tornato a casa, un cd di Simon & Garfunkel per il mio dolce fratellino e nient’altro.
Alle nove saltai in macchina con Rogers ed Emma e poi via, verso Los Angeles, con California Dreamin’ che ci accompagnava alla radio.
E poi via, verso la vita.

“California dreaming
on such a winter’s day
All the leaves are brown
And the sky is grey…”

   
 
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