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Autore: Melanto    08/02/2008    5 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 5: Quarantena (parte II)

Sundhara – Città del Regno degli Ozora, Terre Centrali

Teppei continuava a scuotere il capo ad ogni passo, scivolando tra la gente ancora viva che camminava velocemente, coprendosi il viso con scialli e fazzoletti, ma nessuno sembrava essere in grado di sfuggire a quella terribile epidemia.
Quanti uomini e donne, morti o morenti, restavano accasciati lungo i bordi della strada che stavano percorrendo lui ed Hajime? Aveva perso il conto e Sundhara non era piccola.
Svoltarono per un ennesimo vicolo alla ricerca di un qualsiasi Naturalista disposto a dar loro delle spiegazioni, ma tutte le dimore che avevano visitato erano vuote: i medici facevano le perlustrazioni delle strade per prestare soccorso a chi non riusciva più nemmeno a muoversi e, davanti agli ospedali, c’erano file infinite di malati. L’unica speranza era di trovarne qualcuno in giro, ma fino a quel momento non erano stati particolarmente fortunati.
“Dea, Hajime, è veramente terribile…” disse ad un tratto il tyrano. “Ed immagina cosa potrebbe accadere se la guerra dovesse spingersi fin nell’entroterra delle Regioni Centrali e poi al Sud. Ci sarebbero altre dieci, cento Sundhara cui far fronte.”
“Preferisco non pensarci, almeno per il momento” rispose grave il Tritone. “O passerei le mie nottate a fare incubi. Cerchiamo di trovare un dannato Naturalista: questa epidemia è così maledettamente strana. Dobbiamo sapere il più possibile prima che per Yuzo sia troppo tardi.” E scosse il capo, infilandosi in un’altra strada seguito a ruota dal compagno. “Mamoru ha ragione: come è stato possibile che lui si ammalasse così velocemente, mentre noi siamo ancora perfettamente sani?” Ma anche l’Elemento di Terra fu costretto a scuotere il capo con perplessità a quella domanda. Come gli altri, non ne conosceva la risposta, ma avrebbero dovuto trovarne una al più presto.
D’un tratto, un giovane attirò la loro attenzione, facendoli fermare.
Sul ciglio della strada, un ragazzo dai capelli scuri stava soccorrendo alcuni malati, somministrando loro dei farmaci.
Hajime e Teppei si scambiarono un rapido sguardo di intesa, avvicinandosi allo sconosciuto, con passo sicuro.
“Perdona la nostra interruzione…” Fu il Tritone a parlare, attirandosi l’attenzione del ragazzo che restava inginocchiato accanto a un malato. “…potremo rubare qualche minuto del tuo tempo?”
L’altro lo osservò attentamente, con curiosità. “Voi non siete di queste parti…” avanzò con titubanza e Hajime annuì.
“Esatto, veniamo da Raskal.”
A quelle parole, lo sguardo dello sconosciuto si illuminò all’improvviso, facendolo balzare in piedi. Aveva una statura più bassa della loro e i capelli spettinati. “Siete stati mandati dal Principe, vero?!” esclamò entusiasta. “Lo sapevo che avrebbe mantenuto la promessa!”
I due Elementi si scambiarono una rapida occhiata perplessa. “Il… il Principe?” fece eco quello di Acqua.
“Proprio lui! Voi siete i Naturalisti della capitale, no?” Poi si passò due dita sul mento “A dire il vero, non pensavo ne mandasse di così giovani.”
“Mi dispiace, ma deve esserci uno sbaglio” negò Hajime “Noi non siamo medici.”
L’espressione del ragazzo cambiò improvvisamente, perdendo tutto l’entusiasmo. “Ma… ma avete detto di venire da Raskal…”
“Questo è vero, ma non siamo Naturalisti.”
“Oh…” Abbassò lo sguardo al suolo, abbozzando un sorriso. “Allora gli altri saranno ancora in viaggio…” Sollevò nuovamente lo sguardo su di loro, mantenendo comunque l'iniziale cordialità. “Cosa posso fare per voi?”
“Sei tu un Naturalista?”
L'altro negò. “Sono l’assistente di Calimero, il medico è lui.”
“E sai dove possiamo trovarlo?”
“Certo, se volete vi ci posso accompagnare, tanto devo andare a rifornirmi di medicinali: purtroppo, finiscono fin troppo in fretta nell’ultimo periodo.” Iniziò ad avviarsi lungo la strada non senza prima aver rivolto un sorriso agli altri malati. “Ancora un po’ di pazienza, tornerò presto” disse loro, cercando di infondere un minimo della speranza di salvezza che lui ancora nutriva a quelle anime che l’avevano già perduta da tempo. Poi si rivolse ai due stranieri. “Venite, vi faccio strada.”
“Qual è il tuo nome?” domandò il tyrano.
“Shingo, sono il figlio del Doge.”
“Io sono Teppei e lui è Hajime. È ammirevole da parte tua l’aiuto che offri a queste persone.”
Il ragazzo sorrise, tossendo un paio di volte. “Scusate” si giustificò. “Come tutti, anche io ho contratto il morbo. Invece voi da quanto tempo siete arrivati? Non l’avete visto il cartello fuori le mura della città?”
“Sì, lo abbiamo visto” confermò il Tritone “Ma cause di forza maggiore ci hanno costretto a varcare comunque le vostre mura. Ad ogni modo, siamo arrivati solo ieri sera.”
“E cosa vi ha spinto sino qui, se posso chiederlo?”
A mano a mano che si addentravano nel cuore di Sundhara, la situazione non sembrava migliorare, mentre le case avevano porte e finestre completamente sbarrate.
“Hai parlato del Principe, prima.”
“Sì!” Shingo sorrise, caricandosi nuovamente di genuino entusiasmo. “E’ venuto qui, mesi fa, sapete? E io ci ho parlato!” Afferrò lo strano sacchettino che portava al collo. Rapidamente se lo vuotò in una mano, mostrando loro i quattro scudi con i simboli Elementali. “Questi me li ha dati lui, in persona!” Poi sospirò “Aveva promesso che avrebbe mandato altri medici e cure… ma non abbiamo più avuto sue notizie.” Scosse il capo con decisione. “Io non posso credere che mi abbia mentito! Ha giurato sulle Dee! Deve essergli sicuramente successo qualcosa, ne sono certo… ma qui nessuno sembra essere d’accordo con me.”
La mano del Tritone si poggiò sulla spalla di Shingo, attirandosi il suo guardo sfiduciato. “Il Principe non ha infranto il suo giuramento, di questo puoi esserne convinto.”
“Purtroppo i tuoi timori potrebbero essere fondati” sospirò Teppei “Noi siamo partiti da Raskal per questo motivo: sembra che il Principe sia scomparso nel nulla e ci hanno affidato il compito di ritrovarlo.”
Hajime continuò. “E questo spiega perché abbiamo varcato le mura di Sundhara, nonostante il divieto. Due nostri compagni sono andati a parlare con tuo padre per avere informazioni riguardo la visita di Sua Altezza.”
Shingo si batté la mano con un pugno, assumendo un’espressione contrita. “Allora avevo ragione! Gli è capitato qualcosa! Speriamo non sia nulla di grave! Voi lo troverete, vero?! Vi dirò tutto quello che so, se può esservi d’aiuto!”
“Certo che lo è!” Lo rassicurò l’Elemento di Terra. “Comincia col raccontarci del male che sta uccidendo Sundhara, parlaci del morbo.”

