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Autore: Rictusempra    31/07/2013    1 recensioni
Robin è un giovane cantante italiano che è riuscito, grazie soprattutto all'aiuto di Mika, a vincere la settima edizione del talent show "X-Factor".
La vittoria gli ha permesso di partecipare al festival di Sanremo con una canzone scritta dal grande cantautore bolognese Luciano Ligabue. Ecco forse perché è riuscito non solo a vincere anche la competizione sanremese, ma anche ad ottenere la possibilità di rappresentare l'Italia agli Eurovision Song Contest (una sorta di Sanremo europeo).
Quell'anno si tenevano a Londra, in Inghilterra che era rappresentata dalla boyband più famosa del momento: i One Direction.
Robin è un loro grande fan (certo prima li prendeva in giro un po' come tutti. Ma dopo averli ascoltati si è reso conto del grande talento che hanno) e non solo avrà l'occasione di collaborare con loro... ma potrebbe... innamorarsi?
Basta concentrarsi solo ed unicamente sugli stranieri. E' giusto che anche parlare di noi italiani no? In Italia sono tanti gli artisti talentuosi che sono sottovalutati. Facciamo vivere a uno di loro il grande sogno e la grande fama. Leggete, sono sicuro che non ve ne pentirete.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Questo tizio ha bisogno di rivedere le sue priorità. Ecco cosa pensò Robin appena lesse il messaggio. Come dargli torto? Non era necessario che Harry si complimentasse con lui per come era andata la tappa zero del tour, ma almeno un ‘in bocca al lupo’ poteva darglielo. Ma neanche, poteva almeno salutarlo. Non aveva fatto neanche quello. E ora cosa si aspettava? Che Robin scendesse alle due del mattino nella hall a parlare con lui come due vecchi amici?
Beh signore e signori... fu proprio quello che fece. La curiosità era troppa, non riusciva a dire di no.

Così saltò giù dal letto, si mise le ciabatte e uscì fuori dalla camera. Non era la prima volta che andava in tour e dormiva in hotel, ma era la prima volta che lasciava la sua suite nel cuore della notte e gli venne automatico accendere il flash dell’Iphone. Solo dopo aver chiuso la porta si rese conto di quanto fosse inutile. Percorse così il lungo corridoio –ovviamente illuminato- e iniziò a scendere le scale. Avrebbe potuto prendere l’ascensore –cosa saggia da fare visto che era al tredicesimo piano- ma odiava quella che si trovava in quell’albergo. Era una specie di “capsula trasparente” che permetteva di vedere chiunque stesse salendo e scendendo.
Inquietante, pensò quando la vide la prima volta. Ma era ancora più inquietante farsi tredici piani a piedi a notte fonda.
Ad ogni modo... giunto all’ultima rampa un’ansia assurda lo colpì. Non sapeva spiegarsela ma era come quella che aveva ogni volta che doveva salire sul palcoscenico. Così si fermò un attimo, fece un enorme respiro e continuò a camminare dirigendosi verso la hall. Quest’ultima era piuttosto chic, a partire dal bancone in legno sul fondo -in cui il proprietario faceva check-in e check-out-  sino ad arrivare al centro, in cui poltrone e divani color avorio si disponevo a formare un cerchio al centro del quale si trovava un tavolo di cristallo con sopra vasi –sempre in cristallo- pieni di rose bianche.
Attorno a questo tavolo gironzolava Harry che gesticolava e parlava tra sé in modo nervoso. Appena  vide Robin , si girò di scatto verso di lui facendo cadere, con quell’enorme mano che si ritrovava,  uno dei vasi. Robin scoppiò a ridere, ma a bassa voce: chissà come il portiere notturno non si era svegliato, certamente non voleva essere lui a destarlo dal sonno, mettendo nei guai Harry.

“Dovrebbero licenziarlo, non sorveglia un cazzo” disse, avvicinandosi a quel ‘vasomicida'.

Era la prima volta che se lo ritrovava in piedi vicino. Tutti gli dicevano che fosse alto tre metri, ma in realtà erano alti uguali. O tutti mentivano sulla sua altezza, o anche io sono alto tre metri, pensò subito.  Ma non avevano in comune solo questo. Entrambi avevano due occhi di un verde chiarissimo, tendente all’azzurro. Avevano entrambi un naso “pronunciato” e due fossette che uscivano fuori ogni volta che ridevano.
Persino il numero di scarpe -44- era lo stesso. Robin era solo un po’ più magro di lui, visto che il fisico se l’era fatto ballando e non andando in palestra.

