Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: dreams___    30/07/2013    0 recensioni
Sono stato un tipo abbastanza studioso, quando ero piccolo passavo le mie giornate a leggere, il reparto Romanzi era il mio preferito, passavo lì ore intere, leggevo una marea di libri. Anche adesso leggo tanti libri, un po’ per il fatto che non ho altro da fare un po’, invece, perché mi piace ancora leggere. Ma la storia che sto per raccontarvi è la storia di un ragazzo, che è cambiato grazie a una persona, incontrata per caso, in un giorno d’inverno.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2.
La mattina seguente mi ritrovai nel letto. Della sera precedente non ricordavo assolutamente niente. Mi alzai e andai in bagno, con fatica riuscii a trovarlo. Ero ancora tutto scombussolato. Eppure la mia camera da letto non era così grande nella quale una persona si perde facilmente. Anche un neonato, che ci mette piede la prima volta, non si sarebbe perso. Era una stanza normale come le altre: un letto matrimoniale sulla parete opposta alla porta, un armadio a muro sulla sinistra e la porta del bagno sulla sinistra. Sopra il letto c’era una finestra abbastanza grande. Vicino alla porta, c’era un mobile che faceva sia da scrivania che da appoggia televisione. Era un mobile che occupava tutta quanta la parete e era a scaffali, in mezzo c’era un enorme scrivania.
Anche il bagno non era molto grande: vicino alla porta c’era il lavandino sulla sinistra e un mobiletto, in fondo alla stanza, all’angolo destro c’era la vasca ad angolo, nell’angolo sinistro, invece c’era la doccia. Dalla parte destra della porta infine c’era il water e il bidet.
Una volta in bagno entrai in doccia, avevo un bisogno pazzesco di farmi una doccia ghiacciata, e così feci. Stetti circa venti minuti sotto la doccia fredda cercando di ricordarmi cosa successe la sera prima.

Appena arrivati a casa Giada mi svegliò “Ehi piccoletto, siamo a casa, ce la fai ad alzarti?” io mi svegliai e “perché lo fai?” lei mi aiutò ad alzarmi “cioè perché mi aiuti?”, chiuse la portiera e la macchina. Tirai fuori le chiavi e le diedi a lei. Non mi rispose, forse nemmeno lei sapeva il motivo di perché mi stesse aiutando ma “Grazie” la ringraziai, “figurati, per così poco” rispose.
Entrammo dentro casa e lei mi aiutò a sedermi sul divano “vuoi rimanere qui stanotte?” le domandi “no grazie” mi disse guardandomi, a dire il vero non ho idea di come mi stesse guardando, il suo viso era indecifrabile “tranquilla, non ho intenzione di fare chissà che” dissi scherzando “e poi è tardi non posso lasciarti andare in giro da sola a quest’ora” aggiunsi. Lei ci pensò un po’ e poi si sedette accanto a me “d’accordo, rimango”.
L’accompagnai in camera e io andai nella mia. Mi spogliai e mi misi sotto le coperte. Dopo poco venne Giada e “Ehi, dormi?” “no” dissi sbadigliando, “ti va se parliamo?” mi disse venendo verso di me “vuoi parlare adesso?” si sedette ai piedi del letto e “si perché?” “va bene” la feci sedere vicino a me e mi tirai un po’ su. “di cosa vuoi parlare?” “voglio dirti chi sono” “lo so già chi sei Giada, la mia cugina che risalta fuori dopo chissà quanto, della quale non ho mai sentito parlare” dissi in tono quasi ironico “non so per quale motivo tua mamma non mi ha mai parlato di te” mi irrigidii, ogni volta che sentivo parlare di mia mamma, mi saliva la rabbia e lei se ne accorse ma continuò “però posso dirti cosa ha fatto per me: vedi in realtà io non sono tua cugina di sangue diciamo, tua mamma aveva una sorella la quale non poteva avere figli e” la bloccai “come mia mamma aveva una sorella?” lei mi zittì “vuoi ascoltare la mia storia o no?” feci segno di sì con la testa e continuò “stavo dicendo ehm..” pensò un secondo e io per tutto il tempo guardavo il soffitto della mia camera “ah si ecco, tua zia non potendo avere figli mi adottò quando ero piccola, avevo circa due mesi quando mi prese con se però diciamo che lei non è mai stata una madre molto presente. Quando avevo circa tre anni lei mi abbandonò in un orfanotrofio e appena tua mamma lo seppe, mi venne a trovare ogni giorno, mi manteneva lei anche se vivevo in un orfanotrofio, tua mamma è sempre stata un angelo con me. Una volta uscita da lì dentro, dopo essere stata adottata da una nuova famiglia, tua mamma continuava a venirmi a trovare, però poi mi trasferii a Londra con la mia famiglia e ci sentivamo sempre meno fino a non sentirla più e non sapevo che fosse… cioè che se ne fosse andata, credevo che si era stancata di me” una lacrima le rigò il viso e si asciugò velocemente con la maglia del pigiama che le avevo prestato. Mi tirai più su e la guardai negli occhi “come mai ti trovi da queste parti, adesso?” “ah giusto, ero venuta qui per le vacanze di Natale con la mia nuova famiglia e ho pensato di passare a trovarla” le asciugai un’altra lacrima caduta sul suo bel viso “mia mamma ti voleva bene, lei quando voleva bene ad una persona, difficilmente smetteva e aveva un grande cuore”.
Ci sdraiammo tutti e due sul letto a guardare il soffitto. Eravamo in silenzio. Non so per quanto tempo restammo in quella posizione prima di addormentarci. Tutti e due a fissare il soffitto, lei persa nei suoi pensieri, io perso nei miei. Pensai a quello che mi aveva raccontato lei. Pensai a come mia mamma si era presa cura di lei. Pensai a mia mamma. Pensai a quanto mi mancava. Pensai a tante cose quella notte, prima di addormentarmi. 