Yuzo rimase tra il perplesso e lo sconcertato per ciò che Mamoru aveva detto e il tono che aveva usato. Da lui si sarebbe aspettato più una battuta del tipo: “Meno male! Anzi, se vuoi una mano a morire prima, non hai che da chiederlo!” e invece…
Per un attimo, gli balenò l’idea che si stesse davvero preoccupando per lui, ma…
Naaa! Che andava a pensare!
Sbatté un paio di volte le palpebre, tossicchiando leggermente. “Non credevo… di esserti diventato così simpatico.”
Mamoru inarcò immediatamente un sopracciglio. “Non farti illusioni! Se ti ordino di non crepare è solo perché voglio che l’onore di torcerti il collo sia solo mio!” Abbozzò un sorrisetto malefico che Yuzo rimase, per la seconda volta, a guardare con perplessità.
Poi, scoppiò improvvisamente a ridere, tra i colpi di tosse, mentre l’Elemento di Fyar arrossiva, incrociando le braccia al petto e girandogli la faccia.
Con un moto stizzito riprese a camminare, seguito con difficoltà dal compagno.
“Che diavolo hai da ridere adesso?! Tsk! Ma tu guarda! Io lo minaccio e lui ride! Voi volanti non avete tutte le rotelle a posto, sappilo!”
Ma l’altro continuava a ridacchiare divertito. “Almeno non mi ignori, anche se vuoi uccidermi!”. Mamoru gli fece un paio di smorfie senza voltarsi.
“Non credere che abbia digerito quello che è avvenuto nel deserto!” La Fiamma si fermò di colpo, portandosi minacciosamente le mani ai fianchi e rivolgendogli il suo solito sguardo astioso. “Sappi che io non ho la minima fiducia in te!” Si aspettò di leggere, sul viso di Yuzo, almeno un minimo di risentimento per quelle parole, invece l’Elemento d’Aria mantenne il suo pacifico sorriso, stringendosi nelle spalle.
“E dove starebbe la notizia sconvolgente? Non credere che io non l’avessi già capito, non sono stupido fino a questo punto.” Lo superò, senza dargli un briciolo di soddisfazione. “Niente di nuovo sotto il Sole.”
Mamoru ringhiò un insulto nella lingua comune, prima di sbuffare e riprendere a camminare. “Anche da malato sei irritante, complimenti! Che abilità!”
Percorsero a ritroso i corridoi del palazzo, fino a uscire dal portone principale dove le guardie rivolsero loro un rapido inchino.
“Come stavo dicendo prima che ti venisse quella crisi, credi che parlare con il figlio del Doge possa esserci di qualche utilità?”
Il volante scosse il capo, alternando parole e tosse. “Non ne ho idea, ma è pur sempre un tentativo. Magari Shingo si è accorto di qualcosa che al padre è sfuggito.”
L’altro sbuffò. “Lo spero. Sono stanco di girare a vuoto e il Principe non può essersi volatilizzato nel nulla…”
“Conta che sono passati dei mesi: chiunque sia stato, aveva tutto il tempo necessario per far scomparire le tracce.”
“Non sei di conforto.” ironizzò Mamoru, inarcando un sopracciglio con stizza, poi alzò lo sguardo al cielo che si presentava azzurro, ma opaco sotto i raggi del Sole. “Spero solo che, ovunque egli sia, si trovi in un posto migliore di questo e che sia vivo.”
Yuzo sorrise. “Sono convinto che non abbia ancora lasciato questo mondo. Se così fosse stato, la Chiave Elementale avrebbe-” ma si interruppe, attirandosi l’attenzione del compagno. “Oh, scusa. Dimenticavo che non credi nell’esistenza della Chiave.”
“Non ho detto di non crederci!” si irritò Mamoru “Sono solo un po’ scettico a riguardo. È forse un delitto avere dei dubbi per un qualcosa che non si sa nemmeno che forma abbia?”
L’Elemento d’Aria si affrettò a scuotere la testa e alzare le mani. “Oh, io non intendevo criticarti o rimproverarti, davvero! Non prendere sempre per un attacco tutto ciò che ti si dice, non lo è!”
“Ora però mi stai rimproverando!”
Yuzo fece per replicare, ma ci rinunciò: Mamoru era davvero una persona impossibile, certe volte. Tossì ancora, mentre si avviavano lungo i vicoli della città saturi dei lamenti di dolore dei malati.
“Dobbiamo trovare questo Calimero, molto probabilmente il figlio del Doge sarà con lui.” Il volante si limitò ad annuire, mentre l’avanzare della malattia continuava a non dargli pace.
Il bruciore al petto era divenuto continuo e si faceva sempre più forte a ogni colpo di tosse. “Va… va bene…” tentò di dire, ma la vista gli si appannò, mentre avvertiva il sopraggiungere di una nuova crisi. Non fece nemmeno in tempo a chiamare Mamoru, che si ritrovò in ginocchio senza sapere come; la mano che stringeva il petto con forza e l’altra appoggiata al suolo. La tosse era più intensa e violenta.
L’Elemento di Fuoco si volse subito nel sentirlo tossire con forza e, per un attimo, gli sembrò che la sua ora fosse arrivata nel vedergli tenere il torace con quella stretta spasmodica e la mano affossata nell’acciottolato sotto i loro piedi; l’espressione contrita per il dolore.
E quell’immagine… non gli piacque per niente. Non seppe spiegarsi il motivo, ma fu così.
Rapidamente gli afferrò un braccio, facendolo passare attorno al suo collo per cercare di sostenerlo. Yuzo aveva bisogno di un medico, il più presto possibile; le loro ricerche passavano in secondo piano.
“Forza volante, ti porto da un Naturalista… vedrai che troverà una soluzione.”
 
