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Autore: Nonna Minerva    08/02/2008    6 recensioni
Vi è mai capitato di scoprire una cosa importante ed essere costretti a non farne parola con nessuno, specialmente con una persona che stimate e di cui vi fidereste ad occhi chiusi? Perché sarà proprio quello che succederà ai membri dell’Ordine in questa storia.
Riusciranno a mantenere il segreto fino alla fine?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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8

Prima che possiate dire qualsiasi cosa, ci tengo a precisare che negli ultimi tre giorni ho dato tre esami, uno dei quali richiedeva che io mi presentassi alle 7.30 del mattino e io abito ad un’ora di strada dall’università.

Inoltre, come se non bastasse, il mio Pc è in pieno di una delle sue crisi anarchiche e si connette quando vuole.

 

 

E per rispondere ai vostri commenti al precedente capitolo... in effetti sì, ero tentata di aggiungere:

“E fu così che Remus svenne.”

ma pensavo avrebbe rovinati l’effetto dell’altra frase, così l’ho tolto...

E ammettilo, Rain, ti mancavano i miei colpi di sadismo!

 

 

 

8. Ninfadora

 

 

“Dovrai portare pazienza, ci vorrà un po’; le contrazioni sono ancora abbastanza distanziate,” annunciò Cathleen, girando indaffarata per la stanza per assicurarsi che tutto fosse pronto.

“Sei sicura che non sia troppo presto?” chiese ansiosa Tonks, che, credendo di avere tutto il tempo del mondo per preoccuparsene, non si sentiva psicologicamente pronta per l’esperienza del parto.

“Stai tranquilla Tonks, ti assicuro che è assolutamente normale, non sei la prima né sarai l’ultima donna che partorisce all’ottavo mese.”

“Lo so, è che non pensavo sarebbe successo proprio oggi,” mormorò, “Dove diavolo è  finito Sirius? Molly è via da ore.”

Cathleen sorrise, per nulla nuova a situazioni del genere, ben sapendo che probabilmente a Tonks, i venti minuti di assenza della signora Weasley, erano sembrati un’eternità.

“Vedrai che sono per strada.”

 

“Cathleen?” sussurrò Tonks, dopo qualche istante di silenzio.

“Dimmi.”

“Credi che io abbia fatto la cosa giusta? A non dirlo a Remus, intendo.”

“Ecco, se devo essere sincera non saprei. Istintivamente ti direi che io, al posto tuo gliene avrei parlato, ma chissà;  se mi fossi trovata nella tua situazione, forse mi sarei comportata esattamente come te.”

“Lo sai, pensavo che mi sarei trovata ad odiarlo per sempre dopo quello che mi ha fatto, invece adesso non posso fare a meno di desiderare di averlo qui, al mio fianco,”

“Non è troppo tardi per farlo chiamare, se vuoi” commentò la Guaritrice.

“No, non saprei nemmeno da dove iniziare a spiegargli tutto; facciamo nascere questo bambino, adesso. Poi glielo dirò.”

 

In quell’istante, un’infermiera comparve sulla porta, accompagnando Sirius.

Cathleen lo notò e gli sorrise, senza accorgersi dello sguardo colpevole che l’uomo lanciò alla cugina.

“Guarda chi è arrivato,” mormorò la Guaritrice a Tonks, che aveva serrato gli occhi per l’ennesima contrazione.

La ragazza alzò lo sguardo e sorrise sollevata al cugino, ma il sollievo durò solo qualche secondo, perché un attimo dopo Sirius entrò nella stanza e Tonks si accorse che non era venuto da solo.

 

“Remus!” boccheggiò la ragazza, aggiustandosi il lenzuolo nel patetico tentativo di nascondere la curva fin troppo evidente del suo ventre.  “Cosa ci fai... chi te lo ha detto?”

Un’occhiata di lui fu sufficiente per farle capire chi aveva fatto la spia.

“Sirius!” protestò indignata, “Avevi promesso!”

“Lo so, ma è pur sempre il padre; non dico che lo devi perdonare, ma non credi che abbia almeno il diritto di veder nascere suo figlio?”

“Io...”

“Ascolta almeno quello che ha da dirti, con me è stato molto convincente.”

Tonks esitò un istante, poi annuì.

Remus fece un passo verso il lettino, lanciò un’occhiata di sfuggita a Tonks e poi cercò lo sguardo di Cathleen, come a chiederle il permesso di parlare.

“Hai due minuti,” lo ammonì la donna, trascinando Sirius in un angolo della stanza e mettendosi a rimproverarlo sottovoce perché faceva sempre di testa sua.

