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Autore: Sophia Elise    30/07/2013    1 recensioni
Una piccola one shot, senza pretese, con molti drammi famigliari
La mia era Potteriana preferita.
I miei due personaggi preferiti.
Lily e James alle prese col matrimonio. Cosa succede quando lo stress pre-matrimoniale comincia a farsi sentire e il futuro suocero si mette a fare dei discorsetti quattro giorni prima delle nozze?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The Dinner Rehearsal

12 Luglio, 1979

Villa Potter

9:30 pm

 

«Scusate.» Lily si girò al suono della voce profonda che aveva interrotto la loro conversazione. Il padre di James sorrise ai due anziani signori che solo pochi minuti prima stavano intrattenendo una conversazione con la futura sposa.

«Rose, Michael che piacere avervi qui questa sera.»

«Il piacere è tutto nostro, caro. Lily ci stava dicendo che è quasi tutto pronto per il grande giorno! Che ragazza meravigliosa avrai la fortuna di avere come nuora, Alexander. » disse la donna poggiando una mano sul braccio della ragazza, le quali guancie avevano assunto una leggera sfumatura rosata. Sorrise, grata, alla donna che ricambiò sincera.

«Lily è meravigliosa, vero? Mi dispiace soltanto che tu abbia dovuto ascoltare le storie di questo vecchio cialtrone, mia cara. Ricorda: più della metà delle parole che hai sentito sono menzogne!» e qui fece una pausa perché tutti risero -anche se Lily lo fece un po’ forzatamente- per poi riprendere: «ovviamente, scherzo, Mike. Avrei bisogno di mia nuora per un minuto, vi dispiace?»

Merlino, ti ringrazio! Pensò Lily tra se e se.

La verità era che aveva passato quell’ultimo quarto d’ora fingendo di essere interessata alle storie del signor O’Donnell, fingendo risatine e inserendo vari ah e oh ogni tanto. Non che i due non fossero simpatici, anzi, solo che la rossa stava cercando di non pensare al dolore lancinante che sentiva ai piedi. L’incantesimo anestetico che Alice le aveva fatto prima della festa stava esaurendo il suo effetto e Lily cominciava a sentire tutto il male che non aveva sentito nelle ore precedenti trenta volte più forte. Fu quindi un sollievo per lei quando i signori O’Donnell dissero che non c’era problema e che avrebbero potuto parlare di nuovo più tardi, permettendole di seguire il signor Potter sperando che l’avrebbe condotta in un posto con tante, tante sedie. Salutò,quindi, i due simpatici anziani e seguì il padre del suo fidanzato.

Con grande sollievo di Lily, Alexander la condusse nella biblioteca che faceva da anticamera alla sala da ballo e che si poteva facilmente raggiungere da una porta a soli pochi metri da dove stava prima. Il signor Potter aprì la porta e la fece accomodare poi entrò anche lui e se la richiuse alle spalle.

Lily adorava quella stanza immensa – anche se quella era in realtà la biblioteca piccola- con tutte e quattro le pareti coperte da imponenti scaffali straripanti di libri. Ogni volta che ci entrava, si fermava un momento ad ammirarla e poi inspirava il profumo di pagine antiche che aleggiava nell’aria. Quella sera  però, appena si richiuse la porta, si appoggiò a uno degli scaffali e si tolse le scarpe.

Tirò un sospiro di sollievo: il contatto con il freddo pavimento di pietra fece meraviglie ai suoi piedi distrutti.  «Lei neanche immagina quanto le sia grata in questo momento» esclamò, rivolgendosi al suo salvatore.

«Non dirlo neanche» rispose, intenerito, l’uomo.

Lily gli sorrise e poggiò le scarpe sul pavimento;  tirò fuori dalla sua pochette – magicamente resa più spaziosa- la bacchetta e, puntandola contro i suoi piedi, mormorò una formula in Latino. Il dolore sparì immediatamente; guardò soddisfatta le sue scarpe e se le rimise: se non si fosse vista nell’atto di rinfilarle, avrebbe creduto davvero di non indossare nulla ai piedi.