“Non ricordo con precisione da quanto tempo versiamo in questo stato, ma di sicuro sarà passato un anno abbondante” sospirò Shingo, guardandosi intorno con espressione rassegnata. “Ormai sembra un’eternità. La città è solo lo spettro di ciò che era un tempo. Sundhara, la luminosa Città del Sole, dal clima meraviglioso in ogni stagione, i tetti dorati e splendenti sotto i raggi e la gente sempre allegra e cordiale… poi ci siamo ritrovati al tramonto senza nemmeno accorgercene.” Indicò le case con un cenno del capo. “Guardate ora. L’oro si è spento e il Sole ci illumina senza farci brillare, come se ci facesse un favore.” Abbozzò un sorriso quasi ironico, osservando Hajime. “Lo chiamiamo il ‘morbo’ perché non sappiamo esattamente cosa sia. I Naturalisti, gli Erboristi e gli Alchimisti hanno lavorato incessantemente, analizzando i terreni, le piante e le acque alla ricerca dell’agente infetto. Hanno preparato i composti più impensabili, antidoti, medicine; i risultati, potete ben vederli da soli, sono stati alquanto scarsi.” I suoi occhi si mossero agli altri malati che restavano sofferenti lungo le strade. “Il morbo colpisce l’apparato respiratorio. I primi sintomi si manifestano dopo un paio di settimane, massimo un mese; dapprima è un semplice prurito alla gola, poi la tosse si fa più intensa e violenta. All’inizio si pensò a una semplice bronchite, poi a una polmonite particolarmente resistente, ma le classiche cure non riuscirono a sconfiggerle; le rallentavano, ma nulla di più… in un certo senso, non fanno che aumentare l’agonia.” Scosse il capo. “Poi cominciarono ad arrivare le prime vittime. Anziani, da principio, e bambini: i soggetti più deboli. Uomini e donne, senza distinzione di età. E la città venne messa in quarantena ed erette le mura per impedire che si espandesse anche alle zone vicine. Fortunatamente, a oggi, il morbo sembra aver colpito solo Sundhara. Almeno non abbiamo contagiato nessuno al di fuori da qui.”
Teppei non riusciva a farsi capace. “Come è possibile che, dopo un anno, nessuno sia riuscito ancora a capire il motivo di questa epidemia?”
Shingo si strinse nelle spalle. “Sembra assurdo, lo so, eppure è così. Tanti ricercatori e luminari ci hanno lavorato, ma non c’è stato nulla da fare. Nessuno è riuscito a trovarne almeno la causa.”
Hajime, dal canto suo, sembrava pensieroso. “Sicuro che ci voglia tutto questo tempo per manifestare i sintomi?” domandò infatti e l’altro annuì.
Accidenti! Tutto ciò continuava a non avere senso: Yuzo li aveva manifestati solo in un giorno! Com’era possibile? Invece che avere delle risposte, non ottennero che nuovi quesiti.
“Quando… quando tornerete a Raskal…” domandò Shingo con titubanza “…parlerete della nostra situazione al Re? Lo so che c’è la guerra ai confini del Nord, ma… non posso restare a guardare mentre la mia gente muore!” e strinse i pugni con forza. “Vi prego… ricordate al Principe della sua promessa!”
Hajime sorrise. “Credo che lui non l’abbia dimenticata, ovunque sia in questo momento. Ad ogni modo, è ovvio che non vi abbandoneremo al vostro destino, ma esporremo la situazione a Sua Altezza.”
Gli occhi del giovane si fecero lucidi. Afferrò le mani dei due Elementi e fece loro un inchino. “Grazie, grazie mille!” disse allargando uno speranzoso sorriso per poi indicare un punto imprecisato alle sue spalle. “Oltre la piazza c’è la casa di Calimero. Venite, ormai siamo quasi arrivati.”
Ripresero a camminare, sbucando in un modesto foro di forma poligonale, perfettamente simmetrica, cui si dipartivano varie direzioni che riportavano all’interno dei vicoli e altre strade.
Al centro sorgeva un basso pozzo in pietra.
Teppei arricciò il naso, mentre un fastidioso tanfo gli pizzicava le narici. “Anche questo lezzo è colpa della malattia?” domandò, coprendosi con una mano e Hajime inarcò un sopracciglio, borbottando.
“Ottimo tatto.”
“E’ probabile, sai?” sospirò Shingo, stringendosi nelle spalle. “Prima, Sundhara aveva un meraviglioso odore di fiori, di pane appena sfornato… di buono, di sano. Ma anche questo sembra averci abbandonato.”
Il Tritone indicò col capo il pozzo. “E’ quello che usate per abbeverare la città?”
“Un tempo, ora non più. Da quando è stato costruito il nuovo e più moderno acquedotto, tutti i pozzi della città sono caduti in disuso, ma abbiamo deciso di non abbatterli e lasciarli come ricordo; ogni piazza ne ha uno.” Poi sorrise. “La gente vi getta ancora monete, esprimendo desideri.” Scomparvero all’interno di un’altra strada laterale, ma lo scenario non sembrò cambiare: cadaveri o morenti affollavano i bordi delle vie; alcuni si dirigevano lentamente, seguendo la loro stessa direzione: anche loro, probabilmente, stavano andando dal Naturalista Calimero.