 

“Dora,” mormorò Remus, decidendo di approfittare di quel margine di privacy che la discussione dei loro amici poteva dargli. “Aspettavo da così tanto questo momento, che ora che è arrivato non so da dove iniziare. Ho talmente tante cose di cui scusarmi che non basterebbero tre vite... sono stato un idiota, un cretino a lasciarti andare. Avevo la presunzione di credere che stessi facendo la cosa giusta, ma la verità è che mi sei mancata da morire fin dal primo giorno che abbiamo trascorso lontani.”

 

Una lacrima gli bagnò il viso e Tonks si sorprese ad avere gli occhi lucidi, sebbene tenesse lo sguardo basso impedendo all’uomo di notare questo dettaglio.

“Mi sono sentito morire quando Molly ha detto che eri in ospedale... Non prendertela con Sirius, sono stato io ad insistere; dovevo assolutamente vederti.”

 

“Se è vero che ti mancavo, perché allora non sei venuto prima a cercarmi? Sono passati otto mesi, Remus! Perché solo adesso?”

“Ma come?” fece Lupin confuso, “Sì che sono venuto a cercarti! Chiedevo di te tutte le volte che andavo a Grimmauld Place, ma si limitavano tutti a dirmi che stavi bene, che ti avrebbero portato i miei saluti e che ti avrebbero riferito che volevo parlarti. Non ti ha mai detto niente nessuno?”

“No, mai,” sussurrò la ragazza.

Remus alzò lo sguardo verso Sirius e Cathleen, ancora coinvolti nella loro conversazione sussurrata, e comprese quello che il suo migliore amico aveva fatto per la cugina e quanto doveva essergli costato infrangere la sua promessa.

“Credo che tu non abbia mai saputo fino a che punto arrivava la protezione dei nostri amici nei tuoi confronti, e non posso biasimarli per quello che hanno fatto. Dora, so che i tempi sono tremendamente sbagliati... ma voglio che tu sappia che ti amo. Avrei dovuto dirtelo prima. Spero che un giorno mi perdonerai e mi darai un’altra possibilità.”

 

La ragazza si asciugò una lacrima e sbarrò gli occhi cercando di controllare il respiro, le contrazioni sempre più ravvicinate.

Quando il dolore si affievolì un po’, Tonks alzò gli occhi, incontrando lo sguardo di lui per la prima volta quella sera e si chiese come avesse potuto resistere tutto quel tempo senza di lui.

“Remus,” iniziò, la voce roca per l’emozione e il dolore, “Mentirei se dicessi che non mi sei mancato, e quello che provo per te non è cambiato, ma ho paura. Ho paura che se ti lascio entrare nel mio cuore tu lo spezzerai un’altra volta, ho paura che tu sia tornato solo per un po’, ho paura che un giorno qualcosa ti spaventi e che tu possa lasciarmi di nuovo.”

Remus chinò il capo sentendosi in colpa e, avvicinandosi, le accarezzò la guancia, asciugandole le lacrime.

“L’unica cosa che mi spaventa ora,” disse, sistemandole una ciocca sudata di capelli dietro l’orecchio, “E’ l’idea di potervi perdere.”

 

Da quando lo conosceva, mai lo aveva sentito esprimere e dimostrare tanta sincerità.

“Non ho intenzione di andare da nessuna parte,” mormorò la giovane, “Ma ci vorrà del tempo prima che il mio cuore riesca a fidarsi di nuovo di te; non puoi piombare di nuovo nella mia vita e pretendere che io sia pronta a perdonarti. ”

Remus sorrise. Era già qualcosa, almeno non l’aveva cacciato fra urla e insulti.

“Aspetterò per tutto il tempo che servirà.”

 

Tonks annuì.

“Ci penseremo quando sarà il momento, adesso l’importante è che tu sia qui per veder nascere tuo figlio.”

Suo figlio. Solo in quel momento tutte le rivelazioni dell’ultima mezzora stavano iniziando a far presa nella mente di Remus. Un bambino. Stava per diventare padre.

 D’istinto allungò una mano esitante per sfiorare la pancia di Tonks, ma quando si rese conto di quello che stava facendo, la ritirò di scatto. La ragazza la afferrò prima che si allontanasse e la riportò sul suo pancione, appoggiando la mano sopra quella di lui, rivolgendogli un timido sorriso rassicurante.

Era un piccolo miracolo quello che da otto mesi stava crescendo nel corpo di Tonks, un miracolo che lui aveva contribuito a creare.

 

All’improvviso però, il volto della ragazza si contrasse in una smorfia.

Remus tolse la mano, temendo di aver fatto qualcosa che le aveva procurato dolore.

Cathleen se ne accorse e fece un cenno a Sirius per farlo smettere di parlare. In un attimo fu di fianco alla sua paziente per vedere se fosse tutto a posto.

“Che succede?” chiese la ragazza allarmata, vedendo l’espressione di Cathleen cambiare di colpo.

“Credo che ti si siano appena rotte le acque.”

 

  
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