«Allora» chiese, riponendo la sua bacchetta con cura nella pochette, rivolta al signor Potter «non penso che l’unico motivo per cui mi ha portata qui sia il piccolo inconveniente con le scarpe, o sbaglio?«

«Giusto.» rispose. Lily lo vedeva titubante e nervoso; corrugò la fronte.

«C’è qualcosa che non va, signor Potter?» chiese, preoccupata.

Lui si ricompose; il viso una maschera impassibile, paziente... una perfetta faccia da poker. «No, va tutto magnificamente, mia cara. Ho soltanto bisogno di scambiare due parole con te.»

«Certo. Di cosa ha bisogno?»

 «Io volevo parlarti, Lily. Parlarti, ma prima di tutto chiederti una cosa molto importante» si fermò, accertandosi che la ragazza lo stesse ascoltando attentamente. Lei annuì , incoraggiandolo a continuare, poi bevve ciò che restava del suo Whiskey e continuò.

«Siete sicuri di quello che fate?»

Ci fu una breve pausa.

«Come prego?» chiese la rossa, decisamente confusa; non capiva dove l’uomo volesse andare a parare.

«Siete sicuri di quello che state per fare di qui a quattro giorni?» ripeté allora lui.

«C-certo che lo siamo! Signor Potter, io amo suo figlio e non vorrei passare il resto della mia vita con nessun’altro e...»

«Ah, di questo non ne dubito, mia cara. Ho visto il modo in cui vi guardate, ma non è questo che intendevo.»

Lily stava cominciando ad inquietarsi. Per quale motivo le stava facendo quella domanda? Qual’era il suo scopo? Si disse che non c’era niente di cui preoccuparsi, che forse voleva solo essere sicuro del fatto che amasse veramente suo figlio. È quello che avrebbe fatto ogni bravo genitore... e allora perché non si sentiva affatto tranquilla?

«Allora, non capisco proprio perché me lo abbia chiesto, signor Potter.» Lily diede voce ai suoi dubbi, provando –e fallendo miseramente- a nascondere il nervosismo dalla sua voce.

«Vedi, cara, purtroppo le circostanze in cui viviamo non sono le migliori, al momento. Questa guerra, questi ideali... finiranno per distruggere il Mondo Magico. Ti dirò, personalmente credo che ci sarebbero già riusciti se Silente non avesse avuto la grande idea di mettere insieme l’Ordine.»

«Sono al corrente della situazione, signore, considerando che io stessa faccio parte dell’Ordine e so che questa guerra non farà certo del bene a nessuno. Tuttavia, ancora non riesco a capire cosa sta cercando di dirmi. La prego, quindi, di arrivare subito al punto.» La ragazza stava lentamente perdendo la pazienza; faceva sempre così quando si innervosiva. Sapeva che lui stava facendo immensi giri di parole per prendere tempo e questo la faceva infuriare.

«Voglio solo che voi siate pronti.»

«Pronti a cosa

«A tutto quello che vi diranno. A quello che dovrete passare una volta pronunciato quel ‘si’: saranno cattivi, vi scherniranno più e più volte perché sono tutti dei grandi ipocriti! Dicono di non essere d’accordo con le idee di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ma non vogliono che l’unico erede dei Potter sposi una Nata Babbana perché siamo una delle famiglie più antiche e importanti del mondo magico.»

«Dovrete essere forti perché non sarà affatto semplice. James stesso perderà molti agganci nel Ministero, se vuole diventare un Auror . Ti conosco, Lily, e so che non riusciresti a vivere col senso di colpa per averlo danneggiato così. Certo, sarete entrambi danneggiati, ma sai meglio di me che lui è quello che ne risentirà maggiormente. Voglio solo che tu sia sicura di riuscire a farcela perché, se per qualche ragione dovessi pentirtene dopo, non so se James riuscirebbe a riprendersi .»