Alle loro spalle, intanto, svettava il modesto torrione del palazzo del Doge.
“Eccoci, siamo arrivati” esordì Shingo, aumentando il passo ed entrando in una casa dalla porta socchiusa. L’insegna in alto era piuttosto rivelatrice: ‘Studio Naturalistico’.
I due Elementi vi fecero capolino, scoprendolo già pieno di degenti: chi sui lettini, chi sulle sedie, chi a terra. Non c’era un solo spazio libero in tutto l’ambiente saturo dei loro lamenti e dell'aria viziata. Tra loro, scorsero un uomo dalla corporatura tozza e robusta e i corti capelli bianchi, che si aggirava controllando la salute dei pazienti.
“Sono tornato, Calimero!” lo richiamò il giovane, liberandosi della sacca e l’uomo si volse, aggrottando le sopracciglia.
“Oh, Shingo. Sei già di ritorno?”
“Sì, purtroppo. Ho finito le medicine…”
L’altro rilasciò un sospiro pesante. “Di questo passo le scorte finiranno come niente…” poi si accorse della presenza dei due sconosciuti al seguito del figlio del Doge. “Vedo che hai portato qualcuno. Altri malati?”
Subito il ragazzo scosse il capo, sorridendo. “Vengono direttamente da Raskal!”
“Ma non siamo i Naturalisti che tanto stavate aspettando.” Si affrettò a spiegare Hajime, alzando le mani. Il medico aggrottò le sopracciglia con ironia, sbuffando un sorriso, prima di tossire un paio di volte.
“Per un attimo ci avevo sperato, sapete? Mai come ora questa città avrebbe bisogno dell’aiuto da parte della capitale.”
Shingo lo prese per un braccio, avvicinandosi e abbassando volutamente il tono. “Sono stati mandati per cercare il Principe: sembra sia scomparso. Come vedi, avevo ragione!”
L’uomo sgranò gli occhi, puntandoli repentinamente su Hajime e Teppei. “Misericordia!” Si lasciò sfuggire “E’ vero quello che dite?!”
“Purtroppo, sì.” Annuì il Tritone “Ma se ci siamo fatti condurre fino a voi è perché abbiamo bisogno del vostro aiuto.”
“Se posso, sono a vostra completa disposizione” accordò Calimero con severità e un filo di preoccupazione.
“Dovete sapere che siamo giunti in quattro a Sundhara” cominciò Hajime “Ma uno dei nostri compagni che quest’oggi è andato a parlare con il Doge, sta manifestando i sintomi del morbo.” Poi sospirò, inarcando un sopracciglio. “E sono anche ad uno stadio piuttosto avanzato.”
Il medico si passò una mano sul mento. “Da quanto tempo siete in città?”
“Questo è il peggio: da ieri sera.”
Calimero sgranò gli occhi, non riuscendo a trattenersi. “Che la Divina Yayoi mi fulmini! È impossibile! Quello che state dicendo è un’assurdità! Il morbo compare dopo due/tre settimane, non in meno di ventiquattro ore! Dovete esservi sbagliati!”
Il Tritone scosse il capo con lentezza estrema. “Nessun errore. I sintomi sono inequivocabili: pizzicore alla gola, tosse via via più persistente e grumi nerastri.”
“I grumi?! Di già?!” continuò a sorprendersi, mentre anche Shingo era perplesso.
“Calimero, com’è possibile? Se fosse una mutazione del morbo… sarebbe la fine per tutti! In pochi giorni Sundhara diverrebbe una città fantasma!”
L’uomo non rispose subito, continuando a mantenere un piglio grave. Poi alzò di nuovo lo sguardo su di loro. “Portatelo da me il prima possibile. Devo accertarmi delle vostre parole.”
“Certo.” annuirono i due Elementi, pronti a tornare alla locanda, quando qualcuno irruppe con foga all’interno del già gremito studio.
“Ho bisogno di aiuto!” gridò una voce che, sia il Tritone che il tyrano, riconobbero all’istante.
“Mamoru?!” constatò Hajime con sorpresa. Erano già lì e gli sembrò un colpo di fortuna, poi vide che il giovane di Fuoco stava sorreggendo uno Yuzo scosso da una tosse violenta, che non sembrava accennare a fermarsi, e subito si precipitò verso di loro.
“Oddea!”
“Hajime? Teppei? Siete qui anche voi?!” domandò l’altro, mentre il Tritone lo aiutava a sostenere il compagno d’Aria.
“Ma che è successo?”
“Non lo so! La malattia peggiora a vista d’occhio!” ringhiò tra i denti con rabbia.
“E’ lui il giovane di cui mi parlavate?”
Quella voce sconosciuta si attirò lo sguardo di Mamoru, stretto in fessure. “Siete il Naturalista? Se così non è, non azzardatevi a toccarlo!”
“Calma, Mamoru. È la persona giusta!” confermò Teppei, mentre l’uomo alzava il viso del volante. Quella tosse la conosceva fin troppo bene per non riconoscerla.
“Sì, è lui.” annuì Hajime alla domanda che prima gli aveva posto.
“Portiamolo nell’altra stanza.” ordinò il medico precedendo tutti e passandosi una mano tra i capelli. “Tutto questo non ha senso!”
“Fate in modo che l’abbia al più presto” sibilò il giovane di Fyar “prima che sia troppo tardi.”