“Tanto nei guai ci finisco sicuro. Se non stanotte domani. Ci sono telecamere ovunque qui” rispose Harry.
“Wow, il signorino qui parla? Però che sorpresa. Ad ogni modo io non voglio essere tuo complice eh!” continuò in modo ironico Robin.
“Credo di meritarmela questa frecciatina. E credo anche che io ti debba delle scuse. Ecco il perché del messaggio. E’ tardi, ma dovevo togliermi questo peso subito. Sai, oggi prima delle prove non sono venuto per salutarti perché ero convinto tu fossi arrabbiato con me”
“Non capisco”
“So che hai risposto a tutti i messaggi che ti hanno inviato i ragazzi in questo periodo. Ai miei no”
“Harry... mi hai mandato UN SOLO messaggio, e ad essere sincero era piuttosto confusionale”
“Lo so, lo so. I miei messaggi sono tutti cosi. Ma non so perché mi è venuta questa paranoia. Ti giuro non mi succede mai, forse qualche volta con le ragazze ma...” e non concluse. Si rese conto di aver detto una grandissima stupidaggine.
“Ho una voce bassissima e i capelli alla Zayn, come hai fatto a scambiarmi per una ragazza?” replicò Robin, prendendola sullo scherzo.
“Ignora l’ultima frase. Scusami, ti prometto che non mi perderò altre giornate in tua compagnia... e in compagnia degli altri. E a proposito, oggi durante il concerto, sei stato sbalorditivo. Mi hai fatto piangere durante “I will always love you”, come è successo durante le prove. Sì. E’ per questo che sono fuggito all’improvviso. Non volevo farmi prendere in giro dagli altri. Poi ho pensato che dopo essermene andato senza neanche averti salutato non fosse proprio carino. Quindi ho passato il pomeriggio in giro per la città insieme a Karen, la sorella minore di Lou*. Ha la mia età, è bella, intelligente...”.
“Uhm... non la conosco. Ma aspetta, qualcuno qui si è preso una cotta? Devi presentarmela”.

Queste ultime due parole gli uscirono fuori a malapena. Non sapeva chi fosse ma aveva la sensazione che non le sarebbe affatto piaciuta. Non aveva mai provato ‘odio’ per una persona che non aveva mai visto, e non capiva perché.

“Ehy, non farti film, non credo succederà nulla. Non credo di voler fare nulla di serio... con lei. Ma comunque è impossibile che tu non l’abbia mai vista, aspetta che ho una foto di lei con Lou sul cellulare, te la faccio vedere”.
Mentre tirava fuori l’iphone gli cadde la chiave della sua camera.
In quel momento Robin spalancò gli occhi e si rese conto di una cosa…
“Porca puttana. La chiave della suite. L’ho lasciata sul comodino e ho chiuso la porta. Mannaggia a te e i tuoi dannati messaggi, io non connetto la notte!” disse scherzando.
 “Qual è il problema? Svegliamo il portie...” Harry non finì neanche la frase. Si ricordò del vaso rotto e capì che non era una buona idea. Poi disse: “Aspetta, ma perché non sali da me? Ti faccio sentire una canzone che ho scritto e perdiamo un po’ di tempo”
“Ehm... effettivamente non è una cattiva idea ma…”
“Niente ma. Coraggio amico, saliamo”

Amico... finalmente Harry era suo amico, e ne era troppo felice.

Saliti da Harry, i ragazzi posarono i loro Iphone neri  sulla scrivania.
Robin si guardò intorno. La stanza era identica alla sua solo che era ordinata. Si ricordò effettivamente di aver letto articoli su un “Harry casalingo”. Su questo non si somigliavano per niente.
 Si sedettero sul letto e da una borsa  l’inglese tirò fuori dei fogli. Su questi era scritta la sua canzone, intitolata “Don’t let me go”. Il testo era intenso, commuovente. Harry iniziò a cantare, mostrando tutte le sfumature della sua voce. Robin ne era incantato, non si era mai reso conto di quella voce così... profonda. Poi su spinta di Harry, iniziò a cantare con lui. Venne fuori un duetto talmente perfetto che quando finirono entrambi erano senza parole. Si fissavano sorridendo ma nessuno dei due sapeva cosa dire finché...
“Tra poco i vicini verranno a sfondare la porta e a prenderci a calci” disse Robin.
“Immagini? Già per il vaso finirò in guai grossi. Ma tranquillo non c’è nessuno nelle stanze vicine. Mi faccio dare sempre una camera isolata perché ci sono dei momenti in cui ho bisogno di cantare da solo. Lo uso come sfogo”. Dio, un’altra cosa che abbiamo in comune, disse Robin tra sé e sé.
“Ti capisco meglio di quanto tu possa credere” rispose. Poi continuò dicendo: “Ad ogni modo la canzone è qualcosa di meraviglioso, se la pubblicassi con i ragazzi fareste un altro successone, ne sono sicuro”
“No, non voglio. E’ una canzone che ho scritto per me e solo per me. Ne vado fiero sai? Non è la prima volta che scrivo ma non mi era mai capitato di stendere un testo così emozionante. L’ho scritto dopo l’Eurovision, la sera in cui ti abbiamo conosciuto”.
Calò silenzio nella stanza. Dopo quella frase nessuno dei due sapeva più cosa dire. Non era imbarazzo era solo... beh nessuno dei due sapeva cosa fosse. Per un attimo lo sguardo di uno rimase fisso in quello dell’altro. Questa volta a Robin non  diede fastidio. Dovete sapere infatti che l’italiano era un ragazzo talmente timido e insicuro che per qualche strana ragione non riusciva a fissare una persona negli occhi; era come se dovesse sapere costantemente ciò che gli succedeva attorno.
Ma per quei cinque, dieci secondi non fu così. Non riusciva a distogliere gli occhi da quelle due gemme verdi. E neanche Harry lo faceva.