Lily deglutì il grosso groppo che le si era formato in gola. Era sconvolta; molte volte quella sera si era detta che niente avrebbe potuto rovinarle l’umore perché, si, ce l’avevano fatta e si era sentita felice e amata come non si sentiva da anni. Ma, evidentemente, si era sbagliata di grosso. A niente serviva ripetersi che tutto quello che le aveva appena detto il signor Potter non importava; quelle parole avevano, suo malgrado, smosso qualcosa e ora in lei infuriava una battaglia tra ragione e cuore senza precedenti. Solo che, questa volta, il primo stava per essere velocemente messo ko.

Il signor Potter osservò il volto delicato della sua futura nuora impallidire man mano che il suo cervello registrava ed elaborava le ultime parole da lui pronunciate. Poteva quasi vedere il ripensamento prendere forma sul suo viso e si sentì in colpa; pensava davvero di far del bene col suo discorso e di prepararla a qualsiasi evenienza, ma ovviamente non aveva sortito l’effetto sperato e ovviamente la ragazza aveva mal interpretato le sue parole. Non aveva tenuto conto della già scarsa autostima della giovane a causa del suo Stato di Sangue e dalla sua posizione sociale. Grace lo aveva avvertito:  dirle quelle parole durante la cena di prova, quattro giorni prima del matrimonio, avrebbe portato solo guai.

SI affrettò, quindi, ad aggiungere:

«Lily, cara, credo che tu abbia frainteso i miei propositi. Io non ho niente in contrario al vostro matrimonio, anzi, sono davvero grato che quello scapestrato di mio figlio abbia trovato una donna capace di tenergli testa» s’interruppe, sperando che l’ultima frase le avrebbe strappato un sorriso, ma niente da fare: Lily teneva lo sguardo fisso davanti a se, pallida e sembrava sul punto di crollare. Dopo averla osservata per alcuni istanti, tirò un sospiro profondo e continuò: « Ascoltami, Lily, ti prego. James ti ama e ho ragione di credere che tu ricambi lo stesso, profondo sentimento …»

«Ma questo non sarà mai abbastanza, vero?» sussurrò lei. Guardò il padre del suo fidanzato stare di fronte a lei con un’espressione angosciata; si diresse verso il pianoforte e poggiò una mano sul legno nero e lucido della coda, cercando un qualche tipo di sostegno. Inspirò profondamente.

«Lily, hai…» cominciò Alexander.

«No, per favore, non dica niente. Non parli più, la prego. Ho bisogno di stare sola. Adesso.» lo interruppe bruscamente lei. Sentiva gli angoli degli occhi pizzicarle fastidiosamente e una morsa alla bocca dello stomaco  che le rendeva difficile respirare; dava ancora le spalle al padre del suo fidanzato e alla porta. All’improvviso , questa si aprì e James entrò, sbuffando e ravvivandosi i capelli – i quali si erano ribellati al gel ed ora erano totalmente fuori controllo.

«Era ora! Ti ho cercata dappertutto! Senti, Evans, tu non puoi lasciarmi solo, di la con… Che succede?» il tono di James era subito passato da fintamente esasperato a estremamente preoccupato nell’istante in cui aveva avvertito la tensione che alleggiava nell’aria. Il suo sguardo si posò prima su suo padre, poi velocemente voltò la testa verso la ragazza; all’improvviso capì.

«Cosa le hai detto?» sibilò. L’allegria che lo aveva accompagnato per tutta la sera era scomparsa; chiuse la porta alle sue spalle e si fece più vicino a Lily. Tentò di avvicinarla, ma lei lo respinse subito: l’ultima cosa che le serviva in quel momento erano le sue mani su di lei. Sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all’altro e, anche se ne aveva un disperato bisogno, l’abbraccio di James  avrebbe solo accelerato il processo.

 Non sta succedendo, non sta succedendo, non sta succedendo... Lily continuava a ripeterselo come un mantra e chiuse gli occhi sperando che, una volta riaperti, lei si sarebbe ritrovata di nuovo nella sala da ballo, accanto a James, circondata da tutti quei  maghi e quelle streghe facoltose che sarebbero intervenuti anche il giorno delle nozze- più della metà erano sconosciuti ai due sposi- senza ricordare nulla di quello che era le era appena stato detto.