Calimero abitava al piano superiore di quella piccola palazzina, mentre lo studio si trovava al piano terra. Eppure, probabilmente a causa della troppa vicinanza tra i due, anche gli alloggi del medico avevano quel fastidioso odore di ospedale che Mamoru detestava, misto al tanfo di marciume che era divenuto caratteristico a Sundhara.
Nel piccolo salotto, arredato con un paio di divani, l’Elemento di Fuoco restava appoggiato con una spalla al vetro della finestra in attesa che il Naturalista terminasse di visitare il volante; l’udito in allerta ad avvertire qualsiasi rumore.
Vista la situazione, Calimero aveva preferito tenerlo lontano dagli altri malati: se fosse stata davvero una mutazione del morbo, avrebbe potuto contagiarli e sarebbe stato un disastro.
Su uno dei divani, anche Hajime e Teppei restavano in attesa, mentre Shingo camminava nervosamente per tutta la stanza, irritando Mamoru ancora di più.
“Vuoi stare un po’ fermo, ragazzino?!” sbottò quest'ultimo all’improvviso, fulminandolo con la coda dell’occhio. “Mi stai facendo venire il mal di testa!”
“Oh, scusatemi.” Si mortificò, grattandosi la spettinata massa di capelli. “E’ che tutta questa situazione mi fa stare in ansia…”
“Non sei il solo.” sospirò Teppei, rilassandosi contro il morbido tessuto del divano.
“Come è andata dal Doge?” domandò invece Hajime, sperando di ricevere buone notizie almeno su quel fronte, ma vedere l’Elemento di Fyar girargli la faccia per tornare a scrutare l’esterno dalla finestra, non gli fece presagire nulla di buono.
“Come al solito.” cominciò infatti “Anzi, il Principe non è nemmeno entrato in città, ma è stato il Doge a uscire fuori dalle mura per accoglierlo. Si sono scambiati poche parole e poi è ripartito.”
“Tutto qua?” Hajime era demoralizzato. Quanti mesi erano passati ormai che viaggiavano a vuoto di città in città senza venire a capo di nulla? Due, tre? Troppi.
“Sì, purtroppo. Yuzo aveva proposto di scambiare due parole anche con suo figlio…”
“Sono io!” esclamò il ragazzo, battendosi animatamente il petto e raggiungendolo in rapide falcate. “Sono io il figlio di Seiki Aoi!”
Mamoru inarcò un sopracciglio. “Sei Shingo?” E l’altro annuì nuovamente, mentre lui scambiava una rapida occhiata con il Tritone che annuì in maniera impercettibile.
“Cosa posso fare per voi? Come posso esservi d’aiuto?” si prodigò l'interpellato.
Mamoru cambiò posizione per averlo completamente di fronte.“Tuo padre mi ha detto che tu sei stato il primo a sospettare che fosse successo qualcosa al Principe: che cosa te lo ha fatto supporre?”
“Beh, era ovvio! Vostra Altezza mi aveva fatto una promessa” Shingo afferrò saldamente il sacchetto con gli scudi. “Ma sono troppi mesi che non abbiamo più sue notizie o dei Naturalisti che aveva promesso di inviare e io… io sono sicuro che non mi abbia mentito, per questo ho pensato che gli fosse accaduto qualcosa.”
L’Elemento ci pensò per qualche secondo prima di domandare ancora: “Non hai notato nulla di strano? Nessuna persona sospetta nei paraggi o particolare che abbia attirato la tua attenzione?” Ma l’altro scosse il capo, facendogli tirare uno sbuffo carico di nervosismo. Non che ci avesse sperato, dopo aver parlato col Doge, ma sentirsi rispondere l’ennesimo ‘no’ ebbe comunque l’effetto di irritarlo. Però accantonò immediatamente l’interesse per la missione, quando il Naturalista entrò nel salottino e l’espressione tesa che aveva gli fece capire che le notizie non erano affatto buone. Rapidamente si allontanò dal davanzale cui era rimasto poggiato, avanzando di qualche passo, mentre l’uomo si portava nei pressi dei divani dove anche gli altri attendevano il responso.
“Avevate ragione…” cominciò, guardando Hajime “ha contratto il morbo e… e io non so come sia possibile, ma è già nella fase terminale della malattia. Non avevo visto niente del genere in tutti questi mesi.”
“E non potete fare qualcosa?!” sbottò Mamoru con irritazione “Curarlo, magari?!”
“Purtroppo, non esiste una cura contro il morbo.” Il Naturalista scosse il capo. “Non sappiamo nemmeno da dove arrivi e le medicine che somministriamo per tentare di rallentarlo sarebbero totalmente inutili con il vostro amico. Mi dispiace.”
Quell’ultima frase, detta con tale rassegnazione, gli incendiò il sangue.
Vi dispiace?!” fece eco con ira repressa. “Cosa volete dirmi con questo?! Che è destinato a morire senza che nessuno di noi possa far nulla?!”
Hajime tentò di rabbonirlo, poggiandogli una mano sulla spalla. La Fiamma la scacciò in malo modo, lasciandolo sorpreso.
“Mamoru…” tentò di dire il Tritone, ma l’altro lo inquadrò con la coda dell’occhio. Il nero delle iridi brillante e ardente.
“Yuzo è sotto la mia responsabilità come te e Teppei. E finché continuerete a esserlo, non posso permettere che le vostre vite siano in pericolo, chiaro?!”
“Non sono in grado di fare miracoli, se è questo che mi state implicitamente chiedendo, giovanotto” borbottò il Naturalista, cercando di non prendersela per l’irruenza dell’Elemento di Fyar. “Perché solo questo potrebbe salvarlo nella condizione attuale.” Calimero lo vide rivolgergli uno sguardo carico d’astio, prima che deglutisse un paio di volte e l’ira arretrasse come un oceano in bassa marea. “Se avete qualcosa da dirgli, fatelo ora. Non credo che arriverà al tramonto.”