Quell’attimo che a entrambi parve perfetto, fu interrotto da un suono improvviso. Harry si alzò e andò a prendere il suo cellulare. Lo sbloccò e lesse un messaggio che diceva “Amore mi manchi tantissimo :( allora come è andata la prima tappa? So che è tardi ma sono appena rientrata e volevo inviarti la buona notte. Quindi fa sogni d’oro cucciolo, ti amo. Jamie”.
Non era il suo cellulare, era di Robin. Quelle parole... ‘amore’,’ ti amo’, gli fecero venire un magone immenso.Forse ci son rimasto male solo perché non mi ha detto di questa Jamie, pensò.  Cercava di auto convincersi di ciò, ma nel profondo sapeva che la sua tristezza non era altro che gelosia. Ad ogni modo, non l’avrebbe mai ammesso.
“Scusa se ho letto, pensavo fosse il mio... ma mi sbagliavo”.

Jamie era una ragazza simpaticissima che Robin aveva conosciuto in aereo tornando da Londra. Si erano scambiati i numeri di telefono ed erano usciti spesso. Lei lo faceva ridere ed era molto carina. Una cosa tira l’altra e in breve fecero coppia fissa.  In realtà per Robin era ancora un’altra ragazza a cui lui si legava ma che fondamentalmente non amava. Infatti quando, dopo un mesetto che si frequentavano, lei si lasciò sfuggire il ‘ti amo’, lui non rispose. Ma Jamie non se ne fece alcun problema. Disse solo: “Io ti ho detto ciò che provo perché ne avevo bisogno. Se tu non ti senti ancora pronto non fartene un problema, preferisco che tu sia sincero, così che quando me lo dirai sarà un momento fantastico perché saprò che lo pensi realmente”. Ma in cuor suo Robin sapeva che non le avrebbe mai detto quelle due fatidiche parole.
Il ragazzo lesse velocemente il messaggio e poi bloccò il telefono senza neanche rispondere. Aveva completamente dimenticato l’esistenza di Jamie in quella giornata, ma soprattutto in quello specifico momento. E quasi la odiò per averglielo rovinato.
Terra chiama Robin, terra chiama Robin. E’ la tua ragazza, dovresti essere felice di sentirla. Non viaggiare con la fantasia, non stava succedendo proprio nulla prima e anche se fosse, a te non piacciono i ragazzi idiota!, pensò.

“Tranquillo. E’ la mia ragazza, stiamo insieme da tantissimo tempo sai?” rispose Robin, cercando di convincere Harry –e soprattutto se stesso- di essere innamorato perdutamente di Jamie.
“Si? Beh perché non me l’hai detto prima? Magari qualche volta possiamo fare un’uscita a quattro io, tu, Jamie e Karen” replicò Harry. Le parole di Robin furono per lui come pugnalate al cuore. Ma poi anche lui pensò che forse non era il caso di farsi qualche film mentale e di ‘ricordarsi’ che a lui piacevano le ragazze. SOLO E UNICAMENTE quelle.  E quale era il modo per ricordarselo se non fidanzandosi con la sorella di Lou?
“Non vedo l’ora, soprattutto di conoscere Karen” rispose Robin con un sorriso falsissimo.
“Ma basta parlare di uscite e fidanzate. Parliamo d’altro! Tipo...  chi sono i tuoi cantanti preferiti?” continuò Harry, rendendo la conversazione meno sofferente per entrambi.

Rimasero a parlare del più e del meno per il resto della notte, facendo finta di niente, facendo finta che quegli sguardi non significassero nulla. Al mattino uscirono per andare a chiedere la copia della chiave della stanza di Robin al proprietario. Aprirono la porta e si ritrovarono Niall di faccia che stava venendo a svegliare Harry.
“Harry ti sei portato a letto tutte le ragazze del personale del tour e ora cominci con i ragazzi? Ti ho sempre detto che hai un problema chiamato NINFOMANIA” disse il biondo ridendo, appena li vide.
“1. Sei un’idiota, 2. Sai che in tutta la mia vita ho fatto l’amore solo due volte, 3. Tu non hai idea di cosa sia successo questa notte” rispose Harry che insieme a Robin raccontò delle ‘avventure’ della notte passata.
“Quindi ci aspetta da pagare una multa salatissima per il disastro che hai combinato, vero? Aspetta ma non mi avete detto perché vi siete incontrati nel cuore della no... ah lasciamo stare, andiamo a svegliare quel dormiglione di Zayn”.
 
*per chi non la conoscesse è l’hairstylist dei One Direction.

Nota dell'autore: allora? Cosa ne pensate di questo capitolo? Sono stato uno stronzo a mettere di mezzo le ragazze eh? AHAHAHAH 
Ho cercato di essere più descrittivo come molti di voi mi hanno suggerito, ma ancora una volta ricordo che questa è la mia prima FF e mi servono più consigli possibili.
Quindi... STRA RECENSITEEEE!!! e se volete lasciatemi le vostre storie, leggerò e recensirò anche io :D
  
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