Era come se fosse in trance;  se ne stava appoggiata con entrambe le braccia al pianoforte e il chiacchiericcio aristocratico delle centinaia di persone presenti nella sala accanto era per lei solo un lontano eco ovattato. Non si accorse neanche che James e suo padre avevano cominciato a litigare furiosamente; fu solo quando si decise a voltarsi che li vide: il figlio ventenne che inveiva furiosamente contro il padre, il quale manteneva un tono pacato nonostante la tensione che cominciava a montargli dentro.

Urlava, James, urlava e puntava il dito minacciosamente contro l’uomo che gli stava di fronte.  Il signor Potter  stava per ribattere approfittando di una pausa del ragazzo, quando notò Lily. Aveva lo sguardo vacuo mentre li osservava; la vide prendersi il viso tra le mani e tirare un respiro tremolante. Intanto, anche James si era girato verso di lei. Era pallida e tremava e lui si sentì così impotente nel vederla in quelle condizioni: era sul punto di rottura, lui lo sapeva bene. Adesso, però, temeva il peggio.

«Basta» fu un sussurro così debole che se i due uomini a cui si stava rivolgendo non si fossero avvicinati non l’avrebbero sentito. «Basta, vi prego. Signor Potter, ho bisogno di stare sola con James.»

«Lily, non fare stupidaggini, te ne prego.» le disse l’uomo dirigendosi verso la porta. L’aprì e, rivolgendo un ultimo sguardo significativo ai due ragazzi, se ne andò chiudendosela alla spalle. Lily riuscì a cogliere per un momento  Marlene e il suo vestito rosso fuoco chiacchierare allegramente con Remus, Mary e Frank qualche metro più in la.

«Lils?» domandò James, ansioso di sapere cosa avesse da dirgli.

«Che stiamo facendo, James?»

«Che intendi dire?»

«Che stiamo facendo? Cosa ci è saltato in mente? Stiamo sbagliando tutto. Tu non puoi sposare me, James, non puoi. Ho visto come l’espressione di quelle persone cambiava quando venivano menzionate le mie origini e credimi, non era curiosità quella che vedevo sui loro volti. Tu sei James Alexander Potter, figlio di Grace e Alexander Potter...  la- la tua è una delle famiglie Purosangue più antica e rispettata del Mondo Magico non- non puoi sposare una- una...»

«Se osi»  la interruppe lui, gelido, impenetrabile come una spessa lastra di ghiaccio. «Se soltanto ti azzardi  a dire quella parola giuro che non ti rivolgo più la parola.»

«BENE! Renderebbe tutto più semplice! E poi, è quello che sono, James. Sono una Mezzosangue e per quanto abbiamo provato a far finta che non importasse, in tutti questi anni... »

«PERCHÈ NON IMPORTA!» l’urlo di James la fece trasalire; mai lo aveva visto così arrabbiato in vita sua. «Non è mai importato e mai importerà.»

«James, tutte quelle persone...»

«Se tutte quelle persone hanno qualcosa da dire su questa faccenda possono andare cordialmente a farsi fottere. Ricordi quando cercavi di consolare Remus? Quando ruppe con Claire Shadows perché credeva che se fosse venuta a conoscenza del suo piccolo problema peloso non gli avrebbe più rivolto la parola, ricordi cosa gli hai detto? Che non importava. Che, e cito testualmente, alle persone importanti, a tutti quelli che gli vogliono bene... a loro non sarebbe mai importato. Allora perché diavolo non riesci a seguire la stessa filosofia? A Marlene non importa, a Alice non importa, a Frank non importa... a me non importa! Tutti gli altri possono anche andare a fanculo, per quel che mi riguarda.»

Lily scoppiò in una fragorosa, sarcastica risata. Niente a che vedere con quella vera;di quel suono cristallino che James adorava non c’era più traccia. «Non ci arrivi proprio, vero?» chiese lei.