Uscii dalla doccia e mi vestii, che fine aveva fatto Giada?
La cercai per tutta casa e di lei non c’era traccia, se non fosse per il profumo che aveva lasciato, sarebbe sembrato che non fosse mai stata lì la sera prima.
Cercai di non farci caso e scesi di sotto a prepararmi la colazione.
Come al solito brioche con crema e cappuccino, non al bar, ma anche a casa mi trattavo bene. Finita la colazione decisi che non era necessario andare a fare la spesa, avevamo già abbastanza cose da finire così dedicai la giornata al dolce far niente.
Accesi il computer e mi sistemai sulla poltrona dell’ingresso della biblioteca. Cercavo un posto per passare le vacanze di Natale, non avevo voglia di passarlo in questa biblioteca anche se, alle mie sorelle sarebbe piaciuto un sacco addobbarla tutta per Natale. Guardai diversi posti: Londra, Venezia, Roma, Parigi ma non trovai nulla. Mi arresi e lasciai perdere mettendo il computer sul piccolo tavolino davanti alle quattro poltrone messe a cerchio. Mi appoggiai allo schienale della poltrona e pensai. Non so per quale motivo ma pensai a Lei. Dovevo sapere dov’era. Mi alzai e andai vicino al bancone e cercai, doveva essere da quelle parti. Cercai per circa due minuti e poi lo trovai, era davanti ai miei occhi, il bigliettino con il suo numero di telefono. Digitai il numero sul mio telefonino. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli e niente. Non rispose. Ci riprovai una seconda volta e stessa storia, non rispose. Lasciai perdere e decisi di uscire a fare una passeggiata. 
Fuori era freddo, così misi sciarpa e cappello e uscii. Non avevo una destinazione precisa, volevo solo fare quattro passi. Mi aiutavano a pensare e a rilassarmi. Non che la mia vita fosse stressante però dovevo rilassarmi lo stesso.
La città in quel periodo era deserta, le persone preferivano andarsene in qualche altro posto per passare il Natale, così mi ritrovai in giro per Halifax, completamente solo, o quasi. Le vetrine erano addobbate dei soliti colori natalizi: verde, rosso, giallo e arancione. La neve non si era ancora fatta vedere, stranamente.
Stavo camminando da più di mezz’ora quando dalla porta di un negozio uscì Lei. Senza rendermene conto le andai incontro, era vestita con un minidress di lana color beige, dei leggins neri e degli stivali bassi sul grigio, e aveva un piccolo cappellino di lana color beige. Mi avvicinai e “Ehi, Giada!” lei si girò verso di me “Ciao” era fredda e non ne capivo il motivo, quindi “Che succede?” lei iniziò a camminare e “niente, perché questa domanda?” “beh, stamattina te ne sei andata senza dire niente e adesso sei, come dire, fredda” la guardai per studiare le sue espressioni ma, come al solito, non riuscivo a capire cosa stesse pensando “non sono fredda e non ho niente, stamani ho ricevuto una chiamata da mia mamma e sono dovuta tornare via” “capito”. Lei mi guardò un ultima volta e mi salutò con la testa, il suo sguardo era triste, non volevo se ne andasse “ti fai un giro con me?” abbassai la testa di lato, e lei si fermò guardandomi negli occhi “Vuoi lasciarmi in pace per favore?”.

Non capivo la sua reazione, non avevo idea di perché facesse così “che ti prende, Giada?” “non mi prende niente okay? Voglio solo starmene da sola, è possibile?” “d’accordo”. Lei riprese a camminare e io la seguii con le mani nelle tasche e fischiettando, non volevo lasciarla da sola “ma tu capisci quando qualcuno ti parla?” “si perché?” “perché ti ho detto che voglio stare sola” mi disse, “si ma, Giagi, la strada non è tua, io posso camminare dove voglio” mi guardò perplessa e “Giagi?” ripeté “si, da ora in poi ti chiamerò Giagi! Ti piace?” ci pensò un po’ su e “E’ carino” riprese a camminare.

Silenzio. Nessuno dei due parlò più per un bel po’. Fu lei a rompere il silenzio “Scusami, non volevo trattarti così..” continuava a camminare “tranquilla, capisco, non preoccuparti” “è che oggi sono nervosa e tratto male chiunque mi trovo davanti..” la fermai, la presi per un braccio e la guardai dritta negli occhi “Giada, davvero, non preoccuparti, capisco”.

Mi fece un sorriso, uno splendido sorriso. Penso che fosse il sorriso più bello del mondo “senti io devo andare a recuperare le mie due pesti, ti va di accompagnarmi?” “Le tue due pesti?” mi chiese confusa “beh si, Sofia e Lucy, le mie sorelline” lei sorrise “con piacere, non sapevo avessi due sorelle”. Ci avviammo a prendere Sofia e Lucy.

 Il resto della giornata passò velocemente. Dopo che avevamo preso le bambine, le portammo a casa e Giada rimase un po’ con noi, dopodiché se ne andò e io passai tutta la sera a vedermi un film in televisione fino a che, verso le undici di sera non ricevetti un messaggio:

Che fai?

 Il numero era sconosciuto, quindi risposi:

 Sto vedendo un film.. chi sei?

La risposta non tardò ad arrivare:

 Ti va di vederci? Così saprai chi sono..

Non sapevo se accettare o no, ci pensai un secondo e risposi al messaggio. Volevo sapere chi fosse.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: dreams___