Meccanicamente, Mamoru volse lo sguardo alla finestra, dove il Sole restava pallido al centro del cielo a metà strada dalla linea dell’orizzonte. Aveva solo una manciata di ore per trovare una soluzione e venire a capo di quello che stava uccidendo il volante.
Senza dire una parola a Hajime e Teppei, lasciò il salotto per dirigersi nella camera dove avevano portato Yuzo. I colpi continui della tosse si fecero a mano a mano più vicini.
Entrò piano senza nemmeno bussare, appoggiandosi allo stipite della porta che socchiuse alle sue spalle.
Il volante fece un ultimo colpo di tosse, prima di rilassarsi contro i cuscini dietro di lui. Il respiro era un rantolo sibilante.
“Sono ridotto piuttosto male, vero?” si sforzò di dire con un sorriso che Mamoru ricambiò, sempre ironico.
“Perché sei il solito impiastro” rispose, afferrando uno sgabellino e sedendosi accanto al letto.
“Hai ragione…” ammise, il giovane d'Aria annuendo leggermente. “Bel modo di concludere la mia prima missione…” Sorrise della sorpresa che lesse sul viso della Fiamma. “Già: mai lasciato Alastra finora” spiegò, respirando a fondo, mentre l’aria raschiava la gola, stridendo acuta. “Per questo non avevo mai visto dei ciliegi.” Gli sembrò un po' tardi e inutile giustificarsi per una cosa tanto stupida, eppure non aveva dimenticato la conversazione che avevano avuto prima della partenza. “Avevi ragione tutte le volte che mi hai dato dell’incapace o mi hai detto che sono un disastro. Mi dispiace di esserti stato di intralcio.”
“Piantala di scusarti, lo sai che è una cosa che odio.” Gli disse Mamoru senza essere davvero irritato.
Yuzo si strinse nelle spalle, tossendo un paio di volte. “E tu sai che io continuerò a farlo perché sono fatto così. Non cercare di cambiarmi…”
Continuava a sorridere nonostante fosse a un passo dalla morte.
L’autocontrollo di Alastra.
Una tecnica perfetta per nascondersi.
E Mamoru sapeva riconoscerla alla perfezione, ormai: il volante stava bloccando la sensazione di paura con ottimi risultati, nonostante la tosse lo avesse debilitato. L’Elemento di Fuoco, però, ascoltò attentamente la sua ultima frase, pensando che sì, forse aveva cercato di cambiarlo, di mutare la sua irritante natura di volante.
“…lo so che forse sono stato troppo indisponente nel Poli… ma… nonostante tu sia il responsabile di questa missione, e io debba prendere ordini da te… non potrò mai uccidere nessuno; va contro la mia natura, ciò che sono… e non voglio. E se… se questa mia scelta non ti farà mai avere un briciolo di fiducia in me… mi spiace, ma non cambierò idea, né pretenderò che tu cambi la tua.” Yuzo disse quella frase tutta d’un fiato, cercando di non tossire, ma arrivato alla fine i colpi lo fecero piegare, mentre il petto si infiammava a ogni sussulto. Come gli aveva suggerito Teppei, aveva voluto mettere le cose in chiaro con l’Elemento di Fuoco, anche se era certo che quest'ultimo non avrebbe mai approvato la sua linea di pensiero, ma almeno lo aveva ascoltato senza lanciargli frecciate.
“Non sforzarti di parlare.” Lo ammonì Mamoru in tono calmo, versandogli dell’acqua e aiutandolo a stendersi nuovamente. Yuzo afferrò il bicchiere, bevendo un paio di sorsi del liquido fresco. Il respiro sempre più sibilante.
“E lascia perdere questi discorsi” continuò il giovane di Fuoco. “Li riprenderemo quando sarai guarito.” Ma il volante sorrise e stavolta fu lui a essere ironico.
“Guarito? Guarda che il Naturalista mi ha detto in che condizioni sono e che molto probabilmente non arriverò a vedere nemmeno il mio ultimo tramonto…”
“Ti ho già detto di non sprecare energie parlando a vanvera!” Stavolta, anche il volante colse un filo di fastidio a velare le sue parole. “Soprattutto, ti ho detto che non puoi permetterti di morire!”
Yuzo emise un verso acuto che doveva essere il gorgoglio di una risata. “Già, è vero. Perché devi essere tu a uccidermi.” Volse il capo altrove con stanchezza e lasciò che il silenzio li separasse per alcuni secondi nei quali Mamoru rimase a osservarne il profilo con espressione indecifrabile. Era terribilmente serio, mentre la mente continuava a elaborare una possibile soluzione; anche ira si celava nelle pozze nere delle sue iridi e forse… forse preoccupazione, ma non rassegnazione. Quella mai. Era solo per i deboli e lui non lo era, né lo sarebbe mai stato. Era convinto che avrebbe trovato la soluzione, sicuro al cento per cento.
“Sai qual è la cosa che più mi mancherà?” disse ad un tratto il volante senza voltarsi. “Il canto delle phaluat.”
“I pennuti?”
“Proprio quelli. Mi ricordano quando ero bambino…”
“Lo sei ancora.” La Fiamma abbozzò un sorriso, cui lui rispose con una sottile risatina, tossendo un paio di volte, poi il suo sguardo sembrò perdersi in un punto imprecisato.
“Tutto ebbe inizio da una piuma di phaluat…” disse in un soffio, come se stesse ricordando a voce alta e la mano andò meccanicamente a giocherellare con il filo d’oro pendente all'orecchio.
“Che vuoi dire?” domandò Mamoru, ma non ottenne risposta. E dire che lui era convinto che di Alastra gli sarebbe mancata l’-…
La sua espressione mutò di colpo a quel pensiero: - L’aria pura! -
Fu un attimo.
Una scintilla improvvisa fece finalmente luce sulle risposte che stava cercando, e tutto gli sembrò talmente ovvio che era impossibile che nessuno ci fosse mai arrivato prima.
La soluzione era… così semplice!
E si ricordò che Yuzo glielo aveva fatto notare appena avevano messo piede a Sundhara, ma lui non vi aveva dato peso.