«A cosa non riesco proprio ad arrivare? Avanti, Lily, dimmelo.» Il suo tono era talmente frustrato che Lily ebbe l’impulso di piombarsi li, tra le sue braccia e affogare la faccia nel suo collo. James si allentò la cravatta, si tolse la giacca e andò a sedersi  sul divanetto; sbuffando, si passò una mano tra i capelli e poggiò i gomiti sulle ginocchia prendendosi la testa fra le mani. Il viso di Lily si addolcì; attraversò la stanza e si andò a sedere accanto al ragazzo che amava. Si abbandonò contro lo schienale e sospirò. Poi si fece coraggio e, guardando dritto davanti a se, disse: «Non sono preoccupata di quello che pensano di me; me ne infischio dell’opinione di aristocratici sconosciuti che probabilmente non rivedrò mai più in vita mia... Il problema sei tu». James la guardò confuso e lei si affrettò a spiegare.

«È questo il punto, quello di cui abbiamo discusso io e tuo padre. E prima che ti scaldi» il ragazzo, che era stato sul punto di replicare, richiuse la bocca «stammi bene a sentire:  non prendertela con lui. Prima di tutto, so che le sue intenzioni erano le migliori del mondo; stava solo cercando di fare quello che riteneva più giusto. Non ha mai avuto intenzione di farmi sentire in questo modo, ma ha ragione.  Il nostro matrimonio ti precluderà un sacco di opportunità, opportunità di carriera e di vita e...»

«Lily, questo è assurdo! Non ho mai aspirato a essere  chissà chi! Tutto quello che voglio fare nella mia vita è combattere e vincere  questa dannata guerra, cosicché nessun’altro sia costretto ad avere questa conversazione mai più. Voglio combattere perché i miei figli vivano in un mondo dove regna la giustizia e la parità tra gli uomini, voglio insegnare ai miei figli che esiste la giustizia e la parità tra gli uomini... voglio fare tutto questo con te al mio fianco.» Pronunciando quest’ultima frase, James le si inginocchiò di fronte, così da poterla guardare dritto in quei meravigliosi occhi verdi di cui si era follemente innamorato, e prese le sue piccole e delicate mani nelle sue.  Continuava ad accarezzarle le nocche della mano sinistra dolcemente, sfiorando gentilmente il diamante dell’anello che le aveva regalato solo qualche mese prima.

Lily abbassò lo sguardo su quella mano; scene di quella fredda mattina di gennaio le inondavano la mente come flash che ogni volta le procuravano una fitta dolorosa al cuore. Per un momento- un brevissimo, meraviglioso momento- fu sul punto di lasciar perdere e dire a James che le era passato tutto e che potevano tornare alla festa. Ma fu solo un momento perché le parole del signor Potter riecheggiavano nella sua mente come un’insistente  promemoria.

James dovrà rinunciare ad un sacco di cose...

Dovete essere forti perché non sarà facile..

Lui ne risentirà maggiormente...

Ah, sapeva che tutta quella felicità non poteva durare a lungo; era semplicemente troppo bello per essere vero. Avrebbe dovuto aspettarselo. Con un forte strattone si liberò della stretta di James e si alzò in piedi, facendo indietreggiare di scatto il ragazzo.

«I - io c-credo di aver bisogno di... di tempo, James» fu un misero bisbiglio, ma basto a fargli crollare il mondo addosso. Non poteva dire sul serio. No, no, no...

«No! Lily, che stai dicendo?»

«Sto dicendo che siamo stati troppo avventati e non abbiamo pensato alle conseguenze. Io ti amo,James, e lo sai. Dannazione! Dio solo sa quanto ti amo, ma ho bisogno di riflettere e di... stare s-sola!» alcune lacrime sfuggirono al suo controllo; le bagnarono le guancie e il collo ma lei si affrettò ad asciugarle con il dorso della mano.

«E quindi che hai intenzione di fare? Annullare tutto?» chiese lui, frustrato.

«No... cioè... forse... non lo so, va bene? So solo che in questo momento sono molto confusa e che ho bisogno di spazio. Non voglio farti del male, giuro, ho- ho solo bisogno di tempo. Ti prego» era una supplica fatta con voce tremante e lui non poté far altro che continuare a guardarla disperato.

Fece per avvicinarsi a lui, con una mano intenta a sfilare l’anello dall’anulare sinistro, quando le disse: «Non te lo togliere, ti prego, non ancora. Hai detto che hai solo bisogno di tempo per riflettere, bene, ma rifletti con quell’anello addosso così sarò sicuro che tu stia valutando tutte le opzioni. Lily, ti amo, lo sai. TI prego, qualunque cosa lui ti abbia detto non è vera e non è importante. Non fare in modo che importi.» mormorò quell’ultima parte. Sembrava sul punto di scoppiare a piangere anche lui.

«D’accordo.» fu tutto quello che riuscì a dire lei.

All’improvviso, lui percorse la distanza che li separava a grandi falcate, le prese il viso tra le mani e premette forte le sue labbra su quelle morbide di lei. Non sapevano quanto fosse durato o chi dei due lo avesse interrotto per primo fatto sta che, quando finalmente si separarono, lui le disse in un sussurro: «Siamo io e te contro il resto del mondo. Sempre.»

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Lily si staccò da James, prese la borsetta e corse fuori. Cercò Marlene tra la folla di persone e, una volta individuata, si affrettò a raggiungerla –cercando di farsi notare il meno possibile per evitare domande. La sua migliore amica stava parlando con un ragazzo che non conosceva, ma questo non fermò la rossa dal trascinarla via.

«Ehi, ma che... Lily, tesoro, che è successo?» le chiese quando, una volta girata nella sua direzione, notò l’espressione di Lily. Aveva gli occhi rossi e sembrava sul punto di scoppiare in singhiozzi incontrollati – anche se due umide scie su entrambe le guancie le suggerivano che non era riuscita ad arginare le lacrime del tutto.

«Non c’è tempo per spiegare. Ho bisogno che mi porti via di qui. Ora. Subito. Adesso

«Lily, mi stai facendo preoccupare... vuoi che chiami James?»

Ma quella sembrò la cosa più sbagliata da dire: la ragazza scoppiò in lacrime e si diresse di corsa verso lo spazioso ingresso della casa, prontamente seguita dalla bionda, molto turbata dalla situazione.

«Lils...» cominciò, ma fu immediatamente interrotta dall’amica.

«Portami a casa, Lene. Ho bisogno di uscire di qui. Ti spiego tutto una volta arrivate, ma ti prego...»

Marlene la guardò; sapeva che insistere avrebbe solo peggiorato la situazione e quindi decise che riaccompagnarla a casa fosse la soluzione migliore. «Ce la fai a Smaterializzarti?» chiese, quindi.

La rossa scosse forte la testa, allora Marlene le si avvicinò e la prese sottobraccio. Un bel respiro e poi  puff! scomparvero per riapparire, qualche istante dopo, nel salotto del loro appartamento.

A quel punto, Lily non vide più motivo di trattenersi e crollò. Si appoggiò al muro e prese a singhiozzare violentemente; le lacrime scorrevano veloce sulle sue guancie delicate e lei sembrava non avere più forze in corpo e si lasciò scivolare giù, fino a sedersi sul pavimento. Marlene le fu subito accanto: la strinse forte, accarezzandole i capelli e cercando di farla tranquillizzare. Pensò che non era saggio farle domande in quel momento e quindi non parlò e attese che quella  figurina cessasse di tremare tra le sue braccia.

***

Un paio d’ore dopo, Lily Evans stava rannicchiata con la terza tazza di tè verde in grembo. Si era tolta il vestito per indossare un pantalone largo, una canotta e una giacca molto larga che era appartenuta a James in origine. Soffiò sull’intruglio verde all’interno della tazza – anche se lo aveva tenuto in mano così a lungo che ormai era diventato un tè freddo- e guardò il comodino alla sua destra. Diede un veloce sguardo all’orologio: le 11:33. Non era eccessivamente tardi, e aveva promesso a sua mamma che le avrebbe telefona tose la festa fosse finita prima della mezzanotte quindi...