“L’aria è pesante…”

Maledizione!
Si detestava quando era così imbecille!
D’un tratto, la tosse improvvisa del volante attirò la sua attenzione, ma era un attacco diverso. Gli vide stringere dapprima le coperte del letto, convulsamente, e poi gettare il capo all’indietro, mentre gli occhi restavano spalancati al soffitto. Il respiro era un fischio che andava a vuoto.
“Yuzo!” Balzò dallo sgabello, mentre lo vedeva portarsi le mani alla gola nel vano tentativo di respirare. “Maledizione!” sbottò, afferrandogli i polsi prima che potesse farsi del male.
Stava soffocando.
Come l’uomo che era morto sotto ai loro occhi quando erano entrati in città.
Adesso doveva agire, non c’era più molto tempo.
Hajime!” gridò Mamoru, cercando di trattenere il volante che continuava a contorcersi, sofferente. “Hajime, ho bisogno di aiuto!”
Il Tritone comparve sulla porta in un attimo. Alle sue spalle anche Teppei, Calimero e Shingo fecero capolino, allarmati.
“Che succede?!”
“Presto! Bagna quel pezzo di stoffa!” ordinò la Fiamma, accennando col capo a un fazzoletto sul comodino accanto al letto. Il giovane lo guardò senza capire.
“Ma cosa…”
“Fa’ come ti dico, muoviti!”
Hajime non se lo fece ripetere e strinse il tessuto candido tra le mani. Pochi istanti dopo era zuppo di acqua.
Mamoru lo afferrò, premendolo sul viso di Yuzo. “Avanti, volante! Respira!” borbottò, mentre l’altro gli stringeva il polso con una forza disperata, che non aveva minimamente sospettato in lui; gli occhi sbarrati fissi nei suoi, spaventati, mentre non era più in grado di gestire le sue emozioni.
“Avanti! Ce la puoi fare!” continuò a masticare a mezza-voce l’Elemento di Fuoco alle cui spalle gli altri restavano con il fiato sospeso. Pochi attimi dopo, il volante cominciò a rilassarsi, allentando la presa attorno al polso di Mamoru; gli occhi che lentamente si socchiudevano, mentre il respiro si faceva più regolare.
“Perfetto, continua a respirare” gli accennò un sorriso prima di girandosi di scatto verso il medico. “Sellatemi un cavallo e fate in fretta!”
“Ma… cosa volete fare? Non posso permettervi di portare un malato fuori da Sundhara!”
Ma Mamoru stava già sollevando Yuzo per farlo alzare, subito aiutato da Teppei che, nonostante la statura più minuta, era quello dotato di maggiore forza bruta, essendo un Elemento di Terra.
“Non è malato!” ringhiò Mamoru, sbattendogli in faccia quello che per mesi non erano riusciti a capire. “E non lo siete nemmeno voi! Il problema di questa città è l’aria: siete intossicati!” Senza tanti complimenti spostò il medico di lato, uscendo rapidamente dalla stanza.
“Ma cosa state dicendo?!” sbottò il Naturalista “Non è possibile! Ce ne saremmo accorti…”
“Sellatemi un sfottuto cavallo e ve lo dimostrerò! Ma dovete farlo ora, maledizione! Non c’è più tempo!”
L’uomo però rimase immobile, indeciso.
“Ve lo sello io!” esclamò Shingo, muovendosi in direzione delle scale, quando il Naturalista lo afferrò per un braccio, guardandolo con rimprovero.
“Non essere imprudente! Sono degli stranieri e-”
“Sono uomini del Re!” rispose con altrettanta fermezza. “Cosa ci costa lasciarli tentare? Non abbiamo più niente da perdere e se avessero ragione… allora Sundhara avrebbe una possibilità di salvezza.” Si divincolò dalla sua stretta e si precipitò al piano inferiore, seguito dai quattro Elementi. In pochi minuti sellò il miglior cavallo che avevano nella piccola stalla, uno dei pochi sopravvissuti, portandolo all’ingresso dello studio medico.
Mamoru affidò il volante a Teppei, salendo rapidamente in sella, dopodichè, aiutato dal tyrano, fece montare anche Yuzo, che continuava a tenere debolmente il fazzoletto bagnato sul viso.
“Voi seguitemi” disse il Fuoco “sfonderò il portone ad Est!” Dopodiché il cavallo al galoppo per le strette vie cittadine, scansando agilmente viandanti ancora in piedi, cadaveri e morenti.
“Resisti, volante. A breve starai bene.” gli disse, mentre l’aria venefica sferzava velocemente il suo viso e sconvolgeva i capelli alle sue spalle.
Sbucarono all’interno di una piazza; gli zoccoli rimbombarono sulla pavimentazione, attirandosi gli sguardi spaventati e incuriositi dei presenti.
Mamoru impennò il cavallo, facendolo ruotare su sé stesso e guardandosi intorno alla spasmodica ricerca della giusta via da prendere. Il perimetro delle mura era tutto maledettamente identico sulla sommità, che era impossibile individuare la direzione in quel labirinto di vicoli. Poi si regolò fulmineamente con la posizione del castello del Doge, lanciando di nuovo al galoppo il corsiero mezzo intossicato.
Fu fortunato.
Adocchiò il portone di entrata e spronò ancora la bestia fino al limite cui poteva spingersi l’animale debilitato.
Quando lo vide arrivare di gran carriera, il soldato della Guardia Cittadina balzò in piedi, brandendo la lancia nella sua direzione. “Fermati! Non ti è permesso avanzare oltre!”
Ma Mamoru era di tutt’altro avviso. Con gli occhi ridotti a due ribollenti fessure, generò una palla di fuoco nel palmo della mano. “Vuoi forse fermarmi?!” gridò caricando il colpo in direzione del portone.
“Per tutte le Dee!” L’uomo lasciò cadere la lancia, correndo a cercare un riparo, mentre vedeva la sfera ardente dirigersi nella sua direzione. In un’orchestra di schegge, il portone esplose verso l’esterno, lasciando libero il passaggio che Mamoru varcò senza voltarsi indietro e proteggendo entrambi con uno scudo di fiamme che si dissolse appena furono oltre le mura.
Il cavallo corse lungo il sentiero attraversato per arrivare in quella città, superò il cartello e solo quando fu nei pressi della Via Crociata venne arrestato. Mamoru scese al volo e aiutò il volante a fare altrettanto, accasciandosi insieme al suolo.
Gli tolse il fazzoletto.
“Sei fuori, Yuzo. Ora va tutto bene. Respira, respira…”
L’altro tossì ancora un paio di volte, prima di prendere un profondo respiro, aprendo lentamente gli occhi. Il sibilo strozzato andava lentamente scemando.
Poi, un sorriso gli tese le labbra secche.
“Sei uno che non demorde, vero?”
Mamoru rispose al suo sorriso con la solita ironia.
“Da che cosa lo hai capito?”


 

...Il Giardino Elementale...


Il mistero sulla terribile epidemia che affligge Sundhara sta per essere finalmente svelato, mentre tenacemente l'Elemento di Fuoco ha imposto il suo rinomato furore per salvare il volante da morte certa.
Ma quale sarà la causa dell'intossicazione? E quale stratagemma useranno, i nostri quattro eroi, per salvare la città e la sua già provata gente?
Tutto avrà una risposta nel prossimo capitolo in cui si preannunciano situazioni... particolari!

Angolino del "Grazie, lettori, grazie! XD":
Solarial: tessora, non temere. Lo so che mi segui sempre!*_* e ti ringrazio per il tuo essere lettrice assidua di questa storia. XDDDD sì, sono bastarda: lo sai che adoro farli soffrire fino all'inverosimile, ma, a volte, anche loro si prendono la rivincita. Devi sapere che, mentre scrivevo questi capitoli, stavo facendo i lavori di setacciatura per la tesi e mi strozzavo con la polvere dei miei campioni di terreno! XDDD Al che ho pensato: "Questo è Yuzo che si vendica!" XDDDD. Sì, è decisamente spaesato. Dopo aver vissuto una vita intera nel suo nido, al sicuro, credo che chiunque si sentirebbe in difficoltà.
:* sorry se sono andata un po' sul macabrino e... a pensarci... qualche capitolo più in là non sarà da meno!O__O Scusa, mi faccio prendere la mano. T_T.
*ghgh* vedrai nel prossimo capitolo COSA succederà! *ghgh*
Grazie ancora per la fiducia in questa fic!*___*


Enciclopedia Elementale (aggiunto il volume 5):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


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    - Elementia: Fanart

       
     
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