Non ci pensò due volte; prese il ricevitore e compose il numero. Ci furono cinque squilli e poi:

«Pronto?» La voce dolce e tranquilla di sua madre le vece venire voglia di piangere di nuovo. Si era proprio rammollita: la Lily Evans che conosceva non avrebbe singhiozzato ininterrottamente per due ore, rannicchiata sul divano ne si sarebbe rifiutata di rispondere ai vari Patronus inviati dagli amici preoccupati. Se ne era occupata Marlene. Ma, soprattutto, la Lily Evans che conosceva non avrebbe voluto stringere forte sua madre e piangere fino ad addormentarsi... non lo faceva da quando aveva cinque anni!

Tirò su col naso: «Ciao, mamma. Scusami per l’ora.»

«Tesoro!» esclamò Elaine dall’altro capo del telefono « non scusarti! Sono rimasta vicino al telefono per ore, aspettando una tua telefonata!Allora? Racconta!»

Non riuscì più a trattenersi e lasciò cadere le lacrime; strinse il ricevitore talmente forte che le si sbiancarono le nocche.

 «Mamma...» la voce s’incrinò.

«Bambina mia, che succede?»

«So che tu, nonno e nonna arriverete tutti insieme domani sera, ma... non c’è proprio verso che tu riesca ad essere qui nel primo pomeriggio?»

«Lily?» poteva sentire l’ansia nella voce della donna « tesoro, mi stai spaventando... Mi dici che succede?»

La ragazza si strofinò la fronte con la mano destra;  le lacrime continuavano a sgorgare dagli occhi: grossi lucciconi cadevano giù, sulle guancie fino al collo scoperto  e sembravano fare a gara a chi arriva prima.

Inspirando profondamente: « N-non posso... non posso spiegarti tutto al telefono. Solo... ho bisogno della mia mamma.» fu un sussurro flebile, ma la signora Evans lo udì ugualmente.

«Oh, tesoro! Credo che ci sia un treno che parte domattina alle dieci, ma non ne sono sicura. Prometto di essere lì il prima possibile.» la sentì armeggiare con qualcosa. Probabilmente stava cercando l’elenco telefonico per tentare di trovare il numero della stazione ferroviaria.

 «Grazie...Mamma?»

«Si, tesoro?» domandò dolce Elaine.

«Non dire niente al nonno e alla nonna, sai...» lasciò la frase in sospeso, pregando che sua madre capisse.

«Ma certo, piccola mia» e Lily riuscì a sentire il sorriso nella sua voce.

«Ok, grazie. Ciao, mamma.»

«Ciao, tesoro...Oh, e Lily?»

«Si?»

«Non preoccuparti, cara. Qualunque cosa sia successa, sono sicura che tu e James ne uscirete; ne avete passate tante, ma siete sempre tornati più forti di prima... ricorda che lui è sempre il presuntuoso, arrogante, idiota di un Potter!» la scimmiottò e rise. Anche Lily rise un poco, tra le lacrime.

«Ti voglio bene»

«Anch’io te ne voglio, tesoro»

Riagganciò e annusò il colletto della giacca che indossava: l’odore di James era ancora impregnato nel leggero cotone dell’indumento e fu impossibile per Lily non scoppiare a piangere... di nuovo.  Si sentiva sola e malinconica e, in quel momento, non poteva far altro che sperare che sua mamma avesse ragione come sempre.

Ti prego, fa che abbia ragione come sempre.

Angolo Autrice:

Devo dire che questa storia mi ha creato non pochi complessi. Basta dire che è rimasta sul mio computer per oltre un mese e mezzo.

L’idea originale era quella di creare una raccolta con diversi momenti che precedono il giorno delle nozze: La Proposta, La Scelta dell’Abito, La Cena di Prova e il Grande Giorno. Inutile dire che mi è venuta l’ispirazione solo per la penultima di questa e mi sono detta “perché non pubblichiamo per vedere cosa ne pensano loro?”

Detto ciò, sappiate che il vostro parere per me conta molto e ho bisogno che voi mi diciate se devo continuare oppure lasciarla così.

Penso di aver detto tutto...

Un bacione e aspetto le vostre recensioni J

   
 
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